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Il
Tamburo di Latta
Di: Gunter Grass
Vallini Dania IIA
In questo romanzo è
narrata in prima persona la vita d’Oskar Matzerath, un nano paranoico, che
s’intreccia con la storia della Germania della prima metà del ventesimo
secolo.
Trama
Dal suo letto di
metallo, laccato di bianco, di un manicomio, Oskar Matzerath, un nano deforme,
decide di rievocare con il suo tamburo di latta le vicende della sua famiglia.
Anna Bronski, la nonna
d’Oskar, era una donna strana: indossava sempre quattro gonne, tutte
color terra bruciata. In un tardo pomeriggio d’ottobre la ragazza (allora molto
giovane) sedeva ai margini di un campo a cucinare delle patate, era l’anno
1899, nel cuore della Casciubia, in Polonia.
Mentre sbocconcellava
una patata ancora fumante, vide qualcosa muoversi tra i pali telegrafici, erano
tre uomini, due alti e magri che
rincorrevano uno piccolo e tozzo
che saltando li precedeva verso la ciminiera della fornace. Sparirono
dietro la ciminiera, ma subito l’inseguito ricomparve e tutto agitato si
tuffò sotto le gonne di Anna. Subito
dopo arrivarono anche gli altri due che
chiesero alla ragazza se avesse visto passare un uomo basso con lunghi baffi neri, (un incendiario, chiamato il
Koljaiczek) la ragazza sempre seduta rispose di averlo visto dirigersi a sud,
così i gendarmi dopo aver controllato
lì intorno e vuotato perfino le ceste di patate se ne andarono in quella
direzione; lì Anna Bronski e Joseph Koljaiczek concepirono la loro unica figlia
(madre di Oskar) Agnes.
I due giovani si
sposarono e decisero di scappare insieme in un posto dove nessuno potesse
dividerli.
Andarono in un luogo
dove il Koljaiczek prese l’identità di uno zatteriere affogato, e di cui nessuno aveva denunciato la morte alle
autorità.
Il giovane ricominciò a
vivere con l’identità e il lavoro di Joseph Wranka, ma non aveva cambiato solo il nome: mutò anche il suo carattere;
non fu più un incendiario, anzi, si distinse come vigile del fuoco, e chiamato
alle armi fu uno dei migliori non solo perché era la seconda volta che faceva
il militare.
Un giorno mentre stava
traghettando dei legnami sul fiume, vide la polizia ed intuì che era venuta ad arrestarlo, allora si gettò in una
rocambolesca fuga, finchè braccato si
tuffò in acqua e non ricomparve mai
più.
Così Anna rimasta sola;
non si sa se per la fuga o la morte del
marito; si sposò con Gregor Koljaiczek, fratello del defunto; il quale non era
mite come il suo predecessore, infatti
beveva spesso ed era molto violento.
Nonostante lavorasse in
un polveriera, non portava nessun soldo in casa e la moglie fu costretta ad
aprire un negozio a Troyl, per mantenere se stessa e la figlia.
Nel 1917 l’uomo morì di
febbre spagnola, la sua stanza fu occupata dal giovane nipote di Anna: Jan
Bronski, di cui Agnes (allora adolescente) s’innamorò, la loro storia non durò
a lungo perché la ragazza si fidanzò con Alfred Matzerath.
I due si erano
conosciuti nell’estate del 1918, nell’ospedale di Sibernamme dove egli era ricoverato,
perché ferito da un proiettile alla coscia; simpatico e allegro era divenuto il
beniamino di tutte le infermiere, compresa Agnes che prestava la sua opera in
ospedale come infermiera volontaria.
Nel 1923 si sposarono e
Anna cedette alla coppia il suo
negozio; anche Jan trovò come moglie una ragazza casciubica: Hedwing.
Tuttavia, Jan e Agnes
continuarono a frequentarsi.
Dopo qualche tempo da
Agnes nacque Oskar, nonostante il bimbo fosse stato registrato col cognome di
Matzerath il probabile padre naturale
era Jan.
