'A Strina
'A strina (Strenna), canto augurale per il magico Natale e per l'arrivo di un nuovo anno, che nella tradizione veniva rivolto, letto e cantato ai componenti delle famiglie più facoltose del paese, successivamente, col passare dei decenni, ha costituito l'invocazione principale per ragazzi e giovincelli che nelle fredde serate delle feste natalizie si portavano di casa in casa dei parenti più stretti e degli amici più intimi per augurare le migliori fortune per le feste in corso.
La strina natalizia, non v'è dubbio, è il canto più conosciuto della più alta creazione collettiva, è la voce corale per antonomasia del popolo che non è stata ancora contaminata e banalizzata dalle massicce operazioni commerciali che hanno lucrato sulla tradizione orale e sui canti popolari.
Gli strinari, ovvero i cantori della strina, nei versi di presentazione esplicitano il motivo che li spinge a cercare la strenna nei giorni di Natale, Capodanno e del Battesimo.
Augurano, all'inizio, ai componenti della famiglia le cose più belle. I versi centrali del canto invocano una benedizione particolare da Dio per tutti i figlioli della famiglia nonché per le vacche e i buoi, compagni inseparabili del contadino nel lavoro dei campi.
Auguri particolari vengono rivolti ai singoli componenti della famiglia, dei quali, chiamati per nome, vengono sottolineate le loro più riposte aspirazioni. Dopo le invocazioni e gli elogi, i cantori chiedono la strenna vera e propria: non certo ducati che potrebbero essere molti, ma un bel canestro di mostaccioli e di tante altre golosità natalizie. Al termine del giro per il paese, quasi all'alba, gli strinari del passato procedevano alla suddivisione del lecito "raccolto". Nel loro giro notturno il canto della strina veniva accompagnato dai tradizionali strumenti quali l'organetto, il tamburello e la sempre affascinante zampogna.