E’ il Santo dei Monti Sibillini perchè
nato nella zona montana amandolese,alle pendici del Castel Manardo, presso
l’abazia benedettina dei Santi Vincenzo e Anastasio nelle cui vicinanze,
salendo per circa un chilometro,si trova una cappella sorta sul luogo della
sua casa natale. Fu pastorello, amò il lavoro dei campi e crebbe
ben educato anche religiosamente dai suoi amati genitori che lo favorirono
nella sua naturale inclinazione alla preghiera e allo studio presso la
rinomata abazia benedettina. La fama di santità di S.Nicola di Tolentino
lo attrasse ad entrare tra gli Agostiniani di Amandola verso i 20 anni.Vi
professò i voti religiosi e vi completò gli studi per essere
ordinato sacerdote verso il l380. Per 12 anni svolse l’ufficio di sacrista
accorto e premuroso a Tolentino nel Santuario , a lui caro, di S.Nicola
e ne divenne un fervoroso emulo.Per alcuni anni andò pellegrino
nelle Puglie dedito alla predicazione.
Nel 1400 fu nominato Priore nel convento agostiniano
della sua patria dove visse gli ultimi 50 anni della sua santa vita, con
esemplare testimonianza di fedeltà alla regola agostiniana, di ascesi
e penitenza, di zelo apostolico e di impegno sociale.Con l’aiuto dei suoi
concittadini organizzò e ampliò il convento, diede inizio
alla costruzione della bella chiesa che è il suo Santuario.Come
sacerdote svolse un lavoro infaticabile nella comunità, nella chiesa
e tra i bisognosi.
Conciliò le discordie tra le famiglie,
tra i paesi; confortò i malati portando nel cuore di tutti serenità
e pace.La sua beneficenza non conobbe ostacoli,le sue esimie virtù
furono esempio stimolante e così si rese sempre più amato!
Il suo. centro d’apostolato fu il confessionale per dare alle anime la
vita divina e guidarle alla perfezione cristiana e alla salvezza eterna.
Dopo una vita tutta spesa santamente morì
il 25 gennaio l450. La venerazione popolare crebbe fino ad. essere acclamato
santo e taumaturgo. Il titolo di Beato glielo conferì il papa Clemente
XIII nel 1758. E’ ancor oggi venerato nella nuova cappella e visitato da
tanti paesani e pellegrini, che, nel recarsi al Santuario della Madonna
dell’Ambro vi si fermano a pregare e meditare.
Amava Maria
Il Beato Antonio Migliorati fu religioso e
sacerdote ”di tenera pietà rnariana” appresa in famiglia con la
recita delle preghiere più ordinarie e con le visite alle devote
immagini.Nato e cresciuto in una zona vicina al nostro Santuario della
Madonna dell’Ambro, vi pellegrinò molte volte sia con i genitori,
devotissirni della Madre celeste,come lo sono tuttora i pochi abitanti
di quelle frazioni,sia con qualche monaco benedettino che vi scendeva per
espletarvi i vari impegni di culto, dato che essi erano i custodi e gli
officianti. E molto probabile che quei monaci, suoi maestri, nelle loro
escursioni al tempietto mariano,si facessero accompagnare dal loro devoto
allievo.
Durante la cinquantenne permanenza nel convento
amandolese crediamo che vi sia tornato ogni anno con rinnovato fervore.Afferma
uno dei suoi biografi, il Palmieri,che "Durante gli anni che visse ad Amandola
non mancò di pellegrinare al mistico Santuario della Madonna dell’Ambro.Vi
giungeva a piedi, recitando salmi e preghiere per disporsi all’incontro
con la Vergine. Poi chino davanti alla venerata immagine dava pieno sfogo
alla sua pietà e dopo replicati tributi di preghiere ed infuocati
atti di amore, di benedizioni e di lodi, dopo aver offerto la sua supplica
a favore di tante anime che a lui si erano raccomandate, s’intratteneva
nella considerazione delle Sue glorie e privilegi.00rnrrios= so nell’anima
stemperavasi in lacrime di tenerezza e ne ripartiva con l’anima ricolma
di grazie...” Pellegrino e devoto esemplare!
Nel santuario del B.Antonio,accanto alla sua
urna,si ammira una Pietà in terracotta policroma di grande valore
storico e devozionale.Davanti ad essa il Beato è tradizione che
passò tante delle sue notti in preghiera: era l’altare preferito
anche per celebrarvi il Santo Sacrificio.
Non è improbabile che sia stato proprio
lui a commissionarla essendo databile tra il XIV e il XV secolo.
Aveva la bella abitudine a segnare e benedire
quelli che a lui si raccomandavano coi segno della croce e poi recitare
insieme il Padre nostro e l’Ave Maria. Molti ricevevano grazie speciali
con queste sue preghiere piene di fede.
La Madonna da lui tanto amata e fatta amare
gli ha rivelato il giorno del suo passaggio all’eternità, l’ha assistito
e lo ha accompagnato in Paradiso.
di Alfonso Schiaroli