(da
Famiglie feudali siciliane. Patrimoni redditi investimenti tra ‘500 e ‘600
di Timothy Davies - Salvatore Sciascia Editore)
9. Il
problema dei vitalizi
Nel
primo '600, i capifamiglia Di Napoli disponevano di maggiori mezzi rispetto alle
altre famiglie di cui abbiamo trattato per poter fornire ai figli cadetti delle
porzioni sufficienti. Grazie alle
sue maggiori possibilità di raccomandare i figli cadetti per posti di prestigio
e al fatto che non ne avesse tanti, Giuseppe I riuscí ad evitare che fosse
fatta la stima formale delle porzioni sul patrimonio che nel 1625 donò a
Girolamo. La prima stima del genere
ebbe luogo nel 1683, per conto dei figli di Pietro, ma nel frattempo la mancanza
della stima formale sembra avesse fatto sorgere delle incertezze sulla giusta
consistenza della porzione della figlia piú grande.
Giuseppe I doveva provvedere per cinque cadetti, cioè sia per i propri figli
(Francesco, Carlo e Antonio) che per quelli del figlio Girolamo a lui premorto
(Carlo e Pietro). Per tutti si
trovarono posti nella chiesa e nella marina militare.
Ad
Antonio, forse il figlio prediletto, Giuseppe I nel 1639 donò anche un
patrimonio fondiario, compreso il casale di Santo Stefano di Mistretta
acquistato dalla Regia Corte. In
parte il successo di Giuseppe va attribuito alla longevità: visse quasi un
ventennio dopo aver fatto dono formale del patrimonio al figlio nel 1625.
I suoi legami stretti con Madrid durarono oltre un trentennio, e in
questo periodo sia Giuseppe che poi il figlio Carlo fecero numerose pressioni
sul re Filippo perché si compiacesse di riconoscere i loro servizi alla
monarchia con qualche ricompensa ai familiari .
Tuttavia
la necessità di ridurre il peso delle doti fece si che si sposassero soltanto
le figlie maggiori, mentre le minori erano costrette a rinunciare alle loro
porzioni. Soltanto verso la fine
del '600 si combina il matrimonio per piú di una sorella. Non sappiamo che in
un caso la consistenza delle pensioni percepite dalle figlie che si monacavano:
quando nel 1635, Antonia, ultimogenita di Giuseppe 1, fece la rinuncia, la somma
di 400 onze che le venne assegnata equivaleva al 5% della dote (8.000 onze)
costituita per la sorella maggiore al tempo del primo matrimonio.