GENESI 19
E' il famoso episodio di
Sodoma: ma non tutti sanno come va a finire.
I libidinosi abitanti di Gabaa sono definiti "figli di Belial"; letteralmente "belial" significa "uomo senza valore", e piu' tardi avra' il significato generico di "essere malvagio", quindi la traduzione dell'epiteto e' "figli del male", cioe' "malvagi", secondo una forma grammaticale tipica delle lingue semitiche; ma il demone della demonologia medievale Belial e' il diavolo soprintendente ai piaceri sessuali e patrono degli omosessuali (era adorato nell'antichita' a Sidone e - guarda un po' - Sodoma) ed e' descritto come un demonio particolare (una specie di "diavolo patrono") della Turchia (forse come eco della pederastia del sultano Maometto II).
4.prius autem quam irent cubitum viri civitatis
vallaverunt domum a puero usque ad senem omnis populus
simul
5.vocaveruntque Loth et dixerunt ei ubi sunt
viri qui introierunt ad te nocte educ illos huc ut cognoscamus
eos
6.egressus ad eos Loth post tergum
adcludens ostium ait
7.nolite quaeso fratres mei nolite
malum hoc facere
8.habeo duas filias quae necdum cognoverunt virum educam eas ad vos et
abutimini eis sicut placuerit vobis dummodo viris istis nihil faciatis
mali quia ingressi sunt sub umbraculum tegminis mei
9.at illi dixerunt recede illuc et
rursus ingressus es inquiunt ut advena numquid ut iudices te ergo ipsum
magis quam hos adfligemus vimque faciebant Loth vehementissime iam prope
erat ut refringerent fores 4 E prima che essi (gli angeli inviati dal
Signore) andassero a coricarsi gli uomini della città si assembrarono
presso la casa (di Lot) dal giovane fino al vecchio tutto il popolo
insieme 5 e chiamarono Lot e gli dissero "Dove sono quegl'uomini
che entrarono da te stanotte? Portaceli che li vogliamo 'conoscere'!" 6
Uscito da loro Lot dopo aver chiuso la porta dietro di sè
disse:
7 No, vi prego fratelli miei non
fate questo crimine 8 ho due figlie che non hanno conosciuto uomo,
le porterò da voi e farete loro ciò che vorrete purchè non facciate
qualche torto a questi uomini che sono entrati sotto il riparo del mio
tetto."
9 Ma essi dissero: "Levati!" e
poi: "Sei come uno straniero venuto a fare il giudice, ora ti faremo
di peggio di quel che volevamo fare a loro!" ed a Lot facevano ferocemente
violenza, già stavano quasi per sfondare la
porta
Da notare che Lot cerca
invano di cambiare un peccato grave (la sodomia era punita colla morte, vedi
Levitico 18,22 e 20,23) con uno minore: anzi peggiora la situazione. Con buona
pace della morale ebraica.
Ma i due angeli salvano Lot
e lo fanno uscire assieme alle sue due figlie conducendolo in un luogo che si
chiamerà Zoar. Dopo la distruzione-bombardamento di Sodoma Lot si rifugerà in
montagna colle due figlie.
Sono da notare alcune
cose: innanzitutto che l'antichità remota (già per il narratore ed ancor più per
noi) dell'avvenimento lo ripara dalla possibile applicazione odierna; in secondo
luogo, che a peccare non sono dei membri del popolo eletto ma due ragazze di una
popolazione diversa, senza la consapevolezza del padre (sottolineata ad ogni
trombata: nec tunc quidem sensit) e non per passione incestuosa ma per
far continuare la propria stirpe ed, in più, avere la maternità, scopo della
vita per la donna nell'antichità (eccetto pochi casi): entrambe cose impossibili
e per la desolazione della zona dopo la distruzione di Sodoma, e per la scarsa
appetibilità quanto a dote da parte di eventuali maschi di altri popoli
circostanti (nullus virorum remansit in terra qui possit ingredi ad nos).
