IN CIMA AL CATRIA

Il 22 agosto 1901 viene inaugurata con grande solennità la croce di ferro eretta sulla cima del Catria. "Opera di valenti ingegneri romani", riportano le cronache di allora, la croce, adorna di borchie e fiorami, pesa 14 tonnellate, è alta 18 m e larga in ogni lato del basamento 6 m e per altrettanti metri distende le braccia. La base è chiusa da pareti d'alluminio che costituiscono una cappellina-rifugio dedicata a Cristo Redentore.
Nella notte del 20 febbraio 1907 la furia della tempesta abbatte entrambi i bracci della croce.
Per iniziativa del cardinale Roberti di Bellisio di Pergola, la croce viene restaurata nel 1963. In quella occasione è portata a termine la strada Buonconsiglio-Valpiana-Fonte della Vernosa.
Ma la strada e la croce sono gli ultimi arrivati: la cima del Catria era già stata violata molto tempo prima.
Proprio i lavori di costruzione della croce hanno portato alla luce un interessante reperto archeologico. Rinvenuto da alcuni operai nel fare lo scavo per le fondamenta della croce, è ora al Museo Archeologico Nazionale di Ancona. Si tratta di una statuetta di bronzo di rozza fattura ma dalla "bellissima patina scura". E' alta 11 cm e pesa 152 grammi. Priva dei piedi o del basamento, ha in testa una corona, tiene una pàtera -bassa scodella priva di bordo, di uso sacrificale- nella mano destra e sulla spalla sinistra una clàmide -manto simbolo di autorità-. Per la particolare collana che porta al collo, la cosiddetta torque, si ritiene rappresenti una divinità gallica.
Al di là delle ipotesi che il ritrovamento ha generato, la statuetta votiva è certamente la prova che anche nel più lontano passato la cima del Catria ha affascinato gli uomini. Che questa sia stata considerata confine, punto strategico, valore economico, sede divina è difficilmente dimostrabile, certa rimane la sua potente carica simbolica per uomini e culture di ogni tempo.