LA FAMIGLIA BARRESI - DI NAPOLI

(da Famiglie feudali siciliane. Patrimoni redditi investimenti tra ‘500 e ‘600 di Timothy Davies - Salvatore Sciascia Editore)  

5. La crisi finanziaria dei Barresi (fino al 1625)

 I problemi finanziari della famiglia vengono qui trattati in due fasi:    

1)       dall'acquisto di Pietra d'Amico fino al matrimonio fra Elisabetta Barresi e Girolamo Di Napoli (1542-1625), tempo in cui la situazione della famiglia andò sempre peggiorando;

2) il periodo dal 1625 in poi, che non trattiamo in questa sezione, quando le fortune della famiglia diventarono piú rosee.  Testimoniano le ristrettezze in cui prima Carlo e poi Elisabetta erano caduti verso la fine del secondo decennio del '600, sia l'aumento enorme delle soggiogazioni sul patrimonio che, in modo piú spettacoloso, il peso piú grave dei prestiti a cui sia l'uno che l'altro fecero ricorso.
Per avere un respiro alle crescenti difficoltà finanziarie, fra il 1606 e il 1624 i Barresi presero in prestito «a cambio» almeno 8.833 onze.  Nei contratti di prestito solitamente veniva stipulato che il capitale si dovesse restituire entro un periodo che variava da 8 mesi a un anno, dopo di che c'era anche da esigere l'interesse composto, il quale era sempre superiore al 10%.  Circa il 66% (5.810 onze) dell'importo totale di questi « cambi » fu contratto da Elisabetta Barresi dopo la morte dello zio (1618).  A parte un cambio di 1.863 onze contratto nel 1606, la consistenza media di tutti i 21 prestiti successivi fu di circa 300 onze.  Secondo gli accordi del contratto matrimoniale che fu redatto nel 1625, Girolamo Di Napoli si obbligò a rimborsare questi «cambi» fino ad un importo di 6.093 onze, circa il 70% del prestito totale fra il 1606 ed il 1624.

In un periodo piú lungo le difficoltà finanziarie dei Barresi vengono rilevate dall'aumento del valore delle soggiogazioni, il cui importo fra il 1558 e il 1625 si moltiplicò per quattro volte, da 405 onze annue sino a 1.850 onze annue.  Solo il 20% (84 onze annue) delle soggiogazioni su Pietra d'Amico, che nel 1542 Nicolò Barresi aveva accettato di pagare, era stato riscattato nel 1567, anno della morte di Francesco.  Questo tasso del riscatto molto basso venne mantenuto sino al 1625, quando solo circa il 20% (436 onze annue) di tutte le soggiogazioni costituite dal 1542 in poi (un totale di 2.287 onze annue) era stato riscattato.  Il momento piú difficile per la famiglia si ebbe dopo la morte di Carlo nel 1618, quando la giovane erede Elisabetta dovette costituire delle soggiogazioni per un capitale di 25.700 onze.  Di questo piú del 70% fu rappresentato da una rendita paralizzante di 1.000 onze al conte di Castro, il viceré del tempo che aveva ereditato le pretese sulla baronia di Pietra d'Amico, mentre il rimanente capitale era costituito dai vitalizi che Elisabetta dovette assegnare alle due sorelline e alla dote che dovette restituire alla vedova dello zio .