Il notiziario dell'archeologia nella nostra regione: scavi, scoperte e quant'altro fa archeologia

  Gruppo Archeologico Napoletano associazione ONLUS

  

IL NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DALLA CAMPANIA

ANNO 2004

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LE SCOPERTE NEI CANTIERI DEL METRO' A NAPOLI NELLO SPECIALE: CLICCA QUI

08/03/2004 A "SECCO" IL VILLAGGIO PREISTORICO DI POGGIOMARINO

Costerà due milioni e mezzo di euro, durerà sei mesi e sarà uno scavo conoscitivo, l'intervento programmato dalla Soprintendenza archeologica di Pompei per tirare a «secco» i tesori della Protostoria campana e europea (1500 avanti Cristo) conservati sotto una falda d'acqua, a otto metri di profondità, in località Longola di Poggiomarino. Riprendono così, dopo quasi due anni di stop, gli scavi nell'area che avrebbe dovuto ospitare uno dei quattro impianti di depurazione del Medio Sarno. La costruzione della struttura fu bloccata su decisione della Presidenza del Consiglio proprio per salvare il più grande giacimento culturale della preistoria nel mondo.
Gli scavi dovrebbero iniziare in questa settimana, anche se non si esclude un rinvio di qualche giorno per motivi tecnici. Il perché della brevità dei lavori, poi, viene spiegato dal manager degli Scavi di Pompei, Giovanni Lombardi con una «obiettiva difficoltà della Soprintendenza a fare con i propri fondi in bilancio, come è avvenuto in questo caso, una campagna di scavo su un'area tanto estesa. Per questo motivo, visto che esiste uno studio in atto in quanto sono emersi importantissimi reperti, porteremo avanti e concluderemo solo l'indagine su quello scavo». Come dire che se le istituzioni regionali e nazionali affiancheranno Pompei, allora si potrebbe pensare a interventi maggiormente estesi nel tempo e sul terreno. Altrimenti, quando gli archeologi termineranno l'intervento sull'area di 1600 metri quadrati sotto esame, si ribloccherà di nuovo tutto.
L'indagine che secondo gli esperti dovrà essere obbligatoriamente conoscitiva - ma si salveranno gli elementi maggiormente significativi che emergeranno dallo scavo - perché si sviluppa in ambiente umido, pluristratificato e con torbe, servirà a dare risposte sull'urbanizzazione della Campania di quell’epoca, sulla costruzione delle case e sui materiali che quelle genti lavoravano. Inoltre, permetterà di conoscere l'organizzazione politica e sociale del territorio e il perché dell'abbandono dell'area tra il VI e il V secolo a.C..
Insomma, in quello scavo sono nascoste tutte le problematiche della preistoria e dell'inizio della storia classica sia campana che italiana. Tra l'altro, le informazioni che si potranno ottenere dall'analisi dei legni sveleranno i segreti dei cambiamenti climatici e la loro influenza sull'antropizzazione del territorio.
Per l'area di Longola esiste anche una ipotesi di museo archeologico della preistoria. L'iniziativa si inserisce in un più vasto piano che prevede la nascita di un «parco archeologico fluviale della valle del Sarno» a cui parteciperebbero cinque cittadine dell'area: Poggiomarino, Terzigno, Striano, San Valentino Torio e San Marzano sul Sarno. Il progetto vuole coniugare il turismo culturale con quello ecologico e prevede una sorta di viaggio nel tempo, sfruttando la rinavigabilità del Sarno, lungo un itinerario che tocchi le varie epoche (Neolitico, Bronzo, Ferro, sino al periodo romano) emerse nel corso degli scavi e testimoniate da reperti unici al mondo.

