(da
Famiglie feudali siciliane. Patrimoni redditi investimenti tra ‘500 e ‘600
di Timothy Davies - Salvatore Sciascia Editore)
7. Il problema del mantenimento dell'integrità del patrimonio
Nella
famiglia Di Napoli la successione di primogenitura non ebbe luogo prima del
'600. A Troina nel 1607 l'eredità
paterna sarebbe stata divisa equamente tra Giuseppe e i suoi fratelli secondo la
donazione del padre Filippo, che poi nel 1611 venne confermata per testamento . E
nel 1617, dopo la morte senza prole di uno del fratelli piú giovani, seguí una
divisione ulteriore della proprietà tra Giuseppe e il fratello superstite.
Nel
mezzo secolo successivo all'acquisto delle baronie da parte di Giuseppe 1, non
vennero redatti in famiglia che due fidecommessi, in cui si stabiliva che
l'erede universale dovesse succedere all'intero patrimonio. Questi furono istituiti il primo da Giuseppe I nel 1625 in
una donazione propter nuptias al
primogenito, e poi dal nipote Giuseppe II nel suo testamento; non
vi fu, però, nessuna disposizione da parte di Girolamo, a causa della morte
intestata. I Nella
terza generazione, secondo le condizioni del testamento di Pietro, la metà del
patrimonio fu riservata all'erede universale e l'altra metà, agli altri figli.
Come
Aloisio Arias Giardina, Giuseppe 1, che non aveva ascendenti nobili, dovette
affrontare il
problema di come avviare una nuova linea in merito alla successione al
patrimonio da poco acquistato. Ma a
differenza di Aloisio Arias, a Giuseppe fu permesso intestarlo completamente al
suo erede universale, e ciò in gran parte perché era in condizione di
sistemare bene i figli cadetti. Inoltre, Giuseppe ricavò un certo vantaggio dal
fatto di
possedere a Troina beni non vincolati, che poteva riservare per uno dei
cadetti.
Nonostante
i vincoli imposti sul nuovo patrimonio, la sua integrità veniva minacciata da
altri fattori. In primo luogo,
sebbene Giuseppe I avesse comprato senza riserve sia Campobello che Resuttano,
vi era la possibilità che qualche discendente dei venditori muovesse la lite di
rivendicazione. Dopo la morte, nel
1642, di Giuseppe 1, il nipote Giuseppe II ottenne la ratifica da parte
dell'erede del venditore di Resuttano; ma non poté ottenere analoga conferma
per Campobello, che poco dopo divenne oggetto di lite . In
secondo luogo, dopo la scomparsa prematura di Girolamo nel 1639, avvenne una
certa divisione ufficiosa del patrimonio familiare: la vedova Elisabetta
amministrava Alessandria, e i tutori del figlio Giuseppe Il, Resuttano e
Campobello .