Bisogna anzitutto far notare la fondamentale differenza fra gli scienziati
contemporanei e Galileo Galilei. In effetti, Einstein parlava della teoria
della relatività, come Bohr del suo atomo ed i Curie della radioattività,
in modo diverso ed effettivamente più moderno, di Galileo e Copernico
e del loro sistema astronomico.
Gli scienziati moderni non parlano delle
loro scoperte come se fossero la realtà assoluta, ma bensì
come interpretazioni delle rilevazioni ottenute dai loro strumenti e poi
sottoposte a verifiche. Finchè le verifiche danno il risultato previsto,
fino a che gli strumenti di rilevazione non s’evolvono, la teoria rimane
valida; insomma, tutte le scoperte scientifiche degli ultimi secoli non
sono verità, ma ipotesi verosimili, passibili di evoluzione, modifica
e anche smentita: come disse il filosofo Benedetto Croce, “il nostro obiettivo
è quello d’esser superati”, cioè di contribuire ad innalzare
la piramide della scienza fino ad un punto in cui le nostre scoperte risulteranno
antiquate.
Faccio un esempio pratico: tutti sappiamo cos’è il “Grande Bang”(1).
Ma la sua esistenza non è affatto immediata come, per esempio, l’esistenza
della Luna. Lo si è dedotto constatando che le galassie e le stelle
si allontanano, e ciò grazie alla constatazione dell'effetto Doppler,
cioè lo spostamento verso il rosso dello spettro dei corpi celesti,
indice quindi di una compressione delle onde visive e quindi del movimento
de’ pianeti che l’emanano. Un bel casino!
Eppure se oggi qualcuno negasse
il Grande Bang verrebbe preso per imbecille. Cionondimeno gli scienziati,
che hanno imparato che una scoperta apparentemente incontrovertibile può
poi diventare una bufala grazie al continuo miglioramento dei loro strumenti,
decisero che le loro scoperte non sono verità ma ipotesi.
Galileo invece fece il contrario. Egli pretendeva che le sue scoperte
non fossero interpretazioni matematiche, ma la pura, semplice ed incontrovertibile
verità. Ma egli diceva questo in base a quanto da lui rilevato col
cannocchiale, che comunque era uno strumento, anche se molto semplice e
d’uso immediato. E come strumento, soggetto ad evoluzione.
E se 100 anni
dopo, per assurdo, fosse stato inventato un cannocchiale capace di vedere
le sfere cristalline di Aristotele? Voi direte, è impossibile e
le cose stavano proprio come diceva Galileo. Ma lui non poteva saperlo:
del resto, la teoria appariva così strampalata. Gli strumenti ottici
che rilevano l’effetto Doppler tra 100 anni potrebbero venir migliorati
e dimostrare che la teoria del Grande Bang era un errore. Ma adesso chi
può sostenere che questi oggetti siano dei catorci?
In quest’ottica, la disputa che il filosofo aristotelico aveva intavolato
davanti al cannocchiale, rifiutando di guardarlo, appare del tutto logica.
Il ragionamento era: se quel cannocchiale fa’ vedere cose che van contro
la ragione è uno specchietto per le allodole. Ed allora, la ragione
era Aristotele. Ma il ragionamento è valido ancor oggi: le droghe
fanno vedere cose mai prima viste, ma non per questo bisogna dar loro credito!
Così se un bel dì uno scienziato ci venisse a dire d’aver
costruito uno strumento che fa vedere una cosa che per noi è comprovatamente
assurda, come la composizione gommosa delle comete, gli rideremmo in faccia.
Così, la Chiesa oggi ha paradossalmente ragione, perché
il Vaticano non voleva che Galileo ammettesse che il suo sistema fosse
falso, ma che invece fosse un’ipotesi matematica, e non l’incontrovertibile
realtà fattuale, come poteva esserlo un albero, un marchingegno
funzionante o qualsiasi altra cosa sperimentabile coi sensi (quanto detto
si trova benissimo esposto nel carteggio di Galilei col card. Bellarmino);
per porre realtà incontrovertibili ma inverificabili allora c’era
esclusivamente la religione.
Insomma se oggi per assurdo fosse ancora in
voga il geocentrismo ed un Hawking od un Einstein scoprissero la fissità
del sole, non proclamerebbero per quanto evidente l’eliocentrismo come
verità assoluta, ma come frutto ipotetico ma per ora fattibile di
calcoli matematici in attesa di conferma mediate una spedizione che possa
“toccare con mano” tali teorie.
Nel testo della condanna contro la teoria galileiana troviamo scritto
che essa “è falsa, eretica e folle in quanto va contro le Sacre
Scritture” contraddicendole in un passo del libro di Giosuè, cap.
10 v. 12, nel quale l’eroe ebreo “dixitque coram eis sol contra Gabaon
ne movearis et luna contra vallem Ahialon” (2) e nell’Ecclesiaste (1, 4-5)
si dice inoltre che “la terra rimane sempre al suo posto” e che “il sole
sorge e tramonta tornando al luogo dal quale si è levato”. Tuttavia
va detto che da secoli la teologia cristiana interpretava allegoricamente
l’Antico Testamento e questo per spiegarne i passi che contraddicevano
il Nuovo.
Dunque teoricamente sarebbe stato possibile “aggiustare” l’eliocentrismo
di Galileo colla dottrina cattolica, ma…non era così semplice. Contro
Galileo vi era anche l’autorità (e l’indubbia lezione) di Aristotele,
che allora era più di “maestro di color che sanno”: egli era -come
detto- la suprema ragione compatibile col cristianesimo, era il massimo
risultato raggiunto dalla logica umana senza l’aiuto della fede; inoltre
è comprensibile che –come era già capitato a Cristoforo Colombo-
il Galilei vi fosse un pregiudizio, basato sulla tradizione e sul senso
comune, più forte di qualsiasi cosa.
Non fu la Bibbia a smentire
Copernico e Galileo, ma il pregiudizio; chè se non fosse stato per
esso, l’Antico Testamento lo si poteva interpretare ed Aristotele lo si
poteva rigettare. Concludendo non fu tanto la volontà di “prevedere
erroneamente qualche eclissi in cambio della salvezza dell’anima” come
diceva il vecchio cardinale nell’opera di Brecht, ma il senso comune, che
pure era già stato sconfitto da Magellano circumnavigando questa
Terra apparentemente piatta ma in realtà tonda.
1) meglio noto come “big-bang”
2) il testo è quello della Vulgata; la traduzione letterale
dalla Vulgata è: “e disse in sua presenza [del Signore] che il sole
stesse fermo di fronte a Gabaon e la luna di fronte alla valle d’Aialon”;
la traduzione della CEI è un pochino diversa perché condotta
sull’originale ebraico.
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