IL PASCOLO: Le filàdas

Al mattino, terminata la mungitura, le capre sono avviate al pascolo. 
E' questo il momento in cui matura la decisone di impostare la direzione verso cui il gregge dovrà pascolare durante quella giornata. Una volta avviato, il gregge percorrerà una strada particolare, segnata esclusivamente dai propri odori; in mancanza di questi, nel caso si tratti di una prima 'uscita' invernale, dopo una stagione trascorsa nella zona estiva, o viceversa, il gregge farà ricorso all'ottima memoria e riprenderà i sentieri tracciati durante l'anno precedente. 
Il percorso effettuato dagli animali e l'atto di avvio  del pastore, che li indirizza, sono indicati con lo stesso nome: sa filàda.
Sa filàda è da intendersi come percorso abitudinario del gregge ma anche come atto umano che imposta quotidianamente la direzione da seguire: è un importante punto d'incontro tra l'istinto dell'animale, la sua percezione spesso anche anticipatoria del tempo atmosferico e dei pericoli naturali e le conoscenze, i saperi tradizionali, l'esperienza individuale e la volontà dell'uomo. La base comune sulla quale i due fattori interagiscono, in cui l''umano' e l''animale' si innestano è offerta dalle oggettive condizioni ambientali. 

Nel bacino d'utenza di un gregge possono sussistere grandi variazioni di altezza, la presenza o meno di rocce, macchia o alberi, zone con maggiore o minore produzione d'erba, zone secche o umide, con o senza la presenza di ruscelli o di abbeveratoi. Tali condizioni influenzano tanto l'istinto animale, che interpreta questi o quei fattori fisico-ambientali come elementi favorevoli o avversi, quanto l'azione umana, che in qualche modo tiene in considerazione quest'istinto, ma che deve inoltre mettere in conto elementi di razionalità e progettualità che le sono propri.
Un altro elemento ambientale facente parte di questa piattaforma comune dalla quale non possono prescindere nè il pastore nè le bestie, quando si tratti di scegliere il percorso più adatto, è la condizione atmosferica. Essa cambia col mutare dei mesi e non è raro che ciò avvenga bruscamente, da un giorno all'altro. Occorre pertanto avere sempre una seconda e talvolta anche una terza alternativa di percorso, nel caso in cui si verifichino drastici mutamenti del clima. 
L'interazione di questi fattori, le facoltà umane e le proprietà istintuali degli animali, garantiscono l'equilibrio nell'attività dell'allevamento. E' ben vero che sono da attribuire all'uomo la buona conoscenza delle condizioni del bestiame (sia dello stato di salute, che delle condizioni delle gravidanze, che di altre condizioni), e di quelle del clima. Ma spesso sono proprio le capre, attraverso i loro particolari comportamenti, ad indicare il proprio stato, a segnalare i temporali e pertanto a suggerire alcune scelte; tra questi 'suggerimenti', in particolare spicca quello della scelta giornaliera del percorso. 
Il fatto che un gregge si ostini a rifiutarsi di incamminarsi per la strada indicata dal pastore può essere sintomo di una semplice stanchezza di quel giro. Sta al pastore capire quando si tratta semplicemente di questo e quando invece ci si trovi di fronte a pericoli naturali. La capacità di interpretazione è di primaria importanza, ad esempio, quando le capre abbiano avvertito la presenza di animali predatori in una data zona. Il pastore che, inconsapevole della presenza del pericolo o incapace di comprendere i segnali del gregge, si proponga di indirizzare sa filàda proprio in quella direzione, incontrerà parecchie proteste da parte dei suoi animali.
L'atto umano, forte della sua esperienza, prende totalmente le redini del gregge quando si presentano condizioni particolari, quando cioè sia necessario salvaguardare le proprie esigenze di produzione, in termini di prevenzione dei danni e di rispetto delle scadenze commerciali. 
Solo dopo una valutazione di queste variabili il pastore si accinge ad impostare sa filàda. La scelta non è facile dunque, ma chiaramente molto più immediata di quanto non paia dopo la lettura di una sua descrizione.
L'impostazione della filàda si ripete quotidianamente e, per dirla con Leroi-Gourhan, si estrinseca in concatenazioni operazionali meccaniche (cfr. Leroi-Gourhan 1977: 272-276): i pastori hanno dovuto fare uno sforzo di riordino concettuale per comunicarmi le diverse variabili in base alle quali viene scelta una direzione di percorso rispetto ad un'altra. Ma solitamente, nelle pratiche quotidiane, tale scelta non ha bisogno di concettualizzazioni: così come le capre sfruttano il proprio istinto, così il pastore agisce in base a più programmi elaborati nell'ambito della propria esperienza e per lo più ereditati e condivisi con il gruppo etnico di cui fa parte. 
Come afferma Leroi-Gourhan:

<<Le concatenazioni operazionali meccaniche sono la base del comportamento individuale e rappresentano nell'uomo l'elemento essenziale della sopravvivenza. Esse si sostituiscono all'istinto nelle condizioni tipicamente umane in quanto rappresentano un livello elevato di disponibilità cerebrale>> (Leroi-Gourhan 1977: 273). 

La coscienza lucida gioca un ruolo piuttosto limitato quando le condizioni rientrano nella normalità. Essa, in questo caso, interviene esclusivamente per adattare gli anelli dei vari programmi disponibii. Ma quando si presentano condizioni particolari, la coscienza del pastore può intervenire in maniera lucida, innestandosi nelle concatenazioni operazionali meccaniche:
La vita in montagna, nonostante tutte le ingegnose  precauzioni di chi la vive, riserva sempre qualche sorpresa; non è raro che durante il pascolo si riversi sul territorio di pascolo un violento acquazzone o la grandine o addirittura la neve, o che cominci a soffiare il gelido Maestrale al quale le capre sono molto sensibili. In casi come questi, il gregge, soprattutto se sta effettuando uno dei giri più larghi, ha sempre la possibilità di abbandonarlo e dirigersi, grazie alla presenza di percorsi alternativi, verso l'ovile o verso luoghi in cui il riparo di grossi alberi allevii in qualche modo gli effetti delle bizze del tempo. L'abbandono temporaneo del percorso non impedisce che il gregge, una volta passato il momento peggiore, riprenda la consueta via. A nulla infatti varrebbero l'esperienza e i programmi intelligenti dei pastori se le capre non fossero affezionate esse stesse ai tanto calcati tratturi o se mancassero di memoria.
La lunghezza e di conseguenza il tempo di percorrenza delle filàdas variano notevolmente in base al periodo e alle condizioni della terra. Un esempio ci viene dall'intervento del pastore, per quanto riguarda l'impostazione de sa filàda, nel periodo in cui le capre gravide siano in procinto di partorire. In questo periodo, il pastore sceglie per i propri animali i percorsi più agevoli e brevi, dimodochè sia più semplice anche per lui il recupero dei capretti appena nati che, a differenza degli agnelli, non sono soliti mettersi immediatamente al seguito della madre. Solitamente il percorso più breve viene preventivamente conservato integro proprio per essere utilizzato nel periodo dei parti. In questo periodo, particolarmente delicato, il pastore oltre a scegliere un percorso agevole, fornisce di campanaccio tutte le capre prossime al parto. Egli, grazie al suono dei pitiòlus (campanacci), può individuare più facilmente i capi che hanno abbandonato sa filàda e si sono rifugiati sotto gli alberi, per partorire. 
 
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