Vi
ringrazio dello spazio che offrite a questo mio scoppio di ribellione contro
il qualunquismo dilagante. Scoppio sgradito ad alcuni ma sincero come un grido
di pace, spedito a chi non sa immergersi in soccorso della biomassa minacciata,
ma neppure sa emergere dalle strettoie settoriali. Nessun auspicio di qualche
happy day ma la gioia di combattere contro la violenza generata dall' ignoranza.
Il mio sforzo di rapportarmi a tutti i viventi si fa naturalmente eguale al
mio sentire la poesia dell' uomo come un' umile invocazione a chiedere cittadinanza
nello sforzo comune di tutte le forme di vita, quando tendono a sopravvivere
per vivere.
Non ho ne' dei ne' demoni. Mi basta rispettare il mio pianeta con tutta la passione
della mia piccola azione.
Scrivere e' comunicare, cioe' non solo sembrare, ma soprattutto essere il proprio
mestiere di vivere.
Comunque una magnifica cornacchia.
Grazie ancora dell' ospitalita' .
Aldo
Braibanti
Roma 2001
LETTERA A CORNIX
va
cornix
questo e' un congedo provvisorio
tu da me
io da un mondo che mi diviene estraneo
quasi in silenzio
io e tu
poche parole ci devono bastare per vivere
torna
cornix nel tuo vascello pendolare di penne oscure
va cornix
torna nel doppio oceano dell' immersione e dell' emersione
va cornix
piuma leggera di sole nel grigio crepuscolo delle menzogne
va
cornix
torna lieve come la morte
ghermisci questo mio silenzio di vivere
cornix nera e grigia oltre la bianca maledizione degli uomini
sono
ancora saturo del tuo gracidare duro come un grido
ma in qualche modo so' che tu sai che anche io grido
sai che rimpiango i tuoi teneri baci di sangue
il tuo vacillante passo di clown che mi viene incontro
stretta nel becco immaturo una moneta di argento brunito
che per giuoco tu rubavi alla fredda arroganza degli invasori
fingo
con parole mie questo dialogo di struggenti fughe della memoria
ma l' amore trabocca prima e dopo di noi cucciolo di malinconia
fedele traccia di carboncino sulla pagina profanata del mio affanno
recita puerile davanti allo specchio ipocrita e voglioso del nostro stanco nemico
il
riposo crepuscolare dell' antico giustiziere
- la quiete satolla di coloro che proclamano la licenza di uccidere -
esige qualche pedaggio di retoriche consolazioni
ma la retorica vacua e' il peccato dei peccatori smarriti
peccato dei persecutori smarriti
dei bambini spaventati dalla notte
dei vegliardi costretti a mettersi in piedi nelle tenebre straniere
estenuante giuoco di masturbazioni senza piacere
rischioso giuoco silla soglia di complicita' senza luce
la
porta e' stretta nel fondo della strada che ho tracciato col piede
la porta e' illusione di folle ubriache di solitudine
non sanno che basta una foglia verde una lucertola sul muro ottuso
un vecchio e un fanciullo che si guidano a vicenda tenendosi per mano
basta il tuo volo pesante verso il branco sugli alberi del viale
basta lo sconfinato stupore per la pioggia il sole il tenue arcobaleno
basta la brezza del tramonto per riscattare l' illusione del dubbio rovente
cornix
ricordi?
ti ho offerto sul palmo una barchetta di carta
l' avevo raccolta come una scialuppa di salvataggio
sotto le suole dei ragazzi inseguiti dall' ordine prestabilito
tu l' hai carezzata con un' ala come un regalo di compleanno
tu mi hai guardato per capire e subito e' avvenuto lo scambio
semplice e luminoso come la nostra attese oltre le logiche proiezioni dello
squallore
cornix
ricordi?
