LA
CHIESA DEL CARMINE
Don
Carlo Barresi, signore di Alessandria, il 6 Ottobre 1589, stabiliva un convento
per i Padri Carmelitani, sotto il glorioso titolo della gran Madre di Dio Maria
Annunziata. (A. Giglio "La
Vergine della Rocca", p. 136).I Carmelitani di Alessandria appartenevano
alla provincia (carmelitana) Sant'Angelo, già distaccata da quella di
Sant'Alberto nel 1585.
Rocco
Pirri in "Sicilia Sacra" dice che i frati Carmelitani sono nel
convento di Sant'Annunziata dal 1608.
Nel
1648, il priore P. Andrea Burlò "dié inizio alla costruzione di una nuova
e sontuosa chiesa che fu poi completata da P. Alberto Mangione succedutogli nel
priorato nel 1665". (ved. Il
carmelo siciliano nella storia di P. Carmelo Nicotra 0. C. Messina, 1979).
I
lavori di rifinitura interna furono eseguiti negli anni successivi, nel primi
decenni del '700, durante la signoria di Don Federico Napoli Barresi che
"la dotò di buona rendita". La
chiesa è ad una sola navata, slanciata, ampia e luminosa.
Gli stucchi e le decorazioni delle cappelle laterali sono di finissima
fattura e attribuiti alla scuola del Serpotta.
Sull'altare maggiore è collocata la bellissima tela, dell'Annunciazione,
attribuita dal Politi a Guido Reni. Sia
la chiesa che il dipinto sono in attesa di restauro.
Nel convento del Carmelitani si custodivano un ricco archivio e una libreria di cui non resta più traccia. Il prospetto principale della chiesa svetta su una ampia gradinata. La facciata è arricchita da un bellissimo portale barocco, sormontato da una nicchia che accoglie una statua di Madonna col Bambino e un San Bemardo genuflesso con coreografia di puttini ai piedi della statua.
Questa
facciata non ci sovrasta per la sua sontuosità, ma ci attira a sé in un agile
slancio verso il cielo.
Scrive
Maria Giuffré: "Se comune può essere considerato il tema del portale
sovrastato da un'edicola, ove viene in
genere collocata la statua dedicatoria (... ) particolare menzione deve
essere fatta per il singolare e colto inserto che nobilita il prospetto della
chiesa del Carmine ad Alessandria della Rocca: la ricerca di una libera fusione
con l'atmosfera circostante e la volontà di rompere la compattezza del volume
parallelepipedo della chiesa, vengono perseguiti attraverso l'adozione di
strutture verticali ruotate a 45' rispetto al piano della facciata e di colonne
parzialmente tortili, ad aumentare lo slancio verticale dell'insieme". (M.
Giuffré in "Città nuove di Sicilia" XV'-XIX' sec.,
Vittorietti - PA).
Giuseppe Frisco (Alessandria ieri-1986)