Alla scoperta dell’Islam

 

 

Don Giampiero Alberti

nato a Cernusco sul Naviglio (Milano) l’8 novembre 1947

ordinato prete il 28 giugno 1972

laureato in Arabo-Islamologia nel 1994

Dottorato di Ricerca nel 2002

esercita il suo ministero a Cesano Boscone (Milano) presso la Parrocchia di S. Ireneo

è incaricato per i rapporti con l’Islam al Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Milano

incaricato presso la Conferenza Episcopale italiana

il Consiglio Ecumenico delle Chiese (K.E.K.) - Ginevra

il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (C.C.E.E.) S. Gallo

 

 

 

INTRODUZIONE

Angelo Levati

Invito a prendere il fascicolo azzurro che è stato distribuito all’ingresso che contiene il discorso della vigilia di S. Ambrogio del 2001, pronunciato dall’Arcivescovo Martini all’indomani dei fatti dell’11 settembre per tentare di dare delle risposte a un fatto così grave. Se prendiamo l’ultima pagina, troviamo al capitolo sei, alcuni imperativi immediati:

il punto due si dice che "dobbiamo evitare di essere trascinati in uno scontro di civiltà"; al punto tre "per questo sarà importante imparare a conoscere le altre religioni, in particolare l’Ebraismo e l’Islam"; al punto quattro "occorrerà educare a gesti, pensieri e parole di perdono, di comprensione e di pace".

Per questi motivi, L’Oasi di Santa Maria e le ACLI hanno organizzato questi due incontri per apprendere le prime rudimentali notizie sull’Islam e che è lo strumento religioso di più di un miliardo di cittadini della terra.

Non pretendiamo in due serate di conoscere l’intero problema ma vogliamo solo iniziare un cammino per un cambio di atteggiamenti nei confronti di questa entità religiosa che ormai ci interpella attraverso il fenomeno dell’immigrazione che, per decenni, accompagnerà la nostra storia.

A parlarci di questa realtà abbiamo chiamato Don Giampiero Alberti che attualmente è collaboratore della Curia di Milano per il Dialogo tra il Cristianesimo e l’Islam.

Don Giampiero è nato a Cernusco, è figlio della nostra terra, è dalle nostre radici che è nata una pianta così importante e competente.

Questo fatto ci deve onorare perché ci anche convincere che nel DNA della nostra comunità esistono delle capacità enormi che vanno usate e vanno usate per creare appunto "gesti, pensieri e parole di perdono, di comprensione e di pace.

Dopo questa breve introduzione, a lui la parola a don Giampiero Alberti per la prima comunicazione.

 

 

CONOSCIAMO L’ISLAM

 

Don Giampiero Alberti

Ritengo sia importante affrontare il discorso sull’Islam perché noi non incontriamo una religione i cui aderenti arrivando in un altro paese si troveranno in una sorta di enclave a fare i loro culti e tutto finisce lì, ma ci incontriamo con una religione globale dove il campo politico-religioso e sociale è un tutt’uno. Probabilmente questa religione toccherà le nostre realtà perché, a differenza di altre religioni che sono arrivate fra noi e delle quali non ci siamo accorti, i musulmani entrano nello spazio sociale, pubblico e politico e sono convinti di doverlo fare.

Per noi non è logico pensare che una religione entri nella politica, eppure qualche mese fa si vociferava sulla fondazione di un partito islamico a Milano. Una caratteristica che credo sia importante premettere è che l’Islam è, come il Cristianesimo. una religione universale, si apre a tutti, desiderosa di portarsi a tutti nella conversione.

Qualche anno fa a Segrate, si festeggiavano i vent’anni di presenza islamica a Milano e alcuni immigrati avevano pensato bene di mettere un Duomo di Milano togliendo la Madonnina e mettendo al suo posto la mezzaluna nella convinzione che anche Milano doveva diventare musulmana.

Oggi presenterò soprattutto l’Islam, mentre nel secondo incontro il tema sarà più precisamente quello di "Noi e l’Islam", cioè sul cosa fare. Per i musulmani l’Islam è una religione rivelata nel 610 della nostra era: Maometto, profeta dell’Islam è nato verso il 570, quindi a quarant’anni circa della sua vita comincia questa grande avventura che lui chiama "Rivelazione" da parte di Dio.

Dio, attraverso l’Arcangelo Gabriele ha suggerito nella mente e nel cuore del profeta, verso il 610 nella grotta di Tira, la Rivelazione, che ha recitato a voce alta senza mettervi alcuna parola sua. Quindi la Rivelazione è la Parola di Dio che attraverso l’Arcangelo Gabriele è scesa a Mohammad il quale l’ha recitata a voce alta. La parola "Corano" viene dal verbo arabo "Qur’an" che vuol dire "recitare a voce alta". Dunque una Rivelazione diretta, non mediata come nella Bibbia.

