Il teatro popolare
Un posto di notevole rilevanza nel patrimonio etnico culturale di Tiriolo è occupato dal teatro popolare, vario nei due aspetti religioso-profano.
Tra le opere principali si segnalano:
- A Pigghata (cattura e morta di Gesù Cristo - Dramma sacro scritto nel 1820 - cliccando sul nome evidenziato se ne possono leggere in modo più dettagliato le vicende in essa narrate), Il nome di Tiriolo è ormai legato ad una delle più genuine e durature tradizioni di folklore locale: "A pigghata". Il titolo, nel nostro dialetto, significa cattra ed indica appunto la scena centrale del dramma: la cattura di Cristo da parte dei Giudei. Le origini di questa rappresentazione si perdono nel tempo; i nostri più maturi concittadini la ricordano come una delle attività che impegnavano i loro padri. Il testo dell'opera è stato finora tramandato per manoscritto, ma ultimamente ne è stata svoperta un'edizione stampata. Si tratta di una stampa alquanto rudimentale che può farci presumere un'origine remota. Per quanto riguarda forma e contenuto, lo stampato si attiene ai testi manoscritti, però rispetto a questi ultimi è privo delle prime tre scene e dell'ultima: quelle che costituiscono il prologo e l'epilogo dell'opera. Questo può condurre all'ipotesi che tali parti mancanti siano state eliminate nell'edizione stampata, per renderla più semplicemente rappresentabile in teatro, oppure che il testo stampato corrisponda all'originale e che le scene mancanti siano un'aggiunta successiva. Il primo manoscritto che ci è stato tramandato reca la data 1820 e l'autore è un certo Morone. Nella tradizione tiriolese il dramma è stato sempre rappresentato all'aperto, impegnando per un'intera giornata tutta la popolazione che viene coinvolta nel dramma stesso. In piazza Italia si svolgono il Paradiso, l'inferno, l'entrata in Gerusalemme, il sinedrio di Caifas, l'ultima cena, il pretorio di Pilato; Piazza Santa Nicola e le pendici del monte fanno da suggestivo scenario alla crocifissione di Cristo e all'impiccagione di Giuda. Normalmente "A pigghata" si dovrebbe svolgere il giorno del venerdì santo, ma purtroppo questa tradizione è stata interrotta nel 1984 con una trasposizione temporale al mese di Agosto. Al di là dei rischi atmosferici che più volte hanno pregiudicato la rappresentazione nel periodo pasquale, si è voluto offrire ai numerosi cittadini tiriolesi emigrati la possibilità di assistere di volta in volta ad un'opera teatrale cui loro stessi o i loro genitori hanno partecipato offrendo anche un originale e suggestivo motivo di svago a numerosi turisti presenti nei luoghi di villeggiatura calabresi, valorizzando questa genuina espressione della tradizione popolare tiriolese che perde le sue origini nel tempo. In essa il popolo ha sempre ritrovato la sua adesione spirituale nonché la concezione austera della religione della vita che il progresso incalzante non può cancellare. Lo spettatore anziano vi ritrova la sua giioventù, lo spettatore giovane vi scopre lo spirito della vita di un tempo che cede ormai passo a nuovi valori.
- La decollazione di S. Giovanni Battista.
Questa opera si distacca dal filone sacro propriamente detto, avvicinandosi in alcuni punti al teatro popolare di stampo satirico marcato dalla comparsa del personaggio napoletano Sarchiapone. Anche se meno rappresentata della Pigghata, l'opera è da ritenersi interessante, anche perchè in alcune scene richiama una atmosfera mistico-orientale.
- la Farsa di Carnevale. (Clicca affianco per leggere il testo) Questo piccolo dramma ironico è messo in scena all'aperto per le vie e le piazze principali del paese; i personaggi chiave - "Corajesima" (Quaresima) moglie di Carnevale, il Dottore, il Passante ed altri - intrecciano un incalzante dialogo, che toccano i fatti di rilievo successi di rcente in paese, trattati con pungente spirito satirico.
- la Farsa di Pasqua. Quest'opera, rappresentata in periodo pasquale, consta di tredici personaggi. Tra questi figurano le stagioni della luce (Primavera ed Estate), che rispecchiano gli eventi più attesi per la coltivazione della terra: il risveglio della natura e la raccolta dei frutti. Tale rappresentazione sembra richiamare l'eco dei riti della primavera legati ai culti dionisiaci del IV secolo a. C..