IL
GIAPPONE
Chech Luca 3° G
CONFINI E TERRITORIO
- Nord
: Mar di Ohotsk
-
Est : Oceano Pacifico
-
Sud : Mar Cinese Orientale
-
Ovest : Mar del Giappone
Il
Giappone è uno stato formato da una successione ininterrotta di oltre 3000
isole di cui le principali sono : Honshu, Hokkaido, Kyushu e Shkoku.
Tutte
queste isole formano un ‘ arco di circa 2500 km concavo verso il Mar del
Giappone, che dista a nord circa trecento km dalla penisola russa di Sakholin,
e circa 200 km dalla corea a sud. In mezzo, tra il continente e le isole, si
estende il Mar del Giappone. Sull’altro lato, vero l’oceano Pacifico,
l’arcipelago si affaccia su abissi marini ( Fossa delle Curili, Fossa del
Giappone ) che sono fra i più profondi del mondo (oltre 10.000 metri ).
Le
coste, molto articolate, si estendono per 28000 km. L’ arcipelago giapponese e’
la parte più elevata di un lungo sistema montuoso sommerso, situato lungo il
margine di scontro tra la zolla del Pacifico e quella Asiatica. Le sue isole
sono di formazione recente e quindi caratterizzate da una forte instabilità,
causa di numerosi e frequenti fenomeni sismici, spesso accompagnati da
spaventosi maremoti (tsunami), e testimoniata dalla grande quantità di vulcani
presenti nel territorio: circa 170 di cui una cinquantina attivi. E proprio un
vulcano, il Fujiama, alto 3775 m, è il simbolo tradizionale del Giappone.
La
struttura morfologica del suolo mette
in evidenza una serie di rilievi montuosi che formano due allineamenti
principali: quello longitudinale che è la spina dorsale dell‘arco insulare e quello
orientato da sud-ovest a nord-est, che
corre parallelo alla costa pacifica e che forma anche l ‘ ossatura della parte
meridionale di Honshu. La massima altezza del paese è Fujiyama, isolato nella
parte sud-orientale dell’isola maggiore. Le pianure sono rare e rappresentate,
ad eccezione della vasta pianura di Honsu centrale, da strette cimose costiere.
La più estesa è la regione del Kanto a nord di Tokyo.
Anche se mancano grandi fiumi a causa della
frammentazione del territorio, il sistema idrografico del Giappone è ricco e
alimentato da molti e ricchi corsi d ‘ acqua a carattere per lo più torrentizio
che presentano favorevoli condizioni allo sfruttamento idrografico. Il fiume
più lungo è lo Shinano, che si estende per 370 km. I laghi, per lo più di
origine vulcanica, sono numerosi ovunque ma di limitata estensione; il maggiore
è il Biwa, situato nella depressione al centro di Honshu, che si estende per
674 Km/2.
CLIMA E VEGETAZIONE
La notevole estensione in latitudine del paese determina sensibili differenze nel paesaggio, nella vegetazione e nel clima fra le varie parti del Giappone.
Il
vento freddo che viene dalla Siberia determina gli inverni freddissimi di
Hokkaido, dove il mare gela lungo e coste settentrionali, e della versante
settentrionale di Honshu che si affaccia all’interno. La parte centrale di
Honshu ha un clima più temperato, mentre nella sua parte meridionale e nelle
altre due isole domina un clima generalmente mite, soprattutto nel versante del
Pacifico.
Abbondanti
in ogni stagione le precipitazioni, che insieme all’andamento regolare
delle temperature fanno del Giappone un
paese ricoperto per più della metà del suo territorio da boschi che si
diversificano a seconda della latitudine: taiga e foreste di conifere a Nord(
dove si coltivano riso, grano, patate e soia),e piante tropicali nella parte
meridionale di Honshu e nelle altre due isole (dove la coltivazione del grano
regna sovrana, accompagnata da quella del tè). Si tratta di un patrimonio di
grande valore che fornisce legname da ardere, cellulosa, legno pregiato da
lavoro e da costruzione.