Cosa è stata questa Rivelazione per il Profeta? E’ stata una Rivelazione che completava le due precedenti rivelazioni, cioè la Rivelazione ebraica e la Rivelazione Cristiana: il Corano dice la Torah, cioè la Legge e il Vangelo. Quindi l’Islam non nasce come una rivelazione nuova, ma nasce sul fondamento dell’Ebraismo e del Cristianesimo.

C’è da notare che Mohammad, rimasto orfano da giovane, ha dovuto stare presso uno zio, ha poi viaggiato molto, incontrato Ebrei, Cristiani, soprattutto quelli della fascia esterna all’Impero Bizantino, ricca di quelle eresie monofisite che l’ortodossia di Bisanzio aveva allontanato. Muhammad aveva dunque incontrato un cristianesimo non ortodosso, l’ebraismo e tanta era la stima che all’inizio aveva verso l’ebraismo e verso i cristiani da aver spinto i suoi musulmani a prostrarsi tutti verso Gerusalemme; le prime preghiere dovevano essere volte verso Gerusalemme, successivamente, per motivi storici e di battaglie, ebrei e cristiani non si convertiranno all’Islam; ecco che Muhammad sostiene non essere più Gerusalemme il centro della storia, ma La Mecca.

La Mecca dove, ancor prima dei tempi del Profeta, viveva soprattutto un mondo politeista: La Mecca era il centro del culto di tutti i nomadi, vi si trovava un cubo, la cosiddetta Ka’ba, dove erano conservati gli idoli di tanti popoli e, una volta all’anno, nel mese del pellegrinaggio, tutti i nomadi, facendo un mese senza guerra, arrivavano alla Mecca e qui celebravano i culti ai loro dei e alle loro dee,

Nel Corano c’erano i famosi "versetti satanici" che oggi non vi sono più riportati, versetti che forse Muhammad aveva recitato e che il giorno dopo ha smentito per cui li ha cancellati dal Corano. Da qui la problematica: se era parola di Dio, come ha fatto a non recitarla? Questo dato però non lo approfondiamo, anche perché dovremmo porci la dogmatica tipica del Corano, cioè del libro perfetto, senza errori, del libro che contiene tutte le scienze, del libro che ha mostrato come la Rivelazione posteriore era più importante e correggeva eventuali rivelazioni precedenti. Su questo dogma sono stati corretti i versetti satanici portandoli a versetti normali.

Nei versetti satanici si diceva "venerate le tre dee", Muhammad il giorno dopo sosteneva che non esistono le tre dee ma esiste un solo Dio.

In sostanza il Corano è Parola di Dio che è arrivata all’uomo recitata da Profeta.

Cosa contiene il Corano? Il Corano lo possiamo dividere in due grandi momenti di liberazione: il momento della prima parte alla Mecca, fra il 622 (anno dell’Egira, che forma l’inizio del Calendario musulmano) e il 632, anno della morte del Profeta.

Nella prima parte abbiamo delle Rivelazioni molto simili al mondo ebraico-cristiano: sono Rivelazioni abbastanza escatologiche, dogmatiche, morali. Innanzitutto il concetto di Dio, l’Unico non esistono più dei, Dio non ha figli, è l’unico Grande, vicino all’uomo più della vena giugulare, ma è Dio il padrone a cui l’uomo deve essere sottomesso: Islam infatti vuol dire "sottomissione".

Il secondo grande principio riguarda l’uomo, creatura che deve vivere tra il bene e il male, tutto creato da Dio, anche il male. Ma l’uomo deve sforzarsi ( il Jihad) per vincere il male e ottenere il bene, attraverso la carità, la solidarietà, nell’attenzione all’orfano, alla vedova e in questa risposta a Dio ci sarà il giudizio finale e quindi il premio o il castigo, il paradiso o l’inferno. Queste cose sono ben precise dentro il Corano e dentro la prima parte della Rivelazione.

La seconda parte della Rivelazione è fatta invece alla Medina, seconda città sacra dopo l’Egira ed è una Rivelazione più pratica: il Profeta recita il volere di Dio circa la famiglia, il modo di sposarsi, il senso del matrimonio, il senso del lavoro, della società, della battaglia, del bottino, dell’organizzazione dello stato islamico, ecc. Credo che in questi grandi principi vi sia un po’ tutta la spiegazione alle esigenze profonde di quel popolo che viveva in quella che oggi è l’Arabia Saudita. Il mondo islamico è arrivato ormai a un miliardo e duecento milioni di persone, ma il dato preoccupante non è tanto il numero, ma che si sia arrivati a questo numero in questo ultimo secolo.