Oskar era un bambino
speciale, dal primo istante di vita capiva perfettamente tutto ciò che si
diceva. A tre anni, quando la madre gli regalò un tamburo di latta decise di
smettere di crescere, per rendere comprensibile agli adulti questo si buttò
dalle scale, così tutti pensavano che
la caduta aveva provocato un danno che impediva al fisico di crescere,
mentre la madre poteva rinfacciare al
marito di essere il responsabile della
la malattia al figlio, perché aveva lasciato la botola della cantina
aperta.
Il bimbo suonava sempre
il tamburo, e se qualcuno tentava di portarglielo via, gridava e tali erano le
vibrazioni dei sui strilli che
provocavano la rottura di tutti i vetri.
Quando andò all’asilo
egli non giocava con i suoi compagni ma continuava a tamburellare.
Il suo primo e ultimo
giorno di scuola fu catastrofico: quando la maestra tentò di portargli via il
tamburo, gridò rompendo i vetri delle finestre e gli occhiali dell’insegnante.
Nonostante questi
avvenimenti il bambino voleva imparare a leggere ma durante i mesi successivi
né la madre né i due padri si curarono della sua istruzione, nel tempo libero
si riunivano, per giocare a carte erano
accaniti di un gioco; lo skat dove si giocava in tre.
Solo qualche tempo
dopo Gretchen Sehffer (la moglie del pasticcere) si dedico alla sua istruzione
scolastica, con libri scelti da Oskar: Rasputin e Goethe.
Dopo un anno sapeva
già leggere, malgrado si atteggiasse da ignorante, fingendo di fare il
“birbante” stappava le pagine dei libri, per portarle a casa, dove poterle
leggere con tranquillità.
Verso i sedici anni
incontrò colui che considererà il suo maestro: un nano cinquantatreenne che
aveva smesso di crescere a dieci anni.
Alfred suo padre
anagrafico nel 1934 entrò nel Partito; mentre Jan lavorava alle poste polacche.
Indipendentemente dalle diverse ideologie politiche le riunioni familiari non
cessarono.
Il divertimento
principale di Oskar era di portare scompiglio in pubbliche manifestazioni
stando accovacciato con il suo tamburo sotto qualche tribuna, con il suo
tambureggiare faceva balbettare gli oratori, trasformava marce e corali in
valzer o fox-trot.
La sua opera era
distruttiva, ciò che non si piegava sotto il suo tamburo lo annientava con la
sua voce.
Durante l’inverno del
1936/37 oltre alle solite imprese compiute in pieno giorno contro la simmetria
delle tribune, cominciò anche l’attività notturna: il tentatore. Quest’arte la
imparò da sua nonna Anna, che aveva aperto un chiosco al mercato: per attirare
i clienti metteva un portafoglio legato ad un filo davanti al suo banco, quando
qualcuno lo afferrava lo tirava verso di sé e invitava lo sprovveduto a
comprare qualcosa.
Così al calare delle
tenebre quando i negozi erano chiusi, da un'ora o due, egli si appostava dietro
ai portoni osservando le vetrine di lusso dove c'era tutto ciò che si potesse
desiderare, quando un passante si soffermava a guardare con desiderio un
oggetto, egli con un urlo più silenzioso possibile, forava il cristallo dando
in tal modo la possibilità di rubare l’oggetto agognato. Dopo tali imprese se
ne tornava a casa con il cuore agitato come quello del ladro ma senza il bottino.
Non sempre riusciva a
conseguire il successo nell’arte del
tentatore, non tutti, nonostante il foro rubavano l’oggetto ammirato; infatti
in meno di un anno fece 64 buchi, ma
ci furono solo 28 furti.
Ciò che spingeva
Oskar, a fare il Tentatore era il Male: egli si appostava dietro scuri portoni
da dove poteva compiere indisturbato queste malignità, inoltre indusse compiere
un furto anche al suo presunto padre Jan che rubò una collana di rubini per
regalarla alla sua amante.