Inoltre
l’incontro di forti correnti marine, calde e fredde, genera lungo le coste
giapponesi un ambiente particolarmente favorevole alla fauna acquatica dalla
quale i giapponesi hanno sempre tratto le proteine necessarie alla loro
nutrizione. Il mare porta anche alghe commestibili, perle e coralli.
ORDINAMENTO POLITICO
E’ una monarchia costituzionale ereditaria in linea maschile.
Capo dello stato è l’imperatore, che però ha solo funzioni rappresentative.
Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento bicamerale, formato dalla Camera dei consiglieri e dalla Camera dei rappresentanti, entrambe elette a suffragio universale diretto.
Il potere esecutivo è affidato al primo ministro e al governo.
Il Giappone è un membro dell’ONU.
POPOLAZIONE
Pur essendo di poco più grande dell’Italia il Giappone ha una
popolazione che supera il doppio di quella italiana: più di 124 milioni di
abitanti. Le minoranze etniche sono: Coreani (600.000), Cinesi (50.000), Ainù
(15.000).
La densità media 334 abitanti per km/2, contro i 187
dell’Italia. Quella giapponese è una
popolazione che invecchia, a causa del prolungarsi della durata media della
vita e dell’abbassamento della natalità: si prevede che nel 2020 il 20% della
popolazione avrà più di 65 anni.
AREE URBANE E CITTA’
Al contrario di tutti gli altri Paesi asiatici, dove prevalgono gli
insediamenti rurali, il 77% dei giapponesi vive in città. Questa tendenza all ‘
urbanizzazione è di vecchia data, ma è andata incrementandosi di pari passo con
lo sviluppo dell’industria moderna. Il più fittamente abitato fra i grandi
paesi del mondo, il Giappone ha infatti 9 città che superano il milione di
abitanti.
Più della metà dei giapponesi vive in una stretta fascia che va
dalla parte inferiore di Honshu fino alla punta settentrionale di Kiushu.
Su questa fascia, che va da Tokio a
Kitakiushu, si succedono, da est a ovest, quattro grandi aree urbane:
-
TOKIO-YOKOHAMA-KAWASAKI
, con oltre 30 milioni di ab.
-
NAGOIA con 6
milioni di ab. ;
-
OSAKA-KOBE-KIOTO
con 17 milioni di ab. ;
-
KITAKYUSHU
con 5 milioni di ab, .
-
Gli spazi intermedi, ancora occupati da risaie, tendono a riempirsi
rapidamente e presto tutta la fascia sarà una immensa megalopoli.
TOKIO è la capitale di questo abitatissimo stato e ospita oltre 12
milioni di abitanti ed è situata in una baia dove si apre il suo attivo porto.
E’, infatti, così come YOKOHMA, NAGOYA, KOBE, SHIMONOSEKI, NAGASAKI, un grande
porto mercantile, oltre che centro commerciale. Questa città è al centro delle
principali linee di comunicazione e della principale area industriale.
HIROSHIMA e Nagasaki sono state ricostruite dopo essere state
distrutte dall’atomica nel 1945 Le città più antiche come KIOTO ( l’antica
capitale imperiale , NARA e KAMAKURA sono ricche di storia e di antichi e
preziosi monumenti.
Esse avevano
originariamente una pianta a scacchiera, regolare, importata dalla Cina; dopo
si sono ingrandite in maniera disordinata e, oggi, osservando le grandi città
dall’alto ci sembrano infinite distese di casette grigie e grattacieli. La casa
in cemento ha infatti guadagnato terreno rispetto a quella tradizionale
giapponese quando, nel secondo dopoguerra, si è trattato di ricostruire le
città distrutte dalla guerra mondiale. Tuttavia la casa tradizionale, che è
ancora in netta prevalenza, è costruita per lo più con materiali vegetali:
legno, paglia, carta.
