Non presente sul libro   

Prefazione

In questi anni in cui l'uomo è impegnato a scrutare i confini dell'universo, i progressi nel campo scientifico e tecnologico si susseguono a ritmi elevati e lo scambio di informazioni avviene in tempo reale, ci stupisce che qualcuno s'interessi, con massiccio impiego di tempo e risorse, alla ricerca di memorie storiche riguardanti i semplici modi  vita della maggior parte dei paesi lucani fino agli anni quaranta.

Sono passati ormai alcuni anni da quando, con un mozzicone di lapis, suo fedelissimo compagno in questa avventura, Adamo Ponzio appuntò il primo vocabolo dialettale su un taccuino composto da una serie di foglietti, anche stropicciati, ma sempre presenti nelle tasche dell'autore nei momenti cruciali della vita di quest'opera.

Come tutte le belle cose, anche questi racconti in versi, nascono un po' dal caso e un po' dalla tenacia dell'autore che, con eccezionale versatilità e prontezza di spirito, mette insieme una grande quantità di vocaboli che andranno a formare delle fantastiche poesie.

Innumerevoli sono i temi trattati: dalle difficili condizioni di vita dei piccoli paesi alla semplicità della gente povera. Alcune delle poesie-racconti di Adamo evidenziano delle particolari situazioni e atteggiamenti che sono tuttora presenti e fortemente radicati nei caratteri degli abitanti dei piccoli paesi lucani.

Adamo affronta questi argomenti in vena sarcastico-umoristica, con una tecnica che non si acquisisce con lo studio approfondito del lessico italiano, ma grazie all'aiuto di uno strumento a noi tutti caro e prezioso: il dialetto. Non il dialetto corrente, che risulta fortemente italianizzato per l'influenza dei mass media e per la facilità di spostamento fra i popoli, ma quello "vero". Il dialetto parlato dai nostri avi.

Una carrellata di fotografie dà continuità al racconto poetico. Si tratta di immagini realizzate e riprodotte dallo stesso autore che portano il lettore a calarsi nella realtà di un tempo.

In questo lavoro, Adamo non si è avvalso di collaboratori: ha affidato l'intera responsabilità alle sue capacità mnemoniche e organizzative, riparando, alcune volte, in racconti di fantasia sempre molto allegri e divertenti.

Le traduzioni sono state effettuate da Adamo e riportano fedelmente la struttura delle poesie dialettali. Quest'opera oltre che una raccolta di interesse storico-ambientale rappresenta un primo passo verso la realizzazione di un vocabolario italiano-tramutolese, che l'autore si propone di pubblicare prossimamente.

Nell'ultima parte l'autore inserisce qualche brano musicale, musica e parole  di sua composizione, con testi in lingua italiana e in dialetto  . Concludono il libro alcune poesie in lingua italiana, che sottolineano a pieno titolo, la fantasia, il carattere e la straordinaria sensibilità dell'autore, riportando alla luce situazioni vissute e considerazioni fatte dallo stesso nel corso dei suoi quasi settant'anni.

                                                                                                   G. F.

Approfondimenti

Non presente sul libro   

Adamo Ponzio

Adamo Ponzio, nato il tre luglio millenovecentotrenta a Tramutola, è pensionato. Ha esercitato le attività di radiotecnico, arredatore ed imprenditore alberghiero. Di carattere dolce e versatile è fondamentale per lui il contatto umano; inoltre egli rispetta ed ama gli animali. Possiede interessi molteplici fra cui la passione per la buona musica che lo ha portato a suonare discretamente il mandolino; ha nel cassetto numerosi brani musicali di sua composizione due dei quali solo ora pubblicati.

Sportivo, amante della competizione intesa in senso nobile, ha sempre rivolto il proprio interesse verso la natura, volendo si misurarsi con essa, ma sempre al solo scopo di integrarsi e scoprire quanto di più fascinoso e meraviglioso vi è contenuto; si è sempre immerso con interesse nella ricerca del più antico spirito che ha animato l'uomo, alla scoperta di un mondo che fosse a sua dimensione.

Citiamo qui alcune sue imprese sportive, come ciclista, che lo hanno portato ad attraversare regioni d'Italia immerse ancora nel silenzio inviolato dei propri paesaggi, tra cui l'intero periplo della Sardegna, e l'itinerario tra monti e città del Peloponneso e dell'isola di Creta, alla scoperta degli splendori della civiltà greca, luoghi nei quali ha realizzato un interessante servizio fotografico su musei e resti archeologici delle città di Patrasso, Olimpia, Argos, Micene, Corinto, Atene, Iraklion, Chania, Agios Nikolaos, Knossos, Rethimno e numerose altre.

Come sciatore, sia nel fondo che nello sci alpino e nello sci alpinismo, si è sempre distinto; ha effettuato traversate ardimentose di ghiacciai, fra seracchi e crepacci, del monte Bianco, del monte Rosa, del Cervino e di altre montagne; inoltre è ottimo nuotatore di fondo, perché dotato di resistenza non comune sulle lunghe distanze.

