I FRATI

DI
GIOVANNI BOCCACCIO



Tratto dal DECAMERON: Giornata III - Novella 7 e Giornata VII - Novella 3.


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Or voi dovete sapere che io son frate,
e per ciò li loro costumi io conosco tutti;
e se io ne parlo alquanto largo a utilità di voi,
non mi si disdice come farebbe a un altro.

E egli mi piace di parlarne, acciò che per innanzi meglio
gli conosciate che per adietro non pare che abbiate fatto.

Furon giá i frati santissimi e valenti uomini,
ma quegli che oggi frati si chiamano
e cosí vogliono essere tenuti,
niuna altra cosa hanno di frate se non la cappa,

né quella altressì è di frate, per ciò che,
dove dagl'inventori de' frati
furono ordinate strette e misere
e di grossi panni e dimostratrici dell'animo,
il quale le temporali cose disprezzate avea
quando il corpo in così vile abito avviluppava,

essi oggi le fanno larghe e doppie e lucide e di finissimi panni,
e quelle in forma hanno recate leggiadra e pontificale,
in tanto che paoneggiar con esse nelle chiese e nelle piazze,
come con le lor robe i secolari fanno, non si vergognano.

E quale col giacchio il pescatore d'occupar
ne' fiumi molti pesci a un tratto,
così costoro, con le fimbrie ampissime avvolgendosi,
molte pinzochere, molte vedove, molte altre sciocche femine
e uomini d'avilupparvi sotto s'ingegnano,
e è loro maggior sollecitudine che d'altro essercizio.

E per ciò, acciò che io vero parli,
non le cappe de' frati hanno costoro
ma solamente i colori delle cappe.

E dove gli antichi la salute disideravan degli uomini,
quegli d'oggi disiderano le femine e le ricchezze;
e tutto il loro studio hanno posto e pongono in ispaventare
con romori e con dipinture le menti degli sciocchi
e in mostrare che con limosine i peccati si purghino e con le messe,
acciò che a loro che per viltà, non per divozione,
son fuggiti a farsi frati e per non durar fatica,
porti questi il pane, colui mandi il vino,
quell'altro faccia la pietanza per l'anima de' lor passati.

E certo egli è il vero che le elemosine
e le orazioni purgano i peccati;
ma se coloro che le fanno vedessero a cui le fanno
o il conoscessero, più tosto a sé il guarderieno
o dinanzi a altrettanti porci il gitterieno.

E per ciò che essi conoscono quanti meno
sono i possessori d'una gran ricchezza
tanto più stanno a agio, ognuno con romori, con ispaventamenti
s'ingegna di rimuovere altrui da quello
a che esso di rimaner solo disidera.

Essi sgridano contra gli uomini la lussuria,
acciò che, rimovendosene gli sgridati,
agli sgridatori rimangano le femine;
essi dannan l'usura e i malvagi guadagni,
acciò che, fatti restitutori di quegli,
si possan fare le cappe più larghe,
procacciare i vescovadi e l'altre prelature maggiori
di ciò che mostrato hanno dovere
menare a perdizion chi l'avesse.

E quando di queste cose,
e di molte altre che sconce fanno,
ripresi sono, l'avere risposto
'Fate quello che noi diciamo e non quello che noi facciamo'
estimano che sia degno scaricamento d'ogni grave peso,
quasi più alle pecore sia possibile
l'esser costanti e di ferro che a' pastori.

E quanti sien quegli a' quali essi fanno cotal risposta,
che non la 'ntendono per lo modo che essi la dicono,
gran parte di loro il sanno.

Vogliono gli odierni frati che voi facciate quello che dicono,
cioè che voi empiate le loro borse di denari,
fidiate loro i vostri segreti, serviate castità,
siate pazienti, perdoniate le 'ngiurie,
guardiatevi del mal dire:
cose tutte buone, tutte oneste, tutte sante; ma queste perché?
Perché essi possan fare quello che,
se i secolari faranno, essi far non potranno.

Chi non sa che senza denari la poltroneria non può durare?
Se tu ne' tuoi diletti spenderai i denari,
il frate non potrà poltroneggiar nell'Ordine;
se tu andrai alle femine da torno,
i frati non avranno lor luogo;
se tu non sarai paziente o perdonator d'ingiurie,
il frate non ardirà di venirti a casa
a contaminare la tua famiglia.

Perché vo io dietro a ogni cosa?
Essi s'accusano quante volte nel cospetto
degl'intendenti fanno quella scusa.
Perché non si stanno egli innanzi a casa,
se astinenti e santi non si credon potere essere?
o se pure a questo dar si vogliono,
perché non seguitano quell'altra santa parola dell'Evangelio
'Incominciò Cristo a fare e a insegnare'?

Facciano in prima esse, poi ammaestrin gli altri.
Io n'ho de' miei dì mille veduti vagheggiatori,
amatori, visitatori non solamente delle donne secolari
ma de' monisteri;
e pur di quegli che maggior romor fanno in su i pergami!
A quegli adunque così fatti andrem dietro?
Chi 'l fa, fa quel che vuole,
ma Iddio sa se egli fa saviamente.
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Quali son quegli che così non facciano?
Ahi vitupero di questo guasto mondo!
Essi non si vergognano d'apparir grassi,
d'apparir coloriti nel viso,
d'apparir morbidi ne' vestimenti e in tutte le cose loro,
e non come colombi ma come galli tronfi
colla cresta levata pettoruti procedono: e che è peggio

(lasciamo stare d'aver le lor celle piene
d'alberelli di lattovari e d'unguenti colmi,
di scatole di varii confetti piene,
d'ampolle e di guastadette con acque lavorate e con oli,
di bottacci di malvagia e di greco
e d'altri vini preziosissimi traboccanti,
in tanto che non celle di frati
ma botteghe di speziali o d'unguentarii
appaiono più tosto a' riguardanti)

essi non si vergognano che altri sappia loro esser gottosi,
e credonsi che altri non conosca e sappia che i digiuni assai,
le vivande grosse e poche e il viver sobriamente
faccia gli uomini magri e sottili e il più sani;
e se pure infermi ne fanno,
non almeno di gotte gl'infermano,
alle quali si suole per medicina dare la castità
e ogn'altra cosa a vita di modesto frate appartenente.

E credonsi che altri non conosca, oltra la sottil vita,
le vigilie lunghe, l'orare e il disciplinarsi
dover gli uomini pallidi e afflitti rendere,
e che né san Domenico, né san Francesco,
senza aver quattro cappe per uno,
non di tintillanti né d'altri panni gentili
ma di lana grossa fatti e di natural colore,
a cacciare il freddo e non a apparere si vestissero.

Alle quali cose Iddio provega,
come all'anime de' semplici che gli nutricano fa bisogno.






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