Giansenismo nome che deriva
dal nome latinizzato Giansenio, vescovo olandese, che elaborò una dottrina
diffusasi in Europa (nel 17°sec.).
Questa dottrina è rimasta nell’ambito del cristianesimo e nel 1653 fu
condannata dai cattolici.
Questa è una dottrina morale fondata sulla base del pensiero filosofico si S. Agostino e sostiene che l’uomo non ha grazia perché privatane dal peccato originale; solo Dio però può donare la grazia; egli la concede gratuitamente solo ad alcune persone, senza basarsi sui meriti.
Questa è una versione pessimistica perché l’uomo, non avendo la grazia, è in balia del peccato; a questo punto, un uomo, per apparire giusto agli occhi di Dio, deve avere fede e fare opere buone.
Questa dottrina fu però subito condannata dalla chiesa, anche se rimase in
voga presso gli intellettuali francesi.
Ebbe grande influenza su Manzoni, che frequentò per molto tempo questi
giansenisti.
Pare che il Manzoni soffrisse di AGORAFOBIA
(stare in spazi aperti con molta gente).
1812-1827 avvio
della stesura de “I promessi sposi”.
1821-1823 elaborazione di un primo volume dei P.S. intitolato “Fermo e Lucia”.
1827
edizione
ventisettana (del 1827)
1842
pubblicazione
dei P.S. dopo una revisione linguistica (compiuta a Firenze) detta quarantana
(del 1840) .
La sua è stata una vita piena di lutti (gli 11 figli morirono prima di lui,
tranne due).
Dieci anni dopo, nel 1850, il Manzoni si sente di scrivere i principi che
lo hanno portato a scrivere il romanzo.
Manzoni muore uscendo da una chiesa e scivolando da uno scalino nel 22
maggio del 1873. Il 29 maggio dello stesso anno si svolsero i funerali.
Nel 1874 ci fu una messa in suo onore al duomo di Milano, dove venne
onorata la messa da requiem composta per lui da Giuseppe Verdi.
Manzoni è un poeta prosatore e tra le sue opere si possono ricordare:
-
Inni sacri: sono 5 e dedicati a : Resurrezione, Il nome di
Maria, Il Natale, La passione, La pentecoste. In questi canti il Manzoni
esprime la sua fede; tutte queste poesie comunicano cioè la visione della fede
con cui l’uomo sopporta l’urto della vita. Manzoni ci insegna dottrine
religiose limitando l’esito poetico. Egli si prefigge uno scopo pedagogico , quindi con linguaggio semplice.
- Il conte di Carmagnola: (1819-1822) narra di un condottiero al
servizio dei visconti di Milano che era passato al servizio dei veneziani e lì
aveva finito per guidare i veneziani alla vittoria su Milano.
Ciò è tragico perché questo conte aveva concesso
la libertà ai prigionieri milanesi considerando ciò come un tradimento i
veneziani lo giustiziarono. E’ quindi la contrapposizione tra la grandezza d’animo di un uomo e la
ragion di stato che non tiene conto dell’uomo e lo travisa.
Questa tragedia è giudicata come un’opera dove c’è
molta analisi storica più che analisi dello stato d’animo dell’autore.
Da questo romanzo il Manzoni fa trapelare le sue
opinioni sulle guerre civili: cioè trapela la condanna di quelle circostanze
storiche per le quali l’Italia sia
sempre stata terra di conquista.
-
Adelchi: tragedia composta tra il 1819 ed il 1822. Siamo nel contesto
dell’occupazione longobarda, quando Carlo vuole combattere contro i longobardi.
Adelchi è il figlio del re longobardo Desiderio. Lo sfondo di questa vicenda è
la battaglia dei due popoli.
Adelchi non vuole combattre e ciò
rappresenta la figura di un uomo cauto e saggio. Ermengarda, figlia di
Desiderio, sposa ripudiata da Carlo Magno dopo questo fatto si rifugia in un
convento.
Questo a grandi linee è lo sfondo della
vicenda. Ermengarda è ripudiata dal marito per questioni di stato. In questa
vicenda traspare il doloro che diventa strumento di espiazione della sventura.
-
Marzo 1821 e il 5 maggio: definite: “le odi civili”. Marzo 1821 prende spunto dai, dai quali sembrò partire un moto di
liberazione della Lombardia dagli Austriaci. Celebra il diritto dei popoli a
essere liberi dagli Austriaci.
