(da
Famiglie feudali siciliane. Patrimoni redditi investimenti tra ‘500 e ‘600
di Timothy Davies - Salvatore Sciascia Editore)
4. Il problema dei vitalizi
Sia i Barresi che piú tardi i Di Napoli, come gli altri capifamiglia di cui
abbiamo parlato, volevano limitare le porzioni dei cadetti.
Ma il problema venne affrontato da ogni capofamiglia successivo in
maniera un pò diversa rispetto ai predecessori.
Il capofamiglia poteva vietare che ai cadetti fossero assegnate le porzioni
formali, come fece Nicolò con la sua disposizione testamentaria.
Di solito una proibizione formale del genere aveva una maggior possibilità
di essere effettiva quando il capofamiglia aveva acquistato beni feudali allo
scopo di lasciarli ai figli cadetti. Ma
anche quando la stima generale del reddito familiare veniva effettuata, si
ricorreva a vari metodi al fine di favorire l'erede universale e diminuire la
consistenza delle porzioni che dovevano gravare sul patrimonio.
Nel tardo '600 l'importo dei vitalizi che si dovevano pagare su
Alessandria venne annullato dal peso eccessivo delle soggiogazioni, ma sembra
che nel 1679, appunto per ridurre i vitalizi dei cadetti, si sia esagerato nel
determinare il vero importo delle soggiogazioni.
La sempre minore consistenza delle porzioni formali assegnate, nel corso del
'600, ai cadetti non va considerata solo in rapporto all'andamento della gabella
dello stato di Alessandria. Dopo la
morte di Francesco, nel 1567, furono stimate le porzioni dei suoi cadetti nel
17% (122 onze annue) della gabella complessiva (730 onze annue).
Ma nella generazione seguente, dopo la morte di Carlo, furono stimate le
porzioni delle nipoti cadette soltanto nel 5% (166 onze annue) della gabella
aumentata del 1618 (3.150 onze annue). Due
generazioni piú tardi, non ricevettero niente dal patrimonio paterno i cadetti
di Pietro Di Napoli, sebbene nel 1679 la gabella nominale di 2.800 onze non
fosse diminuita che lievemente rispetto a quella del 1618: era invece
notevolmente diminuita la rendita netta della baronia, a causa del peso delle
soggiogazioni stipulate in occasione di precedenti vitalizi.
Se il feudatario proibí che dopo la morte ai cadetti fossero assegnati i
vitalizi, ciò non significò però che questi non avrebbero conseguito proprio
niente. E infatti, nel corso delle
generazioni, alle sue disposizioni si accordava tanto piú rispetto quanto le
provviste informali da lui stanziate per i cadetti fossero state adeguate.
Sicuramente adeguata doveva essere la provvista fatta da Nicolò per
ognuno dei due cadetti, Blasco e Vincenzo, e nessun dei figli cercò, dopo la
morte del padre, di assicurarsi l'aumento della provvista che gli era stata
conferita. A questi cadetti Nicolò
nel testamento lasciò le frazioni di 2 grani sulla tratta, cioé 1 grano per
ognuno, e inoltre concesse al primo una rendita di 50 onze e al secondo di 32
onze. Quindi il reddito spettante
ad ogni figlio equivaleva rispettivamente a 242 e 224 onze (se ammettiamo che
alla metà del '500 1 grano poteva fruttare 192 onze all'anno), e i due redditi
insieme sarebbero equivalsi grosso modo all'aumentato reddito proveniente dalla
baronia di Pietra d'Amico nel 1558, ossia al 45% (466 onze annue) del reddito
totale di tutti i possedimenti Barresi.
Ben diversa fu invece la situazione delle figlie Camilla e Diana, alle quali
la disposizione di Nicolò previde soltanto le rendite monacali di 12 onze
ciascuna. Ci vollero comunque
trent'anni prima che una delle sorelle, Diana, decidesse di contestare la volontà
paterna, muovendo la causa contro Carlo Barresi perché si facesse la stima
formale della porzione. Nel 1558 le
due rendite abbinate sarebbero equivalse a circa il 4% del reddito totale di
Nicolò. Secondo l'esito della
stima che fu fatta molto piú tardi sul patrimonio Barresi, venne aggiudicata a
Diana una rendita di 57 onze, che successivamente fu maggiorata a 75 onze.
Se, dopo la morte del padre, tutti i quattro cadetti di Nicolò avessero
conseguito, dietro la stima formale, vitalizi di tale consistenza, questi
sarebbero equivalsi al 56-60% (580-616 onze annue) dell'intero reddito
familiare, incidenza percentuale di molto superiore a quella delle rendite che
poi vennero assegnate ai cadetti di Francesco.