07/03/2004 UN PROGETTO AMBIZIOSO PER IL VILLAGGIO PREISTORICO DI POGGIOMARINO

In barca, sul Sarno dragato, depurato e reso nuovamente navigabile, una passeggiata lunga 6000 anni. Un viaggio nel tempo e nella storia, una suggestione che potrebbe non avere uguali nel mondo. Un itinerario che, partendo dai ritrovamenti del periodo Neolitico passa per quelli del Bronzo Antico di Sarno, del Bronzo Medio e Recente di Poggiomarino, quelli dell’Età del Ferro di San Valentino Torio, di San Marzano e Striano, del periodo Ellenistico (il teatro di Sarno) e di quello Romano di Terzigno e Scafati, giunge fino a quelli Medioevali e oltre. Una visita di una straordinaria valenza formativa per gli studenti in vista dei quali potrebbero essere  attrezzati proficui percorsi didattici, e che potrebbe diventare attrattore di flussi turistici in grado di costituire il volano per uno sviluppo sociale ed economico dell’intera area. E’ questa la proposta che il Gruppo Archeologico “Terramare 3000” ha presentato nel corso della prima del ciclo di conferenze sul tema “Un Parco Archeologico Fluviale per la valle del Sarno”, organizzato in collaborazione con il comune di Poggiomarino e le Soprintendenze ai beni archeologici di Pompei, Salerno, Avellino e Benevento e con il patrocinio della Regione Campania, delle Province di Napoli e Salerno e dei comuni dell’area. All’incontro, svoltosi nel pomeriggio di ieri nell’atrio della scuola elementare di via Roma, hanno partecipato, tra gli altri, Caterina Cicirelli della Soprintendenza di Pompei e Claude Albore Livadie del CNRS di Parigi, responsabili scientifiche dello scavo, il consigliere regionale Andrea Cozzolino e l’assessore al bilancio della Provincia di Napoli Guglielmo Allodi, il sindaco di Poggiomarino Roberto Giugliano, il direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia Nunziante De Maio, Linda Solino direttrice di Terramare 3000, Luigi Sorrentino del Gruppo Archeologico “Terra di Palma”, politici ed amministratori di tutto il circondario. Il convegno ha costituito l’occasione per fare, alla vigilia della ripresa dei lavori, un primo bilancio degli scavi del villaggio protostorico rinvenuto a Longola. Risultati straordinari: ad oggi, ed è stata indagata solo una piccola parte dell’area, sono stati rinvenuti 500.000 reperti ceramici, 80.000 reperti faunistici, centinaia di reperti in legno, più di 600 reperti di particolare rilievo in bronzo, pasta vitrea, ambra, ferro, piombo, osso e corno lavorati. Ciliegina sulla torta due canoe monossili lunghe 6 metri, testimonianza delle opere di canalizzazione del fiume Sarno che i vecchi abitanti di Poggiomarino avevano realizzato, dimostrando una padronanza di nozioni di ingegneria idraulica impensabile per quel tempo. “Si tratta – ha dichiarato Linda Solino a margine dell’incontro - di una delle scoperte più importanti degli ultimi 50 anni. Il sito è stato abitato per quasi un millennio, dal XV sec. al VI sec. a.C., un caso eccezionale nell’ambito della protostoria europea, da conservare ai nostri figli ed alle generazioni futuri”.“Quello che mi preme sottolineare – ha sottolineato il primo cittadino, Roberto Giugliano – è che i cittadini stanno prendendo coscienza dello straordinario patrimonio artistico e culturale, confermato anche dall’attenzione e dall’interesse mostrato dai media di tutto il mondo, emerso dal sottosuolo. E’ un patrimonio di eccezionale valore che abbiamo, tutti insieme, cittadini e istituzioni, il dovere di valorizzare”. “Il sostegno della Regione e della Provincia sarà totale”, hanno assicurato Cozzolino e Allodi. “Già si è lavorato molto per scongiurare il pericolo della cancellazione del sito, ma ancora di più si farà ora che si tratterà di porre le basi per uno sviluppo duraturo dell’area”.

05/03/2004 PRESENTATI I RESTAURI DEI REPERTI RUBATI E RECUPERATI NEL 2003 A POMPEI

Si tratta di medaglioni parietali e di una vera di pozzo. Nel primo caso, le pitture, che si trovavano nella Casa dei Casti Amanti, rimasero enormemente danneggiate per l'imperizia dei ladri. Gli affreschi vennero ritrovati impacchettati, due giorni dopo, in un cantiere poco distante dalla cinta nord degli scavi. Proposto anche il restauro della vera di pozzo trafugata dalla Casa dei Ceii il 26 ottobre 2003 e recuperata il giorno di Santo Stefano dello stesso anno. I restauri, eseguiti dagli specialisti del laboratorio pompeiano, hanno permesso il recupero ottimale dei due medaglioni: un "erote alato su fondo bianco" e del "gallo che becca una melagrana", strappati rispettivamente dalla parete sud dell'ambiente 14 e dalla parete est della stanza 16, nella Casa dei Casti Amanti. Assieme a quelle pitture, sono stati restaurati gli altri affreschi che la scarsa perizia dei ladri aveva ridotto in mille pezzi e che per quel motivo erano stati abbandonati nella dimora.
A recuperare i reperti, furono, dopo due soli giorni d'indagini, i carabinieri della locale stazione, che, allertati da una soffiata, individuarono con precisione il luogo dove gli affreschi si stavano "raffreddando" in attesa di prendere il largo verso paesi ospitali. Il furto, che gli investigatori ipotizzarono fosse stato fatto su commiSsione, fu perpetrato nella notte tra il 4 e il 5 aprile, mentre in Soprintendenza si inaugurava il suggestivo percorso di Pompei by night, tra Porta Marina e il Foro. Accanto agli affreschi, la Soprintendenza ha presentato anche il restauro della "bocca di cisterna", in pietra calcarea, che si trovava presso l'impluvium della Casa dei Ceii quando fu rubata nella notte tra il 26 e il 27 ottobre del 2003.
Il reperto, pesante quasi cento chili e del valore di circa 2000 euro sul mercato clandestino, fu rintracciato dai carabinieri mentre i ladri, a bordo di un furgone lo stavano trasportando in un luogo più sicuro. Per sfuggire alla cattura, i malviventi abbandonarono la "vera" lanciandola fuori dall'auto, lungo la strada, dove fu successivamente recuperata in tredici pezzi dai militari dell'Arma. (Fonte: Culturalweb.it)