Il suo impegno di autodidatta, lo ha portato ad acquisire conoscenza e competenza nel campo della fotografia. In quasi quarant'anni di attività ha puntato il proprio obiettivo su circa trentacinquemila soggetti, catturando immagini che costituiscono un'antologia della natura, dei costumi, delle tradizioni, delle feste popolari e delle attività artigianali e contadinesche della regione lucana.

Le sue fotografie, delicate e mai brutali, dominate da un senso di dolcezza, costituiscono un vero patrimonio culturale e descrivono l'evoluzione subita dalla Basilicata, pervase talvolta da un velo di tristezza per ciò che é scomparso o sta per scomparire.

Le immagini traspaiono nella loro esteriorità con nitidezza, come nel lavatoio comunale di Tramutola che rappresenta "L'assurda fatica" oggi superata dalla tecnologia, o nelle figure di donne che, dedite all'opera di esecuzione della calza o della maglia di lana discutono tra loro della quotidianità del paese. Ma le sue fotografie esprimono anche l'antica fierezza e l'orgoglio del popolo lucano per la propria cultura arcaica e l'affetto profondo per la propria terra, elementi questi che lo portano ad accettare ed a convivere con le asperità del territorio e con le calamità naturali e climatiche che si sono susseguite nel corso dei secoli.

Sul contenuto delle fotografie di ADAMO PONZIO hanno espresso apprezzamenti lusinghieri famosi personaggi tra cui: Leonardo Sinisgalli (poeta e pittore); Maria Padula (scrittrice); Aldo La Capra (fotografo); Mario Tommaselli (naturalista e scrittore); Mario Trufelli (poeta e giornalista); G. Leone (scrittore e scultore).

Ha realizzato moltissime mostre personali in città e paesi d'Italia. Ha ottenuto risultati notevoli sia nel campo nazionale che in quello internazionale, vincendo numerosi concorsi tra i quali: Montemurro (cine foto club Leonardo Sinisgalli) 1981 - 1982 -1983 e premio del pubblico 1984. Verona 1981. Urbino 1982. L'Aquila 1983. Vienna 1983. Premio RAI 1985 - 1986. Cava dei Tirreni 1986. Napoli (concorso del quotidiano "Il Mattino" 1987. Parigi (concorso internazionale "UNESCO" 1986. Moliterno 1986. Olevano sul Tusciano 1989. Tito 1989 e premio del pubblico 1990. Taranto 1990. San Martino 1993.

Livia Dino Guida

Presente sul libro

INTRODUZIONE

La cultura dialettale e la lingua che la esprime, già incalzate ed insidiate dal processo di omologazione alla cultura nazionale, e oggi sottoposte al drammatico urto con il fenomeno della globalizzazione che va determinando la compenetrazione di aree culturali diversissime e lontane, sembrano avviate verso una irrimediabile rovina.

I dialetti, in quanto espressione di una civiltà non più in accordo con le forme di vita, con i costumi, con i bisogni delle comunità - privi perciò dell'ambiente, del milieu, del riscontro nella realtà - presto si corrompono, diventano incapaci di vita autonoma, muoiono. Ma, per un fenomeno compensativo o, meglio, per una inconscia resistenza alla perdita, all'appiattimento e alla standardizzazione; per un bisogno di recupero della schiettezza primigenia in opposizione alle spinte adulteranti della massificazione, noi oggi assistiamo a una rigogliosa produzione di poesia dialettale e di studi demoantropologici. Non ci si illude, ovviamente, di restaurare e tenere in vita il dialetto e mantenere le forme di vita tradizionale dei nostri paesi; si tratta, invece, di recuperare e conservare un patrimonio comune autentico e la testimonianza viva di una cultura o di una umanità.

Siamo perciò lieti di poter salutare questo lavoro dell'amico Adamo Ponzio che, a quanto ci risulta, è il primo a compiere il tentativo di registrare il patrimonio dialettale di Tramutola.

lì libro contiene un mazzetto saporoso di poesie che Ponzio ha confezionato" con materiali recuperati dal proprio deposito memoriale o colti dalla viva voce dei parlanti. Gli esiti sono assai probanti sia in senso linguistico-espressivo che contenutistico, grazie alla conoscenza profonda dell'ambiente umano e sociale e alla sensibilità e amore che porta alle cose del nostro paese, nelle quali egli sembra trasferire la sua anima facendosene un intimo nido, restituendoci un mondo ormai quasi scomparso; un piccolo mondo che non ha segreti per Adamo Ponzio, che in tal modo si fa piccolo demiurgo di una realtà umana, testimone fraterno e consentaneo con il mondo evocato e richiamato alla vita sentimentale; questo mondo ha l'area breve delle mura cittadine, del piccolo cerchio delle presenze tipiche del paese intrise di saggezza disincantata, degli umori ora polemici, ora ironici, ora umoristici.

