Marco Cardisco

(Luigi Marsico - Pubblicato in "Dotta Calabria", Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli, 1987)

 

Marco Cardisco, nominato per la sua popolarità Marco il Calabrese, fu un ammirato e ricercato pittore del Cinquecento.

Della sua vita e delle sue opere conosciamo poco, ed avremmo certamente conosciuto ancor meno se un altro pittore-architetto, vissuto nello stesso secolo, non ci avesse tramandato in un suo libro uno scritto su di lui.

Questo artista-scrittore è Giorgio Vasari di Arezzo; il libro è intitolato: "Le vite dei più celebri pittori, scultori architetti".

L'opera è ampia, vasta: ben centocinquanta sono le vite in essa contenute; incomincia dal '200 con la vita di Cimabue e si conclude nel '500 con quella dello stesso autore.

Un'opera di tale mole lascia stupiti, e lo stupore maggiormente si accresce nel constatare che la vita di ogni artista è corredata dal relativo ritratto. Fu indubbiamente un'impresa eccezionale che costò allo scrittore-pittore grandi fatiche e difficoltà, la qual cosa lui stesso afferma, nella prefazione al libro, quando dice che compose il suo lavoro "con opera e disagio. Grande" e col nobile fine di "maggiormente rinfrescare la memoria di quelli che io tanta onoro".

Il Vasari non fa cenno alcuno sul luogo di nascita del Cardisco, ma N. Morelli, autore di un libro intitolato "Vita de' re di Napoli con lo Stato delle Scienze e delle Arti", pubblicato a Napoli nel 1849, lo dice nato "a Tiriolo di Calabria nel 1486".

Da dove il Morelli abbia tratto la notizia non risulta, né si è potuto fare un riscontro nei libri di nascita parrocchiale del luogo, perché essi hanno inizio soltanto dal 1783. La notizia, tuttavia, dev'essere ritenuta vera; non si vede, infatti, per quale ragione il Morelli avrebbe dovuto inventarla.. Inoltre c'è da considerare che Cardisco il Calabrese si trova citato in altri libri come Cardito o Cardiense; e una località poderale del Comune dì Tiriolo è nominata Cardito. Pertanto questa coincidenza nominale, se non è una prova, è tuttavia un valido riscontro.

Il giovane Marco passò i primi anni della sua vita nel paese di origine; era di bella presenza, intelligente, irrequieto; amava la musica e dimostrava una particolare tendenza per la pittura.. Non potendo, allora, trovare a Tiriolo, un modesto paese, né in altre località della regione una qualche scuola dove si insegnava la pittura, decise, col consenso del padre, di abbandonare Tiriolo e portarsi a Roma, il luogo ove questa arte fioriva in maniera eccellentissima.

Il Vasari, però afferma che il Cardisco non giunse a Roma e che mai vi venne in appresso. Nel corso del viaggio fece tappa a Napoli, qui rimase incantato dalla bellezza dei luoghi, dal clima mite, dalla vita gioconda e festosa che vi si conduceva, dai canti e dalle musiche che risuonavano per le vie e per le piazze. Era, egli, un valente suonatore di liuto una specie di mandolino dei nostri tempi; non tardò perciò ad unirsi alle allegre brigate, e non più si allontanò dalla città. Il Vasari dice: "restò prigioniero di questo Sito, finché rese lo spirito al cielo e dalla terra mortale".

Quanto afferma il Vasari non può estere accettato.

Altri scrittori, che si sono interessati del Cardìsco, affermano che egli fu discepolo del pittore Polidoro Caldara, lì quale esercitava la sua arte a Roma, e che venne a Napoli nel 1527 per sfuggire al famoso Sacco dei Lanzichenecchi francesi. Risulta d'altra parte che Cardisco incominciò: a dipingere a Napoli dopo il 1530, dal che logicamente bisogna dedurre che egli negli anni precedenti al 1530 fu a Roma, e che qui conobbe Polidoro Caldare di cui divenne discepolo.

