La valutazione dei circoli collaterali attivi in corso di patologia
cerebro-vascolare deve sempre essere parte integrante di ogni esame dei
tronchi sopra-aortici.
La visibilità (Tabella 1) del tronco brachio-cefalico, dell'a.
succlavia e dell'ostio dell'a. vertebrale con Eco (Pulsed Wave o P.W.)
o ColorDoppler (Color) è spesso inadeguata su alcune apparecchiature
in commercio, in dipendenza della forma della sonda per uso vascolare,
che mal si adatta alla conformazione della base del collo.
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arteria |
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tronco brachio-cefalico |
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succlavia |
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carotide comune |
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carotide interna |
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carotide esterna |
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ostio vertebrale |
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vertebrale |
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tiroidea superiore |
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tiroidea inferiore |
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sotto-occipitale |
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cervicale ascendente |
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oftalmica |
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Inoltre, una indicazione chirurgica di urgenza quale la stenosi pre-occlusiva
della carotide interna, con flusso residuo esiguo ma ad altissima velocità,
è del tutto misconosciuta al Doppler pulsato e al Color per l'intervento
dell'aliasing, mentre è in mani esperte chiaramente riconosciuta
con Doppler continuo (Continous Wave o C.W.). L'esperienza dell'operatore
è chiaramente un fattore limitante nell'uso del C.W.
L'a. oftalmica non è esplorabile con P.W. o Color, cioè
non si può con queste apparecchiature effettuare un test oftalmico.
In ultimo, le manovre clinico-strumentali per l'esplorazione dei circoli
collaterali sono eseguite più agevolmente con C.W.
Per questi motivi il Doppler C.W. dovrebbe sempre affiancare ancora
oggi l'indagine effettuata con apparecchiature più moderne e si
dovrebbe nutrire una sana diffidenza nei confronti degli esami soltanto
morfologici del distretto dei tronchi sopra-aortici.
La rete arteriosa cerebrale
A meno di un solo punto (il tronco brachio-cefalico), si tratta di
una struttura fondamentalmente simmetrica, che si può utilmente
rappresentare con uno schema (Fig. 1).
In presenza di una patologia occlusiva o di una stenosi emodinamicamente
significativa con caduta pressoria intravasale a valle, si determina un
riaggiustamento delle direzioni di flusso in altri vasi a seconda dei gradienti
di energia meccanica.
Dal punto di vista macroscopico si può definire il compenso
come una azione di sostegno o sostitutiva esercitata da alcuni vasi nel
meccanismo di ripristino della irrorazione di un distretto.
L'individuazione dei circoli di compenso è utile (Tabella 2)
per motivi di puro inquadramento della patologia cerebro-vascolare, ma
anche per ragioni prognostiche, di indicazione, programmazione e controllo
successivo della terapia chirurgica e/o trombolitica loco-regionale.
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La valutazione dei compensi deve tener conto della struttura normale
della rete e individuare i punti in cui il singolo paziente si allontana
dalla normalità.
Per fare questo l'operatore deve interrogare la rete, effettuando su
di essa variazioni e manovre clinico-strumentali (1) (12), che corrispondono
a variazioni temporanee della sua struttura o funzione.
La manovra funzionale è fondamentalmente l'iperemia dell'arto
superiore, mentre sono disponibili 8 tipi di compressioni per lato (Tabella
3).
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Facendo eco alla polemica ormai tramontata sulle manovre compressive, si può riassumerla dicendo che esse sono fondamentalmente innocue se eseguite secondo una disciplina precisa:
- non comprimere in zone dove si sia messa in evidenza una stenosi
- comprimere sempre dolcemente e solo dopo aver localizzato il polso
- comprimere per una durata massima di una o due sistoli cardiache
Tuttavia bisogna riconoscere che alcune compressioni sono difficili
da eseguire, mentre esistono compressioni combinate non riportate in tabella.
Una schematizzazione delle vie del compenso è riportata nella
Tabella 4, dove queste sono divise in circoli di supplenza e derivazioni,
secondo la classificazione di Franceschi (1).
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7 circoli di supplenza | Willis |
circolo orbitario dx e sn | |
circolo sotto-occipitale dx e sn | |
circolo sopra-tiroideo | |
circolo sotto-tiroideo | |
5 vie di derivazione | vertebro-succlaveare dx e sn |
vertebro-vertebrale | |
carotido-carotidea dx e sn | |
1 via di derivazione chirurgica esclusiva | EC-IC temporo-silviano |
Tecnica della valutazione dei compensi
L'esposizione sarà limitata soltanto ai casi notevoli. Per una
trattazione esauriente si rimanda ai lavori in bibliografia.