5
Maggio, dedicata alla
morte di Napoleone ed è da un lato la condanna alle gesta di Napoleone, ma
celebra anche Napoleone. Napoleone capisce i limiti della sofferenza umana e
con la fede affronta la morte. Ciò dimostra come la tematica dei Promessi sia
già stata chiarita prima.
7-05-1785
Nascita di
A.Manzoni
1791
A. fu
affidato ai frati Somaschi
1801
lasciò il
collegio per tornare alla casa paterna (compose “Il trionfo della libertà”)
1803
compose l “Adda”
1803-1804 compose i quattro
Sermioni
1801-1805
stringe
amicizia con Monti e Foscolo
1805
muore Imboneti
1806
esce in stampa “Il morte di Carlo
Imbonati”
1807
muore Pietro Manzoni e conosce
Enrichetta Blandel
1808
sposa Enrichetta Blandel (rito
protestante)
1808 (2°metà) la coppia và a Parigi e nasce la
prima figlia (Giulia)
1808 l’”Urania” (inizia il periodo di maggior
produzione 1812-1827)
1810 matrimonio
celebrato con rito cattolico e ritorno in Italia (si converte al cattolicesimo)
1812-1815 compone i cinque “Inni
sacri”
1816
Manzoni
diede inizio a “Il conte di Carmagniola”
1819
fu
pubblicato “Osservazioni sulla morale cattolica”
1820
spedì
lettere a monsieur Chauvet
1821
“Marzo
1821”-“Il 5 maggio”
1822
“Adelchi”-“Discorso
sur alcuni punti della storia longobardica in Italia”
1823
la letter
“sul romanticismo”
1821-1823 “Fermo e Lucia”
1827
“I promessi
sposi”
1840-1842 pubblicazione
definitiva di “I promessi sposi”
1833
muore
Enrichetta
1834
muore la
figlia Giulia
1841
muore la madre
e la figlia Cristina
1845
muore la
figlia Sofia
1850
“Componimenti
misti di storia e d’invenzione”
1859
“la
liberazione italiana”
1868
“Dell’unità
della lingua e dei mezzi per
affrontarala”
1861 nominato senatore
1872
Gli viene
data la cittadinanza onoraria di Roma
1868
muore suo
figlio Filippo
1871
muore suo
figlio Pietro
22-05-1873 muore Alessandro
Manzoni
Il romanticismo espandendosi in paesi diversi, assume connotati diversi a
seconda del paese dov’era. In generale però siamo di fronte al romanticismo del
concetto di vita, di uomo. Cosa lo ha fatto nascere? Il fallimento degli ideali
illuminati (il lume della ragione doveva guidare una nuova vita ma questo
principio fallì con la rivoluzione francese).
Questo fallimento comporta però la nascita di nuove idee e non vi è più la
necessità di trovare un modello di vita. Dopo la rivoluzione c’è bisogno di
nuovi valori. Il romanticismo nasce in
campo filosofico in Germania alla fine del 1700. Qual è la visione filosofica
innovativa: il mondo viene visto non fatto di leggi (come l’illuminismo), ma
ora il mondo è dominato da una forza spirituale; il mondo è teatro dello
scontro di forze opposte che però riescono a farlo divenire unitario ed in
continuo sviluppo e cambiamento.
Il motivo dominante è l’esaltazione dell’individuo. L’individualità vuole
dire esaltare il sentimento visto come il patrimonio che fa l’uomo unico (Il lume della ragione non si rifà
più l’individuo, ma il sentimento) visto così l’uomo si sentirà creativamente
protagonista.
Questa esaltazione della persona e del sentimenti però degenererà. L’uomo
in positivo può sentirsi protagonista della storia però in negativo si
contrappone alla realtà.
Nella visione romantica del mondo, la storia è uno svolgimento dove passato e presente sono una cosa unica: “non
capisco il presente se non so cosa è il passato”.
L’uomo romantico si sente coinvolto per migliorare la storia e nel 1800 ciò
vale a dire che l’uomo penserà alla libertà. (La storia non è più lo
svolgersi di azioni secondo ragioni meccaniche)
La letteratura romantica europea rivaluta il sentimento e la fantasia
(ma ciò non potrebbe esserci se non ci fosse l’individualità).
Rivaluta l’osservazione della realtà: si sente lontana dalla letteratura
del ‘700; non vuole più imitare i classici Greci e Latini, ma vuole fare una
letteratura che si basa sulla realtà, sugli affetti e sui sentimenti. “Imitare
i classici uccide la fantasia”.
