GLI EBIONITI

Una ricerca sui primordi del Cristianesimo
di

ALBERTO SORDI

"E l'anima mia si addolora
per le anime degli uomini,
poiche' essi sono ciechi
nel cuor loro e non vedono."

(Detto di Gesu, Papiro di Oxyrhynchus)



Epifanio, vescovo di Salamina in Cipro (IV sec. d.C.), sostiene che i primi Cristiani erano chiamati Iessaei (da Iesse, padre di Re Davide, supposto antenato di Gesu) o Nazorei e produssero un "Evangelo secondo gli Ebrei" molto diverso dai Sinottici del Canone (1): il perduto Protomatteo o "Fonte Q". L'apologista Giustino Martire (circa 140-160 d.C.) scrisse il "Syntagma" (Compendio) contro le eresie, purtroppo scomparso. Dalle opere di Giustino che ci rimangono sembra che le Memorie degli Apostoli cui fa riferimento non fossero identiche nei nostri quattro Vangeli canonici (1).

I Vangeli sono il frutto di un lungo lavoro redazionale, svolto piu' con un intento catetetico, in modo da venire incontro alle esigenze sociali e di culto delle prime comunita' cristiane, che propriamente storico
(2) e non possono essere considerati biografia nel senso moderno del termine (3). Il Vangelo di Giovanni pare sia stato composto ad Efeso dal maestro gnostico Cerinto, come ad esempio sostiene nel II secolo Gaio, presbitero di Roma (4).

Senz'altro i Vangeli stavano assumendo la forma attuale proprio nel II secolo: si presume quindi che l'opera di Giustino sulle eresie facesse troppa luce su tutte le controversie che vi furono nelle comunita' cristiane primitive in merito al Canone delle Sacre Scritture, perche' se ne volesse ancora fare uso
(1).

Un'altra delle designazioni dei Nazorei era quella di Ebioniti (Ebionim) o "Poveri Uomini", dall'ebraico "Ebion" che significa appunto "povero" (un titolo che tra l'altro si attribuivano anche gli Esseni). Il termine "Ebion", secondo Renan, fu un sinonimo di "Santo" e "Amico di Dio"; il nome di Ebioniti fu per lungo tempo quello dei cristiani giudaizzati della Batanea e dell'Horan (regioni ad est della Galilea), che restarono fedeli ai primi insegnamenti di Gesu, affermando di avere tra di loro i discendenti della Sua Famiglia
(5).

Gli Ebioniti speravano anche in una specie di rivoluzione sociale che abrebbe innalzato il povero al di sopra del ricco
(1), sostenendo che "solo i poveri saranno salvati" (5). Consideravano Gesu un uomo perfetto, un grande Maestro, il figlio carnale di Maria e Giuseppe, che divenne profeta e Cristo (Unto) al Suo Battesimo, quando in Lui discese lo Spirito (1). Gesu sarebbe ritornato come Messia e Re per instaurare sulla Terra un regno millenario di pace, giustizia e prosperita' coadiuvato dagli Eletti di Israele (1).

Edoardo Schurè (1841-1924) sostiene che Gesu divenne Figlio di Dio all'atto del Battesimo, quando la colomba, simbolo del Femminino Celeste, o Spirito Santo, si libro' sul Suo capo e aggiunge che nel primitivo Vangelo Ebraico e nei primi sinottici si leggeva in merito all'episodio: "Questi e' il Mio Figlio prediletto. Oggi Io l'ho generato", cui piu' tardi si sostitui': "in cui ho messo tutto il mio affetto"
(6).

L'Ebionismo conservo' la tradizione dei primi convertiti dall'insegnamento pubblico di Gesu, basandosi su una raccolta dei Suoi detti; Egli era si il Cristo, ma tali sarebbero stati tutti coloro che avessero, come Lui, adempiuto la Legge (la Torah) e Paolo di Tarso si scontro' con esso nel suo sforzo di uscire dall'esclusivismo giudaico gentilizzando il Cristianesimo
(1).

Gli Ebioniti, che evidentemente non avevano alcun concetto trinitario della Divinita', affermavano l'assoluta unita' di Dio e l'umanita' assoluta di Gesu, l'unita' della Creazione, la totale priorita' della Legge, in quanto espressione perfetta della volonta' di Dio, aborrivano Paolo che consideravano un apostata per le sue posizioni rispetto all'osservanza della Legge da parte dei pagani convertiti
(7) e perche' predicava una nuova dottrina, diversa da quella originaria, piu' adatta al mondo pagano. Prevalse poi la tesi paolina che considerava la Legge superata dalla Grazia e gli Ebioniti si separarono dal resto della comunita' che si adeguo' alle decisioni di Paolo e del suo cosmopolitismo; tra le loro guide rimasero Giacomo, il fratello del Signore (4) e Simon Pietro, che secondo antichi testi non ando' mai a Roma (tesi portata avanti in funzione anti-cattolica da Voltaire (8) e da frange pentecostali del protestantesimo americano) ma predico' solo in Oriente (1).

