LA MISURAZIONE DEL LATTE
Il sistema di misurazione del latte a tacchèddas:
su musròju
L'economia della società dei pastori si
basava su una forma di distribuzione del latte simile al prestito; per
garantire la precisione del prestito e quella della estinzione dei debiti
si utilizzava un bastoncino.
Sul bastoncino, indicato col nome di musròju,
venivano segnate delle tacche. Esso concentrava in sé varie funzioni:
era unità di misura e strumento di misurazione; grazie ad esso si
memorizzavano le quantità misurate, e con esso si eseguivano le
somme relative alle quantità di latte misurate per più giorni.
Lo strumento era costituito da un rametto di oleandro, una varietà
vegetale facilmente reperibile nei pressi dei fiumi. I pastori lavoravano
a gruppi costituiti da due, tre o quattro persone. Ciascun pastore aveva
il proprio bastoncino per poter misurare ed annotare le quantità
di latte quando gli spettava di misurarlo.Il latte veniva munto ogni
mattina in un recipiente cilindrico denominato làuna;
le
làunas avevano capacità che andavano dai diciassette
ai venti litri e ogni pastore ne possedeva una. Con una grossa tacca si
contrassegnava sul bastoncello il livello di massima capienza della làuna.
La taratura veniva fatta ogni volta che si utilizzava un bastoncino nuovo;
per fare ciò bastava introdurre l'astina nel recipiente sino a farle
toccare il fondo, in maniera da rilevarne perfettamente l'altezza.
La misurazione quotidiana del latte si faceva
ripetendo gli stessi gesti: si portava il bastoncello all'interno de sa
làuna, dopo averla preventivamente posta in piano, e si verificava
se il livello raggiungeva la grossa tacca; la precisione della misurazione
era possibile grazie al segno stesso che il liquido fissava sul legnetto.
Quando il recipiente era colmo, il proprietario del latte appena misurato,
sotto lo sguardo attento dei soci, riportava una tacca sul bastoncello
nella parte destinata alle annotazioni degli interi prestati; tale zona
dello strumento era localizzata in alto oltre la grossa tacca che indicava
l'unità o intero, vale a dire un recipiente pieno.
Quando la quantità di latte non raggiungeva
il segno ben evidente della taratura, il
vero e proprio musròju ("l'intero", l'unità), si praticava
una tacca all'altezza del livello del latte: in questo modo lo strumento
di misurazione stesso diveniva uno strumento di memorizzazione dei resti.
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