Dunque la Rivelazione, il Corano, le varie tematiche e i principi profondi in esso contenuti e dentro di esso l’invito alla risposta dell’uomo, del musulmano, del sottomesso a Dio: quale la risposta?

Per prima cosa riconoscere Dio, la Shahada, cioè la prima grande risposta, ovvero "non c’è Dio se non Dio e Muhammad è il suo profeta": questa frase recitata all’orecchio di un bambino appena nato e di un uomo morente è professione di fede.

Un secondo atteggiamento di risposta del musulmano a Dio, nel Corano è l’invito alla preghiera, rivolgendosi a Dio alcune volte nell’arco della giornata.

Oggi i musulmani la fanno cinque volte al giorno, volgendosi verso La Mecca, con gesti che si ripetono sempre uguali le prostrazioni, recitando la prima Sura del Corano (nel nome di Dio clemente e misericordioso) e leggendo alcuni brani guidati dall’Imam (colui che sta

davanti) che indirizza gli uomini in una preghiera che normalmente dura pochi minuti.

Il venerdì è il giorno particolare di incontro comunitario, spesso nella Moschea che però non è luogo di preghiera, ma luogo di raduno: nella Moschea si può andare a mangiare, a dormire, essa può diventare luogo di scuola, così come in essa vi è una parte dedicata alla preghiera e lì il venerdì c’è anche la "predica", nella quale si parla certamente del Corano, della Rivelazione, applicandola direttamente al sociale, alla politica.. Gli orari della sono al sorgere del sole, a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio, al tramonto e dopo il tramonto.

Il terzo dovere del musulmano è quello di fare il Ramadan, cioè il mese di digiuno, momento in cui fanno penitenza astenendosi, dal sorgere del sole fino al tramonto, da ogni piacere: cibo, acqua, ecc. un modo per superare le proprie debolezze e domandare perdono dei propri peccati, per pensare ai poveri. Il Ramadan però non finisce soltanto con la penitenza giornaliera, ma continua nella sera, nella notte con la gioia e con la lettura del Corano che, come ha lasciato detto Muhammad, deve essere letto per intero durante il mese di Ramadan. Il quarto impegno che il musulmano deve a Dio è la Zakat, cioè l’elemosina legale, l’autotassa a seconda dei propri averi, da mettere in comune per il bene di tutti. A gestire i soldi è incaricato un responsabile nominato dalla comunità.

Il quinto e ultimo dovere del musulmano verso Dio è quello del pellegrinaggio (Hajj): una volta nella vita i musulmani sono invitati ad andare alla Mecca per pregare: arrivano attorno alla Mecca, nel territorio sacro (haram) dove solo chi è di religione islamica può entrare, si vestono tutti allo stesso modo, con due teli bianchi e fanno sei-sette volte il giro attorno alla Mecca, ricordando il momento in cui Agar ha abbandonato il figlio Ismaele al quale Dio ha negato la morte e concesso l’acqua, salvandolo (Genesi 21/19-20).

Vicino alla Mecca c’è la fonte di Zamzam che dà l’acqua che ricorda questo fatto, poi vanno verso la collina di ‘Arafa dove ricordano l’ultimo discorso del Profeta: "Voi siete la nazione santa, voi siete il popolo scelto da Dio". Infine tornano nella grande pianura di Mina, e lì avviene il grande sacrificio: è il decimo giorno dell’ultimo mese del calendario musulmano e in tutto il mondo i musulmani celebrano il sacrificio (‘Id Al - adha).

E’ la prima grande festa delle due che hanno, la seconda è quella della fine del Ramadan e si chiama ‘Id Al - Fitr; è il momento in cui si mandano gli auguri, si fanno regali.

Anche noi, Chiesa Cattolica, ormai da vent’anni, mandiamo gli auguri ufficiali ai musulmani per questa ricorrenza. Dunque, di fronte ai principi, la risposta del musulmano si articola nei cinque pilastri descritti; devo anche dire che non esiste solo il Corano come Rivelazione, perché lo stesso Corano dice "ascoltate ciò che ha detto e fatto il Profeta". Ecco allora che i primi musulmani hanno raccolto tutto ciò che il Profeta ha detto e fatto e hanno creato la Sunna o Tradizione: un insieme di fatti, detti, interpretazione del Corano, inviti a rispondere in maniera più precisa alle indicazioni del testo sacro, per esempio pregare cinque volte al giorno non è scritto nel Corano, ma negli Hadith e noi pensiamo che Muhammad avendo visto monaci cristiani che pregavano appunto cinque volte al giorno, abbia invitato anche il mondo musulmano a fare la stessa cosa. Ricordo che i primi musulmani, in momenti di difficoltà sono stati mandati dal profeta presso i cristiani, perché li custodissero; cosa che infatti il Negus ha fatto fino a che a La Mecca il clima si era fatto più tranquillo.