A Napoli si fece presto conoscere: era già un artista di grande capacità; la sua arte infatti era maturata e si era affermata. Nella città partenopea svolse in maniera costante la sua attività di pittore: era ricercato, veniva invitato a dipingere. nelle chiese, nei palazzi., a fare ritratti, a ricoprire tavole con le immagini di Madonne e Santi. Ma non fu solo Napoli la sede della sua attività; era chiamato infatti nelle varie località del regno; ad Aversa e a Cava dei Tirreni dimorò a lavorare per lungo tempo. L'operosità di Marco, quindi, fu continua e valida; alcuni pittori, desiderosi di migliorare la propria arte, si unirono a lui e lo seguirono. Nacque, così', una vera e propria scuola che da lui prese il nome.

La vita che condusse fu alquanto scapigliata; si univa a chiassose ed allegre comitive, amava le adunanze conviviali rallegrate di suoni e di canti, non era insensibile all'amore. Il Vasari sintetizza il suo modo di vivere con queste lapidarie parole: "visse di continuo allegramente e bellissimo tempo si diede". E ciò si poteva permettere perché, continua il Vasari, "dalle sue cose si fece con buonissimi pagamenti soddisfare".

Morì a cinquantasei anni, in età matura, ma non vecchio; avrebbe certamente potuto ancora lavorare. A questa morte non dovette essere estranea la sua vita di artista scapigliato e disordinato.

Le pitture del Cardisco sono disseminate in molte località della Campania: a Napoli principalmente, ma anche in altri centri di detta provincia, come Aversa e Cava dei Tirreni.

Non è il caso di parlare in maniera particolare delle sue opere; interessa, però, fare un breve cenno sul quadro che viene considerato il suo capolavoro e che è intitolato "Disputa". Fu dipinto per la Chiesa di S. Agostino della Zecca di Napoli e qui rimase per lungo tempo sull'altare maggiore di essa; ma nel 1814 fu trasferito, per essere restaurato, nel Museo della stessa città, ove rimase ed ancora si trova.

In esso è rappresentato S. Agostino che parla agli eretici. Il Santo, vestito dei paludamenti vescovili, circondato da religiosi, con gesto solenne ma energico, parla agli eretici che, a distanza, stanno ad ascoltarlo. I religiosi sono attratti dal suo dire ed ascoltano devotamente, qualcuno anzi trascrive quello che il santo dice. Gli eretici, invece, sono presentati in atteggiamento di dubbio e dissenso verso l'oratore.

Questo dipinto ci porta a ricordare. le famose raffigurazioni pittoriche di Raffaello intitolate "La disputa del Sacramento" e la "Scuola di Atene" alle quali il Cardisco si dovette ispirare.

Altra magnifica tela del Cardisco, raffigurante là "Deposizione di Cristo dalla Croce" si trova nella Chiesa di S. Pietro ad Aram di detta città.

I giudizi dati sulla pittura del Cardisco furono tutti positivi. Camillo Tutini, uno scrittore del '600, segnala che 'Marco Cardisco calabrese visse nel '530 e fu pittore di molta fama per le buone regole della pittura", e cita quale suo capolavoro "La gran tavola dell'altare maggiore di S. Agostino, ove si vede il Santo che disputa con gli eretici". Il Vasari afferma che fece "infiniti lavori in olio ed in fresco ed in quella patria (Napoli) mostrò valore più di alcun altro che tale arte esercitasse"

Cardisco, per concludere, fu, come. i grandi maestri, seguito da molti pittori costituenti una scuola che da lui prese il nome. A Cava dei Tirreni si trovano tra quadri di ignoto autore che però vanno citati come appartenenti alla scuola di Cardisco, intitolati "Un episodio. della vita di S. Andrea", "Re David ed altri Profeti", "Crocefissione e Santi", il più bello, forse, ed il più interessante.

 

Tiriolesi illustri

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