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Il cancro nei bambini non è un'evenienza comune,
anche se esso rappresenta una delle cause più frequenti di morte in età
pediatrica.
I vari tipi di tumore che si riscontrano in età pediatrica sono molto diversi
da quelli che si hanno in età adulta per
sede di insorgenza, velocità di accrescimento e caratteristiche
istopatologiche; nell'adulto infatti predominano quelli a carico
di polmone, mammella, intestino e cute. È importante sottolineare che nel loro insieme i tumori pediatrici costituiscono da sempre un modello particolare sia per la ricerca di base sia per gli studi sulle cause della malattia. I tumori dell’età pediatrica hanno dimostrato di dare una risposta migliore ai farmaci antitumorali. Negli ultimi 20 anni i risultati terapeutici sono gradualmente e progressivamente migliorati. Le possibilità di guarigione dei tumori dell’infanzia sono attualmente superiori a quelle dell’adulto: complessivamente la percentuale globale delle guarigioni è superiore al 50%. Rimane, però, ancora molto da fare per incrementare queste già buone percentuali. In questo periodo vi è stata anche una progressiva evoluzione nelle strategie terapeutiche e si è confermata la necessità di una stretta collaborazione tra il pediatra oncologo, il chirurgo oncologo e il radioterapista. Ma oltre a queste figure, fondamentali nella gestione terapeutica, si sono resi indispensabili altri specialisti: anatomo-patologo, radiodiagnosta, medico nucleare, anestesista, nutrizionista sono quotidianamente coinvolti nelle problematiche diagnostiche e nelle procedure terapeutiche di supporto. Parte dei progressi compiuti sono inoltre dovuti al fatto che indagini diagnostiche come l’Ecotomografia, la Tomografia assiale computerizzata (TAC) e la Risonanza magnetica nucleare (RNM) hanno consentito di effettuare diagnosi in tempi più adeguati e di migliorare la conoscenza dell’estensione del tumore. Inoltre nuove tecniche di valutazione istopatologica, corredate da indagini molecolari e di citogenetica, hanno permesso di riconoscere, nell’ambito dei singoli istotipi, neoplasie a diverso comportamento biologico, correlato sia all’aggressività del tumore sia alla risposta alle terapie. Nell’esecuzione delle indagini diagnostiche, però, si deve porre particolare attenzione alla rapidità dell’esecuzione e al fatto che gli esami rechino il minor disturbo possibile per il piccolo o giovane paziente. Molte procedure, quali biopsie, aspirati midollari, applicazione di cateteri venosi centrali vengono realizzate per questo motivo in una sola seduta e in anestesia generale: ciò comporta il minimo disturbo per il malato. Nel trattamento dei tumori solidi del bambino, la chirurgia mantiene un ruolo cardine anche se non rappresenta sempre il primo passo terapeutico. L’utilizzo dei farmaci antineoplastici in fase preoperatoria, infatti, riducendo il volume del tumore consente interventi meno demolitivi: questo si verifica, per esempio, nei sarcomi delle parti molli e nei tumori dell’osso. Nell’ultimo decennio sono stati ottimizzati gli schemi di associazione dei farmaci con un miglioramento significativo dell’entità della remissioni e del tasso di guarigione: per linfomi e leucemie questo è attualmente superiore al 70%. Sempre nell’ambito della chemioterapia, infine, sono in corso studi clinici che - per neoplasie con prognosi severa o quando si verifica una ricaduta della malattia - utilizzano il trattamento con farmaci ad alte dosi. Le procedure di questo tipo implicano anche l’utilizzo dell’autotrapianto e di cellule staminali circolanti reclutate per "aferesi" dal sangue periferico. Il ruolo della radioterapia, sebbene questa metodica conservi ancora estrema importanza nei tumori pediatrici, è stato riconsiderato rispetto al passato. Si è constatato infatti che in un certo numero di pazienti guariti dal tumore la terapia radiante può provocare, a distanza di anni, in rapporto al distretto irradiato, danni somatici, danni all’accrescimento e allo sviluppo psico-intellettivo o alla funzione endocrina. Oggi pertanto la radioterapia viene impiegata con maggiore cautela e con tecniche più sofisticate anche per evitare i rischi di un tumore radioindotto. Il primo momento in cui l’intervento del Pediatra di famiglia è prezioso è quello della diagnosi. Spesso i tumori dei bambini non danno sintomi specifici di malattia: febbre, dolori diffusi, inappetenza, scadimento delle condizioni generali di salute possono non far pensare ad un tumore. Diventa fondamentale, allora, la conoscenza teorica, da parte del pediatra di famiglia, del "problema-cancro" e l’attenzione ai pochi segnali che in casi specifici possono far indirizzare alla diagnosi. Il rapporto con il medico di famiglia o con l’ospedale di riferimento è fondamentale, poi, nelle fasi intermedie dei cicli di cura, quando il bambino o l’adolescente sono a casa e la gestione di eventuali complicanze o di effetti collaterali deve essere gestita dal pediatra in stretta collaborazione con il centro specialistico. Sul piano burocratico l’attuale organizzazione sanitaria non sempre facilita la collaborazione: il superamento delle difficoltà nel rapporto con i medici di famiglia è affidato soprattutto all’impegno personale dei singoli. Incidenza nelle diverse fasce di età
La tabella elenca in ordine decrescente i tumori più frequenti nelle diverse fasce di età.Cosa dire ai bambini? Non si può nascondere al bambino la sua malattia ma, caso per caso, bisogna trovare le parole adatte per fargli capire una realtà che per lui è difficile, ma non impossibile, da afferrare.
Alcune delle notizie riportate sono tratte dal sito dell' Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
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