cercavamo virtuali traduttori delle nostre lingue segrete
ma il dialogo era sincero come una confidenza di adolescenti
ma il dialogo era sottile come il vento folletto in un campo di granturco
ma il dialogo era di cristallo come una sorgente di montagna
la
faccia della terra e' crivellata di tante manhattan degli uomini rossi
manhattan degli uomini bianchi e neri
manhattan deturpate da mani violente
manhattan di piante sradicate dalla vendetta
ricordi cornix?
io piangevo prima della tempesta
io ti venivo incontro per rifugiarmi nella comune innocenza
mi
hanno detto che hai scelto la liberta'
e io dico che e' troppo facile scandire frasi fatte
e' troppo facile recitare quello che gia' tutti sappiamo
e' troppo facile confondere la caricatura della luna con la caricatura di un
dito
ti
ho dato quello che mi restava di un imprinting arrivato ai confini
ti ho offero il mutuo appoggio come atto di vita nella lotta per la sopravvivenza
ti ho lasciato aperte tutte le vie di fuga se non fossimo riusciti a parlarci
ho cercato di vivere con te l' urgenza di un patto nuovo con tutti i viventi
ho messo da parte il mio orgoglio residuo
le briciole di qualche mia involontaria convivenza con i cento e cento
assassini per bene
di
colpo sei precipitato in un mondo nuovo
dove avresti cominciato a cercare i sentieri dei tuoi padri
altra liberta' altra lotta altra gioia altro dolore
altro dialogo duro e caldo come quello che abbiamo perduto
un
impulso non ha fini
questo e' il mio affettuoso messaggio
un cadavere non e' un amuleto
un automa e' senza scopo
il suo programma parla solo del passato
ma
non e' tutto qui'
in qualche modo so che tu lo sai - se pure le pronunce sono diverse -
la poesia per me e' solo il precipitato essenziale del discorso
la poesia e' il mio mestiere
non ha orpelli di sostegno non ha dialettiche e frodi
ma solo un istantanea fermata nei modi che sono miei
per incidere con umilta' quello che ribolle nella memoria
cornix
la parola dell' uomo puo' uccidere
puo' essere torbido peana di guerra
oppure un canto semplice che invita all' integrazione nel cosmo
e'
vero - anche un ambizioso imbecille
puo' cesellare dorate persuasioni occulte se impara i trucchi del mestiere
puo' esibire trionfalmente la sua servile vilta' il suo panico impuro
oppure solo l' effervescenza oscena della sua impazienza alienata
ecco
il punto - mi commuove solo la poesia che sa' l' utopia
ma ne fa prezioso carburante per una macchina a secco
so
ascoltare solo chi non fa dell' amore l' icona di un sogno sopraffattore
un lamento pietoso che lo proietti nell' olimpo degli dei
e'
cosi' cornix
cerco solo la pausa in cui inserire i tasselli della vita
piegare la fantasia all' olistico sforzo dell' immaginazione
inventare di nuovo i segni che noi uomini abbiamo dimenticato
i segni che sanno abbattere le frontiere di ogni grottesca babele
e'
cosi' cornix
chiamo poesia un minuscolo gesto
che non ha valore ma solo ineffabile promozione
eco di un gene di modificazione
ombra d' attore sul palco che sfida l' entropico assalto
passo nell' autentica nudita' di chi nasce ogni volta che muove l' ultimo passo
cornix
io tento ancora di cantare
la mia liberta' e' questo volere la necessita' del mio sforzo
la mia liberta' e' liberazione continua
per
non cantare i miti consunti di ieri e di domani
la mia voce diviene roca impacciata
colma d' angoscia priva di certezze e apodigmi
eppure si fa scudo contro i signori delle verita' senza appello
contro gli sciocchi che si credono padroni della terra
contro i carnefici grandi dei piccoli che non hanno difesa
contro gli annunciati militi delle poubelles
contro chi e' pronto a dare la caccia ai cani sciolti ai cavalli scossi ai fragili
amanti
