Introduzione ad HEGEL

di Andrea Tartaglia

È il terzo filosofo dell’idealismo ed il più importante. Punto di riferimento per l’‘800 ed il ‘900, è teorico del totalitarismo, dello stato assoluto che si concretizza nello stato tedesco. Molti sono i filosofi che contestano Hegel, tra questi quelli del filone marxista che, comunque, lo ha a fondamento (Marx è hegeliano di sinistra). Di lui molte opere, anche difficili: FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO (1807); SCIENZA DELLA LOGICA (1816); ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZA FILOSOFICHE IN COMPENDIO (1817); LINEAMENTI DI FILOSOFIA DEL DIRITTO (1821) ed anche scritti giovanili di interesse religioso. Anche attraverso la religione, infatti, Hegel diede un’organizzazione sistematica al suo pensiero. Tutte le sue opere presentano un’impostazione sistematica (come Platone ed Aristotele): costruisce, cioè, un sistema nel quale colloca i suoi pensieri – filosofo sistematico (viene, per questo, criticato o elogiato) – Hegel annulla l’individuo, la parte (Kierkegaard, invece, è filosofo del singolo). Per studiare il suo pensiero ci basiamo sull’Enciclopedia con 3 grandi idee:

 IDEA – NATURA – SPIRITO

Tre parti perché Hegel è dialettico, le tre parti presuppongono tesi, antitesi, sintesi. Ogni parte ha un suo schema dialettico. Partiamo dalle opere giovanili per comprendere i capisaldi del suo pensiero: la religione serve ad Hegel per affermare la sua filosofia e pensiero oltre che la religione stessa.

-         rapporto tra FINITO e INFINITO

-         RAZIONALITÀ – REALTÀ

-         DIALETTICA

Sono temi già trattati nell’idealismo, da lui ripresi in maniera diversa. Idea sistematica della dialettica  già nelle opere giovanili. Considera la concezione religiosa degli ebrei, che è quasi gelosa del rapporto con la divinità degli altri popoli; religiosamente gli ebrei si considerano superiori ma in un rapporto di oppressione, di totale dipendenza da Dio, di scissione da Dio (la vicenda di Noè è punizione divina, a partire da questa ebrei tormentati dal timore di Dio). La civiltà greca, invece, ha una visione diversa che non pone grandi differenze qualitativa tra uomini e dèi, anch’essi con pregi e difetti. Greci ed Ebrei in rapporto di tesi ed antitesi. I Greci superano la concezione precedente; la sintesi è la religione cristiana fondata sull’amore, l’armonia (spontanea nella religione greca) si raggiunge con la morte di Cristo. La morte, infatti, non è elemento di negazione, ma della salvezza di tutti gli uomini; la morte è concezione della vita, della salvezza; l’unione con Dio è concezione di superamento della spontaneità precedente; amore guadagnato, non spontaneo. Ma la religione cristiana, secondo Hegel, ha perso, nei secoli, la sua forza ed il suo senso della salvezza, spiegando così le critiche dell’illuminismo e di altre correnti al cristianesimo. Questo deve, per Hegel, riscoprire le sue ragioni. Secondo H., tutto si spiega con la dialettica, che È la vera realtà.

 FINITO – INFINITO

L’infinito di Fichte rischia di diventare cattivo perché rincorre se stesso e insegue ostacoli infiniti senza così raggiungere effettivamente l’infinità. Anche l’infinito di Schelling è cattivo, infatti giunto all’assoluto non è capace di passare alla realtà con passaggio razionale, ma con irrazionalità (caduta, male, etc.). Secondo H., F. e S. hanno agito bene per superare il dualismo kantiano ma hanno rilanciato le difficoltà del kantismo pur avendo essi affermato che la realtà è una: monismo non viene annullato. Tra l’altro S. non è dialettico. Realtà è una e infinita, Hegel non ha dubbi. I concetti dell’idealismo tedesco non sono sbagliati, ma lo sono i modi per cui ci sono arrivati F. e S.. Tutto ciò che esiste è infinito, è spirito, realtà spirituale (merito di Fichte). La realtà (infinito) è una, ma come spiegare il finito del quale siamo sempre in presenza? Non utilizza spiegazione di Schelling (caduta da Dio). Solito problema UNO/MOLTI. Spiega Hegel: tutti i momenti finiti rappresentano negazione, determinazione e affermazione di infinito. Il Finito non ha realtà in sé, è destinato a diventare infinito, il finito deve morire nell’infinito – verità del finito. L’infinito è senza distinzioni: buio. Noi, però, notiamo le distinzioni. Affermare e negare: è la stessa cosa. Affermare per negare, negare per affermare. Merito di Spinoza: "omnis determinatio est negatio". Straordinaria potenza del negativo: elemento per cui la dialettica continua. Hegel si considera figlio di Eraclito (grande dialettico). Il movimento (già caratteristica dell’idealismo) è importante, con la negazione, per la dialettica.