Gli Atti degli Apostoli vennero compilati proprio per riconciliare il disaccordo tra Pietro e Paolo, selezionando e unendo insieme vari Atti piu' o meno leggendari
(1) e per dimostrare una inesistente continuita' di Paolo e della Chiesa con Cristo e gli Apostoli, rendendo le divergenze meno gravi di cio' che in realta' furono (4).

Alla fine del II secolo "gli Ebioniti", scrive Renan, "sono rimasti estranei alla vita delle altre chiese, sono dichiarati eretici e per spiegare il loro nome si inventa un preteso eresiarca di nome Ebion"
(5).

Eusebio di Cesarea (ca. 265 - ca. 340) riferisce nella sua "Storia Ecclesiastica" che i discendenti di Cristo, o Desposyni (gente del Maestro), furono a capo di diverse chiese basandosi su di una rigida successione dinastica; nel 318 otto loro capi incontrarono personalmente l'allora vescovo di Roma (papa Silvestro) nel Palazzo Laterano, per chiedergli di revocare le nomine dei vescovi di Gerusalemme, Antiochia, Efeso ed Alessandria per affidarle a membri del loro gruppo, nonche' a considerare legittima Chiesa Madre quella di Gerusalemme. Le loro richieste furono naturalmente respinte con la motivazione che ormai la Chiesa Madre era a tutti gli effetti quella di Roma e solo essa aveva l'autorita' di nominare i suoi vescovi
(9).

Tra l'altro i Nazorei non conoscevano per niente il racconto dell'infanzia di Gesu di Nazareth, che venne elaborato piu' tardi
(1): la cittadina infatti non e' menzionata negli scritti degli storici e dei geografi prima del III secolo e il termine "Nazareno" deriva dall'ebraico "Nazir", che significa "puro", "consacrato a Dio"; (nell'Antico Testamento e' ben descritto il voto di Nazireato in Numeri 6,1-21 e in Giudici 13,1-7), percio' non si puo' escludere che il nome di Nazareth sia stato usato successivamente per giustificare un appellativo non piu' compreso dopo il distacco del Cristianesimo dal Giudaismo (10), o si tratto' di un trucco per dissociare il Messia paolino da quello nazoreo (4). Secondo Marcello Craveri "Nazareno" potrebbe anche derivare da "Natzar (segreto nascosto) o da "Nèzer" (ramo, rampollo della Casa di Davide?) o da "Nasayà (protetto da Dio), ma non certo da Nazareth che pare non esistesse nemmeno ai tempi di Gesu (11).

Gli Ebioniti, la cui dottrina riusci ad estendersi fino alla Persia e ad essere nonostante tutto molto influente in Palestina e Siria, soppravvissero fino al IV secolo assimilando concezioni gnostiche
(1).
Molti insegnamenti nazareni furono recepiti dai Nestoriani, dalla Chiesa Celtica e da varie sette mediorientali
(9).



Bibliografia

(1) G.R.S. Mead "Gnosticismo e Cristianesimo delle origini" (Melita)
(2) Enciclopedia della Letteratura, Vol.8, voce "Vangeli" (De Agostini)
(3) Hegel "Vita di Gesu", introduzione del Prof. Paolo Miccoli (Newton)
(4) David Donnini "Nuove Ipotesi su Gesu" (MacroEdizioni)
(5) Ernest Renan "Vita di Gesu" (Newton)
(6) Edoardo Schurè "il Sogno della mia Vita" (Laterza)
(7) Umberto Delle Donne "La Torre di Argilla" (Filadelfia Editrice)
(8) Voltaire "Dizionario Filosofico" (Newton)
(9) M.Baigent/R.Leigh/H.lincoln "L'Eredita' Messianica" (Marco Tropea Editore)
(10)Enciclopedia Nuovissima, Vol.III, voce "Gesu Cristo"; Vol.IV, voce "Nazareth" (Il Calendario del Popolo)
(11)"I Vangeli Apocrifi" a cura di Marcello Craveri (CDE)




HOMEPAGE CATALOGO