GIUSEPPE PARINI
(PAGINA 688)
A detta del De Santis, il maggior critico dell’800 Parini è l’uomo nuovo della nostra letteratura, colui che ha ridato dignità alla parola, caduta nel cattivo gusto nell’arte barocca prima e dal melodramma dopo. Parini che intende la letteratura e l’arte quale supremo magistero educativo, in grado di migliorare la società.
PARINI E L’ILLUMINISMO
L’illuminismo nel Parini, non produrrà mai atteggiamenti di natura rivoluzionaria. Egli era un poeta legato, non solo alla tradizione di certo moralismo lombardo, ma anche al classicismo. Quando aderì alla tesi dell’illuminismo, le sue concezioni intorno alla natura e alla realtà erano già ben salde. In conseguenza di ciò, egli assunse, anche dopo aver accettato l’illuminismo, atteggiamenti di moderazione, che fanno ricordare la lezione del poeta latino Orazio (65 a.c-8 a.C.), ispirandosi alle sue concezioni , Parini concepirà la vita con moderazione e con serenità dell’animo. Secondo il poeta di Bosisio l’ideale vero dell’uomo era quello di tenersi lontano dalla bramosia della ricchezza e vivere una vita all’insegna dell’onestà e della parsimonia.
SENSISMO
Concezione filosofica nata in Inghilterra ad opera di filosofi come Huma e Locke, secondo la quale i sensi sono i principali attori di ogni nostra conoscenza. Non si ha conoscenza secondo i sensisti, se questa non ha origine nei sensi.
L’adesione al Sensismo fece si che il Parini descrivesse la realtà attraverso le sensazioni. Grazie a questo metodo egli si tenne lontano da ogni astrattezza stilistica. Ancora per questo motivo, diede importanza particolare alla parola, indagando molto di più sul suo significato concreto, piuttosto che sul suo suono esteriore.
CLASSICISMO DEL PARINI
Alla base dell’ispirazione Pariniana c’è, oltre al sensismo ed il moralismo lombardo anche il Classicismo. Oltre che segno di bellezza ed armonia, opera d’arte, secondo il Parini doveva contenere l’utile e il dilettevole. Lo scrittore, in altre parole, doveva, attraverso la sua opera, educare divertendo. Era questa la poetica che , partendo dalla tesi di Aristotele, e attraverso Orazio, era giunta ai nostri scrittori dell’epoca rinascimentale (vedi Ariosto e Tasso).
" IL RISVEGLIO DEL GIOVIN SIGNORE" (PAG.697)
Il brano, tratto dal mattino, mette a confronto il risveglio del giovine signore aristocratico e il risveglio del contadino all’alba. Ne viene fuori il ritratto di due classi sociali contrapposte: quella aristocratica che vive nell’ozio e nella mondezza a quella subalterna o contadina che vive di stenti .
Parini offre una descrizione ironica, e non manca di sottolineare la diseguaglianza e le ingiustizie di un ‘700 ancora preda di istituti medioevali. Nella descrizione non mancano echi dell’Arcadia, pur ispirandosi ormai all’illuminismo, a quella letteratura che concentrava tutti i suoi sforzi nell’impegno sociale e civile.
TRADUZIONE LETTERALE E RELATIVO COMMENTO:
LA CADUTA (pagina 718)
PRESENTAZIONE : sul finire del 1775, quest’ode riflette l’atteggiamento polemico che Parini andò via via assumendo nei confronti della società di una classe subalterna al potere aristocratico. L’occasione venne data al poeta da una caduta, e questa che doveva rappresentare il declino della sua popolarità, diventa motivo di vera autentica grandezza. Partendo da una descrizione epica della stagione invernale, l’ode si risolve via via nell’eloquenza di un signore che aiuta il Parini a rialzarsi. L’ode è costituita di strofe di quartine i cui versi sono tre settenari ed un endecasillabo.
Spesso un verso comunica con l’altro attraverso un embajament, per eliminare in tal modo il cantabile facile del settenario.
