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Solare, pittoresca e carica di memorie,Meta occhieggia dalle sue terrazze fiorite digradanti sulle sue marine in uno degli scenari più incantevoli della Penisola Sorrentina.A testimoniare la sua origine antica e la presenza di tracce e di resti, sia pure frammentarie greche e romane.Alcuni tracciati viari sono di origine greca e romana e derivano dagli insediamenti esistenti tra Stabia, Pozzano, Scanzano, Vico, Meta, Piano. Sembra risalire proprio all'epoca preromana lo sfruttamento intensivo del suolo attraverso la realizzazione di terrazzamenti e l'introduzione delle colture dell'olivo e della vite. Molto antica è pure la zona di pontevecchio con la sua discesa nel vallone Lavinola che da Trarivi sbocca tra i ruderi del Purgatorio. Meta percorsa dai Greci e dai Romani, viene scoperta in epoche successive dai Goti, Longobardi, Bizantini e Saraceni.Le prime postazioni militari o torri per l'avvistamento costiero sono del IX secolo; la costruzione del Santuario della Madonna del Lauro del X secolo la dinamica di crescita dei casali dell XI secolo; i cantieri di costruzione navale di Alimuri, del XII secolo. A datare il processo evolutivo di Meta e il secolo XVI. I Metesi compiono un grosso balzo in avanti nell’epoca vice-reale. I casali s’ingrandiscono, tendono a saldarsi lungo le strade, originando un territorio edilizio e viario che contorna le aree agricole. E anche se dal Seicento in poi vi fu un notevole sviluppo edilizio, con la edificazione di chiese e dimore private e nell’Ottocento la coltivazione degli agrumi su terrazzamenti agricoli modificò la conformazione di molte aree, queste trasformazioni si sono sempre inserite nel tessuto preesistente senza distruggerlo, conservando le antiche tecniche costruttive. Per queste ragioni Meta-Centro con la presenza di edilizia monumentale di tipo religioso e civile, i nuclei edilizi di Casa Starita, Pontevecchio, Alberi e gli insediamenti sparsi localizzati nelle aree più interne rappresentano oggi un importante patrimonio storico, artistico e ambientale. Ricordiamo la Basilica della Madonna del Lauro, Santa Maria della Vittoria, Santa Maria di Loreto”Santa Maria della Misericordia, Santa Maria delle Grazie, S .S. Angeli Custodi, Santa Maria Assunta, Santa Maria Assunta, nonché il Palazzo Fienga, Villa Elisa, Villa Valletta Martini, Villa Liguori, Villa Giuseppina ed, infine, Villa Maresca) A segnare poi il momento culminante dell’ascesa metese e 1’epoca eroica della vela, il secolo delle straordinarie imprese delle grandi famiglie metesi(Cafiero, Lauro, Romano, Russo, Starita, Trapani, Maresca, Castellano, D’Esposito, ecc...)
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Da Sempre Piano di Sorrento e stata patria di uomini coraggiosi e intraprendenti. E’ il luogo ideale di riposi estivi per la costante mitezza del clima, per il verde dei suoi giardini, per la spiaggia tranquilla e per il mare che la lambisce.Dista pochi chilometri da luoghi consacrati ormai alla cultura e al turismo: 24 chilometri da Pompei, 38 dal Vesuvio, 36 da Ravello, 16 da Positano, 29 da Amalfi. Capri e a 8 miglia e Ischia a 30. Alberghi e camping accolgono turisti sempre più affezionati a questi suoi luoghi. Oggi il complesso museale di Villa Fondi ed il suo magnifico parco ne accrescono 1’attrazione. La cucina, servita da numerosi e attrezzati locali, e ricca, prelibata e condita di affabile accoglienza.
L’attivo
commercio, l’attrezzato artigianato, la tradizionale
agricoltura costituiscono i suoi punti di forza e trovano
felice espressione nella Sagra di S. Pietro a Cermenna. La
Sagra inizia alcuni giorni prima della festa di San Pietro
e si conclude con la festività del Principe degli
Apostoli il 29 giugno, in un’atmosfera gaia, colorata
dall’esposizione dei prodotti artigianali e, ovviamente,
dei prodotti della terra.
I
protagonisti, i frutti della prima estate, vengono
presentati inseriti in un contesto che armonizza
tradizioni, cultura, artigianato, buona cucina e
ambiente. Particolarmente assortito e il reparto
gastronomico, pronto a deliziare i buongustai con
specialità caserecce tipiche. In cartellone anche
spettacoli e attrazioni, con repertori musicali
tradizionali. Oltre a stand e bancarelle, gli
organizzatori riservano un posto di rilievo
all’aspetto culturale e naturalistico con
esposizioni pittoriche, fotografiche,
filateliche sui paesaggi naturali e sulla storia
locale. Inoltre viene presentata una mostra
dell’artigianato contadino, mentre per approfondire
gli argomenti viene organizzato un apposito convegno
con 1’allestimento di un “chiosco-libreria” Una
tradizione di cultura e ospitalità,
insomma,
che dura nei secoli.