Per ogni manovra bisogna considerare un punto di rilevazione, un punto
di compressione e un effetto velocimetrico.
Esplorazione del circolo di Willis
l Se le carotidi e le vertebrali sono libere, consulta lo Schema A.
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arteria |
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comunicante anteriore | carotide interna (dx o rispettivamente sn) | carotide comune sn o rispettivamente dx) | pervia se aumenta, non pervia se è invariata |
comunicante posteriore | Vertebrale | carotide comune omolaterale | pervia se aumenta, non pervia se è invariata |
Il rapporto tra il flusso dopo (i) e prima (h) della compressione i/h
è il Potenziale di Supplenza della comunicante anteriore o posteriore.
Se la carotide interna è occlusa prossimalmente all'oftalmica:
se l'oftalmica è anterograda, consulta lo Schema B;
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arteria |
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comunicante anteriore | oftalmica (dx o rispettivamente sn) | carotide comune sn o rispettivamente dx) | pervia se si annulla o si inverte, non pervia se è invariata |
comunicante posteriore | oftalmica omolaterale | carotide comune omolaterale e controlaterale separatamente | pervia se aumenta o resta invariata |
se l'oftalmica è retrograda, consulta lo Schema C.
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arteria |
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comunicante anteriore | oftalmica (dx o rispettivamente sn) | carotide comune sn o rispettivamente dx) | pervia se aumenta, non pervia se è invariata |
comunicante posteriore | oftalmica omolaterale | carotide comune omolaterale | pervia se la com. ant. non è pervia e la velocità si inverte |
Esplorazione del circolo sopra-tiroideo
L'intervento del circolo sopra-tiroideo, spesso nella occlusione della
carotide esterna, si controlla rilevando sulle a. temporale superficiale
e facciale e comprimendo la carotide comune controlaterale, ottenendosi
una riduzione di flusso se il compenso è attivo.
Nel caso che il tronco brachio-cefalico sia ostruito, il compenso viene
dalle tiroidee superiori se la compressione della succlavia ne riduce il
flusso, che invece è aumentato dall'iperemia reattiva.
In presenza di gozzo ipervascolarizzato, la manovra non è attendibile.
Esplorazione del circolo sotto-tiroideo
L'intervento del circolo sotto-tiroideo si controlla rilevando sull'a.
tiroidea inferiore e comprimendo la succlavia. Si ottiene una riduzione
di flusso se il compenso è attivo, mentre la manovra di iperemia
reattiva dell'arto sup. omolaterale provoca invece un aumento.
In presenza di gozzo ipervascolarizzato, la manovra non è attendibile.
Esplorazione del circolo sotto-occipitale
Queste anastomosi non sono visibili in genere in condizioni normali.
Obliterazione vertebrale all'ostio:
l l'anastomosi vertebro-occipitale è attiva se il flusso al
Tillaux si annulla o si inverte per compressione della carotide comune
omolaterale. Il flusso spontaneo vertebrale può essere del tipo
furto intermittente, reso completo dalla compressione della carotide comune
omolaterale.
l è attiva invece la rivascolarizzazione attraverso i tronchi
tireo-bi-cervico-scapolari (TTBCS) se la compressione della carotide comune
omolaterale aumenta o lascia invariato il flusso al Tillaux, mentre la
compressione sotto-occipitale annulla o inverte il flusso vertebrale.
Esplorazione della derivazione vertebro-succlaveare
È costituita dalla succlavia e dalla vertebrale a sinistra,
mentre a destra vi si aggiunge il tronco brachio-cefalico.
La stenosi della succlavia prevertebrale provoca l'intervento compensatorio
della vertebrale con la sindrome da furto della succlavia o emostorno vertebro-succlaveare,
nelle sue varianti di prefurto, furto intermittente e furto completo.
La compressione della succlavia (o della carotide comune omolaterale,
se le comunicanti posteriori sono permeabili) riduce il furto, l'iperemia
invece lo accentua.
L'occlusione del tronco brachio-cefalico può essere compensata
dalla carotide invertita rifornita dal circolo di Willis tramite la comunicante
anteriore. Il flusso della carotide comune destra è ridotto dalla
compressione succlaveare destra, mentre si annulla per compressione della
carotide comune sinistra. Il flusso della vertebrale e della succlavia
destre è annullato dalla compressione carotidea destra.
