(da
Famiglie feudali siciliane. Patrimoni redditi investimenti tra ‘500 e ‘600
di Timothy Davies - Salvatore Sciascia Editore)
IL PROBLEMA DELLE DIMENSIONI DELLA BARONIA DI PIETRA D'AMICO
Nel 1542, la baronia comprata da Nicolò Barresi consisteva in quattro
feudi, cioé Presti Lisciandro (diviso in Cabbibi e Castello), Solicchialora,
Moavero e Ciniè.19 Erano i feudi che la costituivano nel 1526, quando era stata
venduta da parte di Mercurino Gattinara, cancelliere di Carlo V, per una
superficie di 752 salme.20 Invece, nei contratti di gabella del'600, dal 1606 in
poi, venivano elencati nove feudi (Cabbibi, Solicchialora, Moavero, Ciniè,
Petraro, Scillonato, Cipollazza, Fontana Russa e Noro),21 mentre nel 1674 si
sosteneva che la superficie della baronia fosse di 3.500 salme.
Il problema è di difficile risoluzione, poiché dalla mole
archivistica della famiglia non è emersa nessuna documentazione relativa ad
altri acquisti di feudi a Pietra D'Amico successivamente al 1542.
P- evidente, però, che alcuni dei feudi che appaiono nel primo '600,
come Cabbibi, sono suddivisioni di quelli già esistenti, mentre altri, come
Petraro e Scillonato avevano dovuto far parte della baronia originale (per come
fu venduta nel 1526), poiché anch'essi furono sottoposti alla causa
revendicatoria mossa contro i Barresi nel 1610.
Il feudo di Cipollazza, dal 1556 in poi, risulta nelle mani dei Barresi che
lo avevano ottenuto in enfiteusi dalla fabbrica della Cattedrale di Palermo
Verso la fine del '500 Carlo Barresi teneva in enfiteusi due terre dei
Gesuiti di Bivona, cioé Xibé e Boschetto, ma nei contratti del '600 non ne
viene fatto alcun riferimento . Non è possibile dire in quale modo i Barresi siano venuti in possesso di
Fontana Rossa e Noro, benché è quasi certo che fossero acquistati verso la
fine del '500 da Carlo Barresi.