Questa nuova letteratura si ispira all’età medioevale perché è vista come
età in cui la fantasia aveva espresso un alto grado di spontaneità. La
letteratura romantica afferma che le radici della poesia stanno nell’animo
popolare e non nelle accademie; così facendo dovrà cercare nuove tecniche,
generi e linguaggi con i quali esprimere i nuovi ideali.
In questo ambito letterario il romanticismo porta tante novità che verranno
interpretate in modi diversi a secondo di cove sono.
L’Italia è sempre stata assoggettata dal dominio napoleonico che
impedisce a queste nuove idee che circolano. Le idee si diffusero per prime
nell’ambiente degli intellettuali lombardi e in quello degli intellettuali
napoletani. La tradizione letteraria italiana era molto vicina ai classici
greci e latini (venivano imitati i modelli classici per ovvie ragioni).
Non fu semplice per coloro che volevano diffondere il Romanticismo nella
letteratura. Tra i primi a far proprio il romanticismo furono: Berchet e Di
Bieme (intellettuali lombardi) e creandi “il conciliatore” essi diffusero le
proprie idee Romantiche.
Non a caso prprio i lombardi erano promotori del Romanticismo (loro erano i
più soggetti alla dominazione napoleonica).
Qual è la nuova strada che i lombardi indicano?
Il popolo italiano vive da troppo tempo soppresso e quindi non è un vero
popolo, non ha una coscienza nazionale. Il popolo non si sente più libero
perché la libertà è persa. Secondo il romanticismo gli intellettuali dovranno
rivendicare il popolo all’unità (unico
patrimonio di arte e lingua).
La letteratura, per fare riunire un popolo, non dovrà più essere fatta per
una ristretta cerchia di persone, ma per tutto il popolo , dato che deve
servire ad unirlo.
La letteratura era accademica, ora invece deve rispecchiare l’anima del
popolo. Deve avere una funzione etica e morale, deve trarre ispirazione dal
popolo per rieducarlo.
Nel 1800 quindi si riprende contatto con le realtà: il letterato dovrà fare
opere poetico- liriche (il letterato tra ispirazione dal suo mondo interiore
oppure dal mondo contemporaneo in cui vive, sarà perciò realistica).
La letteratura ha quindi uno scopo pedagogico.
Fin dalle opere giovanili Manzoni sente l’esigenza di una lettura che
sia utile moralmente. Ci sono chiaramente dei passi avanti per un letteratura
sempre più reale, più vicina al popolo, dove si pone il problema della lingua
cioè renderla adatta alle nuove idee,
cosa che il Manzoni fa sin dall’inizio.
Fu segnato dai letterati lombardi che lo introdussero nel romanticismo
che lo portò alla stesura di un’opera nuova come i Promessi Sposi.
Con i P.S. si afferma il patrimonio di novità. Con il romanzo si
colloca come un nuovo intellettuale; con il romanzo ha l’intento di fare
un’opera realistica e popolare.
E proprio con questo romanzo, che non ha precedenti; è il primo nel suo
genere: lui non ha inventato niente, ma ha fatto suoi i principi del
romanticismo calandoli nel contesto di questo romanzo.
E’ un innovatore nell’affrontare il problema della lingua.
La genesi del romanzo
L’inizio della stesura dei P.S. va dal 1821 al 1823 (“Fermo e Lucia”)
ma uscirà solo nel 1840. Il romanzo moderno in prosa non nasce col Manzoni.
Nella tradizione del romanzo che precede M.; troviamo in Inghilterra le origini
del romanzo in prosa nel 1700 (Richardson – Fieldin).
Questo romanzo inglese è moderno, fa capolino la società del tempo nei
ceti medioevali. Sempre in Inghilterra ebbe successo il romanzo nero o
gotico.(fine 1700). Ciò allude al fatto che questi romanzi erano ambientati nel
medioevo con grande gusto del macabro e della magia.
La svolta però in Inghilterra, iniziò nel 1800, fu walter Scott, che introdusse una nuova forma di narrativa
che fu emulata in tutta la sua forma nel romanzo “Ivanhoe”.
Come Scott, la narrativa ama il medioevo, però rispetto al romanzo gotico
l’ambientazione scottiana supera il
gusto per il macabro; si lascia il posto a temi molto più calibrati.