Il settore primario
L’agricoltura…
Solo il 12% del territorio giapponese è coltivabile. La coltivazione è intensiva e il terreno è utilizzato al massimo. Alla scarsità di terreno si è cercato di rimediare con la polderizzazione: piccoli tratti costieri poco profondi vengono prosciugati e resi coltivabili. La proprietà delle terre è generalmente molto spezzettata, tranne nell’isola di Hokkaido, dove prevalgono le grandi fattorie. L’elevata fertilità del suolo di origine vulcanica, l’uso di concimi chimici e di macchine moderne, permettono rendimenti per ettari tra i più elevati del mondo. Anche l’ampio uso della ricerca scientifica contribuisce a fare dell’agricoltura giapponese una delle più progredite. A causa dello sfavorevole rapporto tra popolazione e terreni coltivabili, il Giappone non raggiunge l’autosufficienza alimentare e deve importare circa ¼ del suo fabbisogno. È largamente autosufficiente per quanto riguarda il riso, al quale è dedicato oltre metà delle superfici coltivate.. si coltivano anche cereali secchi, agrumi, soia, legumi, ortaggi e patate, te’ e gelso. Una particolarità che distingue il Giappone dagli paesi industrializzati è che i contadini, grazie anche a una politica di favori nei confronti di chi vive in campagna, hanno redditi assai elevati.
…e la pesca
L’allevamento, eccetto quello suino, non è diffuso.
Un’importante risorsa è invece la pesca. Per la quantità di pescato il Giappone è superato solo da Cina, Cile e Perù. Molo pesce viene allevato anche nei laghi e negli stagni ( acquacoltura ). I giapponesi erano anche, i principali cacciatori di balene del mondo. Quest’attività è diminuita su pressione della Commissione Baleniera Internazionale; adesso in Giappone possono essere pescati non più di 300 capi all’anno, cifra comunque alta e che permette ancora la produzione di tutti i suoi derivati. Le baleniere giapponesi rimangono quindi molto attive soprattutto in Antartide. In generale si può dire che non c’è oceano o mare nel quale non sia presente la flotta da pesca giapponese.
Economia
Le risorse del sottosuolo giapponese sono inesistenti o insignificanti e quindi il Giappone deve importare, quasi per intero, le materie prime e il petrolio di cui ha bisogno. Solo le risorse idroelettriche sono relativamente abbondanti. Al problema dell’energia si provvede in notevole misura con le centrali nucleari. Malgrado ciò, il Giappone produce da solo il 14% dell’energia mondiale. È al primo posto nelle costruzioni navali: ha i 4 maggiori cantieri e 5 degli 8 maggiori porti al mondo. Per tonnellaggio la flotta giapponese è terza al mondo dopo Panama e Liberia. Queste però sono “bandiere ombra”, cioè stati nei quali gli armatori di tutto il mondo registrano le loro barche per pagare meno tasse. Se invece del tonnellaggio si guardasse il numero di ì navi prodotte, il Giappone occuperebbe il primo posto. È primo produttore mondiale anche di autovetture, veicoli industriali e dei più svariati apparecchi elettronici. È al secondo posto nella produzione di acciaio, ghisa, carta e tessuti sintetici e al terzo per la produzione di cemento.
Lo sviluppo industriale giapponese copre quindi quasi tutti i settori, dal più moderno al più tradizionale. Per il reddito lordo nazionale supera la Gran Bretagna e la Germania, mentre per quello pro capite ha da poco superato anche gli Stati Uniti. Dal 1987 poi, la borsa ti Tokyo ha soppiantato quella di New York al primo posto al mondo. Queste indicazioni fanno capire come il Giappone, paese asiatico, sia più simile ai paesi più tecnologicamente avanzati dell’Europa e dell’America del nord, che non a quelli asiatici che già conosciamo. Questo fatto è confermato anche dalla distribuzione percentuale della forza lavoro giapponese nei tre settori: 5,5% nell’agricoltura, 33,3% nell’industria e 61,2% nei servizi. È inoltre il Paese che presenta la più alta speranza di vita alla nascita: 75 anni per gli uomini e 81 per le donne.
