Itinerario guidato su alcune zone archeologiche di Tiriolo

(Pubblicato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Tiriolo - a cura dell'Associazione Culturale "E. De Martino")

 

Arieste - Santu Janni

A sud del monte Tiriolo, a riparo di una collina detta "Alto - Vala", vicino ad una fattoria ottocentesca, oggi del tutto abbandonata, in zona amena e pianeggiante, è ubicata questa vasta area archeologica che conserva le tracce di un insediamento romano-imperiale ed altomedievale.

Il luogo è chiamato oggi comunemente " Santu Janni ", rimasto nella toponomastica locale, perchè come si apprende da alcuni antichi documenti, qui esisteva fino al XIII sec. una chiesa di rito greco dedicata a S. Giovanni.

Questa era anche la zona dove sorgeva l'antico " Tiriolo Vetere ", nucleo abitato che nel XIII sec. d.C., come risulta da alcuni documenti ecclesiastici, dipendeva dalla diocesi di Catanzaro.

Nello stesso periodo il "Castrum Tyrioli " (dis. a), nucleo abitato che sorgeva in prossimità dell'attuale centro storico e il monastero basiliano di S. Maria di Ponolitria, appartenevano alla diocesi di Nicastro.

Della chiesa di S. Giovanni, oggi non rimangono che pochissimi ruderi che affiorano quasi impercettibili dal terreno, non rimangono quindi che poche tracce, probabilmente i ruderi delle case sono conservati nelle profondità di questi terreni argillosi.

Da uno scavo abusivo, condotto da clandestini, che hanno sventrato il terreno seguendo una serie di blocchi di tufo che componevano una stretta scala compresa fra due bracci di muro costruiti con tegole greche e malta di calce molto friabile, si sono recuperati sparsi sul terreno reperti archeologici che provano l'antichità di questo sito.

Il materiale raccolto comprende:

Negli anni 1971-72 un saggio di scavo condono dal Dott. Roberto SPADEA della Soprintendenza Archeologica della Calabria, portò al rinvenimento di due antiche sepolture (dis. b), una risultò manomessa e quasi distrutta dall'azione di una ruspa, l'altra, con lo scheletro quasi intatto (mancavano solo le ossa dei piedi) ha restituito una piccola ampolla di vetro databile al I° sec. d.C., ed alcuni minuti frammenti di intonaco dipinto che hanno fatto pensare ad una possibile decorazione interna del sarcofago.

La bocca dell'inumato orribilmente spalancata, era riempita di malta e cocciopisto, ciò sembrerebbe indicarci la sovrapposizione di un edificio, forse la chiesa di S. Giovanni od una più antica necropoli tardo - romana impiantata tra i resti di una villa rustica ormai abbandonata.

Recentemente un ennesimo sbancamento abusivo ha sventrato buona parte della già individuata necropoli distruggendo parecchie tombe, infatti di alcune si vedono gli scheletri degli inumati tagliati all'atezza del bacino.

 

 

 

 

Monte Tiriolo - Fortezza Altomedievale VII-XIV sec. d.C.

 

Secondo alcuni studi e ricerche, avvalorati da recenti scavi archeologici si potrebbe far risalire al periodo bizantino la fortezza (dis. C) che occupa quasi tutta la sommità della montagna di Tiriolo, anche se vi sono tracce di segni più antichi dei periodi brettio e romano.

La fortezza si sviluppa lungo il crinale, dal punto più alto, dove si trova l'osservatorio meteorologico, alle zone pianeggianti.

La zona più alta, dove sorge l'osservatorio, dovette essere il primo nucleo fortificato, che con il lungo circuito murario racchiudeva la sommità più agevole adatta ad accogliere un possibile sviluppo urbano all'interno delle mura.

Completa il circuito delle mura, un recinto a mezza costa con porta fortificata a tenaglia, recinto aggiunto sicuramente in un periodo più recente, forse poco prima dell'abbandono definitivo della fortezza. Questo recinto è detto comunemente "giudecca", luogo riservato a qualche comunità ebraica che orbitava nel territorio di Tiriolo.

All'interno del circuito murario centrale, vi sono i resti di grandi case con magazzini e cisterne per la conservazione di derrate e la raccolta dell'acqua piovana. Gli scavi archeologici del 1992 hanno portato alla luce i resti di una chiesa triabsidata a tre navate, bizantino - normanna, con tracce di frequentazione dell'edificio che si possono seguire fino all'XIII° sec. d.C..

 

 

Castello S. Angelo XI- XII sec. d.C.

Abbandonata la fortezza sulla montagna, vennero edificati il castello e la chiesa sulla cima del colle dove oggi è Tiriolo.

Il castello doveva essere in un prirno momento molto piccolo, in seguito, in periodo aragonese, venne ampliato e dotato di poderose torri circolari sui tre angoli vulnerabili. Gli scavi archeologici hanno ora stabilito le varie fasi di costruzione del castello avvenute in epoche differenti.

Si è altresì individuato l'accesso principale, i magazzini, la cisterna, il piano nobile con stanze dotate di caminetti, i camminamenti che conducevano alle torri.

Quando nel 1608 i Cigala di Messina, acquistarono il feudo dai Carafa Duchi di Nocera, si insediarono nel castello utilizzandolo come sede e dimora, apportando al maniero restauri e modifiche, potrebbe infatti risalire a questo periodo la costruzione della cisterna. Nel corso del XVIII° sec. un violento terremoto lo danneggiò gravemente, ciò sembra essere confermato dagli scavi che hanno messo in evidenza i crolli delle mura.

I Cigala in seguito a questo evento, pare che lo abbandonarono, infatti le strutture che rimasero in piedi vennero utilizzate prima come residenza delle milizie del principe e poi come carcere.

 

Croce

Ai piedi del monte Tiriolo, tra questo e il "timpone Vala", si trova la località detta "croce" attraversata dalla Strada Provinciale per Gimigliano.

In prossimità della cava di calcare oggi chiusa, sono stati rinvenuti, mentre si asportava del materiale di risulta, i resti di una modesta abitazione brettia.

Sono stati raccolti frammenti di ceramica a vernice nera appartenenti a vasi di accurata fattura, alcuni pesi da telaio di forma piramidale, frammenti di grandi anfore per la conservazione dell'olio e del vino, scorie di ferro e di bronzo, ossa di animali domestici miste a materiale carbonioso.

Nelle vicinanze di questa località, verso sud-est, poco prima dell'imbocco della mulattiera per Vala, Arieste e Santo Janni, sono venute alla luce le tracce di almeno cinque sepolture antiche, sconvolte e disperse dagli smottamenti del terreno e dalle ruspe che qui hanno lavorato per la costruzione della strada.

Era questa la necropoli della piccola fattoria sopracitata, posta a guardia del valico sull'antica via che da Tiriolo costeggiando il fiume Corace portava verso l'interno della Sila.

 

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