LA MADONNA DELLA ROCCA

«Imago colitur S. Maria della Rocca divinitus inventa et miraculis clarissima ... ». Cioè: si venera un'immagine di S. Maria della Rocca trovata prodigiosamente e famosissima per miracoli.Cosi Rocco Pirri in «Sicilia sacra» scrisse di quel prodigioso ritrovamento della bellissima statuetta in marmo raffigurante la Madonna col Bambino.Di questo evento, l'unica cosa certa è quella statuetta, il resto e affidato alla tradizione, che ci è stata tramandata in versioni diverse. Alfonso Giglio ne «La Vergine della Rocca» del 1847, ne scrisse un racconto abbellito da erudite invenzioni, mentre il Can.  Salv.  Valenti Chiaromonte ne fece un dramma in quattro atti: «La cieca di Alessandria sicula» del 1929.  Un altro libretto fu scritto da P. Flaviano Passionista: «La Vergine SS. della Rocca» (1939), che oltre alla tradizione riferisce notizie sul Santuario e una raccolta di  preghiere e di canti popolari in dialetto in onore della Madonna. Ma ecco il racconto del prodigioso ritrovamento nella trascrizione più antica: «Una contadina in compagnia ad una sua figlia cieca sin dalla nascita si portava nei dintorni d'Alessandria per raccogliervi selvatiche pianticelle.  Pervenuta presso la vetta di una collina che sorge di contro le alture di Rocca Incavalcata adagia la giovanetta su uno spiazzo, e va quindi rampicandosi per l'erta onde procurare alimento all'umile sua famigliola.  Essa era alla parte opposta del monte, quando donna di eccelsa bellezza appare alla figlia , e le dice: - lo sono la Regina dei Cieli; va al Parroco, ai Magistrati e al popolo tutto, annunziagli, che sarò lo la speciale Protettrice di Alessandria.  E qui dovranno edificare un santuario per adorarvi il mio simulacro serbato in quella spelonca. La cieca soggiunse: - Forse non presteranno fede alle mie parole. - e la Vergine palpando le ottenebrate pupille della miserella, schiude quegli occhi alla luce dicendole: - or vanne e sarai creduta. - La visione sparve, e la cieca attonita vide il creato. Ritornata la madre la giovinetta le rapporta l'apparizione, ed entrambe si conducono all'abitato narrando ai Primati il fausto evento. 

 

 

 

 

 

Il Pastore e gran parte degli alessandrini si trasferiscono al luogo designato e ritrovano la statua di marmo, che portano alla chiesa parrocchiale.  
Poco appresso il barone della Pietra la fa traslare ai Colli; ed è scolpita sull'originale, altra statua che si manda in Alessandria.  Un tempio fu eretto sul luogo dell'avvenimento, presso a cui esiste la pietra di Grazia» (A.  Giglio op. cit. pp. 6-7).
A proposito del trasferimento della statuetta ai Colli F. Nicotra a sua volta scrive che «il simulacro fu dalla prepotenza feudale trasportato nella chiesa di Resuttana a Palermo.» (in Dizionario illustrato dei comuni siciliani).Sulla data di quel trasferimento non si hanno notizie precise; forse avvenne verso la fine del sec.  XVII°, con i successori di donna Elisabetta Melchiorra Barresi.  Ancora il Giglio ci attesta, per averlo constatato di persona, che la statua «si trova nella parrocchia dei Colli sul primo altare a mancina.»
Il simulacro fu restituito agli alessandrini circa due secoli dopo il 30 Marzo 1873. Questa data è incisa sul piedistallo della statuetta. In quell'occasione fu composta la poesia che viene riportata in appendice, e che secondo la versione riferitami dal prof.  G. Mandalà è da attribuirsi ad un certo Giuseppe Misuraca.  Si dice che tutte le bambine che nacquero in quell'anno furono chiamate col nome di Maria, in onore della Madonna e fu loro donato un mattone di ceramica stagnata di Burgio, con un disegno della Vergine e del Bambino e la scritta: Madonna della Rocca anno 1873.  Il prof. G. Mandala ne conserva ancora un esemplare che fu donato alla propria nonna materna Guida Brio Maria in Amorelli, nata appunto nel 1873. Il ritrovamento della statuetta storicamente si colloca negli anni in cui in Sicilia, terribile imperversava il flagello della peste.
«Nel 1624 sull'alba di Maggio spuntava in Sicilia l'astro di morte.  La ricompra di taluni cattivi si operò coll'argento, e fu ratificata colla perdita di
migliaia d'uomini - Un Galeone li conduceva da Barbaria e seco importava delle lane, lini e altri oggetti depositari di materiali contagiosi.» «Infaustissimo appariva l'anno 1625 perchè il flagello della peste bubonica infestava i più bei siti di Sicilia (... ) e gli alessandrini in gran parte ne erano divorati.» (in A. Giglio op. cit.). Quindi anche Alessandria venne colpita e secondo la tradizione, fu il soccorso della Vergine a liberarla da quella grave calamità.
V. Amico invece scrive: «Sono ancora dediti gli alessandrini al culto di S. Rocco e S. Rosalia vergine dai quali vennero liberati dalla pesta che infestava il paese, e perciò lor sollevarono delle eleganti chiese: sorge lo spedale per gli infermi presso la chiesa di S. Anna». (V.  Amico in dizion. topogr. della Sicilia).
Certamente in quei tragici tempi, i nostri antenati avranno invocato tutti i Santi forse, come suol dirsi, erano talmente afflitti da non saper più che Santo pregare. In quegli anni, veloce si diffondeva la fama di S. Rosalia che, si disse, liberò Palermo dalla peste.  E sempre nel 1624, sul monte della Quisquina si rinvenne la grotta dove la Santa eremita si rifugiò. E da allora in poi S. Rosalia divenne patrona di Palermo e di Santo Stefano, ma non di Alessandria.  Certo vi era anche in Alessandria il culto per quella vergine santa, e, ancora oggi, c'è l'omonimo quartiere con la «brivatura» di S. Rosalia.