Le prime tracce di questa Sagra risalgono con tutta
certezza all’inizio del secolo XIII, quando i Colli,
luoghi ameni e salubri, vennero segnati da11a presenza
del potente Ordine Religioso dei Monaci Benedettini,
come si rileva da una sentenza del 1224,emessa da un
tribunale dell’imperatore di Germania Federico II di
Svevia e re del regno di Sicilia.
L’abbazia,
ritenuta la più importante in Penisola Sorrentina,
possedeva ed amministrava un esteso territorio
circostante.
In
questa condizione si trovava certamente nella
seconda meta del secolo XVI. Infatti la ricordava
con questa qualifica una bolla di San Pio V, del
1569, indirizzata al beneficiario Antonio de
Angrisano. Nel 1599, abate commendatario dello
stesso cenobio risultava ancora un altro Angrisano:
Marco Antonio de Angrisano. Nel 1721 il papa
Innocenzo XIII concesse 1’abbazia San Pietro a
Cermenna in
beneficio
all’arcivescovo di Sorrento, Mons. Filippo
Anastasio che la tenne fino alla morte, avvenuta
nel 1735. Il reddito annuo del beneficio superava
i duecento ducati. Nel
1789, al colmo della lotta anticlericale del
governo francese prima e di quello napoletano poi
contro gli Ordini e le Congregazioni Religiose,
San Pietro a Cermenna venne dichiarata abbazia
reale e sottratta alla giurisdizione della Santa
Sede. Nel 1807, Giuseppe Bonaparte con la Legge
n’36 del 13 febbraio, ne incamero tutti i beni
per essere poi venduti ai creditori dello Stato e
di essa non rimase che il ricordo. Piano di
Sorrento, infine, si afferma come polo
d’interesse culturale, storico, artistico per il
Museo Archeologico nella Villa Fondi, per la
Basilica di S. Michele Arcangelo, l’Istituto
Nautico, la Villa Lauro, la Villa Massa, il
palazzo Maresca, la Villa Ciampa e la Villa De
Stefano
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Sant’Agnello è un piccolo Comune della Penisola Sorrentina adagiato sulla costa, alta e frastagliata che si tuffa nell’azzurro del mare tra Piano e Sorrento. Le case, ora antiche(Maiano, Tordara, Trasaella, S.Vito, Pozzopiano, Angri), ora di recente costruzione (piazza Matteotti, Villa dei Pini, Jommella Grande, via Crawford, corso Italia) sono comprese tra il centro cittadino e le colline formanti i Colli di Fontanelle. Esse si prospettano sugli agrumeti, gli uliveti ed i filari di viti. Si tratta di un Comune accogliente, che conserva angoli stupendi, ricchi di bellezze naturali, che da sempre hanno ammaliato i tanti personaggi illustri che qui hanno sostato o dimorato a lungo. Sant’Agnello, malgrado l’enorme crescita edilizia e la realizzazione di numerosi alberghi, non rinnega le sue tradizionali attività commerciali, artigianali e agricole, espresse in maniera efficace dalla Sagra di Fontanelle. Oggi Sant’Agnello è conosciuta anche per la Mostra-Mercato che svolge nel mese di settembre ai Colli di Fontanelle. In questi tre giorni, i Colli diventano la meta di migliaia di persone, giunte da ogni parte per gustare e comprare i tanti prodotti esposti negli stand: melanzane, fichi, peperoni, pomodori, uva, zucchini, barattoli di conserva, di sottaceti, dolci e liquori. Nell aria si sente il buon profumo del pane casereccio e delle “costatelle” arrostite sui carboni, consumate passeggiando tra la folla o lungo uno stretto sentiero che si perde nei campi. I bambini possono accarezzare conigli, vitellini, maialetti e pulcini, dando loro da mangiare chicchi di grano tolti alle pannocchie fumanti e sentendosi estremamente felici in un’atmosfera di festa campagnola, che sa di tempi ormai lontani.