23/02/2004 GLICERINA PROFUMATA PER LA PELLE DELLE MATRONE POMPEIANE

La sostanza è stata ritrovata in residui solidi esaminati da ricercatori del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Le analisi sono state effettuate su campioni provenienti dai balsamari pompeiani. I risultati fanno ipotizzare che la glicerina fosse usata nella cosmesi e nella farmacia casalinga.
Che si trattasse di glicerina, o di una sostanza a questa simile, l'avevano già sospettato considerando il forte odore di rancido che fuoriusciva dal contenitore. C'era per i ricercatori, però, da risolvere la questione della tixotropia; la proprietà di alcune sostanze di ritrovarsi in fase solida, comunemente, e di sciogliersi quando vengono scosse, caratteristica riscontrata su quel residuo ritrovato nell'ampolla conservata al Museo Nazionale di Napoli. Le indagini effettuate con la spettroscopia all'infrarosso hanno dunque fugato ogni dubbio e accertato che nel balsamario si conservava una sostanza a base di glicerina. E, di una crema approntata con quel preparato, Plinio il Vecchio dà la descrizione quando fornisce gli elementi base per la messa a punto della glicerina, che si ottiene facendo reagire ossido di piombo e olio d'oliva."Le creme a base di glicerina - spiega Cecilia Baraldi, farmacista e ricercatrice dell'Ateneo modenese, che ha prodotto lo studio - avevano in antico applicazioni identiche a quelle odierne: nella cosmesi o in qualità di emollienti, idratanti o detergenti". Venendo anche usate nella farmacia casalinga come lassativo, lubrificante o emulsionante. Le indagini, che per la Soprintendenza di Pompei sono seguite da Annamaria Ciarallo, responsabile del Laboratorio di Ricerche archeoambientali, hanno anche permesso di scoprire che in alcuni balsamari pompeiani si conservavano residui di sostanze non presenti in Italia, ma provenienti dall'Egitto. Si tratta di minerali a base di Jarosite (solfato di Ferro e di Potassio) e di Huntite (carbonato di Calcio e di Magnesio) il cui utilizzo in antichità era doppio: poteva essere usato come pigmento (ne è stata riscontrata la presenza nelle tombe egizie) per i colori, nelle decorazioni parietali di Pompei ed Ercolano, oppure, come base per la produzione di belletti per il trucco delle sofisticate matrone pompeiane. (Fonte: Culturalweb.it)

23/02/2004 VERRA' MESSA IN LUCE LA VILLA ROMANA A PUNTA CAMPANELLA

Dopo la notizia dell'acquisto da parte del comune dell'area archeologica di Punta Campanella, avvenuta l'anno scorso, ancora una buona notizia: partirà una campagna di scavi per riportare alla luce la villa che l’imperatore Tiberio fece costruire nella zona. Si chiude così la prima fase dell’accordo con la Regione per la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo turistico dell’intera area strappata alla speculazione al termine di una lunga e difficile battaglia. Il progetto mira a riportare alla luce i resti della villa fatta costruire da Tiberio per ospitarvi un presidio militare e da utilizzare quando il mare in tempesta gli impediva di raggiungere la più lussuosa e comoda residenza caprese. E sotto la villa potrebbero trovarsi i resti diun tempio greco dedicato a Minerva. Nei prossimi mesi avrà luogo la gara d'appalto e l'apertura del cantiere, grazie anche ad un contributo di 750 mila euro erogato dalla Regione Campania nell'ambito delle iniziative per rendere Punta Campanella un polo culturale ed ambientale di primo livello tanto più che l’area è inserita tra gli itinerari regionali della Magna Grecia di maggior interesse storico.
Nel frattempo sarà subito messa in sicurezza la strada attraverso la quale si accede alla dimora romana che si trova sul promontorio di Minerva da cui l’imperatore poteva vedere il suo palazzo imperiale a Capri. Si tratta di una via che dal centro della frazione di Termini porta, appunto, a Punta Campanella e che attualmente è in condizioni di estrema precarietà.