La Sunna è una esplicitazione di tante norme, per cui Corano più Sunna hanno creato quel bagaglio di leggi che forma oggi la Shari’a, la legge islamica; oggi alcune analisi, critiche storiche vengono fatte solo alla Sunna, che non è parola di Dio, mentre al Corano non è possibile fare nessuna interpretazione storico-critica, nel senso che non si può fare teologia del Corano, perché è già tutto rivelato.

Il Corano, così come lo si trova adesso, non è il Corano come è stato rivelato al Profeta: adesso la prima Sura è abbastanza breve e pare che il criterio utilizzato nei primi cinquanta-sessant’anni dopo la morte del Profeta sia stato quello di partire dalla Sura più lunga fino alla Sura più corta. Infatti la Sura 114, che è l’ultima, è proprio la più corta, consistente in due soli versetti, mentre la seconda è la più lunga. Per capire bene il Corano bisogna partire dalle Rivelazioni: per esempio la Sura 96° è la prima rivelata - secondo i musulmani e secondo gli studiosi - bisogna dunque partire da quella e stranamente essa nei contenuti è simile al libro della Genesi (1,11), cioè la creazione per opera di Dio.

Le varie Rivelazioni hanno un significato perché la prima parte religiosa piano piano è stata ampliata, rivista e precisata dalla seconda Rivelazione: certa dogmatica musulmana, pur presente dentro la tradizione musulmana, oggi non è molto accettata, oggi gli studiosi musulmani sono attenti più al contenuto e di fronte a contraddizioni cercano di dare spiegazioni. Non sarà comunque facile l’incontro con questa religione, quindi dovremo lavorare sul concetto di dialogo basato su valori comuni e sul rispetto profondo delle differenze religiose. Sarebbe interessante guardare come il Corano vede la figura di Gesù Cristo o di Maria per comprendere la differenza di visione di queste figure fra cattolici e musulmani.

Cosa è successo dopo Muhammad? Dopo la sua morte abbiamo i quattro Califfi ben guidati, che hanno seguito ciò che la Tradizione musulmana e quindi ciò che il profeta aveva detto, ma dopo i quattro Califfi ben guidati, dunque sessanta-ottant’anni dopo, sono cominciate le prime divisioni. I primi a staccarsi dai musulmani classici i Sunniti che hanno seguito la tradizione con la famiglia Omayyade sono i Kharigiti; invece gli Sciiti (Shi’a significa "partito") sono quel gruppo che legato ad Alì e ai suoi due figli Hussein e Hassan voleva prendere il potere dell’Islam e della sua Tradizione; basandosi su quei versetti coranici che dicevano "se dite ciò che ha fatto e detto il Profeta" sostenevano di esserne i veri discendenti per aver vissuto nella sua casa e averlo ascoltato.

Si sono dunque staccati dai musulmani Sunniti (pare che ancora oggi il 90% sia sunnita mentre gli Sciiti sono il 10%).

E’ importante sapere come successivamente, soprattutto nel mondo sunnita si sono create - tra il 900 e il 1000 - le quattro scuole giuridiche, che ancora oggi sussistono: scuole che interpretano, senza cambiarlo né volerlo giudicare, il Corano. Chi lo interpretava alla lettera era la Scuola Hanbalita, chi invece cercava di interpretarlo in maniera più libera, mettendo la ragione come metodo interpretativo, erano gli Hanafiti. Quello che è importante sapere è che le quattro scuole giuridiche hanno poi suddiviso il mondo musulmano sunnita al punto tale che ancora oggi, dopo quattordici-quindici secoli di storia islamica, abbiamo queste tradizioni localizzate per esempio in Arabia Saudita, dove vive ancora il mondo hanbalita, il più duro, quello che segue alla lettera la parola del Profeta nel Corano.

Oggi solo il 15-16% è arabo, l’85% non lo è e non sa leggere il Corano in arabo; d’altra parte i musulmani sostengono che il Corano non si può assolutamente tradurre e allora parlano di "parafrasi", però nel mondo, del miliardo e duecento milioni di musulmani solo pochissimi sanno l’arabo.