Se invece il compenso avviene attraverso la vertebrale dx, il flusso
vertebrale destro è invertito e ridotto dalla compressione succlaveare
o carotidea destra. Il flusso carotideo dx è anterogrado ed è
aumentato dalla compressione della succlavia, mentre è ridotto o
invertito dall'iperemia.
L'esame del circolo anastomotico oftalmico costituisce soltanto una
parte dell'indagine Doppler dei vasi cerebro-afferenti.
Nonostante la sua rapidità, esso fornisce importanti informazioni
sullo stato fisiopatologico del circolo carotideo, in quanto a questo livello
si trova la più importante anastomosi tra il circolo intra e extracranico,
precisamente, tra le arterie carotidi interna ed esterna.
L'inversione del flusso nella anastomosi è stata più
volte indicata come segno di patologia sclerotico-ostruttiva della carotide
interna. (2) (3)
La rilevazione della direzione del flusso, identificabile tramite compressione
dei rami superficiali della carotide esterna (temporale superficiale (TS)
e facciale (FC)), mostra comunque un significato ambiguo, quando si considerino
gli interventi compensatori di altri vasi, che possono normalizzare la
direzione del flusso, mascherando così l'effetto della riduzione
pressoria nella carotide interna. (4) (5)
L'incertezza diagnostica giustifica pertanto l'adozione combinata delle
varie tecniche indirette al momento disponibili per l'esplorazione del
circolo carotideo. (6) (7)
È possibile procedere a una rivisitazione del test oftalmico,
sulla base della letteratura e delle esperienze personali, al fine di mettere
in evidenza il complesso delle informazioni desumibili dal test, opportunamente
modificato.
Un aspetto non marginale di questo lavoro è la traduzione in
diagramma di flusso (flow-chart), nell'intento di standardizzare il metodo
e di rendere trasmissibile l'algoritmo decisionale del test.
L'arteria oftalmica nasce in corrispondenza del processo clinoideo anteriore,
quale ramo collaterale dell'arteria carotide interna, all'uscita del suo
percorso intrapetroso. Penetrata nel forame ottico lateralmente al nervo
omonimo, emette l'a. lacrimale e l'a. centrale della retina. Incrociando
il nervo ottico in direzione latero-mediale e postero-anteriore, dà
origine all'a. sopraorbitale, alle a. ciliari posteriori brevi e lunghe,
alle a. muscolari superiore e inferiore. Portatasi medialmente al nervo
ottico, emette le a. etmoidali posteriori e anteriori e le a. palpebrali
mediali inferiore e superiore. In corrispondenza della troclea di riflessione
del muscolo obliquo superiore, si divide infine in due rami terminali:
l'a. sopratrocleare, che si dirige in alto e medialmente verso la fronte
e l'a. dorsale del naso, più voluminosa, che si dirige in basso
e medialmente, anastomizzandosi con l'a. angolare, ramo dell'a. facciale.
(8)
Molto importanti dal punto di vista emodinamico e clinico sono i rami
sopraorbitario, sopratrocleare e dorsale del naso, sia per la loro posizione
superficiale, che ne permette una agevole identificazione, sia per le loro
anastomosi con il circolo superficiale della faccia, nutrito dai rami dell'a.
carotide esterna.
Il circolo oftalmico costituisce così una via anastomotica fisiologica
tra la circolazione arteriosa endocranica e il flusso a destinazione muscolo-cutanea.
In particolare, l'a. carotide interna svolge un ruolo essenziale nella
nutrizione del parenchima cerebrale, mentre l'a. carotide esterna invia
il suo sangue prevalentemente alle strutture muscolari e cutanee della
faccia. Appaiono perfettamente in linea con questi dati la minore resistenza
periferica, la più alta velocità diastolica e il più
alto regime tensivo che vigono nel distretto della carotide interna, in
paragone a quello della carotide esterna. Il gradiente di pressione, cioè,
si rivolge verso l'esterno e il circolo oftalmico è percorso da
un flusso a direzione encefalofuga.
Nella patologia sclerotico-ostruttiva dei vasi cerebro-afferenti, questa
via anastomotica precostituita può svolgere un ruolo importante
di compenso, nel tentativo di derivare il sangue oltre gli ostacoli presenti
nelle vie principali di conduzione. Quando la percentuale di stenosi dell'a.
carotide interna supera un valore critico, la pressione del distretto muscolo-cutaneo
diventa dominante e le anastomosi del distretto oftalmico invertono il
loro flusso, dirigendo il sangue in direzione endocranica.
