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 Socrate (469 - 399)

 

- La vita -

Nacque ad Atene nel v° secolo, sotto il dominio di Pericle e durante i tempi d'oro di Atene,figlio di uno scultore e di una levatrice. Fu un cittadino modello per il rispetto delle leggi, fu un buon soldato, marito e padre di tre figli. Non si allontanò mai da Atene se non per compiere i suoi doveri di soldato.

Venne condannato a morte con l'accusa di non riconoscere come Dei quelli tradizionali della città, ma di introdurre divinità nuove, e venne inoltre accusato di corrompere i giovani. La sentenza non fu subito eseguita perchè il giorno prima del giudizio era partita la nave sacra per le feste Delie, e nessuna condanna a morte poteva essere eseguita prima del ritorno della nave da Delo.

La nave rientrò circa un mese dopo. Nel frattempo Socrate aveva atteso in carcere dove, l'ultimo giorno, si rifiutò di fuggire. Infatti sembra che alcuni suoi amici fossero riusciti a corrompere il carceriere.

Giunta l'ora, appena tramontato il sole, serenamente e virilmente, dinanzi agli amici piangenti, bevve la cicuta.

 

- L'insegnamento -

Egli non voleva essere visto come un maestro ma come un esaminatore. Per Socrate non si tratta di rendere gli uomini più dotti, ma semplicemente consapevoli delle proprie idee e delle proprie azioni.

Il suo insegnamento è stato quello di sostenere che in effetti non vi sono maestri, che ogni insegnamento, ogni dottrina vanno sottoposti a critica, non vanno accettati, ma discussi, e che è proprio attraverso questa stessa discussione e ricerca che ciascuno costruisce se stesso. Il suo insegnamento fu un fare sì che ciascuno partorisse se stesso.

 

- Il non sapere, la virtù come sapere e il conosci te stesso -

Per Socrate la prima condizione della ricerca e del dialogo filosofico è la coscienza della propria ignoranza, SAPIENTE è SOLTANTO CHI SA DI NON SAPERE.  Con questa frase il filosofo vuole sottolineare due cose molto importanti: da un lato, che non è dato all'uomo sapere niente delle cose dell'essere e della realtà in se. Dall'altro lato, che un uomo serio, che agisce e pensa seriamente, non ha sempre in tasca una formula che ogni volta gli dice come deve comportarsi.

E questo non è affatto in contraddizione con l'altra espressione, senza dubbio socratica, che la virtù è sapere e che tutte le virtù si riducono al sapere. Sul piano morale non vale il sapere inteso come conoscenza di un certo contenuto già dato, ciò che vale è prendere coscienza di sè.

Dalla raggiunta consapevolezza scaturisce ciò che si deve fare, il bene: conoscere il bene quindi, è per Socrate fare il bene, "conoscere se stessi", essere se stessi. In altri termini il sapere di cui parla Socrate è, attraverso il ragionare, sapere quando è bene fare una determinata azione, che diviene buona  in quanto sò che ora è bene farla. E lo stesso sapere non è un sapere già costituito, che si può apprendere dai libri o dai maestri, ma è un sapere che scaturisce da quel ragionare, da quel rendersi consapevoli ragionando. Secondo Socrate vi è una sola virtù, conoscere se stessi. Il male è dunque ignoranza di sè, poichè chi conosce sè non può volere il male, che sarebbe un andar contro se stesso.

Ovvero, egli crede nella dottrina secondo la quale nessuno fa il male sapendo che è male, ma solo perchè crede erroneamente bene ciò che è male.

 

-- L'ironia socratica, la maieutica e il demone socratico --

Nell'esame cui Socrate sottopone gli altri la sua prima preoccupazione è di renderli consapevoli della propria ignoranza. A tale scopo egli si avvale dell'ironia. L'ironia socratica è il gioco di parole attraverso cui il filosofo giunge a mostrare il sostanziale non sapere in cui si trovano. L'ironia è dunque il metodo usato da Socrateper svelare all'uomo la sua ignoranza e per gettarlo nel dubbio, impegnandolo nella ricerca. Facendo ironicamente finta di non sapere, Socrate chiede al suo interlocutore, di renderlo edotto

circa il settore di cui egli è competente. Dopo una teatrale adulazione del sapere del personaggio, Socrate

comincia a martellarlo di domande e ad avvolgerlo in una rete di quesiti. Con questo "irritante" gioco di finzioni messo in atto da Socrate per distruggere la presunzione del sapere, il filosofo può dunque raggiungere il suo scopo principale: invogliare alla ricerca del vero. Come tale l'ironia è una specie di nobile sofistica, che tende alla purificazione e alla liberazione della mente dalle convinzioni del vivere quotidiano, e che è capace di scuotere l'uomo dal suo torpore intellettuale.

  Tutto ciò non significa che Socrate dopo aver fatto il vuoto nella mente del discepolo, si proponga di riempirla con una sua verità. Quasi lo scopo dell'ironia socratica fosse una sorta di lavaggio del cervello.

Socrate non vuole comunicare una propria dottrina, ma soltanto stimolare l'ascoltatore a ricercarne dall'interno una sua propria. Da ciò la celebre maieutica o arte di far partorire, di cui parla Platone dicendo che Socrate aveva ereditato da sua madre la professione di ostetrico.

Dall'unione della maieutica e dell'ironia nasce il cosiddetto "demone" socratico, cioè quella voce interna demoniaca che non gli diceva mai quello che doveva fare ma che lo tratteneva dal parlare e dall'agire a caso.

 

-- Socrate e la legge --

Coerentemente con la sua affermazione che l'uomo è uomo in quanto è dialogo e rapporto, si capisce come per Socrate cominci ad esservi uomo quando c'è la legge, quandi si costituisca vita politica, e come quindi ogni uomo sia uomo in quanto è figlio delle leggi.

L'uomo, dunque, che si sottrae alla legge, cessa di essere uomo.

Per questo motivo Socrate accetta la sua condanna a morte e rifiuta la possibilità di scappare, così facendo si sarebbe sottratto alla lagge (a suo padre), e non sarebbe stato uomo.

 

"Socratici" sono detti quei pensatori che sono stati fortemente influenzati da Socrate.

Come risulta dallo stesso Platone, un aspetto del socratismo fu la dialettica, intesa come arte mediante cui si ragiona.