Spazio
Mussi, ma ........ ancora prima .....
Dobbiamo rendere merito all'apicoltore Mussi,
non solo per aver diffuso gratuitamente le sue rilevazioni, ma soprattutto
per la sua pazienza e assiduità nel controllare le sue api. Quante cose si
possono vedere solo dal volo delle api dalla porticina (vedi il libro di
Storch). Se le sue osservazioni si tramuteranno in efficace sistema di
lotta alla varroa, tanto meglio per tutti, ma bisogna anche difendere
quelle affermazioni di Mussi che altri apicoltori hanno provato, già,
sulla loro pelle.
Dal 1851, da quando il
reverendo Lorenzo Lorraine Langstroth scoprì lo spazio d'ape, ( 9,5
mm. tra favo e favo) sono state apportate molte modifiche all'arnia
razionale, cadute nel dimenticatoio.
Mussi ha osservato che, se
lo spazio tra il centro di due favi é di almeno 41-46 millimetri,
le api riescono autonomamente a scrollarsi le varroe di dosso. Questo
però, a detta di Mussi, é solo uno dei benefici aspetti dovuto al maggior
spazio interfavo, ai quali si affiancano maggior mansuetudine e maggior
produttività. Vediamo due esperienze in questa direzione, la prima
dell'Ing Angrisani ( il suo apiario si situa nel Cilento), la seconda é
dell'Az. agriapistica Le Fontane (prov. di Imperia).
Quest'idea, di modificare un particolare
dell'arnia razionale (Dadant-Blatt, Italica-Carlini ecc.), è
maturata in molti anni d'esperienza con le api e dalle numerose
visite fatte ai miei colleghi apicoltori, compresi il perché
di tanta aggressività delle loro api, durante la rimozione e il
reinserimento dei telaini nell'alveare, centinaia d'api erano
schiacciate tra telaino e nido, proprio in corrispondenza della
scanalatura, dove si appoggiano le orecchiette dei telaini.
La modifica apportata
all’arnia razionale, consiste nell’approfondire nella parte
superiore, della parete anteriore e posteriore, la scanalatura, da
18 mm a 26 mm, dove si appoggiano le orecchiette dei telaini, ed
inserendo il distanziatore dentato a 18 mm, in modo che sia
rispettato anche lo spazio d’ape sotto l’orecchietta del
telaino. Essa
costituisce la migliore soluzione ai problemi e alle prescrizioni
minime di sicurezza e di salute sul cantiere alveare, di cui qui
sotto darò cenno.
Riduzione
dell’aggressività delle api
L’Apis mellifica ligustica (Spinola) conosciuta in tutto il mondo
come ape italiana è generalmente docile, siamo noi che possiamo
farla diventare più mite o aggressiva. Gli studiosi affermano che
l’aggressività delle api è d’origine genetica, io non ne sono
convinto, perché l’aggressività e la docilità è variabile in
funzione del modo come si effettuano le visite alle famiglie d’api.
L’aggressività delle api e condizionata da tre fattori, il primo, di
tipo ambientale esterno all’alveare, non modificabile
dall’apicoltore (basse temperature, vento, cielo coperto, temporali,
scarsità di fiori durante la raccolta di nettare ecc.) il secondo,
di tipo ambientale interno all’alveare, ( orfanità, umidità,
saccheggio, malattie ecc.) parzialmente modificabile
dall’apicoltore, il terzo, è imputabile completamente al modo di
operare dell’apicoltore, ( le visite inopportune, i profumi, i
cattivi odori, il sudore, l’abbigliamento, lo schiacciamento delle
api, l’uso sconsiderato del fumo ecc).
Ing.
Angrisani |
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E' per puro caso che installai alcune
reggette (distanziatori da 9 telai) da melario nel nido di alcune
arnie, non ne avevo altre sotto mano e piuttosto che non travasare
dei nuclei ormai ricolmi d'api, mi decisi di installare quelle
reggette da melario. Era il 1997-98, e con pochi sciami di apis
mellifica mellifica raccolti qua e la , sempre piuttosto
aggressivi.
Non ci feci molto caso ma poi divenne
un'evidenza, era molto più facile lavorare con quelle famiglie, lo
spazio interfavo maggiore consentiva un'estrazione più facile e si
schiacciavano meno api reinserendo i telaini. Inoltre queste
producevano quanto, se non più, le altre famiglie, erano mansuete,
una mansuetudine mai vista con l'ape mellifica mellifica. Credevo
fosse il ceppo delle regine, allora subito moltiplicai queste
famiglie, ma inserite in altre arnie ordinarie da 10 telai, queste
risultavano aggressive (pensavo fosse colpa della diversità
dei fuchi che avevano fecondato la regina del ceppo madre, ma mai
più pensavo che fosse la distanza interfavo).
Purtoppo l'esperienza non venne
allargata ad altre arnie, anche perché passai all'ape ligustica che
é già più mansueta delle mellifica, inoltre nessuna misura della
caduta delle varroe venne fatta. Sola cosa é che, mentre le altre
famiglie decedevano per virosi o mortalità invernale, queste si
portavano bene. Queste arnie sono tutt'ora in uso nel nostro apiario
e anzi già l'anno scorso ho trasformato diverse arnie in tal modo e
inserito sciami di ape mellifica mellifica.
Naturalmente queste sono affermazioni
puramente soggettive, ma lasciatemi dire che, bene o male, o oltre
25 anni di apicoltorura, anche se solo per diletto, sulle
spalle.
Se volete vi racconterò, l'anno
prossimo(2005), com'é andata quest'anno (2004) con queste
arnie.
Ricapitolando, Benefici
ottenibili inserendo gli spaziatori metallici da melario nel nido e
mettendo solo 9 telai da nido:
facile manovrabilità dei telai
che non vengono propolizzati dalle api, non si hanno ponticelli di
cera tra i telai e inoltre si evita di schiacciare le api
reinserendo i telai nelle loro sedi;
Maggior mansuetudine;
Non si sono rivelate particolari
perdite di raccolto da parte delle famiglie.
Az. Agriapistica Le Fontane |
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