L’importante è osservare quanto le quattro scuole giuridiche hanno determinato soprattutto a livello di matrimonio. Da queste quattro scuole giuridiche che sono nate verso il 1200 tre scuole di pensiero e soprattutto alla fine del periodo ottomano quando anche Ataturk nel 1923 ha eliminato il Califfato per cui oggi non c’è più un capo nel mondo sunnita-islamico, sono nate due grandi correnti: la corrente modernista fatta dai musulmani che vivono fuori dai paesi a tradizione islamica e la corrente dei Riformisti, coloro che cercano di ritrovare l’essenziale dell’Islam e al cui interno troviamo anche un gruppo fondamentalista.

Ora è bene tenere presente che in questo modo di presentare - come è avvenuto storicamente - non si può parlare di Islam, non c’è un Islam, ci sono invece tanti musulmani e oggi dobbiamo definire così la realtà. Una realtà non omogenea, anche se qualcuno inneggia alla grande Umma, la grande famiglia musulmana, ma dobbiamo comprendere come questa Umma è comunque incarnata dentro le nazioni e le regioni in cui l’Islam vive. L’islam sudanese è molto diverso dall’Islam marocchino, l’islam algerino è molto diverso dall’Islam palestinese, l’Islam pakistano è molto diverso dall’islam del Maghreb, ci sono sensibilità totalmente diverse e noi ci troviamo di fronte agli aspetti poliedrici di un’unica Rivelazione.

Oggi questa storia viene letta in maniera diversissima: Bin Laden legge l’Islam come un Islam che deve essere riformato e nel suo proclama dopo l’11 settembre parla di ottant’anni, riferendosi probabilmente ad Ataturk: nel momento in cui è mancato il Califfo e lui vuole ritornare al Califfo, la lettura del proclama è basata sulla Sura seconda e quinta del Corano, dove la tensione verso i cristiani è marcata, dove il desiderio di unità dell’unico Dio è forte, a differenza dei cristiani che hanno anche Gesù.

Verso il dodicesimo secolo il mondo musulmano ha una sua corrente: siamo all’epoca di San Francesco, dei monasteri in Europa, dove si parla di ascesi spirituale e un gruppo di musulmani si stacca da tutto ciò che è solo legge materiale e anelano a Dio. L’uomo più eccelso fra i Sufi è Hallaj che viene ucciso perché osa dire che l’uomo può raggiungere Dio.

E poi c’è lo Sciismo. Lo Sciismo ha mantenuto i Califfi, li ha tuttora, ma vi sono state moltissime suddivisioni anche nel mondo sciita che ha uno stile di vita che può contrastare con l’Islam classico, qualcuno sostiene che sia religione esoterica.

 

Domande

1) Mi risulta che Maometto fosse un mercante, un carovaniere, analfabeta, entrato nella città di Medina. Era un sovvertitore ed aveva creato problemi politici, tanto da essere espulso dalla Mecca col divieto assoluto di rientrarvi. Essendo analfabeta, ma anche pensatore aveva dato incarico ai suoi seguaci di tradurre il suo pensiero e scriverlo sul Corano. Mi risulta anche che chiunque giunge alla Mecca, non può assolutamente entrare se non è islamico, il che fa pensare a una città chiusa. Dio dall’uomo è chiamato con molti nomi, ma qual è il vero nome di Dio?

2) Le impressioni avute durante la relazione le sintetizzo così: da una parte direi una sensibilità umana notevole, ma dall’altra una intransigenza culturale altrettanto notevole. Dopo gli eventi più recenti e in seguito a contatti in terra musulmana per ragioni turistiche ne ho ricavato tre sensazioni: 1) come mai questa forza di penetrazione recente, forse perché mostrata come religione più semplice di quanto non lo siano le altre, governate da una gerarchia ad assicurare una unicità di interpretazione? 2) mi è capitato di recarmi per lavoro in diversi paesi musulmani e di non riuscire a trovare strutture dove poter praticare la propria religione; inoltre, sia pure per interesse culturale, mi veniva impedito di visitare la moschea. 3) Riferendomi alla commistione tra sociale, religione e politica, viene da pensare che tra le religioni fondamentali giochi una divisione epocale: è indubbio che nei secoli passati l’interpretazione della religione associata al sociale - anche in campo cristiano - era molto più marcata, non dimentichiamoci del potere temporale durato moltissimi anni. Può esserci questa interpretazione di differenza epocale a determinare l’incomprensione fra noi e loro?