Comunque, dopo il ritrovamento del simulacro e l'edificazione del santuario, la Madonna della Rocca divenne talmente «clarissima» che il popolo alessandrino la elesse a sua patrona, sostituendo in questo titolo S. Nicolò primo patrono di Alessandria, di cui resta la cinquecentesca statua lignea nella chiesa del Carmine.

La festa della Madonna della Rocca si celebra l'ultima domenica di Agosto.  L'antivigilia della festa si va al santuario e si porta il simulacro in paese nella chiesa Madre dove resterà fino alla I° domenica di Ottobre, giorno in cui si riporta al santuario.  Altri periodi dedicati al culto della Madonna sono: il mese mariano a Maggio e la «quindicina» in Agosto, che si conclude solennemente il giorno dell'Assunzione. Ma più si va indietro negli anni, più si rintracciano testimonianze di questa grande devozione verso la Vergine e del culto a Lei riservato.  Scrive ancora il Giglio: «lungo saria il riferire le grazie e miracoli tutti (... ). Il santuario della Rocca è stato una sorgente perenne dei celesti favori.» (op. cit. pp. 106-7).

Una volta, nel periodo di quaresima, «si facivanu li sabati», uno di essi era dedicato alla Madonna della Rocca.  Era «lu sabatu di li burgisi», poichè lo patrocinavano i borgesi, cioè i contadini proprietari di terra.  Si andava al santuario e si tornava in processione con la statuetta; a Pasqua, nel tardi pomeriggio, si riportava al santuario al canto della Salve Regina in dialetto, eseguito in modo incantevole dai «lamintatura», cioè quelle.persone che durante la settimana santa.«fannu lu lamentu».
Un tempo, quando la buona o la cattiva annata dipendevano soprattutto dal faticoso lavoro della braccia, dal buon andamento delle stagioni e da «frate sole» e «sora acqua», invece che dagli attrezzi meccanici, dai concimi chimici e dai pesticidi, allorchè era necessario che venisse una buona pioggia o facesse bel tempo, il popolo alessandrino andava penitente a «prendere» la Madonna dal santuario e la portava in paese.  E allora, si poteva esser. sicuri, che la Vergine avrebbe esaudito le preghiere di quel popolo fedele alla sua Patrona.

Mi racconta mia madre un episodio che a sua volta l'ebbe raccontato da suo padre e che anch'io voglio raccontare. Da molto tempo non pioveva e i seminati languivano per la siccità.

Ma, per motivi di spazio e di tempo, lascio qui il racconto e questa raccolta di notizie.  Voglio però infine fare un cenno alla tradizione.raccontata nelle tele del santuario della Madonna della Rocca.         

"La Madonna della Rocca - Tradizione orale,  scritta e dipinta".
Testi di Giuseppe Frisco 
Foto di Eugenio Scaglione -