Quando la costellazione di Orione tramontando, si scatena furiosamente; e riversa sopra la terra abbuiata pioggia, neve e gelo, la città (Milano) veda me, costretto ad uscire nella stagione invernale sofferente alle gambe, andare tra il fango e la corsa furiosa ed incrociata dei carri; e vede me spesso cadere lungo la strada, sia a causa di un sasso che sporge contrario, sia per un punto sdrucciolevole, un fanciullo incomincia a ridere; ma si mette subito a piangere appena si rende conto che cadendo io ho battuto il mento, il gomito, i ginocchi. Qualcuno viene in mio aiuto e mi dice: <O poeta infelice degno di un destino meno crudele> e seguitando a parlare, mi cinge la vita con la sua pietosa mano; mi fa alzare da terra e raccoglie il mio cappello sporco e l’inutile bastone dispersi nella strada : ( il signore che ha soccorso il Parini è espressione dell’opinione pubblica di quegli anni, quando nella città di Milano si andava formando una borghesia servile ed subalterna alla classe aristocratica); < la Patria ricca di pubblico denaro ti loda; da ogni parte proclama te o poeta eccelso immortale, perché il tempo non riuscirà ad erodere la tua fama; la Patria ti sollecita con fastidiosa insistenza a completare il Giorno, l’opera con la quale ti addita agli stranieri che si informano su di te. Ed ecco che tu vai trascinando fra il danno di una caduta e la paura di un’altra, il debole corpo, per la vecchiaia e per costituzione naturale: e neppure la tua tanto lodata poesia serve a procurarti un modesto cocchio, che ti protegga dall’infuriare della tempesta e dai pericoli agli incroci.
Oh! Anima dignitosa! (l’espressione è dantesca. Sordello nel VI canto del purgatorio è detto da Dante "anima sdegnosa") cambia sistema se intendi sottrarre il tuo corpo a pericoli più gravi. Tu non hai parenti, non hai amiche, non hai palazzi che possano farti favori nell’elargizione dei favori, nei confronti di tanti altri. Dunque arrampicati come puoi per le alte scale degli alti palazzi e fai in modo che gli atri e le sale risuonino dei tuoi lamenti: oppure non tardare ad inserirti nel novero dei parassiti., presentandoti in modo supplichevole dietro la porta di coloro che pur non essendo grandi condizionano i potenti; e col loro aiuto penetra nella stanza recondite (nascoste dai potenti, e sopra di loro cupi e tristi, diffondi i tuoi motti ed i tuoi pettegolezzi). Oppure, se tu sai, con maggior astuzia ritrova le stanze più nascoste dove, in gran segretezza, si decide il destino dei popoli; e facendo finta di aver trovato un nuovo espediente per incrementare le entrate pubbliche, agita le acque e pesca a tuo vantaggio, nel disordine che tu stesso hai provocato.
Ma chi potrebbe mai guarire la tua mente illusa o convincerla a percorrere un’altra strada , tè che sei devoto alla tua ispirazione?. Abbandonala; oppure, simile ad un’attricetta offendi il pudore divertendo con versi sconci i più volgari istinti che spesso si nascondono dietro sontuose apparenze>. ( Quando il signore finisce di parlare, Parini, lo assale, rimproverandolo. A lui che intendeva insegnarli al Parini come si dovesse fare poesia, il Parini oppone la virtù del buon cittadino). La mia indignazione contenuta fin troppo prorompendo dal più profondo dell’animo rompe impetuosamente gli argini. < Chi sei tu che sorreggi a me questo vecchio corpo e tenti di umiliare il mio animo?. Sei umano ma non sei giusto. Il buon cittadino indirizza le proprie inclinazioni naturali nella direzione segnata dalla propria indole naturale e dalle prime vicende della propria vita sin da guadagnarsi la stima della Patria. Quando poi vecchio, la necessità lo costringe , chiede con opportunità e misura con fronte alta che riflette la dignità dell’uomo onesto. E se gli uomini indifferenti gli voltano le spalle egli si arma, contro le sventure del suo carattere. Non si umilia per il dolore, ne si esalta per l’orgoglio>.
Dicendo queste cose lascio solo colui che mi aveva aiutato; e mi allontano da lui guardandolo biecamente. Così caro per l’aiuto prestatomi, rifiuto sdegnosamente il suo suggerimento; e privo di rimorsi , ritorno col piede incerto a casa mia.