contro i predicatori che sotto la tonaca nascondono il coltello per castrare
il desiderio
e nella grande farsa blaterano di impervi paradisi sotto e sopra le nuvole
c'
e' chi sbraita che questo nostro mondo e' una valle di lacrime
ma vuole solo coprire coi suoi sermoni un' impudica impotenza
cieco difronte a foreste morte oceani infetti cieli intasati
ladro di pietre antiche per i suoi mefitici castelli
misero artigiano di rugginosi scarti di cemento
fabbro di macchine mortali per chi si lamenta troppo forte
manipolatore di metallo inerte per fabbricare gabbie sempre piu' strette
dove miliardi di gregari senza volto si dilanieranno con disperato furore
io
non posso fare altro che cantare
io bonobo tra i bonobi
io solerte formica planetaria
io cornix come te
senza nostalgia per gli incauti zaratustra dell' occidente
senza rimpianti per le barbe profetiche di tutti i messianici guru
senza progetti di lagers - di macelli per uomini vitelli leviatani sequoie
sono
un pellegrino in viaggio verso rifugi che forse non esistono
dove non si senta piu' litaniare sotto l' altare degli spiriti
dove non si sia piu' costretti a camminare sull' orlo di un cratere
dove non valga mai piu' la legge del taglione
lo scherno di una guerra che si vanta di essere infinita
i bandi dei grandi retori che scandiscono per le folle boccheggianti
parole di virtu' di bellezza
di riscatto dai peccati incisi sulle loro tavole d' amianto
sui loro papiri che di globale raccontano solo la fame
la miseria degli schiavi vagolanti nelle metropoli impazzite
cornix
io tocco la gioia sempre dove invento una traccia di vita
io non so cantare nel coro dell' insidiosa omologazione
non so cancellare dagli occhi eidedici l' immagine di uomini e capretti sgozzati
non so mettermi in fila per mendicare le loro corone di stagno
i premi delle loro gare piu' stupide che crudeli
non
so credere colpa il giuco estremo che vuole persuadere all' amore
non so soffocare il lamento dei vinti
non so tollerare la violenza di chi scieglie l' ultimo bene
contro l' ultimo impero del male
cornix
io chiamo rivoluzione
l' affannoso moto dei corpi celesti
come tutti i viventi a volte scompagino tutte le carte
per non chiamare ideale il sogno del ventre troppo sazio
giustizia il fiato corto del potere
verita' la visione dell' occhio miope
vangelo il proclama di un primato senza pudore
dio l' ingorda voglia di onnipotenza
morte la punizione cruenta dei malaccorti ribelli
il
dominio di miliardi di batteri
si fa beffe della maschera di qualche satana dispettoso
ma noi poveri uomini ci ostiniamo a fingere di non sapere
che l' unico metro per domani e' il crudo verbo ecologico
l' allarme senza scampo di fronte alle quotidiane minacce
l' odio per ogni assurda crociata contro la comunita' dei viventi
per
ribellarsi all' impotenza
in questo strabordante mare di tecnologie e di informazioni
per non avere paure di superare la soglia del dolore
per sfuggire alla soffocante saturazione culturale
per colmare l' improvvido iato tra natura e cultura
per mettersi alla fine in pace con la terra che gira intorno al sole
per non essere perseguitati dall' abbominio delle infami extrapolazioni
per non soggiacera all' ultimatum dell' ostinata ignioranza
per non strappare come prescrizione divina l' erba selvatica
per questo e altro
per questo e molto altro ancora
non cerchino cornix di livellarci con il loro rullo di piombo
non ci minaccino col castigo dell'atomico orrore
non lo facciano cornix
non lo facciano gli amici e i nemici
non lo facciano le turbe senza voce scatenate nelle troppe stragi quotidiane
non lo facciano cornix
o sara' peggio per loro
fuori
da tutti i ghetti
noi siamo gli arlecchini della vigilia
noi sappiamo che chi non conosce non ama
