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Classe III A

Anno scolastico 1999/2000

 

 

 

 

VITA

E

OPERE

DI

 

GIUSEPPE

UNGARETTI

 

 

 

L’ermetismo

 

 

L’ermetismo è una tendenza poetica sviluppatasi all’inizio del secolo.

Il termine ermetismo significa "perfettamente chiuso", ma anche "arcano, misterioso". Infatti, le poesie ermetiche sono molto scarne di spiegazioni e di descrizioni, ma sono piene di significati profondi.

L’ermetismo si divide in due generi: la poesia delle cose quotidiane e la poesia evocativa. La prima descrive cose abituali, spiegandole con termini inusuali, esprimendo pensieri e sentimenti. A volte è ispirata a pensieri autobiografici, legati ai luoghi d’infanzia del poeta.

La seconda tendenza è composta da piccole liriche che cercano nell’espressività delle immagini, la potenza evocativa per creare atmosfere e stati d’animo.

 

 

Particolarità della

Poesia ermetica

 

 

 

Piccolo glossario

 

Assonanza: Rima imperfetta. Si ha quando le vocali sono uguali, ma le consonanti

sono diverse

Allitterazione: Ripetizione degli stessi suoni all’inizio delle frasi.

Ossimoro: Accostamento di due parole di significato opposto.

 

 

 

 

Vita di Giuseppe Ungaretti

 

 

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888, e trascorre l’infanzia in Africa, dove il padre lavora per la costruzione del Canale di Suez. Dopo il liceo si trasferisce a Parigi, dove conosce molti intellettuali.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, parte volontario per il fronte del Carso. Da questa esperienza nascono alcune sue poesie. Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, e apre la strada all’ermetismo. Le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed esprimono forti sentimenti.

Dopo la guerra ritorna in Francia. Rientra in Italia nel 1921. Nel 1933 esce "Il sentimento del tempo", la raccolta che segna l’inizio della sua seconda fase poetica. Le liriche sono più lunghe e le parole più complesse.

Nel 1939, in Brasile per insegnare letteratura italiana all’Università di San Paolo, Ungaretti perde il figlio di nove anni. Nel 1944 inizia la terza fase di produzione poetica, più mediativa e stilisticamente meno innovativa. Il poeta riflette sulla vita, cosa derivata dall’età.

Torna in Italia nel 1942, a Roma, dove insegna all’Università.

Muore a Milano nel 1970, dopo la sua ultima lirica "L’impietrito e il vellutato".

 

 

 

 

 

Analisi delle poesie

 

 

Le poesie di Ungaretti, sono molto diverse da quelle degli altri poeti. Esse, infatti, sono molto brevi, a volte composte da una sola frase, mancano di punteggiatura ed è molto importante il titolo.

 

 

Poesie brevi

 

 

Le poesie di Ungaretti sono brevi; infatti l’autore è un poeta ermetico. Questa forma letteraria, difatti, dà poca importanza alla lunghezza della poesia, esaltando invece le emozioni forti, a volte molto evidenti, a volte nascoste.

 

 

Mancanza della punteggiatura

 

 

La mancanza della punteggiatura dà alla poesia un senso di dolore. Infatti, le poesie di Ungaretti sono molto tristi, essendo ispirate dalla Prima Guerra Mondiale. Anche gli spazi tra una strofa e l’altra sono importanti: danno alla poesia un ritmo simile ad un singhiozzo.

 

 

L’importanza del titolo

 

 

Il titolo, nelle poesie ermetiche, è molto importante. In esse, infatti, è racchiuso tutto il significato della poesia, e, a volte, ne è racchiusa la morale.

 

 

 

"Veglia"

 

 

Un’intera nottata

Buttato vicino

A un compagno

Massacrato

Con la sua bocca 5

Digrignata

Volta al plenilunio

Con la congestione

Delle sue mani

Penetrata 10

Nel mio silenzio

Ho scritto

Lettere piene d’amore

 

Non sono mai stato

Tanto 15

Attaccato alla vita

 

Cima Quattro il 23 Dicembre 1915

 

 

 

Parafrasi

 

 

Ho passato tutta la notte vicino ad un compagno morto, con la bocca aperta in un ghigno di sofferenza che guarda la luna, con il gonfiore delle mani che tormenta il poeta, scrive lettere piene d’amore

 

Non sono mai stato tanto legato alla vita.

 

 

Commento

 

 

In questa poesia, il poeta esprime il suo pensiero riguardo la guerra e la vita. Nella prima parte descrive il suo compagno morto, ed esprime il suo parere sulla guerra. Nella seconda parte Ungaretti scrive che la vita è importante.

