Aulo Persio Flacco nacque a Volterra,
in Etruria, nel 34 d.C. da ricca
famiglia equestre. A sei anni rimase
orfano di padre. A dodici- tredici anni venne inviato a Roma a educarsi presso
le migliori scuole di grammatica e retorica, ma il suo maestro fu un filosofo,
lo stoico Anneo Cornuto il quale lo mise in contatto con gli ambienti
dell’opposizione senatoria del regime. La “conversione” alla filosofia stoica
lo portò a condurre una vita austera e appartata, nel culto degli studi e degli
affetti familiari: una vita assai breve, perché Persio morì, non ancora
ventottenne , nel 62.
Della sua copiosa produzione Persio
non pubblicò in vita nulla.
Dopo un componimento – prologo di 14
coliambi che polemizza aspramente contro le mode letterarie del tempo, seguono
sei componimenti satirici in esametri dattilici, il metro ormai tradizionale di
questo genere letterario.
Satira I:
illustra i vezzi deplorevoli della poesia contemporanea e la degenerazione
morale che le si accompagna, cui il poeta oppone lo sdegno e i versi, rivolti
agli uomini liberi.
Satira II:
attacca la religiosità formale e ipocrita di chi non conosce onestà di
sentimenti e chiede agli dei solo la soddisfazione della propria brama di
denaro.
Satira III: è
indirizzata ad un giovin signore che conduce vita ignava e dissipata , per
esortarlo a riprendere il cammino della liberazione morale seguendo i precetti
della filosofia stoica.
Satira IV :
illustra la necessità di praticare la norma del nosce se ipsum per chi
abbia ambizioni di carriera politica, e voglia quindi impartire direttive
etiche agli altri.
Satira V :
rivolta al maestro Cornuto, svolge il tema della libertà secondo la dottrina
stoica, contrapponendo ai vizi umani più diffusi la libertà del saggio che si
affranca dalle passioni e si fa guidare dalla propria coscienza.
Satira VI
: rivolta in forma epistolare all’amico Cesio Basso, deplora il vizio
dell’avarizia additando invece come modello il saggio stoico che usa con
moderazione i propri beni.
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Il suo spirito polemico e
l’entusiastica aspirazione alla verità, trovavano nella satira lo strumento più
idoneo ad esprimere il sarcasmo e l’invettiva , nonché l’esortazione morale.
La sua poesia, conformemente alla
concezione moralistico – pedagogica che della letteratura aveva la dottrina
stoica, è anzitutto ispirata da un’esigenza etica , dalla necessità di
smascherare e combattere la corruzione e il vizio , e si contrappone perciò
polemicamente alle mode letterarie del tempo. Agli occhi del moralista Persio
la poesia contemporanea è viziata da una degenerazione del gusto che è anche
segno di indegnità morale: non esita perciò a rivendicare polemicamente la
qualifica di rusticitas a
contrapporsi cioè alla fatua ricercatezza,agli insulsi soggetti mitologici
della poesia alla moda e ad assumersi orgogliosamente il compito di aggredire
violentemente le coscienze per tentare di redimerle. Un’esigenza prettamente
realistica è quindi alla base della sua attività letteraria e filosofica
insieme, che si configura come una drastica operazione di chirurgia morale.
Nella descrizione delle molteplici
forme in cui il vizio e la corruzione si manifestano, Persio ricorre con frequenza
a un particolare campo lessicale , quello del corpo e del sesso, sfruttandone
il ricco patrimonio metaforico.
Nella denuncia del vizio , e nell’aspra descrizione delle sue
manifestazioni , Persio si riallaccia alla tradizione della satira e della diatriba,
ma ne accentua i toni forzandoli verso un barocchismo macabro che toccherà il
suo culmine in Giovenale. La fenomenologia diventa cioè l’aspetto nettamente prevalente nella satira
di Persio, relegando in uno spazio marginale la fase positiva del processo di
liberazione morale: rispetto alla descrizione degli aspetti negativi della
realtà, sono poche cioè le indicazioni sul recte vivere , sulle cui
norme informare l’esistenza. I precetti esposti sono riconducibili alla
dottrina stoica e alla sua teoria della virtù. Il saggio inquadra la sua
condotta di vita in un ordine cosmico garantito dalla divinità, trovando in
esso il fine ultimo cui la legge naturale lo ha destinato.
Un tratto caratterizzante della satira
oraziana, è nel rapporto cordiale e peripatetico fra il poeta e il destinatario
: Orazio non si atteggia a maestro che insegna che insegna, ma percorre,
insieme all’amico cui si rivolge, un cammino comune verso l’obiettivo
propostosi. In Persio le cose stanno ben diversamente, e i , e i ruoli restano
nettamente distinti: non è più collaborare insieme a conquistare una verità, ma
il maestro inflessibile enuncia dogmaticamente una morale prestabilita,
destinata ai miseri che sono in
preda del vizio. Il sermo oraziano
con la sua pacata bonomia, viene sostituito da un atteggiamento
consapevolmente aspro e aggressivo, che non si fa scrupolo di ostentare quella
rigidezza agreste da cui l’urbana cordialità di Orazio era sempre rifuggita.
A
questa intenzione di aggredire salutarmene il lettore, si scuoterlo e
mostrargli la cruda realtà delle cose, va ricondotta principalmente anche la
peculiarità dello stile di Persio, la sua ben nota oscurità. L’esigenza
realistica che anima i suoi versi è all’origine della scelta di un linguaggio
ordinario, comune, e del rifiuto delle incrostazioni retoriche che si fanno
strumento della mistificazione generalizzata. Un linguaggio scabro,
polemicamente alieno dalle sofisticazioni di levigati esotismi o arcaismi alla
moda ( e aperto invece alla brusca efficacia del volgarismo), sarà la maniera
migliore per esprimere i sentimenti più autentici, la realtà naturale delle
cose. A tale scopo , perché lo stile si faccia specchio fedele del reale, e non
ne tradisca la sgradevole deformità, Persio ricorre abilmente alla tecnica della
inctura acris del nesso urtante
per la sua asprezza. La lingua è infatti quella quotidiana, ma lo stile si
incarica di deformarla, di forzarla ad esprimere una verità non banale. Nella
stessa situazione muove un altro tipico procedimento di Persio, cioè
l’audacissimo uso della metafora , teso ad esplorare rapporti nuovi fra le
cose, e capace di effetti di straordinaria densità e potenza espressiva.