L'evento fisiopatologico descritto rappresenta senz'altro il caso ideale
posto alla base dell'esecuzione del test oftalmico. Nella pratica clinica,
però, il compenso circolatorio a una patologia sclerotico-ostruttiva
della carotide interna può scegliere strade in diretta dipendenza
delle possibili variazioni anatomiche e dello stato di integrità
degli altri vasi cerebro-afferenti.
L'interpretazione corretta dei risultati del test richiede una conoscenza
attenta della vascolarizzazione oculare e una visione complessiva dei circoli
di compenso possibili, in caso di stenosi/ostruzione della carotide interna.
(Tabella 5).
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EXTRA-INTRACRANICI
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INTRACRANICI PROSSIMALI
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INTRACRANICI AL POLIGONO DI WILLIS
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INTRACRANICI DISTALI
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(*) indagabile tramite test oftalmico
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Osservazioni effettuate su preparati per corrosione in soggetti di varia
età mostrano che le strutture vascolari dell'orbita sono congiunte
da una fitta rete arteriolare e capillare in una unità vascolare
(plesso orbitario), che ammette più vie di entrata per il flusso
sanguigno (9).
Anteriormente, il plesso presenta le classiche anastomosi a.facciale/a.dorsale
del naso e a.temporale sup./a. sopraorbitaria, che connettono i distretti
endocranico ed esocranico.
Medialmente, invece, attraverso le a. etmoidali anteriore e posteriore,
si mette in comunicazione con rami di scarsa importanza della regione mediale
dell'orbita.
Lateralmente, poi, vi sono due importanti vie di afflusso, l'a. accessoria
oftalmica, ramo dell'a. meningea media, e un ramo anastomotico proveniente
dall'a. mascellare interna. Entrambe queste due ultime vie conduco-
no flusso a partenza da rami profondi dell'a. carotide esterna.
L'attivazione delle anastomosi laterali del plesso orbitario può
determinare l'incontro a livello dei punti di rilevazione Doppler di due
flussi, superficiale e pro-
fondo, di direzioni contrastanti, ma entrambi riforniti dall'a. carotide
esterna. In questo caso, nessuna informazione può trarsi dai risultati
del test oftalmico, in quanto il plesso orbitario non riceve sangue dall'a.
carotide interna.
Se consideriamo, inoltre, la filogenesi del sistema vascolare encefalico,
notiamo che l'a. carotide interna non ricopre affatto lo stesso ruolo nell'uomo
e nei mammiferi inferiori. In questi ultimi, infatti, essa si sviluppa
abbastanza precocemente durante la vita embrionaria, ma degenera non appena
si costituiscono anastomosi validamente funzionanti tra la sua porzione
distale e i rami profondi dell'a. carotide esterna, in genere l'a. faringea
ascendente. (9)
Queste anastomosi si realizzano attraverso un groviglio di vasi, denominato
rete mirabile caroticum. Presente nella pecora, nel bue, nel maiale e nel
gatto, la rete mirabile caroticum non esiste normalmente nell'uomo, ma
ne è segnalata la presenza in caso di malattia moya-moya, per degenerazione
spontanea della porzione prossimale dell'a. carotide interna.
L'analogo umano della rete mirabile caroticum ha l'aspetto angiografico
della nube di fumo di una sigaretta, situandosi talora in posizione anatomica
bassa ed extracranica, talora più in alto, per cui il circolo di
compenso a seconda dei casi può essere definito intracranico o extracranico.
La citazione, doverosa dal punto di vista teorico, deve comunque tener
conto dell'estrema rarità dell'affezione, segnalata specialmente
in Giappone.
Sempre nel caso delle anomalie anatomiche, bisogna segnalare la comunicazione
intracranica tra l'a.vertebrale e l'a.carotide interna (10).
Questo raro circolo di supplenza non è distinguibile, se non
angiograficamente, dall'intervento compensatorio del tronco basilare, tramite
l'a. comunicante posteriore. Attraverso l'a.comunicante anteriore, invece,
può essere veicolato il flusso compensatorio a partenza dall'a.
carotide interna controlaterale, con normalizzazione della direzione del
flusso nel plesso orbitario.
A valle del circolo di Willis, inoltre, sono operanti anastomosi tra
vasi di calibro molto ridotto, che sebbene importanti per la connessione
vascolare distale tra territori encefalici contigui, tuttavia non sono
indagabili mediante esame Doppler cervico-encefalico.
La conoscenza anatomica delle vie di afflusso, fisiologiche o patologiche,
al plesso orbitario chiarisce il diverso comportamento del test oftalmico
nei casi di rivascolarizzazione del plesso da parte dell'a.carotide esterna.