Dai versi di Ponzio emergono il ritmo, la misura umana delle cose, gli affetti, le azioni, i rapporti sociali; fatti consueti, non eccezionali, di vita di tutti i giorni che hanno caratterizzato la nostra comunità sino a qualche decennio addietro e che solo il dialetto poteva rendere vivi e palpitanti. Egli ha saputo cogliere, nella schiettezza della parlata popolare, il senso profondo di una precisa realtà, le occasioni e i valori umani della nostra gente. Da lui, pertanto, ci aspettiamo un lavoro più sistemativo, compiuto - se possibile - sul dialetto tramutulense. Un dialetto, quello di Tramutola, colta e vivace cittadina, un tempo nel Principato oggi in Lucania, che all'interno dell'isoglossa valdagrina si distingue, per chiare influenze cilentane e salernitane, retaggio della millenaria koiné benedettino-cavense dai dialetti dei paesi contermini, per le caratteristiche sonore e cromatiche.

Noi siamo grati all'amico Ponzio che con la sua fatica ha recuperato per tutti noi Tramutulensi un rapporto con le nostre radici, restituendoci il clima pacifico, domestico, serenante del magico e favoloso tempo dell'infanzia acuendo soprattutto in chi vive lontano, in altre realtà, la nostalgia di reimmersione nella verginale aurora del primo giorno.


SANTINO G. BONSERA

> Qualche ipercritico potrebbe lamentare la mancata trascrizione fonematica; l'autore ci ha tuttavia opposto la considerazione, dal suo punto di vista decisiva, che sottoposto il manoscritto alla lettura di numerose persone anche di altre regioni, queste riuscivano a leggere e a comprendere perfettamente i testi così come egli li stampa.

Presente sul libro

                                                    PREMESSA


La versione in italiano risulta non sempre perfettamente corretta perché ho creduto opportuno tradurre letteralmente sia i vocaboli che i modi d'espressione usati nel linguaggio dialettale, tranne in alcuni casi che sarebbe risultato incomprensibile il significato. In tal modo la traduzione è facilitata e immediata.

La pubblicazione di questi miei scritti è dovuta all'incoraggiamento di molti amici che in essi hanno trovato interessanti il contenuto storico ambientale, la fantasia e, soprattutto, la conservazione dei vocaboli, dei modi di dire, delle locuzioni e dei proverbi del nostro linguaggio dialettale caratteristico di tutti i paesi lucani e di parte delle regioni limitrofe.

A tale scopo sto ultimando anche un lessico del nostro dialetto dettatomi dall'amore e dai ricordi dell'infanzia, dagli amici e compagni di giochi con i quali si parlava soltanto in dialetto, anche perché l'italiano non lo conoscevamo affatto.  Se qualcuno azzardava qualche frase o semplice parola in italiano, era deriso e classificato come il più stupido del gruppo. Nel caso in cui non continuava ad esprimersi come noi, veniva esortato a parlare in dialetto apostrofandogli la frase: "parla cumm t'ha ffatt mamm-ta" (parla come ti ha fatto tua madre), come dire: parla come siamo stati abituati.

Ovviamente, in questo contesto ambientale il linguaggio dialettale, flessioni, fonetica, sono talmente radicati in tutti noi, come d'altra parte per tutti i dialetti, che pur sforzandoci non riusciamo ad esprimerci in italiano con dizione corretta. Comunque il dialetto stretto non è più parlato, ha subìto modifiche sostanziali dagli anni cinquanta in poi. Moltissimi vocaboli antichi, derivanti da lingue dei numerosi invasori che si sono succeduti, sono andati man mano in disuso.

Oggi, alle soglie del duemila, i giovani studenti non parlano il dialetto ma si esprimono quasi totalmente in italiano sia in famiglia che fra di loro e anche con confortevole dizione dovuta, oltre alle scuole, anche agli scambi culturali con altre regioni, ai mezzi di comunicazione, radio e televisione i quali hanno avuto un ruolo rilevantissimo in tal senso.

In un mondo multiculturale sembra anacronistico parlare della conservazione delle espressioni dialettali ma, a mio avviso, la riscoperta del dialetto non è sinonimo di regressione o di chiusura, poiché rappresenta l'evoluzione della storia di intere generazioni.

Il dialetto, quindi, non va visto come un fenomeno di sotto-cultura ma va conservato e valorizzato.

                                                                                   

                                                                                               Adamo Ponzio     

Adamo Ponzio

Via Mazzini, 43

85057 Tramutola -PZ

Per ulteriori informazioni:

Tel.: 0975-353037
Fax: 0975-353037
E-mail: adamoponzio@tiscalinet.it

  Home Page    Indice del libro    Alcuni versi   Alcune foto