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Sorrento è la “terra dei colori”, ma anche la “terra delle Sirene”. Basta soffermarsi ad osservare quanto può essere suggestivo un tramonto perdendo lo sguardo in direzione di Punta del Capo, di Ischia o Procida per rimanere stupefatti della varietà dei colori e della bellezza dei luoghi. Oppure guardare, possibilmente dal mare, il maestoso costone tufaceo che cambia colore ad ogni ora del giorno. Ed allora perché non lasciare andare la mente indietro nel tempo? Con un pizzico di fantasia si potranno rivedere le agili navi greche solcare le onde, seguire la scia delle navi romane cariche di mercanzie oppure quelle turche, che in cerca di ricchezze e bottini, saccheggiarono Sorrento nel 1558. Queste leggende si raccontano su quelle invasioni; leggende, quasi sempre legate alla grande devozione che i Sorrentini nutrono per il loro patrono Sant’Antonino ed alla loro radicata fede. Gli ex-voto offerti al patrono raccontano storie più o meno tristi di una popolazione semplice e laboriosa, influenzata, nel corso del tempo, da tante civiltà ( Etruschi, Greci, Oschi,Romani). Poi la sottomissione a Bisanzio, il saccheggio ad opera dei Longobardi, la conquista dei Normanni, il benefico influsso degli Aragonesi.Dopo un lungo periodo di stasi, ai primi del ‘700 iniziò un periodo di rinascità culturale, economica e sociale della Penisola Sorrentina che raggiunse l’apice nel corso dell’Ottocento, allorchè nacque e si consolidò la sua vocazione turistica.Nello stesso periodo si intensificarono tutte le attività lavorative più tradizionali, quali l’agricoltura, il commercio marittimo e progressivamente quella industria turistica che attualmente rappresenta il settore portante dell’economia sorrentina. Oggi Sorrento è una moderna cittadina con oltre un centinaio di accoglienti esercizi alberghieri; è sede di un prestigioso e ricco museo; è sede di rilevanti manifestazioni culturali, nonché punto di partenza ideale per tutte le località turistiche dei dintorni.
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E' un centro di soggiorno situato all’estremità occidentale della Penisola Sorrentina. L’abitato occupa un ripiano ondulato poco lontano dalla costa, sulle pendici settentrionali dei monti Lattari, Marina di Puolo e sul litorale. La costa scoscese, ricca di anfratti e caratteristiche marine. e sovrastata da ardite strade panoramiche. Il territorio fu già conosciuto e abitato in età preromana e romana. Il borgo ebbe origine da una mansa longobarda ed è ricordato nel secolo X, quando faceva parte del ducato di Sorrento. Resosi parzialmente autonomo nel corso del secolo XII, fu di nuovo soggetto a Sorrento da Carlo I d’Angiò e inutili si rivelarono i tentativi di ribellione del 1308 e del 1336. Conteso tra Angioini e Durazzeschi negli ultimi anni del secolo XIV. Massa appoggiò nel 1459 Giovanni d’Angiò contro Ferdinando I d’Aragona. resistendo poi per due anni all’assedio posto da quest’ultimo. Nel 1470 ottenne finalmente l’autonomia da Sorrento, ma nel 1521 fu ceduto al conte Carafa di Policastro, da cui subito si riscattò. Devastato dalle incursioni dei Turchi nel 1533,1541 e 1558, fu fortificato, infeudato nel 1645 a Francesco Toraldo d’Aragona. il borgo fu coinvolto nell’insurrezione di Masaniello e poi negli avvenimenti del 1799. Nella villa Rossi, in territorio di Massa. Gioacchino Murat firmò la capitolazione. La chiesa della Madonna delle Grazie forma un quadro pittoresco con l’adiacente palazzo vescovile settecentesco, aperto in basso da un arco. Di antica origine, la chiesa conserva resti di una ricostruzione cinquecentesca (arcate di pietra scolpita nel transetto) e soprattutto degli ampi rifacimenti nel 1700, ma presenta interventi moderni nella navata mediana. Interessante ambiente settecentesco è la sagrestia, con numerosi ritratti di vescovi e prelati entro cornici di stucco. L’abside custodisce 1’effigie di Santa Maria delle Grazie, opera di Andrea da Salerno(XVI secolo); e da notare il pavimento in maiolica del XVII secolo che ricopre il transetto e l’abside. La chiesa di Santa Teresa, iniziata nel 1689 e terminata nel 1700, ha una facciata a portico in cui si innesta una scalinata interna e un interno ad una navata, decorata di stucchi, in cui sono notevoli le disposizioni conventuali ed in particolare l’ originale presbiterio, elegantemente diviso in due settori da un’alta parete.Nella parte bassa del paese sorge il borgo peschereccio di Marina della Lobra con il santuario cinquecentesco di Santa Maria della Lobra. Iniziato nel 1528, conserva di quest’epoca alcuni elementi (portale, colonnine);per il resto, a parte la moderna e modesta facciata, e di forme settecentesche, con interno a stucco interessante per gli altari, il soffitto a cassettoni e il pavimento coevo a piastrelle maiolicate; vi si conservano una tavola del Cinquecento e un Crocifisso settecentesco.
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