Va anche sottolineato che per la singolarità del peccato e la forma rituale con
cui esso viene messo in atto, pare di trovarsi di fronte ad un mito (d'ambiente
cananeo od ebraico), forse accompagnato da un rituale (mimico?), nato per
illustrare le origini di due popolazioni, moabiti ed ammoniti, i cui nomi etnici
alludono all'incesto; infatti "moab" vuol dire seme del padre, "ammon" è una
forma aggettivale di <<am>> (=prossimo parente); infatti molti
popoli nascono, secondo la propria leggenda, da un incesto oppure esso è
presente nelle loro leggende antropogoniche (inca per la prima opzione,
scandinavi per la seconda). L'incesto era praticato presso le famiglie reali di
Elam, Egitto (fino all'ultima dinastia, la tolemaica, che include anche la
famosa Cleopatra), Perù antico.
31.dixitque maior ad minorem pater noster senex est
et nullus virorum remansit in terra qui possit ingredi ad nos iuxta morem
universae terrae
32.veni inebriemus eum vino dormiamusque cum eo ut servare possimus
ex patre nostro semen
33.dederunt itaque patri suo bibere vinum
nocte illa et ingressa est maior dormivitque cum patre at ille non sensit
nec quando accubuit filia nec quando surrexit
34.altera quoque die dixit maior ad minorem
ecce dormivi heri cum patre meo demus ei bibere vinum etiam hac nocte et
dormies cum eo ut salvemus semen de patre nostro
35.dederunt et illa nocte patri
vinum ingressaque minor filia dormivit cum eo et nec tunc quidem sensit
quando concubuerit vel quando illa surrexerit
36.conceperunt ergo duae filiae Loth de
patre suo 37.peperitque maior filium et vocavit nomen eius
Moab ipse est pater Moabitarum usque in praesentem diem
38.minor quoque peperit filium et
vocavit nomen eius Ammon id est filius populi mei ipse est pater
Ammanitarum usque hodie31 E disse la (figlia) maggiore alla minore:
"Nostro padre è vecchio e non rimane in questa terra nessun uomo che possa
unirsi con noi secondo la legge di tutta la terra. 32 Vieni,
inebriamolo col vino e dormiamo con lui affinchè possiamo ricevere il seme
di nostro padre."
33 Diedero quindi al
loro padre del vino da bere quella notte e venne la maggiore che dormì col
padre ma egli non se n'accorse nè quando sua figlia si coricò nè quando se
ne andò.
34 L'indomani la maggiore disse
alla minore: "Ecco, ieri ho dormito con mio padre, diamogli del vino da
bere anche questa notte e dormirai con lui cosicchè riceveremo il seme dal
nostro padre." 35 Anche quella notte diedero al padre del vino e,
presentatasi la figlia minore dormì con lui e neanche allora si accorse
d'alcunchè quando si coricò o quando essa s'alzò.
36 Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre.
37 E la maggiore partorì un figlio e gli diede il nome di "Moab" :
egli è il padre dei moabiti che (ci sono) ancora adesso. 38 Anche
la minore partorì un figlio e gli diede il nome di "Ammon" cioè "figlio
del mio popolo", egli è padre degli ammoniti che (ci sono) ancora
adesso.
