BRUNO DI MARINO

Underground e dintorni

 

Monografiche

di Bruno di Marino

In programma

Circa un anno fa attraverso il progetto Sguardo, inconscio, azione, articolato in un libro, una rassegna di film e una serie di incontri con gli autori, ho riportato alla luce una pagina poco conosciuta del cinema italiano: la stagione dell’underground romano che - soprattutto tra il 1964 e il 1970 - ha dato i suoi frutti migliori. Si tratta di opere e di autori di differente formazione, artisti, film-maker, documentaristi, uomini di teatro, che quasi sempre al di fuori dei normali contesti produttivi (o comunque con l’appoggio di piccole società specializzate in documentari, quali Nasso e Corona cinematografica) e con mezzi propri, hanno cercato di realizzare un cinema indipendente da regole, visti di censura, leggi di mercato, ecc. 
La selezione su supporto video che qui propongo, per quanto incompleta rispetto al progetto originario, presenta una panoramica piuttosto variegata di stili e tendenze, sintetizzate tra l’altro nel film collettivo Tutto, tutto nello stesso istante, realizzato nel 1968 - un anno cruciale dal punto di vista tanto politico quanto estetico - in seno alla Cooperativa del Cinema Indipendente (che avrà però vita breve), cui aderirono Baruchello, Patella, De Bernardi, Bacigalupo, Leonardi, Turi ed altri. Se in taluni casi si tratta di esercizi in libertà, per esempio nel ping pong registico Insomma di Masini e Brunatto, dialogo a due totalmente destrutturato, in altri - penso al Turi di Scusate il disturbo - ci troviamo di fronte a un blob ante litteram, costituito da spezzoni televisivi, pensato molto attentamente sia sotto l’aspetto satirico che percettivo. L’interfaccia tra cinema e teatro è assicurata dalla figura di Carmelo Bene, autore a cavallo dei ‘60 e ‘70 di una serie di lungometraggi assai significativi, oltre che del corto Hermitage, tanto barocco e visionario, quanto accurato sotto il profilo della ricerca espressivo-cromatica. Anche un altro genere - quello dell’animazione d’artista - che in qualche modo è rinata soltanto in questi ultimi anni in Italia - ebbe alcuni rappresentanti in Luca Patella, Rosa Foschi, Magdalo Mussio e Claudio Cintoli, alcuni dei quali presenti in questa selezione. La tecnica più usata, anche per la ristrettezza dei tempi a disposizione, era quella del découpage, con effetti di collage molto vicini alla cultura pop allora in voga.



Un discorso a parte, rispetto all’underground, va fatto per Vittorio Armentano e Romano Scavolini, che realizzarono la maggior parte dei loro lavori per conto di alcune case di produzione che, in quegli anni, si dividevano il mercato del cortometraggio, ottenendo così i cosiddetti “premi qualità”. I “documentari” di Armentano sono spesso in bilico tra registrazione di fatti reali e messa in scena coniugata a un tentativo di narrazione, come per esempio nello straordinario Il pignoramento o Cantiere ‘62, entrambi realizzati nel 1962, dunque in un periodo antecedente all’esplosione del cinema sperimentale e d’artista. La riproposizione di questi due film, insieme a Modelling (1966) - curiosamente in linea con il coevo Blow Up di Antonioni - costituisce un atto dovuto nonché un’ integrazione alla suddetta rassegna da me curata. E’ infatti un ulteriore tassello che si aggiunge a una storia ancora tutta da scrivere su autori e opere piuttosto dimenticati. 
La modernità del cinema di Armentano, dove non è forzato trovare un parallelo oltre che nel cinema verità anche nell’arte contemporanea, trova un pendant nei cortometraggi di Romano Scavolini, il regista maudit di A mosca cieca e de La prova generale, incappato nelle maglie della stupidità censoria e perbenista, anche se sarebbe più giusto imputare le sue disavventure giudiziare al fatto di trovarsi in anticipo dal punto di vista del linguaggo. Nei lavori brevi così come in quelli lunghi, Scavolini ha la capacità, spesso utilizzando molto poco il dialogo e affidandosi alla forza espressiva di un silenzio, di un volto o di un gesto, di comunicare in modo immediato allo spettatore la disperazione e il vuoto dell’anima; ma il modello non è tanto da ricercarsi nella poetica antonioniana dell’alienazione, quanto semmai in certa estetica del cinema giapponese degli anni ‘60 (vedi Kaneto Shindo), che mette ancor più in evidenzia la singolarità della sua ricerca rispetto ai pattern nazionali. Scavolini - come del resto per altri versi Armentano - sono quasi zen nel loro lavorare con i corpi immersi nella realtà, idealmente sperimentali anche se di fatto facenti parte di un contesto produttivo più solido e “professionale”, rispetto ai loro colleghi “indipendenti”. 
La multiformità di tutti questi esperimenti, che vanno visti con l’occhio dello storico e una certa consapevolezza del contesto che li ha originati, ancora oggi resta la prova di una vitalità politica, culturale e interdisciplinare, il cui esempio, per quanto difficile, non sarebbe forse impossibile oggi riaggiornare.