17/02/2004 LA NECROPOLI DI CAPPELLA DIVENTA UN PARCO
La necropoli romana scoperta qualche anno fa nella piazzetta della frazione Cappella a Monte di Procida, diventerà una piccola ma interessante passeggiata archeologica. La scoperta avvenne qualche anno fa documentando la presenza di una necropoli romana costituita da tombe monumentali del I-II sec. d.C. con decorazione dipinta, disposte su più file, e di una stratificazione di tombe a tegola e a fossa databili fino al VI sec. d.C. Si è trattato di una scoperta importante in quanto sono gli unici colombari pervenuti intatti tra quelli appartenenti alla necropoli romana di Miseno, lungo l’antica strada romana. Dopo lo scavo ed il recupero degli affreschi più interessanti, è iniziata la fase di sistemazione urbanistica, finanziata con un fondo di cinquecentomila euro della Regione. In tempi brevi, quindi, l'area diventerà fruibile al pubblico entrando a far parte del circuito archeologico flegreo.
15/02/2004 OLTRE 4 MILIONI DI EURO PER L'AREA DI VILLA REGINA A BOSCOREALE
Dopo circa sei anni prende il via il Piano di riqualificazione urbana dell'area “Villa Regina” che prevede un finanziamento, tra fondi pubblici e privati, di circa 4 milioni e mezzo di euro. L’obiettivo del piano è quello di rilanciare di una zona a forte vocazione turistica, al fine di incrementare il flusso dei visitatori provenienti dalla vicina area archeologica di Pompei. L’attuale amministrazione si è interessata all’esproprio e acquisto della Masseria dei gesuiti, destinata a divenire un ostello della gioventù. In via di ultimazione anche il completamento della passeggiata archeologica con parcheggio alberato e la realizzazione di una strada pedonale che con copertura sul canale del Sarno, collegherà l'area Villa Regina all'area archeologica di Pompei. Infine si sta provvedendo all’ultimazione dell'Auditorium, con 400 posti a sedere, da utilizzare per manifestazioni culturali e rappresentazioni teatrali, con un'area retrostante scoperta, del centro culturale con biblioteca multimediale dove l’Ente Parco del Vesuvio realizzerà un Museo, nonchè l’apertura di una nuova stazione della Circumvesuviana per permettere ai turisti di raggiungere con più facilità l'area di Villa Regina.
10/02/2004 COPIA DI MOSAICO TORNA A STABIA
Una copia del bellissimo mosaico raffigurante il rapimento di Europa, tornerà ad impreziosire il ninfeo della Villa romana di San Marco, a Stabiae. In esso è illustrato il ratto compiuto dal capo di tutti gli dei, Giove, che innamorato perdutamente della ninfa la conduce via dopo essersi trasformato in un torello. Il prezioso reperto era stato recuperato dagli scavatori borbonici nella settimana tra il 7 e il 14 aprile del 1752. Nel 1830, però, se ne erano perse le tracce perché il quadro risultava «sparito in circostanze sconosciute», come annotò una mano bugiarda quando si trattò di stilare l'elenco dei beni in possesso del Real Museo Borbonico di Napoli.


Il mosaico fu ritrovato, dopo approfondite ricerche, venduto, anche se con un atto pienamente regolare, mentre faceva bella mostra nel Museo del Castello di Chantilly, in Francia. Come poi sia arrivato oltr'Alpe, è stato oggetto di una ricostruzione sistematica e puntigliosa. Il reperto, appena scavato, fu depositato nel primo Museo Borbonico: il palazzo del principe Caramanico a Portici. Venendo poi spostato da quella sede, quando fu realizzato l'attuale Museo Nazionale Archeologico di Napoli, dove trovò posto all'interno delle collezioni pompeiane - ercolanesi. Da quel contenitore, senza troppo clamore, entrò a far parte della collezione di Leopoldo di Borbone, Principe di Salerno e fratello del Re Carlo III, che lo lasciò in eredità alla figlia Maria Carolina, andata sposa a Henry d'Orleans, duca d'Aumale. Quest'ultimo, proprietario del castello di Chantilly, fa di quel maniero un contenitore di opere d'arte di valore inestimabile e, tra queste, inserisce il mosaico stabiano. Che, conosciuto come «pannello d'Europa» viene considerato uno dei pezzi più pregiati dell'intera collezione del duca. Tanto che, piazzato in bella mostra sul camino, dal 1878 ha fatto cambiare l'antico nome della sala - salle de Gardes, sala delle guardie - nell'attuale «Salon d'Europe», Salone d'Europa.
A Chantilly sono andati gli studiosi italiani per fare il calco del reperto e ottenere in questo modo una fedelissima riproduzione da risistemare nella sede originaria. «La copia del mosaico - spiega Mario Pagano, attuale Soprintendente Archeologo di Campobasso, per alcuni anni direttore archeologo del sito di Stabiae - che sarà effettuata dagli specialisti della Stabiae Restauri, fa parte di un antico progetto che prevede la sistemazione nelle sede originaria dei reperti maggiormente significativi: mosaici, affreschi, oppure statue, che si trovano in musei esteri oppure fanno parte di collezioni che non è possibile smembrare per la loro importanza storica e scientifica». A Chantilly, i restauratori di Pasquale Della Monica hanno riprodotto fedelmente l'opera originale, un rettangolo con le dimensioni di 185 centimetri per 111 centimetri. Prima, hanno ricoperto il mosaico con uno strato di gomma siliconica speciale per ottenere il calco in negativo. Successivamente, e questo è il lavoro che sarà fatto a Stabiae, da quel negativo si otterrà un calco positivo con sostanze speciali che una volta indurite daranno l'idea di un oggetto di pietra.
Su quella superficie, quindi, e sulle minuscole tessere riprodotte, i decoratori riproporranno i colori e le sfumature presenti nell'originale. Secondo le stime, il quadro dovrebbe ritornare al suo posto, alla destra del ninfeo della grande piscina, entro la prima metà del mese di marzo.