Infatti, il flusso oftalmico presenta una direzione invertita solo nei
casi di intervento dei rami superficiali carotidei esterni. Se il plesso,
invece, contrae rapporti di rilievo con i rami profondi, il flusso oftalmico
è fisiologicamente diretto verso l'esterno del cranio, determinandosi
così un reperto falsamente negativo all'esame Doppler.
Elementi di tecnica della rilevazione Doppler
È necessario adoperare un velocimetro Doppler bidirezionale
ad onda continua, che utilizzi una sonda ad alta frequenza, per vasi superficiali,
8 oppure 9.5 MHz. A paziente supino, l'operatore si pone alla testa del
lettino, applicando la sonda sui punti di repere previsti. A evitare movimenti
incontrollabili, la sonda va tenuta in sede tramite il cavo di connessione
al velocimetro. Una volta rilevato, il segnale Doppler deve essere reso
positivo, in analogia con quanto si fa per la rilevazione vertebrale al
triangolo di Tillaux. L'informazione sulla direzione del flusso oftalmico
va ricavata, infatti, dalle sole manovre compressive. L'esistenza di più
branche dell'a. oftalmica, aggredibili all'esame Doppler, obbliga alla
rilevazione in più sedi elettive, in caso di assenza del segnale
in una di esse. (Flow-chart 1).
La branca nasale (dorsale del naso/angolare del naso) si rileva all'angolo
supero-mediale dell'orbita, mentre l'a.sopratrocleare si trova un po'più
in alto e lateralmente, L'a. sopraorbitaria, invece, è repertata
ponendo la sonda sulla cute della palpebra superiore, diretta verso il
sopracciglio, un cm. superiormente e lateralmente al punto di mezzo corneale.
Le opinioni dei vari AA. divergono riguardo la sede di rilevazione
più informativa. L'a. sopraorbitaria falserebbe in parte i risultati,
perché originata nel 30% circa dei casi direttamente dall'a. meningea
media, ramo della carotide esterna. La branca nasale sarebbe, invece, più
informativa, perché nella totalità quasi dei casi originata
dall'oftalmica (4).
Altri AA., invece, sono del parere che l'a.sopraorbitaria dia informazioni
più attendibili e concordanti con i dati angiografici (11).
Nel mio lavoro di routine, rilevo in prima istanza la dorsale/angolare
del naso, che nella mia esperienza è maggiormente sensibile alle
manovre compressive sui rami dell'a.carotide esterna. In ogni caso, prima
di concludere per una assenza di flusso oftalmico, occorre aver tentata
la ricezione del segnale in tutte le sedi citate (Flow-chart 1).
Criteri generali di conduzione dell'esame
Alcuni aspetti del metodo di rilevazione sono essenziali per la comprensione
della terminologia adottata. In primo luogo, il senso del flusso in un
vaso individuato mediante metodica Doppler dipende dall'angolo che il fascio
ultrasonoro forma con l'asse del vaso stesso. Nel caso della rilevazione
oftalmica, è possibile constatare che ponendo la sonda all'angolo
supero-mediale dell'orbita e cambiando leggermente la direzione della sonda,
il senso del flusso talora varia anch'esso capricciosamente, dimostrando
che nessun affidamento si può fare sulla direzione del flusso individuata
mediante la sola rilevazione Doppler.
Questa indagine, invece, risulta agevole se si procede alla compressione
delle branche superficiali dell'a.carotide esterna, contemporaneamente
alla registrazione effettuata sull'oftalmica. È ovvio, infatti,
che una risposta del flusso nel senso dell'aumento depone per una direzione
fisiologica dall'interno all'esterno del cranio. All'opposto, se il flusso
oftalmico si riduce, si azzera o si inverte, siamo di fronte a una direzione
invertita, che assume diversi significati fisiopatologici, precisabili
nel prosieguo dell'esame. Nessuna conclusione, invece, può farsi
quando il flusso oftalmico resta invariato dopo la manovra compressiva.
Inoltre, l'invarianza del flusso può essere dovuta anche a una erronea
manovra compressiva, effettuata in sede anatomica non idonea, e quindi
deve essere sempre studiata con attenzione.
La possibilità di modulare il flusso oftalmico, tramite la compressione
delle arterie temporale superficiale e facciale, ci dice che questi vasi
costituiscono una fonte esocranica del flusso, fonte che può essere
anche definita primaria, cioè a più alta pressione, quando
l'oftalmica è invertita. All'inverso, è secondaria, cioè
a più bassa pressione, quando l'oftalmica conserva la sua direzione
fisiologica.
