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- La povertà dei Cappuccini ha determinato delle scelte quasi obbligate per quanto riguarda i materiali usati per la realizzazione dei tabernacoli e quindi per il loro cromatismo; eliminate le indorature e l'uso di stoffe preziose, i Cappuccini hanno usato il legno di noce (per la struttura principale, il fusto delle colonne e alcune cornici), bosso (per le tarsie, i capitelli, le colonne a tortiglione, le vlute, le cornici, i balaustri), olivo (nelle specchiature delle tarsie), ebano (o altro legno tinto di nero, nelle tarsie) e in alcuni casi acero riccio (per le conchiglie, i balaustri e i festoni della cupola), ciliegio (per le cornici) e faggio (per le costole della cupola), mentre per gli intarsi hanno impiegato anche osso, avorio, madreperla e (raramente) pietre policrome.
- Dal punto di vista delle originali soluzioni formali e compositive sono due gli aspetti che individuano i riferimenti culturali degli ebanisti cappuccini:
- primo, erano probabilmente al corrente delle esperienze artistiche italiane per mezzo di incisioni e pubblicazioni riguardanti le "macchine" costruite in occasione di feste o dei funerali di personaggi importanti, e non sono da escludere contatti diretti con pittori di area bolognese e romana, che hanno realizzato numerose pale d'altare per le chiese cappuccine;
- secondo, sono documentati contatti con frati ebanisti provenienti da differenti esperienze e zone europee, che hanno portato alla esecuzione di alcune parti dei tabernacoli con tecniche e forme inedite per l'area marchigiana (a tale riguardo è emblematica l'opera di Fra Giovanni Fiammingo a Fossombrone).
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