La poesia è corta e senza rime, ed è costituita da versi che non hanno la stessa lunghezza.

 

 

"Fratelli"

 

 

Di che reggimento siete

Fratelli?

 

Parola tremante

Nella notte

 

Foglia appena nata

 

Nell’aria spasimante

Involontaria rivolta

Dell’uomo presente alla sua

Fragilità

 

Fratelli

 

Mariano il 15 Luglio 1916

 

 

 

 

 

 

Parafrasi

 

 

Di che reggimento siete fratelli?

 

La parola fratelli trema nella notte

 

La parola fratelli esprime un desiderio di pace

 

Nell’aria piena di sofferenza degli uomini

Spontanea rivolta alla guerra dell’uomo con la sua debolezza

 

Fratelli

 

 

Commento

 

 

Nella poesia, Ungaretti esprime la sua sofferenza e amarezza per la sua condizione di soldato; Infatti, la parola fratelli è un augurio di pace ed esprime la speranza che la guerra finisca

 

 

"San Martino del Carso"

 

 

Di queste case

Non è rimasto

Che qualche

Brandello di muro

 

Di tanti

Che mi corrispondevano

Non è rimasto

Neppure tanto

 

Ma nel cuore

Nessuna croce manca

 

E’ il mio cuore

Il paese più straziato

 

Valloncello dell’albero isolato il 27 Agosto 1916

 

 

 

Parafrasi

 

 

In questo paese le case sono distrutte

Le persone che vivevano nel paese sono morte o mutilate

Ma il ricordo di tutti è fissato nel mio cuore

 

 

Commento

 

 

In questa poesia, il poeta esprime il suo pensiero riguardo la guerra e la vita. Nella prima parte descrive il suo compagno morto, ed esprime il suo parere sulla guerra. Nella seconda parte Ungaretti scrive che la vita è importante.

La poesia è corta e senza rime, ed è costituita da versi che non hanno la stessa lunghezza.

 

"Soldati"

 

 

Si sta come

D’autunno

Sugli alberi

Le foglie

 

Bosco di Courton Luglio 1918

 

 

Parafrasi

 

 

I soldati sono come le foglie in autunno

 

 

Commento

 

 

Anche se la poesia è breve, Ungaretti riesce ad esprimere la condizione di soldato. Egli paragona infatti il soldato ad una foglia d’albero in autunno: basta un colpo di vento per far morire la foglia, così come basta un colpo di fucile a far cadere il soldato.

 

 

 

 

"!In dormiveglia"

 

 

Assisto la notte violentata

 

L’aria è crivellata

Come una trina

Dalle schioppettate

Degli uomini

Ritratti

Nelle trincee

Come le lumache nel loro guscio

 

Mi pare

Che un affannato

Nugolo di scalpellini

Batta il lastricato

Di pietra di lava

Delle mie strade

Ed io l’ascolto

Non vedendo

In dormiveglia

 

Valloncello di Cima Quattro il 6 Agosto 1916

 

 

 

 

Parafrasi

 

 

Assisto la notte profanata dagli spari

 

L’aria è trapassata

Come un pizzo

Dagli spari

Degli uomini in trincea

Come le lumache

 

Sembra che molti spari

Battano la pietra di lava

Delle strade

E io lo ascolto e basta

Dato che sono in dormiveglia

 

 

Commento

 

 

La poesia è molto suggestiva, soprattutto per la presenza di numerose metafore. Quella che mi fa pensare di più è:

"Degli uomini

Ritratti

Nelle trincee

Come le lumache nel loro guscio"

Induce a riflettere perché paragona i soldati alle lumache, che hanno come casa il loro guscio, così come i soldati hanno per casa la trincea.

 

 

 

 

"Non gridate più"

 

 

Cessate di uccidere i morti,

Non gridate più, non gridate

Se li volete udire,

Se sperate di non perire.

 

Hanno l’impercettibile sussurro,

Non fanno più rumore

Del crescere dell’erba,

Lieta dove non passa l’uomo.

 

 

Parafrasi

 

 

Smettetela di odiare i morti

Non gridate più, non gridate

L’unica speranza di non morire,

L’unico modo per essere uomini, è ritrovare la pietà e il perdono, e mettere da parte l’odio, e ascoltare l’insegnamento dei morti.

 

Hanno un sussurro debole

Non fanno più rumore

Del crescere dell’erba

Felice dove non passa l’uomo, perché porta solo distruzione.

 

 

Commento

 

 

L’argomento della poesia è l’odio scatenato dalla guerra, che continua a crescere. Gli uomini odiano ancora le loro vittime, e le uccidono ancora, mentre invece dovrebbero stare zitti e ascoltare il loro messaggio, che è debole, per avere una possibilità di salvezza.