Alla fonte esocranica si oppone, in genere, una fonte endocranica di
flusso, definibile secondaria quando l'oftalmica è invertita, primaria
invece, quando il sangue vi scorre in direzione encefalofuga.
Inoltre, il flusso che deriva dalle fonti primarie si registra con
la semplice rilevazione, mentre il flusso proveniente dalle fonti secondarie
si mette in evidenza mediante esclusione per compressione delle fonti primarie.
Una prima conclusione è possibile. L'inversione dell'oftalmica
è sempre indice di patologia, mentre una direzione fisiologica del
flusso non sempre denota normalità emodinamica. Ciò si verifica
perché la direzione del flusso è determinata dai rapporti
di pressione nei distretti vascolari a valle delle carotidi interna ed
esterna. È così possibile ottenere un falso negativo per
basse percentuali di stenosi dell'a. carotide interna, per le quali la
riduzione pressoria sia di scarsa entità; oppure nelle stenosi percentualmente
più gravi, associate a patologia sclerotica dell'a. carotide esterna,
casi questi nei quali alla caduta pressoria nel sifone carotideo fa fronte
un analogo regime ipotensivo nei rami dell'a. carotide esterna.
Il complesso delle informazioni desumibili dal test oftalmico va ben
oltre questi dati abbastanza vaghi nel loro significato fisiopatologico.
L'esame può essere approfondito, associando ulteriori manovre compressive.
In generale, si può dire che il test può essere articolato
in tre compressioni arteriose. Di queste, una è effettuata in modo
combinato sulle arterie temporale superficiale e facciale, cioè
su vasi che sono in diretta vicinanza dell'anastomosi. Le altre su due
vasi che si trovano a discreta distanza da essa, cioè separatamente
sulle due arterie carotidi comuni, alla base del collo e per una o al massimo
due sistoli cardiache. Queste manovre sono comunque proscritte nel caso
che nel corso dell'esame si mettano in evidenza alterazioni patologiche
nelle sedi da comprimere.
Le risposte emodinamiche possibili a livello oftalmico sono cinque:
aumento, invarianza, riduzione, azzeramento, inversione. Fatta astrazione
dall'invarianza, per i problemi già esposti, e dall'azzeramento,
per i motivi che vedremo, le restanti risposte possono essere raggruppate
in due insiemi funzionalmente opposti (Tabella 6).
In un primo gruppo poniamo l'inversione e la riduzione del flusso oftalmico,
nel secondo gruppo inseriamo, invece, l'aumento dello stesso flusso. Questa
classificazione separa risposte emodinamiche funzionalmente antitetiche,
nel senso che l'inversione e la riduzione avvengono per compressione delle
fonti primarie a più alta pressione, mentre l'aumento del flusso
è tipico della esclusione delle fonti secondarie a minore regime
tensivo. La risposta di azzeramento potrebbe di diritto essere introdotta
nel primo gruppo, limitatamente alle compressioni ravvicinate, ma è
bene tenerla distinta, perché non ha un corrispondente antitetico,
essendo la fonte secondaria in tal caso assente. Inoltre, l'azzeramento
per compressione a distanza, quando sia già dimostrata l'esistenza
di una fonte secondaria, è dovuto alla contemporanea esclusione
delle fonti primarie e secondarie.
L'uso di questa classificazione è immediato (Tabella 7).
Se con la compressione a distanza otteniamo una risposta appartenente
allo stesso gruppo di quella raccolta con la compressione ravvicinata,
allora il vaso compresso a distanza ha lo stesso significato funzionale,
cioè è anch'esso una fonte esocranica. All'inverso, se otteniamo
una risposta antitetica, il vaso compresso svolge una funzione antitetica,
cioè è da ritenere una fonte endocranica. Se, infine, il
flusso si azzera, è chiaro che il vaso rifornisce contemporaneamente
i distretti eso ed endocranici.
Un esempio può chiarire con semplicità quanto esposto
soltanto in teoria. Nel soggetto normale (Fig. 2), la compressione dei
rami della carotide esterna omolaterale produce l'incremento del flusso
oftalmico. Le arterie temporale superficiale e facciale sono così
definibili fonti esocraniche e secondarie del flusso oftalmico. Alla compressione
della carotide comune omolaterale, si ottiene l'azzeramento del flusso,
dimostrandosi così (a meno di un caso di oftalmica rifornita dai
rami profondi della carotide esterna) che la carotide comune invia il suo
flusso alle carotidi esterna ed interna. Quest'ultima poi è pervia
e non affetta da stenosi in grado di variare significativamente il suo
regime pressorio. In questo caso, la carotide comune è fonte esocranica
ed endocranica del flusso oftalmico. Se all'opposto la compressione della
carotide comune omolaterale provocasse l'incremento del flusso oftalmico,
nella stessa misura ottenuta con la compressione dei rami della carotide
esterna, allora la carotide comune sarebbe una fonte esocranica ed il reperto
sarebbe francamente patologico, deponendo per l'ostruzione della carotide
interna omolaterale e per un valido compenso da parte del circolo di Willis.
