Il teorema della Mucca Nuova
Laura Zigman

La scarna nota biografica in IV di copertina ci informa che Laura Zigman, cresciuta in Massachussets, trasferitasi a New York e in seguito a Washington D.C., è al suo esordio narrativo, per la precisione è alla “sua prima, straordinaria prova narrativa”. Di solito gli uffici stampa delle case editrici abusano di aggettivi qualitativi, ma stavolta se ne può perdonare l’uso: “Il teorema della Mucca Nuova” è infatti un ottimo romanzo.
La storia è narrata in prima persona da Jane Goodal, trentenne addetta ai contatti con gli ospiti di un talk show a diffusione nazionale (il Diane Roberts show). Jane s’innamora di Ray, produttore esecutivo dello spettacolo, e i due cominciano un’intensa, quanto breve storia. Jane crede d’aver trovato l’amore, ma tre mesi dopo “la prima copula” Ray la molla, o meglio svicola pian piano senza dare alcuna spiegazione sulla rottura della relazione.
Jane si ritrova così sola, irrimediabilmente ferita dallo svanire del suo sogno d’amore, e per di più senza appartamento - ha disdetto il suo sulla scorta della promessa di Ray di andare a vivere insieme. Trasloca così con materasso futon, tavolo da sartoria e divano che-ne-sarà-di-me da Eddie Alden, collega di lavoro, a sua volta abbandonato dalla sua convivente - “Anch’io. Un anno e mezzo fa. Ma sembra ieri” (pag. 99) - e d’allora collezionista di universitarie modelle di biancheria intima.
Nel tentativo di capire perché è stata lasciata, Jane inizia a studiare i comportamenti sessuali degli uomini, cominciando dall’esemplare di scimmia sapiens che le è più vicino, Eddie, e supportata da Darwin, Freud, Jung, da manuali di biologia, etologia e da un taccuino sempre a portata di mano. La giovane donna fonda le labili basi della sua rinascita su questi “studi” (da cui è ossessionata) e sulla teoria che da essi ricava, e che poi espone, sotto pseudonimo, dalle pagine di una rivista rivolta a un pubblico maschile. Ma il teorema semplifica troppo, le cose non sempre sono chiare come si vorrebbero, e una scoperta fa regredire Jane a uno stato di disperazione post abbandono. Sarà proprio l’incallito sciupafemmine, Don Juan de Eddie, a rivelarle la strada “per andare avanti con la sua vita”.
Il libro prende il titolo da uno studio sui bovini applicata al rapporto amoroso, visto con occhi femminili, e descritto all’inizio del romanzo:
[...] gli uomini mollano le donne e non si fanno più vivi perché a loro interessano solo le Mucche Nuove. [...]. La Teoria della Mucca Nuova si basava su alcune fondamentali ricerche, citate nell’articolo, in merito alle preferenze copulatorie del bovino maschio.
 Durante un esperimento, al toro venne portata una mucca.
I due si accoppiarono.
Quando gli venne riportata la stessa mucca, per un nuovo accoppiamento, il toro non mostrò segni di interesse. Voleva una Mucca Nuova e quella era una Mucca Vecchia.
A quel punto gli venne offerta di nuovo la stessa mucca, anche se leggermente travestita, magari con un cappello o un abitino. E di nuovo il toro rifiutò di accoppiarsi perché capiva benissimo che quella non era una Mucca Nuova. Era solo la Mucca Vecchia vestita da Mucca Nuova.
Dopo aver compreso che non si poteva confondergli la vista, si mise in atto un ingegnoso stratagemma: si spruzzò la Mucca Vecchia di profumo di Mucca Nuova. Sentendo odore di Mucca Nuova, il toro si alzò e attraverso la stalla per dare un’occhiata da vicino.
Ma a lui non la si dava a bere. Quella non era una Mucca Nuova.
Era una Mucca Vecchia sotto mentite spoglie (pag. 13).
Tale teorema vale naturalmente anche per gli uomini-manzi, e non in maniera marginale come fa intendere Jane, la protagonista.
L’abbandono da parte di una persona che si ama è sempre un fatto traumatico, e inspiegabile, nonostante le spiegazioni che ci vengono date, quando ciò accade, e la scrittura della Zigman (e la traduzione di Edmonda Bruscella) ipnotizza e ci conduce al cuore di un dolore che dopo di sé lascia le cicatrici per sempre, ma l’autrice usa mano leggera, e usa al contempo ironia e tenerezza, miscelate ammodo, così che il romanzo non scade nel patetico, né si mette sul piano del freddo studio dei sentimenti:
Se siete fortunate, il vostro uomo vi lascerà. [...].
Generalmente, però, gli uomini non sono così diretti e voi non siete così fortunate.
Generalmente gli uomini non si prendono neanche la briga di informarvi. [...].
Un uomo scompare davanti ai vostri occhi quando si comporta come se vi avesse già detto che è finita, come se aveste avuto la conversazione durante la quale ha detto chiaramente che, per qualche motivo, non vuole più saperne di voi e preferirebbe tornare a quando eravate solo amici.
L’unico problema è che quando un uomo scompare in questo modo quella conversazione non è ancora avvenuta. (pag. 81)