 

 

I film in programma

IL PIGNORAMENTO
1962, 12’, 35mm, col., son.
re.: Vittorio Armentano - prod.: Enzo Nasso - fot.: Enzo De Mitri - mo.: Renato May - mu.: Egisto Macchi
Il film rappresenta da un punto di vista fenomenologico l’esecuzione di un pignoramento in un quartiere popolare di Roma. Basandosi solo su elementi figurativi e formali senza alcun commento parlato.

CANTIERE ‘62
1962, 12’, 35mm, col., son. 
re.: Vittorio Armentano - prod.: Enzo Nasso - fot.: Antonio Cerra - mo.: Renato May - mu.: Egisto Macchi
Documentazione di un ipotetico incidente sul lavoro in un cantiere edile, basato su elementi formali astratti. 

 

 

MODELLING
1966, 12’, 35mm, col., son.
re.: Vittorio Armentano - prod.: Enzo Nasso - fot.: Giulio Albonico - mo.: Mauro Contini - mu.: Egisto Macchi
E’ il tentativo di fissare il movimento di una modella nelle sue varie esibizioni sottolineando il rapporto musica-movimento e con un colore tutto impostato su valori tonali.

HERMITAGE
1967, 25’, 35mm, col., son.
re.: Carmelo Bene - prod.: Nexus Film - fot.: Giulio Albonico - mo.: Pino Giomini - mu.: Vittorio Gelmetti - int.: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli
Il set è costituito dalla stanza n.805 dell’Hotel Hermitage di Roma, in cui un tale si “ritira”, e dal corridoio su cui si affaccia anche la stanza n.804, la cui porta rimane inaccessibile: al di là una sconosciuta. 

 



INSOMMA 
1965, 15’, 35mm, b/n e col., son.
re. e fot.: Paolo Brunatto e Mario Masini - prod.: Nasso - int.: Poupée Cozzi
Docu-follie di due allegri cineasti sperimentatori. 

TUTTO, TUTTO NELLO STESSO ISTANTE
1968, 25’, 16mm, col., son.
re. e fot.: A. Leonardi, P. Menzio, A. De Bernardi, M. Bacigalupo, G. Lombardi e A. Lajolo, G. Baruchello e altri componenti della Cooperativa Cinema Indipendente.
Film collettivo in cui ciascun autore realizza un pezzo assemblato in modo casuale insieme agli altri. 

MEZZO SOGNO E MEZZO
1965, 10’, 35mm, col., son.
re.: Claudio Cintoli - prod.: Corona cinematografica - fo.: Elio Gagliardo - animaz. e mo.: Alfonso Mulà - mu.: Francesco Santucci
Il protagonista si prepara ad andare a dormire. Si addormenta e inizia a sognare. I sogni si susseguono senza una logica precisa. 

LE AVVENTURE DI GIORDANO FALZONI 
1971, 20’, 35mm, col., son.
re., fot. e mo.: Alberto Grifi - prod.: Corona cinematografica - int.: Giordano Falzoni
Metafora dell’arte “stuprata”, incarnata da un’adolescente-principessa-bella addormentata, che l’artista-principe azzurro Falzoni, con una serie di giochi ottici e altri marchingegni, risveglia da un paesaggio coperto di neve, allegoria della creatività sottomessa al capitalismo.


VEDO, VADO!
1969, 20’, 35mm, col., son.
re.: Luca M. Patella - prod.: Corona cinematografica - fo.: Franco Lecca - int.: Luca Patella, Rosa Foschi, Fabio Sargentini
Il film esemplifica - attraverso 4 livelli di lettura - il passaggio dal vedere al fare (tempo/gusto; struttura narrativa; ampiamento dello spazio/sensazione; attività psicologica). La trama apparente è ironico-avventurosa.

SCUSATE IL DISTURBO 
1968, 16’, 16mm, b/n, son.
re.: Giorgio Turi
Montaggio di immagini prese dal monitor televisivo, fino alla totale disintegrazione dei corpi elettronici.



 

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