Storia
Il Giappone primitivo
Fino agli ultimi anni del IV sec. d.C. la storia del Giappone resta avvolta nella leggenda. Secondo le fonti ufficiali la fondazione dell’impero giapponese risale al 660 a.C., anno in cui Jimmu tenno’ sbarco nella piana di Yamato, fondò il clan da cui derivò la famiglia imperiale e iniziò una campagna di conquiste. Fino al IV sec. d.C. si succedettero al governo del Paese un numero imprecisato di imperatori che la mitologia ha raggruppato in 17 imperatori, le cui lunghissime vite appaiono assai improbabili. I più importanti furono Suisin tenno’ che ampliò il territorio, Ojin tenno’ che introdusse la scrittura cinese e Nintoku tenno’ che sviluppò l’agricoltura.
L’insularità del Giappone ha fatto si che esso sviluppasse una sua cultura. Questo però non significa assenza di contatti con le altre regioni dell’Asia. Probabilmente i primi abitanti del Giappone arrivarono dalla Corea, dalla Cina del sud e dall’Asia sud-orientale. Questi, mescolandosi tra loro, portarono ciascuno un proprio contributo di conoscenze e di esperienze. Gli Ainù che sopravvivono in piccolo numero nell’isola di Hokkaido, sono gli eredi di una popolazione di stirpe asiatica ma non mongolide. Il cinese di Ojin tenno’ fu poi adattato alla lingua giapponese che assomiglia più al coreano, al turco, che al cinese.
A partire dal figlio di Nintoku, Richu’,si hanno notizie più precise grazie alla compilazione dei primi annali di corte.
Per molti secoli il Giappone ha avuto una struttura politico-sociale molto simile a quella dell’Europa feudale. Al vertice, accanto a un imperatore senza potere un primo ministro che esercitava il governo effettivo (lo shogun); sotto vi era una vera e propria rete di feudatari grandi e piccoli (tra questi ultimi i samurai) che erano insieme guerrieri e proprietari terrieri. C’erano molti clan, ognuno governato da un capo. Sotto viveva in condizione semi libera la borghesia (mercanti, artigiani e contadini); l’ultimo gradino era occupato dagli schiavi veri e propri.
E quello moderno
Questa società entrò in crisi nell’ ‘800 al contatto con gli occidentali. Il Giappone riuscì tuttavia a rimanere indipendente e nel 1870 circa avviò una rivoluzione industriale paragonabile a quella dell’Inghilterra.
Tra la fine dell’ 800 e l’inizio del 900, il Giappone si trasformò
in una potenza capitalistica e aggressiva in politica estera. Sconfisse la Cina
nel 1894-5 e la Russia nel 1904-5, conquistando dei territori e ottenendo un
suo protettorato sulla Corea. Negli anni ’30 invase la Cina e durante la
seconda guerra mondiale si schierò a fianco dell’Italia e della Germania di
Hitler, occupando militarmente buona parte dell’Asia orientale. Sconfitto dagli
alleati e in particolare dagli americani, conobbe nel 1945 la tragedia della
bombe atomiche che distrussero completamente Hiroshima e parzialmente Nagasaki.
Dopo la guerra il paese venne occupato dagli americani fino al ’52. A partire
già da questi anni, la sua economia si ricostruì fino a raggiungere e superare
i livelli dell’anteguerra. Essa riprese inoltre le due caratteristiche che
l’avevano sempre contrassegnata:
1.
Un’elevata
concentrazione, con un gran numero di imprese raccolte in potenti gruppi, detti
keiretsu, che dominano l’intera economia giapponese;
2.
Un’economia
fortemente proiettata verso l’esterno, sia per il bisogno di importare materie
prime, sia per quello do esportare i prodotti di un’industria manifatturiera
tra le più avanzate del mondo.