10/02/2004 PARCO ARCHEOLOGICO AD ATELLA: ECCO L'INTESA MENTRE SPUNTANO ALCUNE COLONNE ROMANE

Ancora un passo avanti per la realizzazione del parco archeologico di Atella dopo il finanziamento regionale per 5 milioni di euro. E' stata sottoscritta la convenzione tra la facoltà aversana di architettura e l’unione dei comuni atellani, formata da Frattaminore, Sant’Arpino, Succivo e Orta di Atella, centri che delimitano il cuore dell’antica Atella, patria delle fabulae, che resero famoso Plauto. Intanto, qualche giorno fa, sono state ritrovate due colonne di marmo cipollino in una discarica, mentre al punto opposto della città è stata trovata una terza colonna, nel corso di lavori per la realizzazione di una fogna. Il punto in cui è stato rinvenuto questo reperto si trova quasi a ridosso della stazione che Sant’Arpino divide con Sant’Antimo. Ritrovamenti che, trascorso il primo momento d’euforia, hanno creato aspre polemiche; la prima tra i sindaci dell’unione sul posto dove conservare i nuovi reperti, e l’altra, provocata da un’associazione culturale locale che ha scritto una lettera al ministro per i beni e le attività culturali ed alla sovrintendenza di Caserta-Benevento nella quale richiedeva maggiori controlli sul territorio per evitare saccheggi ulteriori rispetto a quelli attuati nel passato.

09/02/2004 IN PROGETTO UN ITINERARIO STORICO ARCHEOLOGICO FRA SAN MARZANO E POGGIOMARINO

Parte dal Sindaco di San Marzano sul Sarno, l'idea di realizzare un itinerario storico-archeologico che riprenda la strada che facevano gli antichi, collegando San Marzano sul Sarno agli scavi di Poggiomarino e fino a quelli di Pompei. Si sta infatti verificando l'importanza dei resti di una villa romana scoperta nei mesi scorsi nell'area del parco urbano di San Marzano, di recente inaugurato. La Villa sarebbe posizionata in un’area che si trova tra il Parco, la strada provinciale e la Chiesa. Sono in atto alcuni incontri e studi dopo i quali decideremo se riportare alla luce la villa e realizzare un Parco archeologico a San Marzano. Da qui potrebbe nascere un importante itinerario storico-archeologico che collega San Marzano a Poggiomarino e Pompei. 

09/02/2004 A SALERNO RINVENUTI REPERTI "MODESTI"

Durante i lavori di scavo per la realizzazione di alloggi per conto dello Iacp in Via Sant'Eustachio, sono venuti alla luce alcuni reperti antichi archeologici che hanno portato alla sospensione dei lavori stessi per l'intervento della locale Soprintendenza. Dopo una prima analisi, considerato che il ritrovamento era di modesto interesse, non si è reso necessario chiudere il cantiere. I reperti erano stati rintracciati in un'area adiacente al punto dove sono in corso i lavori, durante delle verifiche tecniche che consistevano nella posa di alcuni piloni. Proprio in questa fase erano saltate fuori delle sepolture e un piccolo muro di cinta che costeggia la zona che confina con il cantiere. Il prosieguo dei lavori verrà seguito da vicino dai tecnici della Soprintendenza archeologica, in modo da riportare alla luce tutti i reperti e trasferirli altrove per il successivo studio.

08/02/2004 SEGNALI INTERMITTENTI PER LA REALIZZAZIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO A CALES
 
La Regione Campania ha predisposto un finanziamento di 175mila euro per i lavori di rifacimento dell'antico castello Aragonese di Calvi Vecchia, nell'area archeologica di Cales. L'edificio, una volta restaurato, dovrà ospitare il museo archeologico dell'area calena. Finalmente, quindi, un segnale positivo nella vicenda per la realizzazione del parco archeologico. Già da tempo un accordo fra la società Autostrade ed enti centrali e locali, prevedeva la realizzazione del parco e la creazione di un'uscita autostradale proprio nell'area archeologica. Ma mentre si avvicina la scadenza del 2005, data in cui inizieranno i lavori per la realizzazione dello svincolo dell'autostrada, nulla è stato fatto finora dagli altri enti impegnati. Il rischio è che anche nelle aree in cui ricadrà lo svincolo non vengano effettuati i necessari scavi preliminari per la verifica dell'esistenza di reperti antichi.
08/02/2004 PARTITA LA BONIFICA DELLE MURA DI PAESTUM
E' partita l'operazione di bonifica delle mura di Paestum per una lunghezza di oltre cinque chilometri. L'intervento si è reso necessario in quanto erbacce e rifiuti avevano trasformato il perimetro archeologico in uno spettacolo indecoroso. Ma ad evitare che il lavoro venga vanificato dall'incuria e dal dilagare della vegetazione spntanea, il comune ha deciso di lanciare il progetto ''Adottiamo le mura di Paestum''. L'idea è quella di affidare tratti delle mura ad associazioni, imprenditori locali e scuole, al fine di farle mantenere pulite. Uno dei tratti è già stato affidato al locale circolo di Legambiente.
01/02/04 A QUARTO (Na) SPUNTA UNA STRADA ED UN MURO ROMANO

