Europa. Per una pratica istituzionale più democratica

L'esperienza della sinistra brasiliana come punto di riferimento per realizzare anche nei paesi europei una nuova qualità antagonista del lavoro politico nelle istituzioni rappresentative e nei governi locali

di Luigi Vinci

Tre anni fa, per conto del Gue-Ngl - il gruppo della sinistra antagonista nel Parlamento europeo - mi recai in Brasile per un abboccamento con il Pt - quel Partito dei lavoratori il cui presidente è il notissimo compagno Lula - al fine dello sviluppo delle relazioni con quella grande maggioranza della sinistra antagonista latino-americana che aderisce al Foro di San Paolo. Il Pt a quel tempo presiedeva il Foro. I compagni del Pt furono ospitalissimi. In particolare ci tennero a mettermi in contatto con quella parte del loro lavoro di massa che fa uso dei governi locali in mano alla sinistra: fu questa per me un'esperienza illuminante, a proposito della quale mi proposi di scrivere qualcosa. Riesco solo ora a tornarci, anche in quanto i partiti legati al Gue-Ngl dovranno a breve - immediatamente dopo le elezioni europee - fare assieme un bilancio dei cinque anni della legislatura che si sta per chiudere, anche per correggere alcuni rilevanti difetti che hanno caratterizzato il lavoro del gruppo: e l'esperienza del Pt può appunto darci qualche utile indicazione in tal senso.


La sinistra brasiliana, e in essa in particolare il Pt, che ne è la componente più influente, usa sistematicamente le amministrazioni che gestisce per la politicizzazione e la mobilitazione di massa. Si capisce meglio il senso di quest'affermazione con qualche esempio pratico.

Prima del varo del bilancio di previsione di un'amministrazione comunale per l'anno che viene, dunque, la sinistra brasiliana promuove riunioni della popolazione, nelle quali indica il volume delle risorse potenzialmente a disposizione, in relazione ad alternative di prelievo fiscale, e propone modalità possibili di spesa: per una sede scolastica, per un poliambulatorio, per un consultorio femminile, per una postazione di polizia, per aiutare gli abitanti di un quartiere di favelas a costruirsi decenti abitazioni, a ridefinirne la rete viaria, a dotarsi di fognature, ecc. Si giunge così, attraverso la discussione in assemblee popolari di quartiere, in assemblee di donne e di lavoratori, infine in riunioni dei rappresentanti eletti delle assemblee, nonché in assemblee di partito, sindacali, di associazioni e di organizzazioni sociali, a definire un programma di entrate e di spesa, che sarà portato in consiglio comunale, e qui sostenuto contro la destra e votato. Successivamente altre assemblee verranno promosse per verificare la realizzazione del programma, discutere eventuali correzioni, e soprattutto valutare a consuntivo se le risorse a disposizione sono state spese oculatamente e la qualità dei risultati.

A monte delle tornate elettorali un analogo sistema di riunioni costruisce le liste: vi si formulano le proposte di candidatura, inoltre vi si valutano la qualità e la rappresentatività delle varie candidature a consigliere, membro della giunta, sindaco, e al tempo stesso vi si valutano più ipotesi di programma e vi si costruisce il programma definitivo. Pratiche analoghe, inoltre, operano nelle situazioni dove la sinistra antagonista brasiliana sia in minoranza e all'opposizione. Infine le rappresentanze istituzionali locali del Pt e le sue stesse giunte prendono frequentemente l'iniziativa diretta, o in collaborazione con la sinistra politica e sociale, di mobilitazioni di massa, tanto per imporre un punto di vista a poteri politici o padronali avversari quanto per praticare direttamente obiettivi.

Va da sé che la sinistra antagonista brasiliana opera in un contesto sociale molto diverso da quelli dell'Europa occidentale. Tuttavia non è questo il fondamento della differenza tra il suo modo generale di relazioni con le classi popolari da un lato e con lo stato dall'altro - di cui l'amministrazione di un comune è parte - e quello della sinistra antagonista europea. Tra la Lapponia e l'Andalusia corrono differenze enormi esse pure, tuttavia il modo di quelle relazioni da parte del Partito della Sinistra svedese e di Izquierda Unida è essenzialmente omogeneo. Inoltre i partiti della sinistra antagonista europea dispongono di mezzi materiali - per l'enorme superiorità del tenore di vita rispetto all'America Latina e per il supporto materiale che hanno da parte dello stato - che i partiti della sinistra latino-americana neppure si sognano. La sede federale del Pt, a San Paolo, non è più vasta, ed è molto più modesta, di quella di una federazione di Rifondazione comunista di una certa consistenza. Al Pt dunque la "linea di massa" praticata attraverso le amministrazioni che gestisce costa, in via relativa, tantissimo di più di quanto costerebbe ad un qualsiasi partito della sinistra antagonista europea.