Anche i momenti più “drammatici” sono risolti con grazia, come nel confronto tra Jane e Ray al bar dell’acconciatura, confronto che chiude ufficialmente la breve relazione (pagg. 88 e sg.), dove la Zigman riesce, attraverso i dialoghi e la descrizione dei gesti, a rendere la tensione tra i due, l’imbarazzo dell’uno, l’approssimarsi della crisi per l’altra:
[...]”Mi pare che le cose tra noi non vadano troppo bene ultimamente.”
Ray annuì.
“Sei d’accordo?”
“Non lo so disse. Si mise a raschiare l’etichetta della bottiglia che stringeva nel pugno. Le nocche delle mani erano pallide. “Forse dovremmo prenderci un po’ di tempo.”
L’osservai giocare con la carta bagnata finché l’angolo dell’etichetta non si arrotolò su se stesso, rivelando la colla sottostante, [...]
“Perché?” fu tutto quello che riuscii a dire prima che la mandibola mi si afflosciasse.
Ray mi lanciò uno sguardo vuoto, imperscrutabile. “Non lo so.”
“Ma che significa -non lo so?- Lo devi sapere. Dev’esserci un motivo. Dimmelo. Voglio conoscerlo. Devo conoscerlo.”
Ray si spostò sulla sedia a disagio. “Non lo so. Davvero non lo so.”
Mi appoggiai allo schienale e scrutai il suo viso, senza trovarvi nulla di famigliare. [...]

Il libro è diviso in capitoli che ripercorrono le fasi successive del corteggiamento, della seduzione e copula, dell’abbandono, del tentativo di capire, come vorrebbe Jane, ma anch’essa alla fine deve ammettere che non (ci) è dato di comprendere, e scava nei comportamenti erotici dell’Uomo. Ne risulta un’impietosa fotografia del maschio di fine millennio: impegnofobico, narcisista che nasconde dietro la timidezza sentimenti molto più seri e profondi quali indegnità, sfiducia in se stessi e paura del rifiuto (pag. 180); e poi per un Toro, è meglio una Mucca qualsiasi che niente Mucca. Ma pure le femmine della specie Homo non ci fanno una gran figura: turlupinate, ingenue sino alla stupidità (Evelyn), ma che rivendicano la poliandria della donna, alla ricerca di un maschio che si comporti da uomo.
Con molto humour (vedi per esempio la veloce descrizione della storia Toro-Ray e Mucca-Jane a pag. 19), la Zigman tratteggia i personaggi, ne fa delle maschere dei tempi moderni, ma non unidimensionali. Incerti sulla strada da prendere, talora inconsapevoli del dolore, ma per lo più consci di doverci convivere, cercano anestetizzarlo e superarlo per tornare alla luce: la speranza è passare il tunnel della tristezza per raggiungere il puntino di luce che brillava a centinaia di chilometri di distanza (pag. 212).

Gipo Laura Zigman Il teorema della Mucca Nuova La Tartaruga edizioni L. 26.000