La relazione con il
cugino, la collana che intuiva rubata, il dolce tormento di una vita adultera,
fecero di Agnes una donna carica di
sensi di colpa che probabilmente la spinsero
a diventare una assidua praticante le funzioni religiose.
Ogni sabato Oskar
doveva accompagnare la madre nella Cattedrale cattolica. Mentre essa era nel
confessionale, suo figlio girava libero per quei grandi saloni, dove vi era una
statua di gesso raffigurante Gesù, che assomigliava sorprendentemente a lui,
inoltre aveva i pugni chiusi, come se avesse dovuto suonare un tamburo. Oskar
desiderava che avvenisse un miracolo: pertanto infilò alla statua il suo
strumento, e le bacchette tra le mani
e si mise inutilmente nell’attesa, ma quel giorno l'immagine sacra non si
mosse.
Il Venerdì Santo
Matzerath, Jan, Oskar e Agnes andarono sul molo dove videro cose che
sconvolsero inesorabilmente la donna: videro un pescatore di anguille che
pescava questi pesci da una testa di cavallo gettata precedentemente in mare.
Per qualche giorno Agnes si rifiutò di mangiare pesce, ma poco dopo cominciò a
nutrirsi solo di questo alimento, decisa a
lasciarsi morire, infatti il suo fisico non accettava più il pesce e
pochi tempo morì.
Ella si “suicidò”
perché portava dentro di se il ricordo della passeggiata del Venerdì Santo e
aveva paura che si ripetesse, voleva trovare il modo di sciogliere il triangolo
che si era formato (lei il marito e il
cugino), in modo che su Matzerath, che lei probabilmente odiava, gravasse la
colpa del suo decesso, e che il suo Jan,
potesse continuare a prestare servizio alla posta polacca rimuginando
pensieri come questo: “è morta per me, non voleva essere di impaccio, si è
sacrificata”;il cruccio più forte però era rappresentato dal fatto che
aspettava un figlio e ancora una volta non sapeva chi dei due ne fosse il padre,
Al funerale Anna si
buttò sulla bara della figlia accusando Matzerath di essere l’assassino di sua
figlia, e la causa della malattia del nipote.
Dopo questa perdita
Oskar perse sia la voglia di fare il tentatore sia quelle di rovinare le
pubbliche manifestazioni, si dedicò interamente allo studio e per avere
compagnia andava a trovare mamma Truczinski, ella era vedova ed aveva quattro
figli; l’unico a vivere con lei era Hebert il quale lavorava come cameriere a
Neufahrwasser una taverna mal
frequentata, da dove per il suo carattere generoso ma suscettibile spesso
tornava con ferite provocate da armi da taglio, infatti la sua schiena era
piena di cicatrici e Oskar si divertiva a farsene raccontare la provenienza. Un
giorno il ragazzo in un litigio uccise un uomo, nonostante al processo lo
avessero assolto per aver agito in
legittima difesa, egli si licenziò e non volle più tornare in quel luogo che
gli ricordava il crimine commesso.
Dopo aver passato un
periodo da disoccupato, trovò lavoro come custode del Museo Navale. Egli doveva
fare il guardiano alla Niobe, una statua verde, in legno con gli occhi di
ambra, nota per portare sfortuna a tutti coloro che si avvicinassero (tutti gli
altri custodi a cui era stato affidato il compito di sorveglianti alla “pupa
verde” morirono). Le prime due settimane Oskar accompagnò l’amico al lavoro,
passavano il tempo sfidando la statua, senza temerla, un martedì della terza
settimana di lavoro non lasciarono più entrare Oskar nel museo e Hebert morì
per una ferita al petto, causata dalla pericolosa Niobe che dopo
quest’ultimo decesso fu chiusa nei
sotterranei.