Questa radicale differenza di impostazione va fatta risalire, invece, a differenze tanto in sede storico-politica che teorico-politica. La sinistra antagonista latino-americana ha, pour cause, un livello qualitativo di affidamento allo stato assai diverso da quello della sinistra antagonista europea: là lo stato solo recentemente e molto parzialmente ha teso ad acquisire, superando la caratteristica essenziale di apparato violento al servizio di oligarchie agrarie, borghesie compradoras e Stati Uniti, i tratti della democrazia rappresentativa anche delle classi popolari, dello stato di diritto e dello stato sociale; da noi la composizione delle classi dirigenti ha storicamente avuto altre configurazioni, meno di rapina antisociale, la lotta di classe ha lavorato per due secoli, lo stato tende a recare quei tratti civili da molto più tempo ed essi vi risultano più estesi e consolidati. Pertanto la sinistra antagonista latino-americana conserva in molta sua parte un modo delle proprie relazioni alle classi popolari che tende a strutturarsi in contropotere, in altro stato, mentre quella europea tende maggiormente all'uso dello stato parlamentare. Ma soprattutto da noi la storia di questo secolo ha prodotto attitudini semisocialdemocratiche più o meno marcate nella quasi totalità delle sinistre antagoniste - nel quadro dell'idea strategica, rivelatasi una tragica illusione, che in Europa occidentale si trattasse di tenere pazientemente le posizioni in attesa che l'Unione Sovietica, sopravanzando in tenore di vita e in potenza militare gli Stati Uniti, sbloccasse positivamente il quadro europeo.


Quante astratte discussioni e quante tensioni in meno tra compagni in Rifondazione comunista, e immagino negli altri partiti della sinistra antagonista europea, vi sarebbero state e vi sarebbero se le decisioni a proposito della partecipazione o meno a schieramenti elettorali e ad amministrazioni comunali o regionali assieme alla sinistra moderata venissero prese nel contesto di una pratica di relazioni assidue con la popolazione, secondo, grosso modo, il modello brasiliano - assemblee di quartiere, di paese, di donne, di lavoratori, di disoccupati, di giovani, relazioni strette con associazioni ed organizzazioni della sinistra sociale, con l'ambientalismo, ecc. - e se attraverso queste assemblee venissero verificati i propri e altrui programmi, le reciproche compatibilità o meno, soprattutto se gli eventuali alleati forniscono davvero gli affidamenti necessari oppure no!

Un'obiezione a questo ragionamento potrebbe essere che ad un'assemblea può facilmente darsi che non venga nessuno, o solo i tuoi compagni di partito. Ma non è che la sinistra brasiliana si sia trovata con i suoi rapporti di massa creati sin dall'inizio dal padreterno. Essa ha cominciato con assemblee spesso poco partecipate: ma poi, perché faceva sul serio, la partecipazione è aumentata.

L'attuale pratica corrente della sinistra antagonista europea in sede di istituzioni locali dello stato, a parte qualche marginale eccezione, fa invece del partito - quindi, in concreto, dei suoi organismi di direzione - il depositario monopolistico della trattativa con i possibili interlocutori politici e il decisore monopolistico del fatto di procedere o meno ad alleanze. Di conseguenza il criterio-base della decisione di procedere ad un'alleanza locale sta, di fatto, ma spesso anche esplicitamente, nella sua opportunità o meno dal punto di vista della tattica nazionale di relazione con la sinistra moderata. In concreto questo significa, date le più o meno incisive attitudini semisocialdemocratiche, che si tende a praticare ovunque sia minimamente possibile alleanze locali, a meno cioè che la sinistra moderata, perché autosufficiente, le rifiuti.

La pratica della sinistra antagonista europea in sede di istituzioni locali dello stato rappresenta dunque, si può dire, il termometro di quanto, in concreto, alle dichiarazioni generali di contenuto antagonistico corrisponda oppure no un'attitudine pratica corrente antagonista oppure semisocialdemocratica.

Al tempo stesso, una pratica incoerente - i nostri padri avrebbero detto "centrista" - in questa sede rappresenta, proprio per la sua capillarità, uno dei canali fondamentali nella sinistra antagonista europea di ciò che residua, spesso molto, di pratiche e di relazioni interne di partito autoritarie e, di fatto, autoreferenziali nel rapporto con le classi popolari, e dunque anche di blocco del pieno dispiego delle potenzialità del partito verso l'esterno, in una pratica di radicamento sociale e di supporto alle organizzazioni sociali della sinistra e alle loro battaglie.