GENESI 38, 9-28
Giuda, figlio di
Giacobbe e fondatore dell'omonima tribù, fa' sposare suo figlio maggiore Er con
una certa Tamar. Tuttavia Er "si rese odioso al Signore ed il Signore lo fece
morire". A questo punto il secondo figlio di Giuda, Onan, fu esortato a compire
il dovere del levirato, cioè di sposare la vedova (senza figli) del fratello
affinchè il primo nato venga considerato prole del defunto. E' un'istituzione
semitica antichissima che perdura ancor oggi nel mondo islamico. Tuttavia l'idea
non garbava troppo ad Onan, il cui secondogenito con Tamar sarebbe stato
considerato figlio suo e non avrebbe potuto quindi ricevere l'eredità di Giuda
sul suo ceppo, tant'è che "introiens ad uxorem fratris sui semen fundebat in
terram ne liberi fratris nomine nascerentur" (congiungendosi colla moglie
del fratello suo sperdeva il seme per terra per non far nascere un figlio al
fratello): insomma non tanto "onanismo" quanto piuttosto "coitus interruptus". A
causa di ciò il Signore s'adira e fa morire anche Onan. Il terzo figlio di
Giuda, Sela, era troppo giovane e Giuda procrastina il matrimonio con la vedova.
Passa il tempo e Giuda pare pensare che Tamar porti scarogna, le son morti due
mariti entrambi figli suoi ed il patriarca non vorrebbe il ripetersi del lutto.
Ma un matrimonio per una donna di quei tempi era un'affermazione sociale e Tamar
è decisa ad andare fino in fondo.
14.quae depositis viduitatis vestibus adsumpsit
theristrum et mutato habitu sedit in bivio itineris quod ducit
Thamnam eo quod crevisset Sela et non eum accepisset maritum 15.quam cum vidisset Iudas suspicatus est esse meretricem operuerat enim vultum suum ne cognosceretur 16.ingrediensque ad eam ait dimitte me ut coeam tecum nesciebat enim quod nurus sua esset qua respondente quid mihi dabis ut fruaris concubitu meo 17.dixit mittam tibi hedum de gregibus rursum illa dicente patiar quod vis si dederis mihi arrabonem donec mittas quod polliceris 18.ait Iudas quid vis tibi pro arrabone dari respondit anulum tuum et armillam et baculum quem manu tenes ad unum igitur coitum concepit mulier 19.et surgens abiit depositoque habitu quem adsumpserat induta est viduitatis vestibus |
14 E lei deposta la veste vedovile si mise il
velo e cambiato il vestire sedette presso il bivio sulla strada che porta
a Tamna, poichè Sela era cresciuto ma lei non l'aveva ancora ricevuto come
marito. 15 Quando Giuda la vide credette che fosse una puttana,
infatti s'era coperta il volto perchè non venisse riconosciuta.
16 Accostatosi ad essa disse: "Lascia che io giaccia teco.", infatti non sapeva che fosse sua nuora. Lei rispose: "Che mi darai per godere del giacere con me?" 17 Disse: "Ti manderò un capretto del gregge". Al che lei rispose: "Dammi qualcosa come pegno finchè non mi farai arrivare ciò che mi prometti." 18 Disse Giuda: "Che vuoi che ti dia come pegno?" Rispose: "Il tuo anello, il tuo cordone ed il bastone che tieni in mano." Allora egli lo fece e dopo il coito la donna concepì. 19 Poi alzandosi se ne andò e deposto l'abito che s'era messa si rivestì cogl'abiti vedovili. |
GIUDICI
Qui si ripropone un
avvenimento molto simile a quello di Genesi 12: un forestiero entra in una città
e rischia il culo.
Un levita, in viaggio con la sua
moglie di secondo grado, si ferma a pernottare a Gabaa (fra l'altro, decide di
evitare Gerusalemme/Iebus perchè abitata da pagani) accolto da un vecchio
efraimita, ma gli abitanti della città lo vogliono per fargli violenza.