Dopo la prematura
scomparsa del suo migliore amico Oskar si trovò davvero solo nessuno si curava
più dei suoi tamburi, così si rivolse al suo presunto padre Jan, che per
aggiustarglielo lo portò alle poste polacche dove pensava che il portiere
Kobyella avrebbe potuto aiutarlo; purtroppo però quel giorno nessuno si curo
del né del tamburo né del bambino, poiché si preparavano nella difesa
dell’edificio dalle forse naziste che minacciavano l’assedio, il piccolo si
addormentò in uno scatolone pieno di lettere.
Verso le quattro si
svegliò e decise di cercare Jan e il portiere. Li trovò nella stanza da giochi,
appartenuta ai figli del segretario superiore, con un fucile in mano
difendevano la loro postazione, però il suo presunto padre era terrorizzato ma Kobyella lo faceva stare al suo posto,
colpendolo negli stinchi con il calcio del fucile, nonostante fosse un suo
superiore.
Purtroppo il portiere
fu ferito da una granata, Jan (che aveva riportato solo qualche graffio) e il
figlio, (con un tamburo nuovo preso nella stanza dei bambini) lo portarono in
una stanza per i feriti priva di finestre dove il segretario che fingeva gravi
ferite fu comandato di sentinella.
Dopo aver passato il
tempo a giocare a Skat (dove Oskar per la prima volta si tolse dai panni di un
trenne comportandosi come realmente era: un adolescente quindicenne che giocava
a carte con molta faccia tosta e gran abilità) fino a quando il portiere ferito
che fungeva da terzo non morì. Poco dopo i nazisti riuscirono a penetrare
nell’edificio e quando videro un bambino, che dimostrava tre anni lo presero in
braccio, ed egli piagnucolando additò Jan come per accusarlo di averlo
trascinato lì. Pochi giorni dopo il suo presunto padre venne fucilato.
Per questo si può
dire che Oskar portò alla tomba Jan Bronski.
Il bambino
febbricitante fu portato all’ospedale dove rimase per circa un mese, periodo
nel quale non toccò il suo tamburo dedicandosi interamente alle infermiere
dalle quali era attratto.
Matzerath assunse,
per lavorare in negozio, la figlia minore di mamma Truczinski, Maria. In pochi
giorni la ragazza coetanea di Oskar riuscì a dare un impulso al negozio e seppe
imporre al suo titolare di tenere conto dei desideri del figlio, e ogni quattro
o cinque settimane gli procurava un tamburo nuovo. Maria era una ragazza dolce
ed arrendevole, non era molto loquace ma cantava sempre.
Lei fu il primo amore
di Oskar era l’unica che poteva accarezzarlo e prenderlo per mano senza che si
irritasse, anzi egli amava questi segni di affetto. Maria, candida come era,
adottava in presenza di Oskar senza alcun imbarazzo, atteggiamenti alquanto
arditi: un giorno quando erano soli, si tolse la gonna e la camicetta per
pulire delle macchie ed il suo corpo emanava odore di vaniglia, inoltre era lei
che lo lavava e lo cambiava.
Gli impulsi sessuali
dovuti alla spinta ormonale si manifestavano senza morbosità, ma come eccitante
esperienza che i due ragazzi manifestavano e che avevano cominciato associando
all’effetto effervescente delle bustine che si usavano per ricavare bevande
frizzanti.
Maria, aveva anche
una relazione con Matzerath e rimase incinta (probabilmente il padre era Oskar)
e i due si sposarono. La vedova di Jan
si era sposata con un germanico baltico di Ramakao, un certo Ehlers, capo locale
dei contadini; con questo matrimonio non cera più il problema di divergenze
politiche e Hedwing ritrovò la strada per la casa di Matzerath.
Il dodici giugno
Maria partorì un bambino chiamato Kurt e Oskar si ripromise che a tre anni gli
avrebbe regalato un tamburo di latta. Dopo il primo anno di vita di suo figlio
egli partì con Bebra e Rositwana Raguna (la più famosa veggente d’Italia, che
aveva già conosciuto nell’autunno del 1937) per girare il mondo con il circo,
egli si esponeva al pubblico formato per lo più da soldati,come tamburino e
come vetricida insieme a Rositwana di cui si
innamorò. La loro relazione
cominciò a Berlino nel bel mezzo di un bombardamento aereo quando si
concedettero l’uno all’altra.
