(da
Famiglie feudali siciliane. Patrimoni redditi investimenti tra ‘500 e ‘600
di Timothy Davies - Salvatore Sciascia Editore)
8. Una
linea di alleanze matrimoniali «supra-locali»
. Al
contrario, il suocero di Giuseppe apparteneva ad una famiglia nobile, anche se
egli personalmente non aveva titolo, mentre la suocera aveva parenti genovesi . Il matrimonio tra Giuseppe e Laura Settimo faceva da complemento a quello tra
Camilla Di Napoli, sorella di Giuseppe, e Pietro Settimo, fratello di Laura .
La
ricerca del matrimonio « supra-locale » sia per il primogenito che per la
primogenita continuò per tutto il '600. Non
risulta invece nessuna tendenza al matrimonio tra i consanguinei, e quindi non
poteva essere questo a provocare l'idiozia di Carlo, secondo figlio di Girolamo,
considerato «mentecatto». Nella seconda generazione, sia il figlio primogenito
di Giuseppe, Girolamo, che uno dei figli cadetti, Antonio, contrassero matrimoni
«supra-locali», mentre negli anni 1620 la figlia Maria riuscí tre volte a
sposarsi bene. Nella generazione seguente, benché il capofamiglia Giuseppe II
non si sia mai sposato - causando grande delusione nella madre - il terzo
figlio, Pietro, che poi ereditò l'intero patrimonio, sposò la figlia del
principe di Carini, mentre sua sorella sposò il conte di San Marco .
Ci
mancano dati sulla consistenza delle doti prima del matrimonio tra Giuseppe I e
Laura Settimo nel 1597. La dote
percepita allora da Giuseppe fu attorno alla 4.500 onze, circa il 15% in meno di
quella che nel 1581 Giulio Grimaldi aveva ricevuto.
Ciò si spiega col fatto che nel 1597 il prestigio di Giuseppe non poteva
essere allo stesso livello di quello di Giulio nel 1581, poiché ancora non
aveva acquistato una proprietà fondiaria, sebbene avesse molti appoggi per
avanzare nella carriera. Ancor piú
basso doveva essere il prestigio di Laura Settimo, figlia di padre senza titolo
e vedova, che forse risentiva del fatto che il defunto marito genovese, Vincenzo
Spinola, era stato licenziato dal posto di maestro portulano.
La
consistenza della dote percepita da ogni erede universale successivo a Giuseppe
I aumentó del 75-100% ogni volta: Giuseppe 1, 4.500 onze; Girolamo, 8.000/9.000
onze; Pietro, 16.000 onze. Va
notato che la dote di Pietro fu probabilmente piú consistente di quanto sarebbe
stata se si fosse sposato piú giovane, perché nel 1679, anno del matrimonio
era giunto all'apogeo della carriera politica ed era pure divenuto erede del
patrimonio in virtú della mancanza di figli da parte di Giuseppe Il e l'idiozia
di Carlo. Dal 1597 al 1669, entro
tre generazioni, la consistenza delle doti portate ai capifamiglia aumentò del
250% circa, mentre la consistenza delle doti dei Grimaldi, nello stesso periodo,
non aumentò che del 120% circa, il che ci dimostra che nel lungo periodo il
prestigio dei Di Napoli era cresciuto piú rapidamente di quello dei Grimaldi.