Accanto a questi casi abbastanza paradigmatici, si trova una folta
schiera di casi non tipici, per i quali il ragionamento va sempre posto
in chiave emodinamica. Talvolta poi l'esame deve allontanarsi un minimo
dallo schema esposto, introducendo nuove compressioni, l'uso delle quali
risulta chiaro da una lettura attenta del diagramma di flusso, riportato
nei Flow-charts 1, 2, 3, 4, 5, 6 (Vedi alla fine del capitolo). La conclusione
di questa premessa metodologica sta nel chiarire gli scopi dell'indagine
sul flusso oftalmico:
- identificare la direzione del flusso oftalmico;
- quantificare grossolanamente la lesione della carotide interna omolaterale;
- identificare le fonti eso ed endocraniche del flusso oftalmico;
- estrarre dall'esame ulteriori indizi per l'approfondimento dell'indagine
Doppler.
I criteri generali esposti nel precedente paragrafo sono sintetici e
riferiti a casi abbastanza tipici di risposta emodinamica alle manovre
compressive, durante la rilevazione del segnale Doppler oftalmico. Questa
esposizione permette all'operatore di conservare un atteggiamento razionale
e attento alla fisiopatologia del circolo encefalico durante l'esecuzione
dell'esame. Ciononostante, la ricchezza di combinazioni di risposte alle
compressioni obbliga alla compilazione di uno schema diagnostico, che renda
possibile l'interpretazione di casi più insoliti.
Il modello è preso a prestito dal linguaggio dell'informatica,
dove il diagramma di flusso o flow-chart è utilizzato per schematizzare
le successive tappe logiche e operative di un programma. I simboli usati
in questo lavoro sono riportati nella Tabella 8 e il diagramma non presenta
difficoltà da superare con una preparazione specifica.
Il diagramma di flusso è costituito da una strada da percorrere,
che si ramifica in funzione delle diverse risposte ottenute alle manovre
compressive. Queste ultime sono organizzate in tre compressioni successive
(temporale superficiale + facciale, carotide comune omolaterale, carotide
comune controlaterale), eseguite in ordine sempre identico, alle quali
si aggiungono talora altre manovre compressive.
Tra queste, va citata la compressione dell'a.carotide esterna sottoparotidea,
che esclude il flusso dell'arteria, prima che abbia emesso i suoi rami
profondi. (12) Questa manovra può servire a distinguere le rivascolarizzazioni
del plesso orbitario da parte dei rami profondi dell'a.carotide esterna
da quelle operate a mezzo dei suoi rami superficiali (Flow-chart 4).
Infatti, nel soggetto normale (Fig. 2) si ottiene l'aumento del flusso,
identicamente al risultato della prima compressione, dimostrandosi che
la carotide esterna è soltanto fonte esocranica. Nel caso di rivascolarizzazione
da parte dei rami profondi, invece, il flusso si azzera, dimostrando che
l'a.carotide esterna invia flusso anche in direzione anterograda nel plesso
orbitario, qualificandosi come fonte eso ed endocranica del flusso oftalmico.
La compressione della carotide esterna sottoparotidea si effettua subito
posteriormente alla branca montante della mandibola.
La compressione delle arterie temporale superficiale e facciale controlaterali
è talora necessaria, ma relegata in posizione di scarsa importanza,
in quanto parte dell'informazione ottenibile è già compresa
nel risultato della compressione dell'a.carotide comune controlaterale.
Lo stesso ragionamento vale anche per altre compressioni di significato
minore.
Nel diagramma non è riportato il caso dell'invarianza del flusso
dopo la prima compressione dello schema. Questo perché l'invarianza
è maggiormente soggetta a errore. In questo caso, dopo aver ripetuto
più volte la manovra (è innocua), a evitare errori manuali,
conviene effettuare altre compressioni ravvicinate, per localizzare una
fonte di flusso, sulla quale basare il ragionamento successivo. Ad es.,
compressioni della carotide esterna sottoparotidea omolaterale o di vasi
controlaterali, che tramite la modulazione del flusso oftalmico possano
chiarire la funzione da essi svolta a livello dell'anastomosi. In caso
di invarianza anche nelle altre sedi, conviene supporre un basso regime
pressorio nei rami superficiali della carotide esterna e rientrare nel
diagramma, come se la risposta alla prima compressione fosse un aumento
del flusso, considerando normale il reperto, qualora le compressioni a
distanza non presentino nuovi motivi di perplessità.