22.illis epulantibus et post laborem itineris cibo ac
potu reficientibus corpora venerunt viri civitatis illius filii Belial id
est absque iugo et circumdantes domum senis fores pulsare coeperunt
clamantes ad dominum domus atque dicentes educ virum qui ingressus est
domum tuam ut abutamur eo 23.egressusque est ad eos senex et ait nolite fratres nolite facere malum hoc quia ingressus est homo hospitium meum et cessate ab hac stultitia 24.habeo filiam virginem et hic homo habet concubinam educam eas ad vos ut humilietis eas et vestram libidinem conpleatis tantum obsecro ne scelus hoc contra naturam operemini in virum 25.nolebant adquiescere sermonibus eius quod cernens homo eduxit ad eos concubinam suam et eis tradidit inludendam qua cum tota nocte abusi essent dimiserunt eam mane 26.at mulier recedentibus tenebris venit ad ostium domus ubi manebat dominus suus et ibi corruit |
22 Mentre banchettavano e dopo il travaglio del
viaggio rifocillavano i loro corpi con cibo e bevande, vennero gli uomini
di quella città, cioè i figli di Belial (=disgraziati, pervertiti) e
riunitisi in cerchio e circondata la casa iniziarono a battere all'uscio
del vecchio e dicendo "Portaci l'uomo ch'è entrato in casa tua affinchè
abusiamo di lui". 23 Il vecchio uscì da loro e disse: "No fratelli non fate del male a colui che è entrato (da me), è un mio ospite e vedete di smetterla con 'ste porcate. 24 Ho una figlia vergine ed egli ha qui una concubina, ve le porterò affinchè le possediate e la vostra libidine s'appaghi ma non fate questa infamia contro natura nei confronti di quell'uomo!". 25 Non volendo calmarsi dopo il suo discorso allora l'uomo si decise a prender la sua concubina e portarla a loro che ne abusarono tutta la notte lasciandola l'indomani (mattina). 26 E la donna sul finire della notte venne all'ingresso della casa dove stava il suo signore e la restò. |
11.cumque prope esset ut ingrederetur Aegyptum dixit
Sarai uxori suae novi quod pulchra sis mulier 12.et quod cum viderint te Aegyptii dicturi sunt uxor ipsius est et interficient me et te reservabunt 13.dic ergo obsecro te quod soror mea sis ut bene sit mihi propter te et vivat anima mea ob gratiam tui 14.cum itaque ingressus esset Abram Aegyptum viderunt Aegyptii mulierem quod esset pulchra nimis 15.et nuntiaverunt principes Pharaoni et laudaverunt eam apud illum et sublata est mulier in domum Pharaonis 16.Abram vero bene usi sunt propter illam fueruntque ei oves et boves et asini et servi et famulae et asinae et cameli |
11 E quando fu sul punto di entrare in Egitto
Abramo disse a sua moglie Sara: "Ora, so che sei una bella donna 12
e che quando gli egiziani ti vedranno si diranno: è moglie sua
e uccideranno me mentre lasceranno in vita te. 13 Quindi di' -ti
prego- che sei mia sorella cosicchè io possa ottenere dei vantaggi e la mia
vita continui grazie a te. 14 Quando appunto Abramo entrò in Egitto gli egiziani videro che la donna era molto bella 15 ed i principi lo vennero a riferire al Faraone e la lodarono presso di lui e la donna fu portata nella casa del Faraone. 16 Si comportarono invero bene con Abramo a causa di lei e gli portarono pecore e buoi ed asini e servi ed ancelle ed asine e cammelli. |
25.et ecce die tertio quando gravissimus vulnerum dolor est arreptis duo Iacob filii Symeon et Levi fratres Dinae gladiis ingressi sunt urbem confidenter interfectisque omnibus masculis
|
25.Ed ecco il terzo giorno quand'essi (gli Evei) erano sofferenti per la ciconcisione (fa male...),due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, fratelli di Dina, entrarono con sicurezza nella citta' armati di spade ed uccisero tutti i maschi. 26.Uccisero anche Camor e Sichem e tolsero Dina, loro sorella, dal palazzo di Sichem 27.Quindi i due figli di Giacobbe si gettarono sui morti e saccheggiarono la citta' per vendicare lo stupro della sorella 28.(portarono via) le loro pecore, le vacche e gli asini e distrussero tutto il resto (lett.: quel che rimaneva nelle case e nella campagna) |
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