Durante alcuni lavori di riparazione delle condotta fognaria di Quarto, in tilt ormai da quattro giorni, sono venuti alla luce i resti di basolato della via Consularis Puteolis-Capuam e, nei pressi, i resti di un antico muro, sempre risalente all'epoca romana e probabilmente da inserire nell'ambito della vicina «mansio». La scoperta è avvenuta nel centrale Corso Italia. È scattato così l'altolà ai lavori per dare agli esperti della Soprintendenza ai Beni Archeologici il tempo necessario per catalogare e classificare l'ultimo ritrovamento. 

24/01/04 PROSSIMA L'APERTURA DEL MUSEO DELL'ARCO DI TRAIANO A BENEVENTO

Finalmente anche l'Arco di Traiano di Benevento, uno dei più bei monumenti della nostra regione, avrà il suo museo. L'inaugurazione è prevista per il mese di marzo. La sede è proprio adiacente al monumento, nella chiesa di S.Ilario. Il museo è stato creato grazie alla stipula di una convenzione tra la Provincia e la Soprintendenza archeologica per la concessione in uso della Chiesa di S. Ilario. L’accordo prevedeva appunto la cessione in uso trentennale del monumento, con l’intesa che toccava alla soprintendenza costituire il Museo dell’Arco di Traiano, assumendosi anche le spese di allestimento nonché la manutenzione ordinaria. Il restauro e la nuova destinazione sono stati resi possibili sempre grazie ad un accordo di cooperazione tra soprintendenza ai beni archeologici di Salerno, Avellino e Benevento, Comune e Provincia di Benevento. La chiesa di Sant'Ilario fu innalzata su possenti strutture romane. In passato, accanto alla chiesa forse si trovava anche un piccolo monastero, che però andò perduto a seguito di uno degli eventi sismici che hanno interessato Benevento nel corso della sua storia.

21/01/04 AD AGNANO (Napoli) SI RESTAURA UN PEZZO DI ACQUEDOTTO ROMANO
Un pezzo di acquedotto romano, un cunicolo largo poco più di un metro e alto circa tre metri, venuto alla luce alcuni anni fa ad Agnano, ma completamente abbandonato, sarà ora valorizzato e reso visibile oltre che messo in sicurezza per evitare vandalismi. La scoperta del reperto e la decisione di intervenire e' stata presa dalla Provincia di Napoli che adotterà un progetto di salvaguardia in collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici. ''Nel corso dell'intervento per la ristrutturazione di un immobile abbandonato per realizzare un istituto scolastico - spiega l'architetto Amalia Grasso, della Provincia di Napoli - abbiamo letteralmente scoperto questo piccolo braccio dell'Acquedotto romano dell'area flegrea in un'area alla mercé dei vandali e del quale, pur essendo in superficie, nessuno aveva notizie. Prima di tutto abbiamo istituito un sistema di sorveglianza ma c'e' bisogno di un più ampio progetto di valorizzazione dell'area''. Le indagini geognostiche condotte dalla Provincia hanno escluso la presenza di altri reperti, almeno nell'area immediatamente a ridosso del ritrovamento. Il reperto potrebbe essere un braccio del grande acquedotto romano che riforniva le migliaia di acqua che lavoravano a bordo e attorno alla flotta imperiale di Miseno che si estendeva dal territorio di Neapolis a Puteoli. (Fonte: Culturalweb.it)
16/01/04 INIZIANO I LAVORI PER IL MUSEO CIVICO A MARCIANISE (CE) 

Sono iniziati in questi giorni i lavori di ristrutturazione dei locali dell'ex sede della Congregazione di Carità in piazza Carità a Marcianise (Ce) destinati ad ospitare la sede del Museo civico. All'interno dell'edificio si vuole far tornare reperti archeologici rinvenuti nel territorio della cittadina casertana ed attualmente ospitati nel Museo archeologico dell'antica Capua. 

