IL PELLEGRINAGGIO DAL SANTO PADRE:  ROMA 21 GIUGNO 2000 

L.C.

Questa primavera, dopo un notevole sforzo organizzativo, il Gruppo Italiano Adulti FC (GIAFC), era riuscito a farsi ricevere in udienza privata dal Santo Padre.
Ogni regione ha avuto la possibilità di inviare dei rappresentanti per ricevere la benedizione del Santo Padre nell'anno del Grande Giubileo.
Al di là della forte esperienza a carattere religioso, nell'intento dei rappresentanti del GIAFC, c'era la speranza di uscire dall'anonimato e di far conoscere le problematiche degli adulti con Fibrosi Cistica.
I tre rappresentanti, uno più acciaccato dell'altro, con grande forza di volontà, si sono dati appuntamento a Roma il 20 giugno presso una casa gestita dalle suore (per non presentare un rimborso spese eccessivo, visto che nell'anno giubilare gli alberghi della capitale hanno prezzi proibitivi!).
L'entusiasmo di ritrovarsi tutti e tre insieme (era la prima volta dalla votazione) era accompagnato da una certa ansia per ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo.
Sveglia ore 6.00, per poter fare drenaggi ed aerosol di rito. Il primo a partire doveva essere Enzo ma, a causa della congestione della capitale nell'ora di punta, il suo taxi è arrivato quando io e Daniela ci accingevamo a chiamare i nostri. Dopo mezz'ora di inutile attesa, quando ormai ogni speranza sembrava affievolirsi (dalle suore si spende poco ma ci si ritrova lontani dal centro!), il buon cuore della madre superiora ha trovato la soluzione: caricarci tutti sul fiorino! Così Luisa e Daniela, adeguatamente mascherate, perché, si sa, i germi si mischiano, salivano sul fiorino insieme alle rispettive mamme, il Prof. Grzincich e la madre superiora.

La tensione si allenta e tra le risate provocate da una situazione tanto buffa quanto assurda, arriviamo vicino a Piazza San Pietro: il nostro pellegrinaggio è giunto al termine, finalmente respiriamo l'aria di sacralità propria dell'occasione.
Grazie ai nuovi prodigi , che rispondono al nome di telefoni cellulari, riusciamo, nonostante la

bolgia, a trovare Enzo. Pian piano ci orientiamo e vediamo il banchetto allestito dall'Associazione Laziale, salutiamo ed abbracciamo Pietro Armani e Lella, stringiamo la mano ai membri delle altre Associazioni FC.
Il tempo è tiranno: chi doveva venire a ritirare i biglietti non si è ancora presentato e la celebrazione sta per iniziare!
Nella gran confusione, cerchiamo di raggiungere il nostro

posto, la folla ci divide: non trovo più Enzo, Piero, Lella, il Professore. Torno indietro per riprendere mia madre e vengo bloccata da un energumeno della sicurezza. Il passo è sbarrato: tra un po' passerà Sua Santità sulla Papa mobile.
Così, compressi come sardine e disorientati come tonni in una tonnara, attendiamo il "benedetto passaggio". La visione del Papa non riesce a colmare lo stato di disagio e di frustrazione che mi assale. Il mio pensiero corre a tanti anni fa, quando ancora bambina il Papa mi abbracciò: allora ero andata in pellegrinaggio per vederlo da lontano e mi sono ritrovata, ignara, tra le sue braccia. Adesso, adulta e consapevole, mi trovo lontano da lui e i miei occhi lo vedono

andar via, come in televisione. Io lì, piccola, tra migliaia di persone, un puntino!
Le spinte, il senso di vertigine e di nausea mi riportano alla realtà. Adesso è fondamentale non farmi disperdere dalla folla e raggiungere i miei compagni di avventura sulla "tribuna d'onore". Quando lo sbarramento si apre, mi sembra di essere travolta da una mandria di tori infuriati; cerco di non perdere mia madre, la lascio sana e salva nel suo settore e cerco di raggiungere il mio. Con passo malfermo, la testa in confusione, sotto il sole cocente, chiedo alle guardie dove devo andare. Invece che in Vaticano mi sembra di essere in Russia o nella Germania delle SS: le guardie hanno un cipiglio da gestapo e un'arroganza mai sperimentata! Disgustata da tutto e da tutti, cerco di arrivare a destinazione. Finalmente, tra la folla di poltroncine nere, roventi, spunta la faccia amica di Piero che mi trae in salvo, come una povera barchetta che trova il porto durante una bufera.
Tutto è sfumato: il Santo Padre ha già iniziato la sua celebrazione, ma non riesco a trovare la concentrazione necessaria a tale evento. Con fatica tentiamo di capire i ringraziamenti e i saluti che il Santo Padre rivolge a coloro che sono accorsi al suo cospetto: l'orecchio teso, poi, man mano che vengono presentati i vari gruppi, la speranza si spegne via via e, alla fine, abbiamo l'amara consapevolezza di non essere stati neanche nominati. Il Papa è lontano da noi, non potremo incontrarlo a quattr'occhi. Ci siamo dispersi come foglie al vento e non sappiamo dove sia andata a finire Daniela. Il caldo è asfissiante e, sul volto di tutti noi è evidente la delusione!
Penso a quante discussioni ho dovuto fare con mio marito e la mia famiglia per andare lì a Roma ad incontrare il Santo Padre. Nonostante sia reduce da un virus che mi ha lasciato un vago senso di vertigine e una discreta difficoltà di deambulazione, ho voluto questo viaggio con tutta me stessa, perché era importante per il Gruppo. Penso a mia madre, piccolo punto là in mezzo alla folla, mia madre che mi ha accompagnata perché non riuscivo neanche a trascinare i miei bagagli, mia madre che ha lasciato solo mio padre per permettermi di "incontrare il papa".
Penso alle parole di mio marito: "Fossi in te, in queste condizioni non ci andrei!"
Penso al Professore che, in piena crisi, quando facevo fatica a muovere un passo, mi rassicurava: "Al limite prendiamo una sedia a rotelle e ti spingo!"
Adesso è finito tutto, la folla si disperde, i pochi fortunati stringono la mano al Papa e noi, attoniti e delusi ci avviamo verso l'uscita.
Arrabbiati e delusi ci chiediamo dove abbiamo sbagliato ma forse, così piccoli, non avevamo diritto di entrare nel Regno dei Titani!



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