Mutatis mutandis, analoga "linea di massa" potrebbe e dovrebbe a mio avviso essere praticata - ed analogo rapporto con lo stato - da parte delle rappresentanze della sinistra antagonista europea site ai livelli istituzionali "superiori": nei parlamenti nazionali e in quello europeo.


Rifondazione comunista ha svolto assai spesso un ruolo trainante nella definizione di orientamenti unitari e di iniziative unitarie della sinistra antagonista europea. Tutti ricorderanno, quattro anni fa, la riunione di Parigi nella quale si varò comunemente quell'obiettivo della riduzione dell'orario di lavoro che successivamente molto ispirerà le battaglie politiche dei comunisti in Francia e in Italia. Analogamente ci si è sforzati di fare del Gue-Ngl una postazione non semplicemente di un assiduo e combattivo lavoro parlamentare, ma anche un supporto a lotte di massa e ad organizzazioni della sinistra sociale. Tutti ricorderanno le due assemblee europee per il lavoro, nel maggio del '97 e all'inizio di quest'anno, molto legate al grande impegno del compagno Ken Coates, eletto nelle file del Labour Party, poi cacciato da questo partito da Blair - due assemblee caratterizzate da una grande partecipazione di comitati di disoccupati, di sindacalisti di base e di rappresentanze aziendali di lavoratori. Meno noto è invece il supporto, che è stato fittissimo e continuo, fornito ai rappresentanti di aziende multinazionali, ad organizzazioni della gente omosessuale, a movimenti studenteschi, a movimenti di solidarietà con popolazioni oppresse, al movimento di liberazione del popolo curdo, ecc. Grazie a ciò attivisti politici e sociali di quindici paesi europei hanno potuto incontrarsi, ragionare assieme, avviare collaborazioni, qualche persona in meno è nelle carceri europee o latino-americane, ed è stato persino raggiunto qualche risultato in sede parlamentare.

Su questo terreno Rifondazione comunista nel Gue-Ngl è stata quasi sempre l'elemento trainante. Quasi tutti gli altri sono stati invece in genere passivi, a rimorchio, qualcuno ha addirittura frenato. Ciò da un lato segnala, a mio avviso, il tasso inferiore di "centrismo" nella concreta composizione politica di Rifondazione comunista e la qualità migliore del suo sforzo di ricerca strategica e, per vari aspetti, anche teorica; ma, dall'altro, come gli stessi partiti che all'interno del Gue-Ngl tendono a caratterizzarsi come a sinistra di altri, siano caricati di ritardi e di incertezze, la cui risultante netta consiste in una difficoltà radicale a non far dominare il proprio lavoro parlamentare dalla scansione e dalla scelta dei temi operata dalla sede parlamentare stessa, dunque a operare con un buon grado di autonomia, dunque a proiettare parte consistente del lavoro della propria rappresentanza parlamentare fuori dalla sede parlamentare, ricercando una connessione sistematica con il tessuto organizzato e con l'iniziativa delle classi popolari, degli oppressi, della gente che nel Terzo mondo soffre, pensandosi non solo come i mandatari del proprio partito in un parlamento ma anche come servizio a disposizione del complesso delle articolazioni progressive della società contemporanea - dal cui movimento, in ultima analisi, dipende quasi per intero la stessa efficacia del lavoro in sede parlamentare.

Tra i limiti e i difetti del Gue-Ngl che occorrerà tentare con vigore di superare nella legislatura che sta per aprirsi, questo della subalternità alla separatezza della politica praticata nelle forme statali, o tendenzialmente tali - come il Parlamento europeo - è a mio avviso uno dei principali. Forse il principale in assoluto. Tenderei infatti a porlo per qualità sopra a quello stesso, emerso molto nell'ultimo anno e mezzo, delle incertezze e delle differenziazioni tra i vari partiti componenti il Gue-Ngl dinanzi ai nuovi governi socialdemocratici europei: incertezze e differenziazioni dovute a genericità e a ritardi in sede programmatica in aggiunta, nei più, ad attitudini semisocialdemocratiche più o meno rilevanti, in pochi, invece, ad attitudini settarie. Voglio cioè dire che la stessa costruzione di obiettivi, programmi e tattiche di relazione con le sinistre moderate può essere positivamente orientata - anche se ciò, va da sé, non basta - da una buona pratica di massa e, in essa, da una correzione significativa, per quanto empirica, del mix di subalternità istituzionali e di vissuti autoreferenziali di partito.