In due anni la
compagnia girò fra Germania, Francia ed Olanda. L’ultima tappa del loro viaggio fu il
villaggio di Bavent dove cominciò l’invasione e la Raguna morì sotto una
granata mentre prendeva il caffè. L’undici giugno del 1944 Oskar tornò a casa
(da quando era partito, senza avvisare nessuno, non si era più fatto sentire)
venne accolto da Matzerath, che versò
sincere lacrime di gioia, come un vero figlio. Il giorno dopo era il compleanno
di Kurt e Oskar gli regalò un tamburo, ma suo figlio lo distrusse in poco tempo
rivelandosi un bambino normale, il che non soddisfò le aspettative del padre .
Mamma Truczinski,
dopo la notizia che il suo terzo figlio Fritz era morto in guerra, ebbe un
piccolo attacco di cuore e passò il resto della sua vita su una sedia di fronte
alla finestra, mentre Maria diventò devota.
Fu con lei che Oskar
tornò nella chiesa del Sacro Cuore, dove rivide l’immagine, in gesso, del
bambino Gesù, gli infilò, -come molto tempo prima, tamburo e bacchette, non per
sperare in un miracolo, ma soltanto per procurarsi la soddisfazione di
contemplare la sua inettitudine; ma ad un tratto il bambino suonò! Tutto il
resto non si mosse, lui con le bacchette batteva leggeri colpi sulla latta,
creando melodie amate da Oskar, subito dopo, quel piccolo Cristo gli disse:”Io
costruirò la mia nuova chiesa su di te” lo sdegno del tamburino fu tale che
staccò alla statua il dito indice facendola zittire e rimanere per sempre zitta
e ferma come prima.
Oskar rischiò di
essere mandato in clinica ma Matzerath lo protesse fino alla fine, nonostante
le insistenze della nuova moglie.
Nei primi di
settembre, nei pressi di una fabbrica, egli incontrò venti ragazzi dai
quattordici ai diciassette anni che
facevano parte della banda dei conciatori (essi lottavano contro tutti e
tutto), devastavano le sedi della H.J., facevano incetta delle decorazioni e
dei distintivi dei militari in congedo, rubavano armi, munizioni e benzina
dalle postazioni della contraerea e stavano progettando un attacco contro
l’Ufficio Annonario), a questi egli si presentò con il nome di Gesù e dopo aver
fatto dimostrazioni sulla sua arte di rompere vetri, ne divenne il capo. Egli
fece seppellire le armi sostenendo che
essi avevano risorse di altro genere. In quel periodo fecero irruzioni nelle
chiese rubando immagini sacre e Oskar imponeva a tutta la banda (30 o 40
persone) di andare a messa tutte le domeniche. Nel periodo natalizio i
conciatori fecero irruzione nella chiesa del Sacro Cuore con l’intento di
rubare la statua della Vergine con in braccio il Battista e Gesù; segati via i
due bambini si accorsero di aver sottovalutato il perso del gesso, allora per
riposarsi decisero di celebrare la messa, due scagnozzi si misero gli abiti
sacerdotali e con Oskar in braccio alla Madonna dove prima c’era il piccolo
Cristo, cominciò il rito in onore del loro capo, ma subito dopo arrivò la
polizia che interruppe bruscamente la cerimonia, portando in questura tutti i
ragazzacci, avendo però più riguardo per il tamburino essendo il figlio di un
loro superiore.
A fine gennaio,
cominciarono i bombardamenti e tutta la famiglia e gli amici di Matzerath si
rifugiarono nella cantina che rifornita di
molte scorte e rinforzata formava un sicuro rifugio antiaereo; ma
mamma Truczinski si rifiutò di scendere e rimase in casa sua
davanti alla finestra dove, a causa di una granata, morì.