3) L’Islam non è una novità, esso era presente in Europa, in Italia e ha influenzato la vita sociale e politica, la cultura, l’arte: in Sicilia vi sono città costruite su modelli arabi. Quindi non si tratta di una novità, semmai di un ritorno. L’islam ci viene presentato come una unicità pericolosa, ma questa sera il relatore ci ha mostrato il pluralismo presente all’interno dell’Islam. Si parla tanto della donna discriminata nel mondo musulmano, ma in Senegal, dove il 95% è musulmano, il primo ministro è una donna, mentre il primo Presidente della Repubblica senegalese era cattolico, inoltre nelle scuole cattoliche l’80% di chi frequenta è musulmano. Certo ci sono alcune esagerazioni fondamentaliste, ma nel mondo musulmano il pluralismo fa emergere il moderatismo che tende la mano anche alle nostre esperienze. Della stessa donna, in alcuni paesi discriminata, non si può tacere il grande protagonismo, seppur sottaciuto, in secoli di Islam. Mi chiedo: il mondo cattolico è presente in modo organizzato in tutto il mondo, che risultati dà in termini di conversione? Ve ne sono dal mondo musulmano a quello cattolico? E c’è una situazione all’inverso?

4) C’è un rapporto tra la dottrina del Corano e certe forme di governo vigenti in molti stati islamici, per esempio in termini dittatoriali? Bisognerebbe capire se esistono concetti più portati verso una forma di sociale o verso una politica liberista accentuata.

5) Il Jihad ha lo stesso significato di la Jihad?

6) Sulla conversione: spesso, storicamente ha voluto dire imposizione, come peraltro è avvenuto per il cattolicesimo. Mi sembra che attualmente da parte di missionari cattolici più che alla conversione (forse avvenuta in tempi precedenti) si guardi maggiormente all’aiuto di certi popoli. Invece mi pare che nella religione musulmana il tema della conversione sembra essere presente come lo era una volta per i cattolici con una certa staticità.

7) Vi rendete conto che stiamo parlando di Dio? Che presunzione! E giù botte! Se Dio c’è, è qui con noi, attorno a noi, noi siamo in lui, lui è in noi, quindi dentro di me, dentro tutti noi. Ma siccome siamo uomini presuntuosi, vogliamo emergere: allora un uomo lo facciamo diventare figlio di Dio, un altro uomo riceve addirittura l’Arcangelo Gabriele. Due settimane fa c’era una riunione di fedeli di Abdullah Bahai, sceso sulla terra (in Iran) agli inizi dell’800, i cui seguaci dicono essere una reincarnazione di Gesù Cristo. Un giorno alla mia casa bussano i Mormoni, un altro i testimoni di Geova, ecc. Sempre l’uomo, con la presunzione di parlare di Dio, come fosse cosa di poco conto. Ma Dio ci ha fatti intelligenti, ci ha fatti creature in grado di gestire la propria libertà, nati nella convivenza nel servirlo.

8) Leggendo di religione musulmana e di religione cattolica, trovo che qualcosa in comune vi sia, valori che possiamo anche definire umani: fraternità, solidarietà, rispetto, verità, amore, fede. Peccato che queste cose sono lasciate perdere e le religioni hanno sviluppato e allargato le diversità, ciascuna nell’identità che gli è propria, in contrasto con l’altra, nella convinzione di avere dalla propria parte la verità assoluta. E quando si ha questa convinzione, si è già sbagliato, perché se veramente Dio esiste, egli ci ha fatto già diversi. Anche chi non ha religione, possiede comunque valori umani comuni: amano, rispettano, hanno intelligenza...Credo siano questi gli elementi importanti sui quali discutere, mentre il presupposto e la convinzione di possedere la verità è ciò che ha portato alle guerre nella pretesa di portare l’altro alle mie stesse tesi. C’è un elemento che accomuna le religioni ebraica-islamica-cristiana: sono fondate su leggi che regolano la società, la stessa religione cristiana è forse un po’ meno segnata da questo, ma non bisogna dimenticare quando essa è stata fatta diventare religione dello Stato, pensiamo all’Impero Romano. La religione ebraica aveva bisogno di organizzare le proprie tribù, nella gestione dei beni e dunque necessitava di leggi; la religione musulmana doveva fare la stessa cosa con le tribù arabe, perché non c’era lo stato; il cristianesimo è arrivato dove c’era già civiltà, dunque non aveva bisogno di aggiungere leggi e pertanto delle tre la si può definire la più spirituale.

C’è da dire che tutte le religioni hanno portato guerre, ma io dico che non esistono guerre sante, la guerra uccide ed è un crimine, chiunque la combatta.