La fabbrica…
Organizzazione
Il modello della fabbrica giapponese è quello di una “grande famiglia”, dominata da un profondo senso della gerarchia e da una lealtà totale verso l’azienda. Non ci sono sindacati nazionali, ma un sindacato per ogni azienda che si occupa, una volta l’anno, di rinnovare il contratto con la direzione, concordando gli eventuali aumenti salariali. Gli iscritti al sindacato, inoltre, sono pochi: solo il 27%. Gli scioperi sono rarissimi.
Direzione e sindacato gestiscono molti aspetti della vita dei dipendenti come il tempo libero, l’assistenza sanitaria e pensionistica, l’aggiornamento tecnico e culturale.
Si trovano in Giappone livelli di scolarizzazione tra i più alti del mondo, ma soprattutto c’è una organizzazione del sistema operativo che è tutto orientato alla produzione, sia privilegiando gli aspetti tecnologici su quelli umanistici, sia stabilendo un legame assai precoce tra la formazione scolastica e l’ingresso nel mondo del lavoro. Nei confronti dell’azienda tutti hanno uno spirito patriottico di grande identificazione collettiva.
L’industria è divisa abbastanza nettamente in due gruppi:
le grandi aziende (che sono gestite più o meno direttamente dalle Keiretsu) e una moltitudine di piccole e medie aziende, che spesso lavorano per conto delle grandi.
C’è una scarsa mobilità di lavoro perché l’anzianità significa vantaggi economici consistenti, ma c’è invece una grande mobilità fisica degli operai. La quantità di ore lavorative che supera di molto superiori a quelle degli altri paesi avanzati fa si che il “tempo libero” sia quasi inesistente.
In questo tipo ti organizzazione del lavoro però si trova, secondo molti osservatori, uno dei segreti del successo giapponese.
Differenze tra
l’organizzazione in Occidente e in Giappone
La differenze principali tra l’organizzazione industriale giapponese e quella occidentale stanno proprio nella modo in cui ogni lavoratore si sente partecipe alla vita dell’azienda e nel conflitto di interessi tra dirigenti e dipendenti.
Le
società avanzate dell’Occidente sono infatti caratterizzate da una forte
presenza di conflitto sociale: i lavoratori hanno una coscienza dei propri
interessi come diversi, se non opposti rispetto a quelli degli imprenditori
capitalisti o dei dirigenti, mentre altre categorie (come i tecnici) si
collocano su una posizione variabile a seconda dell’andamento dell’economia. Questa
varietà di interessi dà luogo periodicamente a fasi di conflitto che spesso
inducono i lavoratori a fare uso del diritto di sciopero. Queste fasi si
chiudono in genere con accordi che possono essere di volta in volta più
favorevoli all’una o all’altra delle parti. L’intera storia dello sviluppo
capitalistico in Occidente si è svolta attraverso l’alternarsi di queste fasi.
In
Giappone il conflitto è generalmente molto limitato perché i giapponesi pensano
a sé stessi non come a membri di classi sociali dagli interessi contrastanti,
ma come a membri di un’unica “classe media”.
Mentre
in Occidente la moderna società capitalista industriale si è affermata
distruggendo i rapporti di dipendenza personale che caratterizzavano la società
feudale e quella preindustriale, in Giappone l’industria moderna si è affermata
lasciando sopravvivere molte delle vecchie consuetudini sociali e degli antichi
valori. Questi si sono solo trasferiti dal mondo feudale a quello odierno.
Molti studiosi e sindacalisti si interrogano sul “segreto” dei successi giapponesi e sulla possibilità di trasferirne almeno in parte le tecniche e la culture del lavoro. Ma appare assai difficile che la cultura e le tradizioni europee possano accettare i prezzi pagati dai giapponesi e che si riassumono nella limitazione delle esigenze dell’individuo, delle sue possibilità di scelta, dell’espressione della sua creatività nel tempo lasciato libero dal lavoro.