noi vogliamo riscoprire la meraviglia dell' aurora
senza corse scellerate verso sicure sconfitte
in
mezzo alle truppe che si fronteggiano nella pianura dell' odio
noi chiediamo con ostinato rigore
noi chiediamo ai venti all' acqua alle rocce
se quello che l' uomo chiama poesia puo' correre piu' in fretta delle sue macchine
pou' risuscitare la speranza agonizzante sulla soglia del silenzio tonante
beatitudine di chi ascolta nel mare tradito
il canto mobile delle grandi balene
cornix
credo che ci capivamo perche' non volevamo diventare adulti
credo che il nostro giuoco cominciava dove finiva il giuoco degli altri
gia' quando eri caduto dal nido e i tuoi padri mi imploravano di salvarti la
vita
trepidamente ti accompagnavo lungo la tua asprigna giovinezza
fino al momento del tuo ingrato crollo dalla finestra nera
poi ancora quando mi sussurravi dal tetto di fronte stretto al tuo nuovo compagno
e gia' vincevi la' in alto la tua prima battaglia nei cieli
tutto
questo sembrava una favola e la favola sembrava finita
poi di colpo ho capito - mi ero fatto te
il tuo dono era eguale al mio
non ti avrei mai piu' proiettato in un ambiente che non esiste
perche' loro loro loro
loro l' hanno distrutto
cornix
la vecchia totoa si e' persa per sempre nella stanza opaca
il piccolo tico sente ancora piu' freddo e si rifugia sotto la mia giacca
tagliano l' aria densa gli ultimi icneumoni della stagione
gechi e iuli giuocano a nascondino ai piedi dell' olivo bonsai
acari rossi scivolano sui vetri delle messor invernali
le sedie e i tavoli sono ancora pregni dell' odore di slappa
gia' squarta il mattino freddo il richiamo pungente dei gabbiani
mia madre e mio padre cavalcano il docile pachiderma della tenerezza
mio fratello e i miei compagni uccisi da uomini morti
occhieggiano dalle pareti con vellutata discrezione
rimbombano tamburi di guerra lungo la curva di un boomerang suicida
e tutto questo cornix
tutto questo avviene qui' adesso in una citta' dell' uomo
dove
vai uomo?
dove corri?
perche' corri se non fai che programmare nel tuo trionfo la tua fine?
perche' hai dimenticato troppe cose
per pagare il prezzo troppo alto dei tuoi birilli elettronici?
la corsa dei tuoi bolidi non ti porta in nessun luogo
lo sbarco sui pianeti non da' scampo a chi non e' capace di cambiare
la luce fioca si spegnera' se non visiteremo i colori del cielo profondo
dove
vai uomo se la ricerca di felicita' tradisce la tua stessa libido?
dove vai se ancora e sempre le trombe dello sterminio incrinano il silenzio?
dove vai se il comando sacrale e' fare sempre piu' figli?
se la fede che ti sostiene e' quella dei martiri fosforescenti
degli eroi laureati dei soldati di cento bandiere?
dove vai col tuo sogghigno idiota e sufficiente
se ti angoscia qualche minuzzolo vuoto - qualche pozzanghera isterilita?
dove vai
dove vado io uomo tra gli uomini
ora che tu cornix sei volato via
e io mi sento povero e solo tra gente che non riesce a vedere?
trasvoliamo
cornix
oltre questi anfratti domestici
verso colline turchesi oceani gialli sequenze verdi di primavera
trasvoliamo presto perche' la vita mi sfugge tra le dita
e io non voglio spezzare la preziosa catena dei miei quotidiani risvegli
non voglio travalicare con mentite sapienze la lunga serie delle contraddizioni
segrete
non voglio rinunciare al gesto che ricicla quello che gli altri buttano via
non voglio barattare i miei sassi colorati con l' abbondanza dei loro frutti
marciti
non voglio tradire la mia coerenza quando cambio col mondo che cambia
non voglio finire qui' questo mio lungo frammento di paura e di desiderio
la porta resta spalancata fino allo spasimo
come la breccia nera da cui sei caduto tu mio dolce compagno di viaggio
Aldo Braibanti Roma 13 settembre 2001