Il giorno
dell’invasione degli alleati, Matzerath sentì i soldati sopra il rifugio, si
agitò e non sapeva dove nascondere la spilla del Partito e Oskar gliela prese.
Quando i militari trovarono la botola, l’uomo stette immobile, con le braccia
alzate, terrorizzato, essi però presero in braccio Oskar, al quale dava
fastidio il distintivo che gli feriva la mano e lo ridiede al padre, il quale,
tentò di inghiottirlo, ma quegli uomini, vedendo che si contorceva gli spararono
uccidendolo.
Al funerale Oskar,
ormai liberato dai due padri, buttò nella tomba il suo tamburo e decise di
crescere, il cambiamento repentino, fu giustificato dai medici, dal fatto che
quel giorno Kurt gli lanciò un sasso colpendolo in testa e facendolo
precipitare nella fossa.
Al ritorno dal
cimitero trovarono un nuovo inquilino in casa (requisita dai vincitori): era un
uomo vedovo Fajngold che lasciò a Maria e al figlio la cantina fornita di due
letti mentre Oskar (che a causa della sua crescita improvvisa si era ammalato)
fu fatto stare su un giaciglio nel tinello. In maggio tutta la famigliola si
trasferì in Renania da Guste, sorella di Maria.
Viaggiarono in treno
dove le condizioni del malato peggiorarono ed a Luneburg venne ricoverato in
ospedale dove, per questioni di lontananza, non vedeva molto spesso la sua
famiglia.
Dopo un lungo periodo
di degenza, durante il quale crebbe
molti centimetri e gli spuntò la gobba, venne dimesso e tornò a vivere con i
propri familiari. Egli aveva molto appetito e
pesava molto sul bilancio familiare, cosa che Maria gli rinfacciava
spesso, dicendogli che avrebbe dovuto darsi da fare anche lui.
Egli trovò lavoro
presso un artigiano di pietre sepolcrali, questo modo non si sentiva più un
peso, contribuiva molto al bilancio familiare
infatti guadagnava più di tutti gli altri. Subito dopo la riforma
monetaria Oskar perse il lavoro ma trovò impiego come modello per opere d’arte
dove percepiva un sostanzioso compenso per ogni posa, così riuscì anche a
permettersi una stanza in subaffitto,
aveva tra l’altro come coinquilina un’ infermiera di nome Dorothea. Egli
aveva predisposizione naturale verso le donne “col camice bianco” rafforzata
dal fatto che non la vedeva mai, quella donna divenne la sua ossessione, stava
nottate intere aspettando un segno della sua presenza, andava nella sua stanza
frugava tra le sue cose, un giorno
lesse addirittura la sua posta: era una lettera d’amore scrittale da un medico.
Un pomeriggio notò
che un coinquilino tentava in tutti i
modi di attirare la sua attenzione, gli si avvicinò e cosi conobbe un abitante
l’appartamento: Kleep, un trombettista che passava le sue giornate sdraiato sul
letto senza nemmeno alzarsi per i bisogni primari, aveva tutto a portata di
mano, cucinava per giorni la pasta nella stessa acqua, su un fornellino da
campeggio posto di fianco a lui, sotto il letto aveva le bottiglie della birra,
che dopo averne bevuto il contenuto usava per orinarci dentro. Conoscendo
quello strano personaggio, del quale divenne grande amico, Oskar ricominciò a
suonare il tamburo.
Una sera sentì per la
prima volta la donna del mistero che si muoveva nel buio dirigendosi verso il
bagno comune, egli essendo senza abiti si coprì con un pezzo stuoia di cocco e uscì, quando, sempre
nell’oscurità, la raggiunse le parlò con voce profonda, quasi tombale e la
giovane dopo aver toccato la stuoia
pensò di essere a contatto con Satana e si eccitò, quando però sentita
la pelle di Oskar scoprì che era il sua vicino, si vergognò (soprattutto della
propria reazione iniziale) e la notte stessa lasciò la casa senza avvisare nessuno.