13/01/04 QUASI PRONTO IL MUSEO GEOPALEONTOLOGICO DI PIETRAROIA (BN) 

I vertici della Provincia di Benevento preferiscono non sbilanciarsi con le date, ma ormai è quasi certo: entro l’estate sarà inaugurato il Museo del Parco geopaleontologico di Pietraroja, e ”Ciro”, cioè il fossile del cucciolo di dinosauro “Scipionyx Samniticus”, ritrovato a Pietraroja verso la fine degli anni ’70, e attualmente ospite dell’Università di Napoli, potrà finalmente tornare a casa.
I lavori edili, infatti, stanno per essere completati, mentre per gli allestimenti si è in avanzata fase di progettazione e tra poco si passerà alla realizzazione. Il 2004 dovrebbe dunque rivelarsi per Pietraroja l’anno della svolta. Oltre due secoli dopo la scoperta di Scipione Breislak, il geologo che nel 1798, per primo, studiò le rocce della cittadina sannita, aprirà al pubblico un “contenitore” degno dell’importanza dei reperti e delle attese del pubblico, come prevede il protocollo d’intesa siglato dai vertici di Provincia, Comune di Pietraroja e Soprintendenza archeologica.
La Provincia sta spendendo per questo progetto ingenti risorse, anche contando su co-finanziamento regionale. Circa 290.000 euro sono stati utilizzati per ristrutturare il piano terra di un edificio a ridosso dell’area scoperta da Breislak; altri 400.000 euro si stanno spendendo per gli allestimenti del Museo; 500.000 euro verranno impiegati per il completamento della ristrutturazione del primo piano dell’edificio e le aree esterne. L’impegno della Provincia per Pietraroja parte almeno dal 19 aprile 2000, giorno che segnò l’apertura, presso la Rocca dei Rettori, della Mostra dei suoi reperti fossili denominata appunto “Un dinosauro a Pietraroja”. Fu quella prima volta che il pubblico ammirò lo “Scipionyx Samniticus”, giunto fino a noi dal periodo del Basso Cretaceo, cioè da ben 110 milioni di fa. Se fosse vissuto fino alla maggiore età, il cucciolo avrebbe raggiunto i 2 metri di lunghezza, per un peso di soli 15 – 20 chili.
Il fossile fu affidato alla Soprintendenza Archeologica di Avellino, Benevento e Salerno; nonostante, il grandissimo valore scientifico del reperto non fu possibile per anni esporre al pubblico la pietra che racchiude lo “Scipionyx”, perché a Pietraroja non v’erano locali adatti, e anche nel capoluogo, a causa del protrarsi di lavori di restauro, molti edifici che avrebbero potuto ospitare il fossile erano rimasti a lungo inagibili. Occorreva poi creare attorno al fossile un “polo culturale e scientifico” capace di offrire ai visitatori risposte qualificate sul mondo della preistoria. L’esposizione alla Rocca fu resa possibile per decisione di un pool di lavoro, presieduto dal presidente Carmine Nardone e composto dalla Soprintendente Giuliana Tocco Sciarelli; da Nicola Vito Torillo, sindaco di Pietraroja; da Tullio Pescatore e Filippo Bencardino, docenti dell’Università del Sannio; da Elio Galasso, direttore del Museo del Sannio; da Angelo Fuschini, responsabile del Settore Infrastrutture della Provincia; dagli scienziati dell’Università Federico II Silvana Filosa e Filippo Barattolo.
La mostra, rimasta aperta sino al maggio 2003, aveva lo scopo di preparare il terreno per far tornare a casa “Ciro”, creando a Pietraroja le strutture adatte. Ora quel tempo sembra effettivamente giunto: sarà ancora Paco Lanciano il curatore dell’esposizione “didattico-scientifico”. (Fonte: Il Mattino)

09/01/04 PARTE IL RECUPERO DELL'AREA DELLE CARCERI VECCHIE A SAN PRISCO (CE)

Il Comune di San Prisco vara il progetto per il Parco urbano e archeologico delle carceri vecchie nell'ambito del Pit Antica Capua. Per recuperare l'area intorno al monumento, parte della superficie sarà sistemata a verde, saranno realizzati due parcheggi e costruito un anfiteatro per rappresentazioni all'aperto. Entro due mesi sarà pronto anche il progetto definitivo. I fondi richiesti ammontano a circa 870mila euro. Le carceri vecchie, sull'Appia, sono il monumento funebre più vasto di tutta la Campania, edificato agli inizi del I secolo dopo Cristo. Così chiamate per la credenza che vi fosse ospitata una prigione per i gladiatori, presentano una pianta circolare, con la camera funeraria a croce greca. L'edificio si caratterizza più per l'ampiezza che per l'altezza. L'ingresso originario del mausoleo è stato soffocato da una chiesetta intitolata, manco a dirlo, a Santa Maria della Libera. 

09/01/04 RIPRESI GLI SCAVI DEL TEATRO ROMANO DI NAPOLI 

Si è ripreso a scavare nel teatro romano di Napoli in via Anticaglia, grazie a un finanziamento di 4 milioni di euro erogato da Regione e Comune. Per portare alla luce il profilo delle gradinate dell’immenso teatro romano, dove si esibì Nerone nel 63 dopo Cristo e dove nemmeno un terremoto riuscì ad interrompere i suoi versi declamati davanti a decine di migliaia di spettatori, seppellito dalle stratificazioni del centro antico.