Il complesso delle situazioni clinico-sperimentali è, comunque,
talmente vario che non è possibile prevedere tutti i casi che teoricamente
possono verificarsi. Ad es., particolari situazioni anatomiche o stati
di rigidità parietale dei vasi possono rendere impraticabili le
compressioni alla base del collo, venendo così a vanificarsi le
possibilità diagnostiche del test oftalmico.
Inoltre, le manovre compressive dello schema diagnostico sono organizzate
in una sequenza del tutto arbitraria, adattata alle comuni modalità
pratiche di esecuzione dell'esame, ma il diagramma può essere ridisegnato
a volontà dell'operatore (non senza grande fatica), in modo completamente
diverso, senza che ciò possa minimamente alterare il risultato dell'esame.
La progettazione di uno schema ottimale non è proponibile, perché
presuppone la conoscenza esatta della frequenza dell'intervento di ognuno
dei circoli collaterali possibili, differenziata per ogni patologia cerebro-vascolare.
In ultimo, nel diagramma di flusso sono riportate asserzioni che sono
soltanto interessanti ipotesi di lavoro (Flow-charts 4, 6), riguardo la
quantificazione della percentuale di stenosi dell'a.carotide interna, in
base al flusso residuo dopo compressione dell'a.carotide comune omolaterale,
paragonato con quello evidenziato per compressione dei rami superficiali
della carotide esterna.
Un esempio di ragionamento emodinamico e clinico, basato sul test oftalmico
e relativo allo schema della Flow-chart 6, è riportato per esteso
nella Fig. 3.
In conclusione, il test oftalmico è di rapida esecuzione e fornisce
informazioni molto dettagliate sullo stato dell'emodinamica encefalica.
La rilevazione oftalmica non richiede particolari capacità tecniche
da parte dell'operatore e il metodo può essere insegnato facilmente
anche a personale non medico, ferme restando le attribuzioni diagnostiche
che sono a carico del solo personale medico.
L'uso di poche facili compressioni arteriose, in sede non pericolosa,
fornisce in breve tempo indicazioni per l'approfondimento dell'indagine
Doppler. Così modificato, il test oftalmico sembra riproponibile
quale indagine di screening, dal momento che le possibilità di ottenere
falsi negativi sono così molto ridotte.
Nulla togliendo al valore diagnostico dell'esame completo del circolo
cerebrale con metodica Doppler, è utile conoscere come ridurre il
numero delle manovre clinico-semeiologiche a un insieme abbastanza limitato
e dominabile con il ragionamento clinico
L'esame Doppler C.W. va sempre eseguito nella valutazione dello stato
dei tronchi sopra-aortici, la migliore associazione restando ancora la
sua esecuzione in contemporanea all'esame ecodoppler. Resta a tutt'oggi
l'esame di scelta per la valutazione non invasiva e a basso costo dei compensi
nella patologia cerebro-vascolare. Non sussiste tuttavia sovrapposizione
tra il compenso individuato al Doppler e quello angiografico.
L'osservazione angiografica dei circoli di compenso già attivi
può essere inadeguata, perché altri invece possono essere
resi visibili solo dopo le manovre di attivazione e non in condizioni statiche.
Ad es., nell'occlusione della carotide interna con oftalmica non invertita
può intervenire la carotide controlaterale tramite la comunicante
anteriore pervia, messa in evidenza da un aumento della velocità
sull'oftalmica omolaterale per compressione della carotide comune omolaterale
(Fig. 4). Se comprimendo la carotide comune controlaterale
il flusso oftalmico si riduce e non si inverte, allora vi è un'altra
fonte endocranica di flusso. Ad es., la comunicante posteriore omolaterale
può essere pervia e il compenso viene dalla vertebrale omolaterale,
che ha sufficiente pressione per combattere la contropressione della carotide
esterna, ma non tanto da vincere la pressione della carotide comune controlaterale.
In tal modo si è messo in evidenza un circolo di compenso di
importanza minore, che non è visibile se non dopo compressione del
circolo di compenso più attivo. Questa circostanza rappresenta un
fattore di protezione maggiore dell'esistenza di un solo circolo di compenso.
Visualizzare questa condizione è indaginoso con l'angiografia,
mentre è agevole al Doppler C.W.
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