 

Risposte

Sul primo intervento su Maometto devo dire che egli non era illetterato. d’altra parte si sa che era un commerciante e i commercianti sapevano far di conto, sapevano leggere e scrivere. Invece l’Ummi è stato usato dentro il Corano più volte e tradotto e commentato proprio come il "povero" che è stato investito da Dio di una grande Rivelazione, non tanto colui che non sa scrivere o leggere, ma investito da Dio con una rivelazione che andava contro il pensiero del periodo della Mecca, quello politeista. Qui, pur nel massimo rispetto per i musulmani, credo che tutto sia nato in quei secoli quando l’idea monoteista stava crescendo e diventava l’idea più vera sul politeismo. Muhammad non fa altro che premere quest’idea monoteistica - che ebrei e cristiani, ma anche Zoroastro, sostenevano e da uomo riflessivo, mistico, che si era ritirato fra i monti per la sua grande rivelazione, invita gli abitanti della Mecca a diventare musulmani, sottomessi all’unico Dio. Storicamente, questo comportava l’eliminazione di tutto il commercio che c’era alla Mecca, compreso quello legato ai pellegrinaggi, per cui la reazione dei meccani non è immediatamente religiosa, ma pragmatica, per il fatto che veniva a mancare una delle occupazioni per la famiglia del Profeta che vendeva l’acqua di Zamzam. Se mancava il centro della Mecca come centro politeista, saltava tutto. Certamente Maometto era un sovvertitore per le novità che ha portato, certamente era intelligente, ma povero perché ha sentito l’esigenza di ascoltare questo unico Dio e di rivelarlo agli altri.

Per quanto riguarda la Mecca città chiusa, confermo questa affermazione: infatti i suoi abitanti non volevano assoggettarsi a nuove religioni. Non avevano accettato gli ebrei e non volevano accettare questa nuova religione di un loro connazionale, mentre i cristiani pare che storicamente non fossero entrati dentro la Mecca : ancora oggi nessuno può entrarvi, anche se si può arrivare da Gedda, comunque c’è un perimetro molto ampio che è vietato, salvo conversione. Spero che tutto questo un po’ cambierà, infatti l’ultima volta che è venuto un Imam della Mecca, accolto dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, è stato accompagnato nel suo tipico vestiario in visita e Monsignor Fitzgerald, attuale responsabile, gli ha chiesto quando avrebbe potuto - a sua volta - visitare La Mecca. la risposta è stata: "attenda ancora un po’".

Sul nome di Dio, Allah è formato dall’articolo "Al" e viene dalla tradizione ebraica che è ancora antecedente l’ebraismo, dove il Dio era "Al".

Circa l’impressione di un’umanità forte e nel contempo intransigente a livello culturale, devo dire che anch’io ho vissuto nel mondo islamico: ho trovato gente che dà tutto, un’ospitalità incredibile in momenti di vera difficoltà. Invece a livello culturale e religioso ho l’impressione che ancora non ci sia stata una riforma o una controriforma nel mondo islamico. E’ vero che qualche piccola avvisaglia c’è, qualche critico capace di leggere il Corano e la Sunna in maniera nuova si vede. Ultimamente, alla fondazione Edoardo Agnelli di Torino , è arrivato un professore musulmano, modernista, che lavora in una università americana il quale ha affrontato una frase del Corano che dice: "non c’è costrizione nella religione" e partendo da questo suggeriva ai suoi fratelli musulmani di stare attenti perché forse si erano commessi troppi errori, con tutte le costrizioni e le leggi storiche che erano state immesse.

Come mai questa religione si è tanto diffusa? Guardando come esempio a Milano, essa si diffonde perché vi sono tante famiglie desiderose di darsi da fare. Il musulmano non ha a disposizione il prete che gli fa catechismo, come succede nella religione cattolica, ma si dà da fare personalmente, in prima persona. Credo anche che in questi ultimi secoli non vi sia stata chiarezza su tante religioni e lì si è visto qualche barlume: l’Islam si è presentato in maniera molto semplice ed è penetrato diffondendosi agevolmente in diversi strati di popolazione.

Per quanto riguarda invece l’intolleranza dogmatica, credo che essa sia dovuta alla non conoscenza: questo è un tempo storico in cui i musulmani non sono nel momento più lucido della loro fede e oggi il musulmano non sa spiegare molte cose, dice però che "il Corano l’ha detto" e questa insicurezza di identità personale islamica, facilmente lo fa essere più duro, più chiuso.