Il romanzo storico Scottiano serve come un patrimonio di nuova epica. Il
suo romanzo, rivolto ad un pubblico borghese, ebbe molto successo.
Anche in Italia alcuni si erano cimentati a fare ciò. Manzoni, il quale non
vuole emulare Scott, ma da un nuovo volto al romanzo storico. Per il Manzoni il
romanzo storico è: “…un misto tra storia e invenzione..”; ciò vuol dire che è
il frutto dell’incontro tra fantasia e un contesto storico.
Il Manzoni, basandosi su queste concezioni, creò I Promessi Sposi. Egli
compì un lavoro filologico cioè studiò molto bene le cronache, i testi di
storia scritti nel ‘600 da Tadino e Ripamonti (da quella del Ripamonti
ricava la figura dell’Innominato e da posini trasse ispirazione per il
matrimonio).
Dopo la prima stesura il Manzoni si rende conto che è troppo digressiva,
, troppo lunga e macabra e così dal ’23 compie una revisione molto attenta
dell’opera. In cerca di eliminare il macabro, toglie tante digressioni; la
lingua del romanzo cerca di diventare sempre più attinente al Fiorentino
parlato dalle persone colte e così facendo si vengono ad eliminare tutti i
francesismi ed i lombardismi.
Si arriverà così all’edizione del 1840, famosa perché corredata dalle
illustrazioni del GONIN.
Manzoni si è inserito in un filone letterario già esistente, modificandolo
a suo piacimento: cambia l’ambientazione (non più medioevo, ma 1600).
Egli sceglie il 1600 perché esso è l’emblema della vicenda tra oppressi e
oppressori; il ‘600 è poi un secolo di violenza e poi la situazione politica di
quel secolo è molto simile a quella del Manzoni.
Caratteristiche del romanzo:
·
Egli fa
emergere una visione pessimistica della storia (oppressi; oppressori);
·
A farsi
portavoce della condizione storica così disastrata sarà la povera gente e non
più i potenti;
·
Scendendo
agli umili dovrà poi però cambiare la lingua, non potendo usare così un
linguaggio altisonante;
·
Il Manzoni
si cala nelle vesti di un narratore esterno che però si inserisce nella
narrazione quando vuole ribadire un suo punto di vista e che egli scrive per
educare;
·
E’ presente
anche un concetto di fede che è la chiave interpretativa di tutto ciò che
accade.
Il problema della lingua si pone alla fine della prima stesura: sceglie
un linguaggio adatto ai personaggi. Al Manzoni gli si pone così il problema di
trovare una lingua adatta ai fini e alla struttura del suo romanzo e così
sostiene che la lingua arcaica non può essere adatta alla sua opera.
In una lettera egli sostiene di voler scrivere bene un romanzo in
italiano, ma egli afferma anche che è “un’impresa disperata” perché non vi è
una lingua unica in Italia, bensì un numeroso insieme di dialetti.
Il Manzoni si trova così a dover scegliere un dialetto e così scelse il
fiorentino parlato dalle persone colte.
Il Manzoni afferma di aver “risciacquato in Arno i Promessi Sposi” e
ciò significa che scelse il dialetto
fiorentino; egli lo voleva adottare come mezzo di unificazione sociale.
Egli frequentò a lungo gli ambienti di Firenze e giunse così alla
conclusione che quella era la lingua adatta. Ma perché proprio essa? Perché ha
alle spalle la lingua di Dante, Boccaccio e Petrarca.
All’epoca si fece notare al Manzoni che anche il Fiorentino era un
dialetto e ciò ci fa capire quanto era in gioco l’unità nazionale. Egli fu
anche criticato per questa sua scelta ed egli scrisse addirittura al ministro dell’istruzione
Broglio di insegnare il fiorentino a scuola.
Noi dobbiamo quindi vedere nel Manzoni colui che ha cercato l’unità
linguistica e ciò significa che egli questa nuova lingua come la promotrice
dell’avanzamento culturale dei ceti bassi.
Temi principali del romanzo
Essi si possono riassumere principalmente in tre punti:
1)
La scelta degli umili: questa è una scelta innovativa. Nel romanzo non
compaiono però solo persone umili.
Questa è una scelta nuova perché prima si erano sempre celebrate le
figure dei potenti. Questa scelta si può poi far ricadere in un campo
religioso. La fede cristiana porta così Manzoni a scegliere gente umile (perché
il vangelo li celebra). Egli vede i poveri come coloro a cui va la benevolenza
di Dio.