Ho amato molto la poesia, in particolare la metafora dell’erba, silenziosa nel suo crescere così come silenzioso è il monito che ci arriva dalle vittime della guerra.

 

 

"Natale"

 

 

Non ho voglia

Di tuffarmi

In un gomitolo

Di strade

 

Ho tanta

Stanchezza

Sulle spalle

 

Lasciatemi così

Come una

Cosa

Posata

In un

Angolo

E dimenticata

 

Qui

Non si sente

Altro

Che il caldo buono

 

Sto

Con le quattro

Capriole

Di fumo

Del focolare

 

Napoli il 26 Dicembre 1916

 

 

 

 

Parafrasi

 

 

Non ho voglia

Di andare per le strade confusionarie

 

Sono stanco

 

Lasciatemi solo

Come un oggetto

Dimenticato in un angolo

 

Qui sono al caldo

 

Sono vicino al calore del camino

 

 

Commento

 

 

La poesia è stata scritta durante un permesso. L’opera parla della tristezza del poeta, ancora impressionato dalla guerra. Ungaretti frantuma i versi per dare l’impressione di un singhiozzo.

Questo ritmo crea infatti tristezza e raggela l’animo del lettore, il che contrasta con l’immagine del caminetto, il quale più che calore sembra evocare fredde emozioni.

 

 

 

"Sereno"

 

 

Dopo tanta

Nebbia

A una

A una

Si svelano

Le stelle

 

Respiro

Il fresco

Che mi lascia

Il colore del cielo

 

Mi riconosco

Immagine

Passeggera

 

Presa in un giro

Immortale

 

Bosco di Courton Luglio 1918

 

 

 

 

Parafrasi

 

 

Dopo la nebbia

Compaiono le stelle

 

Respiro l’aria fresca del cielo

 

Mi rendo conto

Di essere un passeggero

Nel ritmo immortale

 

 

Commento

 

 

La poesia parla della natura e della poca importanza dell’uomo nel mondo.

La lunghezza dei versi è varia; questi sono raggruppati in strofe. I versi sono liberi, la punteggiatura è completamente assente e le parole sono semplici.

 

 

"In memoria"

 

 

Si chiamava

Moammed Sceab

 

Discendente

Di emiri di nomadi

Suicida

Perché non aveva più

Patria

 

Amò la Francia

E mutò nome

 

Fu Marcel

Ma non era Francese

E non sapeva più

Vivere

Nella tenda dei suoi

Dove si ascoltava la cantilena

Del Corano

Gustando un caffè

 

E non sapeva

Sciogliere

Il canto

Del suo abbandono

 

L’ho accompagnato

Insieme alla padrona dell’albergo

Dove abitavamo

A Parigi

Dal numero 5 della rue des

Carmes

Appassito vicolo in discesa

 

Riposa

Nel camposanto d’Ivry

Sobborgo che pare

Sempre

In una giornata

Di una

Decomposta fiera

 

E forse io solo

So ancora

Che visse

Parafrasi

 

 

Si chiamava Moammed Sceab

Figlio di emiri arabi

Si suicidò perché non aveva più una patria

 

Amò la Francia e si cambiò il nome in Marcel

Ma non era francese e non riusciva più a vivere nella tenda dei suoi genitori

 

E non sapeva paralre della sua sofferenza

 

Ho accompagnato Marcel al cimitero

Con la padrona dell’albergo dove abitavamo a Parigi

Al numero 5 di rue des Carmes

Un vicolo povero in discesa

 

Riposa nel cimitero di Ivry

Sobborgo sempre disordinato

Come in un giorno di mercato

 

E solo io sapevo che visse

 

 

Commento

 

 

Ungaretti parla di un suo amico arabo di nome Moammed. Egli emigrò in Francia e si cambiò il nome in Marcel. Ma era triste, e non parlandone, si suicidò, per ritrovare se stesso.

La poesia esce dallo schema classico dell’ermetismo, perché è molto lunga.

 

 

 

Commento generale sulle poesie di Ungaretti

 

 

Queste poesie mi sono piaciute molto, perché mi hanno fatto capire come era la condizione dei soldati nelle trincee. Ho anche imparato ad apprezzare la vita, perché è la cosa più bella che una persona può avere, e quindi non la si può buttare andando in guerra, ma bisogna apprezzarne ogni singolo momento, bello o brutto, perché la vita non è fatta di solo di piaceri, ma anche di dispiaceri e dolori.

Quindi spero che i governi capiscano questo, e che non vengano più dichiarate guerre, ma che invece vengano affrontati problemi più seri, come la fame e l’abbandono.