Cleep e Oskar (triste
e sconsolato per la brutta vicenda della infermiera) crearono una band che
suonava nei locali più rinomati: suonavano nella “Cantine delle Cipolle”, luogo
di ritrovo più rinomato della città; grazie a questa esperienza il
tamburino divenne famosissimo, stampò milioni di dischi arricchendosi a
dismisura.
Comprò un negozio di
generi alimentari per Maria, alla quale chiese di sposarlo, ma lei rifiutò gentilmente.
I suoi compagni
musicisti, sentendosi traditi da Oskar che non li aveva resi partecipi del suo
successo, ingaggiarono un altro batterista.
Nonostante il denaro
e la fama egli non era felice, si sentiva terribilmente solo e per compagnia
ogni tanto affittava un cane e passeggiava per la campagna dove un giorno
l’animale trovò un dito anulare da donna con un anello sfavillante, ritornando
verso casa conobbe un giovane: Vittar che aveva visto tutto l’accaduto gli
chiese cosa gli avesse riportato il cane. Dopo l’iniziale diffidenza i due
diventarono grandi amici e girarono insieme il mondo.
Tornati in patria
Vittar disse all’amico che gli invidiava il successo perchè lui era uno
sconosciuto; Oskar allora gli suggerì di denunciarlo dell’omicidio dell’infermiera Dorothea, portando come prova il dito
anulare. Questa idea fu perfetta: Vittar divenne famosissimo ma Oskar fu
processato e messo in manicomio; poco tempo dopo però fu trovato il vero
colpevole: era la migliore amica dell’infermiera, che innamorata del medico
pretendente di Dorothea accecata dalla gelosia
la uccise.
A questo punto il
futuro del ricco e famoso tamburino è incerto, ha molte possibilità e molti
dubbi.
Analisi dei personaggi
OSKAR il personaggio
principale di questo libro è un bravissimo tamburino, che porta dentro di sé
una grande cattiveria impersonificata con la figura di Satana, che nemmeno il
battesimo riuscì a scacciare.
Quindi egli aveva il Male dentro il suo
fragile corpo; ciò è dimostrato dal fatto che causò la morte delle persone che
più lo amavano:
involontariamente la
madre (che si suicidò anche perché stanca da suo figlio, un eterno treenne, che
la sfinì a forza di battere sulla sua latta) e Rositwana Raguna ( egli si
rifiutò di andare a prenderle il caffè trattandola bruscamente, allora andò
lei, Oskar non tentò nemmeno di trattenerla, ben sapendo del rischio che
correva, infatti perse la vita) mentre consapevolmente fece andare sotto terra
i suoi due padri.
Alfred Matzerath ha realmente amato
solo Agnes, lei era una brava donna che aveva commesso un unico errore, sposare
la persona sbagliata, che non amava e che probabilmente andava man mano
detestando sempre più colui che aveva
sposato.
Egli fu molto
sfortunato perché in tutta la sua vita i suoi sentimenti non furono mai
ricambiati da nessuno.
Quest’uomo era talmente innamorato di
Agnes, (che però amava Jan) che era persino disposto a fingere di ignorare che
la tradiva con il cugino, voleva molto bene a Oskar, basti pensare che si
rifiutò categoricamente di mandarlo in istituto, egli fu la persona che volle
più bene di tutti al piccolo tamburino, anche se quest’ultimo lo detestava più
di ogni altro.
Figura positiva, un semplice, che per
non perdere la moglie si accontentava di dividerla con un altro.
Agnes, fondamentalmente buona è vittima
delle sue pulsioni, debole, non riesce a togliersi dagli impacci, paga con la
vita i suoi errori.