Le Keiretsu
Questa parola designa una forma originale di collaborazione tra più società. Una Keiretsu in genere è formata da: una banca, una società commerciale o Trading Company, un numero variabile di industrie presenti in vari settori e una compagnia di assicurazioni.
Le industrie si dedicano alla produzione, la banca si occupa del finanziamento delle loro attività, la società commerciale dei rapporti con il mercato e così via. L’alleanza è rafforzata dalle cosiddette partecipazioni incrociate: ognuna delle società che compongono la Keiretsu detiene una quota della proprietà di tutte le altre. Così, pur essendo nominalmente indipendenti, nella realtà esse costituiscono un unico complesso che agisce in armonia. Nulla vieta che la banca svolga anche per altri i compiti di una qualsiasi banca, o che l’agenzia commerciale si occupi delle vendite dei prodotti di altre industrie, ma al primo posto vengono gli interessi del gruppo.
Questo sistema offre molti vantaggi perché
permette di programmare e coordinare le attività dell’intero gruppo, fa
diminuire i rischi, che vengono divisi tra le varie società e garantisce a
ognuno dei membri del gruppo do avere un rapporto privilegiato con alcuni
clienti, che sono gli altri membri del gruppo stesso. Le Keiretsu tendono così
a essere il più possibile indipendenti rispetto alla concorrenza e rispetto a
prodotti che dovrebbero altrimenti essere importati. Anche per questo motivo il
governo favorisce la formazione di questi colossi dell’economia.
Esiste anche un altro tipo di
concentrazione verticale adottata soprattutto dall’industria delle auto. In
cima c’è la fabbrica o le fabbriche di una stessa industria e sotto, un serie
di fabbriche minori (indipendenti) che costruiscono parti del prodotto finale
e, ancora più sotto, altre fabbriche che riforniscono queste di singoli pezzi.
Il rovescio della medaglia è che mentre
gli operai della fabbrica madre hanno guadagni elevati e protezione contro gli infortuni, i
colleghi delle fabbriche medie e piccole hanno salari più bassi e poche
previdenze sociali.
Le religioni
La
religione tipica del Giappone è lo Shintoismo, una religione nazionale molto
antica. In origine era un insieme di venerazioni animistiche della forza della
natura, di culti agricoli e degli antenati. Nel sesto secolo d.C. si diffusero
le religioni dell’India, la prinicipale delle quali fu il Buddismo. Come per il Cristianesimo in Occidente, il
Buddismo ebbe un ruolo determinante per lo sviluppo della civiltà giapponese. Tra
il ‘600 e il ‘900 si diffusero anche il Confucianesimo e molti seguaci dello
Shintoismo ne accettarono la dottrina, professando così le due fedi, giacche’
quest’ultimo non è considerato come una religione in senso stretto.
I
più alti ideali etici, che erano quelli dei samurai, vennero raccolti nel XVII
secolo in un codice: il Bushido. Sono la fedeltà ai propri doveri e
all’imperatore, l’amore per la nazione, l’austerità e l’autocontrollo, il
coraggio e lo sprezzo della morte. Verso il 1870, quando si aprirono le porte
al mondo occidentale, arrivò anche il cristianesimo. Il Confucianesimo in
Giappone si è strettamente legato allo Shintoismo, dando origine a un morale
civile che mette al primo posto i valori comuni.
Anche
il buddismo ha trovato delle forme di adattamento alla cultura tradizionale
giapponese, soprattutto nella scuola Zen. Nella meditazione Zen il samurai
trova la concentrazione necessaria per affrontare il combattimento. Così una
religione che era stata religione di pace e di non violenza, fu anche uno degli
strumenti dell’addestramento del guerriero. Il buddismo zen influenzò anche
molte creazioni più tipiche della cultura giapponese: dal Judo alla scherma
fino a buona parte della produzione artistica vera e propria.