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La Lingua Greca

La prima fase della documentazione del greco, lingua appartenente alla lingua indeuropea, è rappresentata dal miceneo, i cui testi in scrittura Lineare B, decifrati e interpretati da Michael Ventris, risalgono alla seconda metà del II millennio a.C.. Molto più ampia e sicura è però la conoscenza che noi abbiamo del greco nel I millennio a.C. sia perché la documentazione epigrafica si presenta molto più ampia e varia di quella micenea, sia perché questa preziosa documentazione epigrafica è integrata da una prestigiosa tradizione letteraria che fa capo a Omero. La tradizionale suddivisione dei dialetti antichi greci in ionico-attico, parlato in Attica, in Eubea, nelle Cicladi, sulla costa dell’Asia Minore, nella Magna Grecia; in eolico, comprendente il dialetto di Lesbo, il tessalico e il beolico; in dorico, parlato a Corinto, nell’Argolide, in Laconia, Messenia e, fuori dalla Grecia continentale, in alcune delle Cicladi, a Creta, sulla costa dell’Asia Minore, a Cirene, in Italia, nelle Focide, nella Locride, nell’Acarnania e nell’Epiro, riflette sostanzialmente le forme dei dialetti letterari, ma non tiene sufficientemente conto della molto più complessa situazione delle parlate locali e regionali. All’interno del dorico, per esempio, si possono scorgere numerose varietà dialettali che costituiscono il dorico meridionale e il dorico settentrionale che viene considerato un gruppo a sé, quello dei cosiddetti dialetti nord-occidentali, cui appartiene tra gli altri anche l’acheo. Si possono comunque cogliere alcuni tratti caratteristici e specifici della grecità linguistica nel suo insieme.

Nel periodo ellenistico si forma, su basi essenzialmente attiche, una lingua comune, detta koiné, in cui si dissolvono tutti gli antichi dialetti greci (solo lo zaconico continua in età moderna un antico dialetto greco). Nel periodo bizantino la lingua ufficiale dell’alta letteratura, della scuola, della Chiesa e della amministrazione statale si presenta come un ritorno artificioso al greco classico, ma la lingua parlata continua la sua evoluzione staccandosi sempre più dalla lingua scritta. Questa situazione si riflette nella diglossia che caratterizza l’epoca moderna in cui la lingua popolare o volgare si contrappone nettamenta alla lingua classica. L’importanza del greco nella storia della civiltà umana non si può valutare in tutta la sua portata se non si tiene conto dell’influenza che il greco ha esercitato sul mondo latino e, anche per il suo tramite, su tutta la civiltà europea. Molte parole greche comuni sono passate in latino sostituendovi la parola indigena, e dal latino sono passate a tutte le lingue romanze. L’influsso linguistico greco sul latino si configura in tutta la sua ampiezza e profondità anche nel caso dei calchi per cui la parola greca non viene mutata nella sua forma originaria, ma viene tradotta nei suoi elementi costitutivi. A questo proposito si può dire che quasi tutta la terminologia tecnica, filosofica, retorica, grammaticale latina sia stata forgiata sul modello della corrispondente terminologia greca. E ancor oggi gran parte della terminologia tecnica o scientifica è continuamente creata o ricreata con materiale lessicale greco. Per non parlare dell’importanza che i Greci hanno avuto nell’adattare l’alfabeto fenicio alla propria lingua in modo così geniale e funzionale da fornire un modello, diretto o indiretto, alla formazione di tutte le scritture dell’Occidente.

Francesca Rocchio

Marica Di Ciurcio