Critica
Gunter Grass dispone nella
scatola magica che fa parte del
bagaglio di ogni grande romanziere, e da essa trae di volta in volta cose
sempre nuove, senza mai mettere le briglie alla fantasia; a dispetto di così
tanta fantasia, il mondo da lui "inventato" sta in relazione diretta
con la realtà storica. Così, sullo sfondo della vicenda del 'Tamburo', non solo
si riconosce la Storia autentica (al pari di Grass, il personaggio di Oskar è
nato a Danzica e da vero "nano della sua epoca", assiste in prima
persona alla presa della città da pare della "Wehrmacht), ma le sue figure
posseggono inoltre tratti precisi e ben riconoscibili... e ciò nonostante che
l'autore immerga il tutto nella sfera del simbolismo, della favola moderna.
Già solo il fatto che Oskar sia un
Nano e che tale rimarrà per sempre, è stato ritenuto dai critici una scelta
significativa ( a tre anni, Oskar decide di non crescere ulteriormente, anzi,
constata che la soluzione migliore sarebbe quella di tornare a strisciare nel
ventre materno,essendo il mondo quel che è).
"Tra l'anarchico Oskar Matzerath
e il suo creatore sussiste una differenza sostanziale, differenza tanto i
lettori di estrema sinistra quanto i lettori più conservatori: al contrario del
nichilista Oskar, Grass è (e si riconferma) un sincero socialista
democratico" articolo apparso su taz il 21.10.1997
Reiner Kunze ha commentato il
romanzo:"Apparso all'indomani del disastro della della Seconda Guerra
Mondiale, il romanzo d'esordio di Gunter Grass non offriva nessuna
purificazione dei mali del nazionalsocialismo tedesco, il “'Tamburo di Latta”
non è un inno alla bontà, alla verità e alla bellezza secondo i codici del
neoclassicismo tedesco, ma presenta, al contrario, un mostruoso caleidoscopio
storico composto da elementi grotteschi, ironici, cinici. L'opera è inoltre una
denuncia palese agli anni Cinquanta - decennio di ipocrisia, di "immondizia
nascosta sotto il tappeto", di bugie eclatanti. Nel paesaggio del
Dopoguerra, ridondante di filosofia heidegeriana e in cui si aspirava a un
estetismo "elevato à la Benn", il 'Tamburo' non poteva che suscitare
echi di disdegno. Molti allora si rifiutarono di ritenere Grass uno scrittore
tedesco..."
Commento personale
Questo libro mi è piaciuto molto
perché viene sottolineata la vera arte del protagonista, un nano deforme, il
quale supera tutte le difficoltà provocate dal suo aspetto grazie al suo
tamburo, dal quale trae la vera essenza della musica, personalmente io amo
molto ascoltare e suonare testi musicali e penso che questi dovrebbero far
rivivere sempre in tutti noi, senza esitazione e controllo, il passato.
Oskar sa creare suoni sublimi e irresistibili,
che nessun grande compositore è mai riuscito, nè riuscirà mai a suonare, con
nessuno strumento raffinato, mentre egli, senza conoscere le scale cromatiche o
altre regole elementari, ha raggiunto
con un tamburello di latta, un giocattolo per bambini, uno stile unico e
irripetibile. Egli è un genio della musica e come tutti i geni è un po’ pazzo,
è una persona molto sensibile e questo sentimento lo traduce in musica.
Vive la sua vita con l’unico scopo di
fare tutto ciò che gli piace, accompagnandosi a varie persone, incurante dei
sacrifici che queste fanno per lui.
Si comporta come un eterno bambino
egocentrico, appaga le sue pulsioni adulte, non si prende le sue
responsabilità, giudice inflessibile senza il coraggio di manifestare le sue idee, detesta le persone deboli; non
prende mai posizione se non per il suo tornaconto personale; non è minimamente grato dei vantaggi che ha
ottenuto da quelli che lo amano, è egoista,
incapace di ricambiare l’amore, soprattutto dei suoi due padri per i quali,
senza scrupolo, si rese complice della loro morte.
La discordanza tra la perfezione
della sua arte con la meschinità e la deplorevolezza dei suoi comportamenti
umani, a mio parere vuole sottolineare che una persona non può essere perfetta,
può essere unica in un campo ma sicuramente ha delle lacune per altre cose.