In Italia abbiamo l’iper-islamizzazione: gente che nel proprio paese si comporta in un certo modo, qui sta diventando più dura, magari fa il Ramadan quando prima non lo faceva, mette il velo quando in Palestina non se lo metteva. La paura di perdere la propria identità li ha spinti a diventare così, sia a livello di coscienza religiosa, sia a livello di identità. Io però sono convinto che il tutto sia in una fase di confronto: innanzitutto il discorso di dialogo, di incontro interreligioso, è un momento che sta passando tutto il globo terrestre e in quei paesi dove per secoli sono vissuti cristiani con musulmani non è vero che questi abbiano fatto più esperienza: purtroppo sono rimasti divisi, tanto è vero che il dialogo è di questi anni. Sono andato in Palestina per perfezionare la lingua araba e il professore che mi era stato proposto mi ha suggerito la lettura di opere islamiche: io però. per la mia specializzazione, dovevo leggere il Corano. Il professore, laureato in islamologia in arabo all’Università di Beirut, mi ha confessato che il Corano non lo aveva mai letto, pur essendo da quarant’anni a contatto col mondo musulmano. E’ dopo il Concilio Ecumenico Vaticano Il che s’è mosso qualcosa.

Sulla commistione fra religione e politica, io credo che ciò dipenda non solo dal fattore religioso, ma anche dalla divisione epocale ottomana, un periodo nel quale si è bloccato tutto; l’Islam era molto più vivo prima del 1500.

A seconda dei periodi, abbiamo momenti religiosi validi, altri in cui la politica fa tutto: l’università Islamica del Cairo, oggi con Mubarak è aperta, mentre precedentemente era molto chiusa e, quando abbiamo tradotto alcuni articoli sul cristianesimo della loro rivista, li abbiamo trovati decisamente polemici e -mi dicono - a seconda di chi governa, cambia la linea della stessa università.

Sul mondo senegalese: anche qui abbiamo una struttura islamica diversa dall’altro mondo musulmano, con una situazione sociale tribale con capi che guidano, quindi l’Islam viene vissuto dentro una relazione particolare. In Italia, nella zona di Bergamo e Brescia vi sono diversi gruppi ben organizzati e quando arrivano a Milano, i loro capi ci chiamano, tanto è vero che con il loro marabutto ci siamo incontrati più volte.

Ci sono conversioni? Direi non tanto da una religione all’altra, abiurando. Oggi, di conversione tra l’Islam e un concetto di Dio più aperto, dico di sì, anche se non posso dire che le donne egiziane che magari incontrano qualche nostra organizzazione femminile, si sono convertite e chiedano il battesimo. Questo certamente no, quanto meno si va coi piedi di piombo e comunque laddove viene chiesto ci deve essere una coscienza vera e una chiarezza profonda su quanto viene chiesto.

Oggi, quando si parla di conversione, si parla molto di più di una ricerca comune della verità, dei valori comuni, del concetto di Dio, auspicando che poi si arrivi a un dialogo teologico, che può esserci e che può portare a un cammino comune. Comunque di conversioni in maniera indiscriminata non si può parlare e i convertiti italiani sono assai ridotti, al massimo si arriva ai diecimila.

Rapporto fra Corano e politiche sociali, dico che oggi è spesso la politica che condiziona la religione: non c’è una armonizzazione tale per cui la politica - ance nel mondo musulmano - cerca di adeguarsi, per cui per quanto riguarda lo statuto familiare si abbandona per esempio il ripudio e i vari stati, anche a maggioranza islamica, accettano lo statuto di tipo svizzero: viene eliminato il ripudio e si passa al divorzio, dove c’è un giudice che dà un parere. Però non è dappertutto così, in altri paesi si sta cercando il confronto fra le politiche dei vari governi, soprattutto sul problema dei minori che spinga a una capacità sempre nuova di leggere la legge, lo stato, la società, sappiamo però che la maggior parte dei paesi attorno al Mediterraneo vive purtroppo ancora non nella perfetta democrazia.

Il Jihad o la Jihad? Il termine esatto è maschile: si dice il Jihad, anche se comunemente si passa al femminile.

Circa la conversione e l’imposizione, credo sia un problema storico, anche noi cristiani abbiamo avuto gli stessi problemi: se noi valorizziamo le culture nei loro aspetti positivi, bisogna prendere atto dell’evoluzione di questi ultimi tempi, senza per questo sentirsi più avanti rispetto ad altri.

Parlare di Dio e poi fare guerre e sull’uomo capace di gestire la propria libertà: su questo punto direi di fermarci con molto coraggio a guardare bene in faccia l’uomo, la sua storia, le religioni: non tutto è da leggere in maniera semplicistica.

Io credo che le identità non sono solo errori dell’egoismo degli uomini. Le identità religiose sono spesso dei grandi valori conquistati: per me il concetto di uomo peccatore e di Dio che in Gesù Cristo mi redime non è solo cosa religiosa, ma la constatazione che l’uomo è debole e che la legge è una forma per fare capire questo ed è solo quando si riesce a passare dalla legge all’amore (lo ha proposto Gesù Cristo) che l’uomo fa le cose non perché qualcuno le comanda, ma perché ci crede.