 REALE – RAZIONALE

H. dice che tutto ciò che è reale è razionale (qualcuno contesta Hegel dicendo che così accetta passivamente la realtà, è giustificazionismo). Il reale, la realtà: ci dev’essere per forza, e dev’essere razionale (SPIRITO, INFINITO è Razionale, quindi la realtà è per forza razionale). Infinito determinato è la realtà (che è razionale, e ciò che è razionale è reale). Ciò che è, doveva essere; è razionale che sia. Reale è razionale: concetto corretto formalmente ed anche sostanzialmente. In Hegel, ovviamente, non c’è dualismo.

 DIALETTICA

Riprende Fichte (per schema dialettico) ma ne critica la sintesi, che è un continuo rincorrere all’infinito e tende a ribadire sempre le stesse cose; non è d’accordo con la dialettica di Kant che porta alle insanabili antinomie; vuole superare concezioni precedenti. H. riprende Eraclito (la lotta unica degli opposti che, in quanto opposti, sono uniti, creano unità), tutto si svolge secondo un incessante divenire. UNITÀ degli OPPOSTI. Unità/opposizione richiama il movimento, il divenire, la processionalità. Non può riferirsi a Parmenide (che non ammette divenire), si riferisce più a Platone che non ad Aristotele (Platone è grande dialettico; rapporto inscindibile uno/molti). Kant si era riferito ad Aristotele, ed infatti erano sorte le antinomie kantiane.

L’UNITÀ è data dall’essere contrapposti dialetticamente. Schema tripartito. H. non prende in considerazione Schelling, che non è dialettico.

 3 MOMENTI:

TESI – ANTITESI – SINTESI

-         Momento astratto-intellettivo affermativo (e negativo);

-         Momento dialettico razionale, potenza del negativo;

-         Momento speculativo, mantenimento e superamento di tesi e antitesi.

Sono tre momenti finiti. Tesi: determinazione dell’infinito che si afferma su un piano astratto intellettivo. Antitesi: potenza del negativo che consente alla dialettica di procedere in modo più forte. Antitesi opposta a tesi ma con soluzione unica nella sintesi che diventa nuova tesi, che suscita nuova antitesi e così via. Non si può dire vita senza richiamare alla morte (e così caldo/freddo, alto/basso); da Eraclito, facce della realtà (omnis determinatio est negatio). Affermo qualcosa e quindi ne nego l’opposto. La verità è l’intero, che si presenta con momenti determinati. Tedi e antitesi si negano e creano unità. Nella sintesi, con la sintesi, abbiamo mantenimento e superamento: momento speculativo; mantenere, superare: AUFEBUNG. La dialettica di Hegel deve sempre portare alla sintesi (al contrario di Kant). Ad esempio, il figlio è mantenimento e superamento dei genitori, oppure il frutto, etc… il figlio diventa nuova tesi, si afferma come realtà e avrà antitesi (e poi sintesi) all’infinito – nello spirito assoluto, nell’idea, che è tutto ciò che è. Insieme distinto di tanti finiti che compongono l’infinito che si determina (se non si determinasse non avrebbe senso).

SCHEMA TRIADICO: 

IDEA (Spirito in sé) – NATURA (Spirito fuori di sé) – SPIRITO (Spirito in sé e per sé)

Sono tesi, antitesi e sintesi. Tutto si svolge dialetticamente. La dialettica non è solo metodo, la dialettica è realtà.