2)
E’ un romanzo storiografico: la scelta degli umili porta ad assumere una
nuova posizione critica davanti al concetto di storia : bisogna correggere la
visione culturale che ha sempre e solo dato spazio ai potenti. Manzoni critica
la storia dei potenti e rivaluta il ruolo degli umili nella storia.
3)
Gli oppressori: Manzoni polemizza contro essi. Raccontare la storia
degli umili diventa anche raccontare una storia di oppressioni (vi è quindi una
chiave polemica).
Un’altra tematica è la scelta del 1600. Questo secolo ha enormi
squilibri sociali: secolo di oppressioni, guerre e culturalmente caratterizzato
da ipocrisie e violenze. La scelta del ‘600 è emblematica perché il Manzoni
criticando questo secolo, critica anche il secolo a lui contemporaneo (i due
secoli erano molto simili).
Per egli il ‘600 è un secolo di grandi vuoti culturali.
L’ultima tematica è la provvidenza. Essa è il filo conduttore del
romanzo. La provvidenza cristiana è la fiducia profonda che si ripone in dio.
Le vicende degli uomini non sono casuali; ma aver fede vuol dire vivere la vita
senza comprendere del tutto ciò che ti accade.
Si può ricordare la lettera “Sul Romanticismo” del 1823 in cui egli
scrisse della sua dedizione al
romanticismo. Egli afferma che si deve parlare di verità. Il letterato deve
essere coinvolto ed interessato. Bisogna rendere leggibile il testo.
I Promessi Sposi sono la dimostrazione di ciò; essi ci insegnano la fiducia nell’esistenza di un Dio provvidente che rende vivibili le vicende umane.
Cronologia dei Promessi Sposi
7 Novembre 1628 D.Abbondio incontra i bravi.
8 Novembre 1628 Renzo si reca
dall’avvocato Azzeccagarbugli.
10 Novembre 1628 tentativo fallito di matrimonio tra Renzo e
Lucia (fuggono dal loro paese e si dirigono verso Monza e Milano).
12 Novembre 1628 Renzo viene arrestato e fugge verso l’Adda.
20 – 25 Nov. 1628 Lucia
viene rapita dall’Innominato e conversione dello stesso.
Inverno 1628-1629 carestia a Milano.
Settembre 1629 la calata dei Lanzichenecchi sul Milanese.
Fine Sett. 1629 primi
casi di peste a Milano.
22 Ottobre 1629 primi casi accertati di peste.
Marzo 1629 viene eretto il Lazzaretto dai frati cappuccini.
11 Giugno 1629 A Milano viene effettuata una storica processione per scongiurare
la peste.
30 Agosto 1629 Presso
il Lazzaretto si trovano Renzo e Lucia, Fra Cristoforo e di lì a poco muore Don
Rodrigo.
Novembre 1630 Al
paese natale Renzo e Lucia si sposano.
Dic.-Genn. 1631 I
due sposi si trasferiscono nel Bergamasco.
Introduzione del
romanzo
I Promessi Sposi non
iniziano subito con la narrazione dei fatti, ma vi è prima una introduzione.
In essa vi è una lunga citazione dove parla
una voce ignota che usa un linguaggio arcaico. Questa citazione si interrompe
bruscamente per dare spazio al Manzoni che parla in prima persona. La citazione
dell’anonimo si presenta come un manoscritto del ‘600 (che egli vuol far
credere di aver ritrovato e tradotto). Questo testo presenta inoltre
caratteristiche tipiche del barocco di
quel secolo (esso è ipotattico cioè
ricco di metafore, retoriche, molti aggettivi e avverbi, molti latinismi,
linguaggio altisonante, grafia ricca di maiuscole ecc.)
Nella seconda parte dell’introduzione il
Manzoni ci spiega che questo testo non è mai esistito, ma bensì è frutto della
sua invenzione.
Attraverso l’espediente del manoscritto egli
ci introduce nel periodo storico del
romanzo. Manzoni assume la posizione di uno storiografo che critica il 600 per
le violenze, per i soprusi e per le violenze.
Sempre nell’introduzione chiarisce la
posizione poetica di letterato romantico che critica la letteratura del ‘600
che non ha fine pedagogico.
Manzoni non fu il primo a fingere di
ritrovare un manoscritto, ma prima di lui ci furono: Boccaccio, Ariosto ecc.