07/01/04 UN PIANO PER SALVAGUARDARE LA COSTA DI BAIA

Blitz notturni improvvisi nell’area della città sommersa. Più controlli con vedette e mezzi veloci nel perimetro del parco archeologico, disegnato nei fondali del bacino portuale e di punta Epitaffio. Servizi di sorveglianza nei punti strategici della costa flegrea. Altro non è possibile fare per prevenire lo scempio del patrimonio storico di Baia imperiale, slittato in mare nel corso dei secoli per gli effetti del bradisismo discendente. Nei prossimi giorni si svolgerà un vertice in Capitaneria: dopo l’allarme provocato dalla pesca di frodo, si cerca di correre ai ripari per scongiurare altre devastazioni nelle oasi sommerse della costa compresa fra Pozzuoli, Baia e Bacoli. Con le bombe fatte esplodere nelle notti di plenilunio (per fare strage di spigole, orate, ricciole attirate dalle praterie di posidonia che punteggiano gran parte del tracciato archeologico) i predoni del mare hanno già provocato danni incalcolabili ai reperti custoditi da due millenni sotto sabbia, piante e fango.
Sotto il sole, nei giorni di acqua limpida, sono visibili qua e là, anche a occhio nudo, piccoli crateri scavati alla profondità di uno o due metri dalle ripetute esplosioni. Per il momento non è possibile valutare la portata dei colpi inferti al prezioso tessuto edilizio romano. A breve termine, però, la Soprintendenza Archeologica organizzerà una campagna per il censimento dei danni, effettuando una dettagliata ricognizione da un capo all’altro dell’area sommersa, con l’impego di tecnologie mai applicate in Italia e il ricorso a studi ed esperienze di avanguardia internazionale. A parte l’importanza specifica dell’intervento, si tratterà forse del primo atto concreto di quel «laboratorio» di ricerca e di restauro previsto nei programmi di valorizzazione del complesso museale allestito nel vicino Castello aragonese di Baia, affidato alla direzione dell’archeologa Paola Miniero. E in questo senso, a proposito dell’intervento regionale, scontato sarà l’impegno dell’assessore ai Beni culturali, Marco Di Lello, per inserire i progetti del parco archeologico sommerso flegreo nei piani degli organismi e delle società di gestione che dovranno promuovere l’attività dei «grandi attrattori culturali» della Campania.
Ma torniamo al piano di prevenzione contro la pesca di frodo. Oltre che sulle pattuglie e sui mezzi di Guardia Costiera, Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato, si potrà contare sull’aiuto dei vigilantes che la Provincia metterà in campo utilizzando anche una moderna vedetta fatta attrezzare dall’assessore per l’Ambiente, Luca Stamati. È possibile, anzi auspicabile, un ripristino in tempi brevi della convenzione sottoscritta dal ministero per l’Ambiente con la Capitaneria di Porto, che nei mesi estivi, sino al 30 settembre, ha garantito turni di sorveglianza fissa nell’area archeologica di Baia, sia pure nelle ore del giorno. Intanto scatta un piano per salvare dagli abusi anche l’oasi della Gaiola. Qui i problemi sono più complessi, anche perchè il piano di recupero (approvato da Soprintendenza, Regione e Comune di Napoli) stenta a decollare. Inutili gli sforzi degli ambientalisti di MareVivo per proteggere almeno i fondali del complesso archeologico. Finchè rimarrà nelle attuali condizioni di abbandono, l’isolotto sarà meta ideale di vandali e speculatori. (Fonte: Il Mattino)

05/01/04 CONCLUSI GLI SCAVI AL CASTELLUCCIO DI BATTIPAGLIA CON RITROVAMENTI DEL NEOLITICO

Sono passati 24 mesi da quando, sulla collina del Castelluccio a Battipaglia, a seguito di uno scavo in una cava, è venuto alla luce il primo reperto. Da allora gli scavi hanno restituito materiali che sono datati fin dal IV millennio avanti Cristo. E' stata infatti riscontrata la presenza di un insediamento umano pluristratificato, la cui parte più antica risale per l'appunto al Neolitico finale. L'ultima fase di vita del sito di riferisce al Bronzo recente Finale (XIII - XI secolo a.C.) Nello scavo è stata anche ritrovata una fossa che ha restituito dopo millenni di storia non solo prezioso vasellame ma addirittura uno scheletro di donna, una delle scoperte piu' sorprendenti della zona Castelluccio. Lo scheletro è al momento oggetto di studio da parte di un'equipe di ricercatori presso l'Universita' di Chieti. Particolare è la posizione dello stesso che risulta insolita per il periodo di riferimento: a testa in giu' con il busto aderente al terreno. Il rinvenimento è avvenuto in una fossa risalente al livello del bronzo antico (2300 - 1700 A.C.), sotto uno strato di ceramiche'. Nel corso delle ricerche, che pure si sono protratte per oltre due anni, effettuate dalla soprintendenza per i beni archeologici di Salerno, Benevento ed Avellino, è stato anche individuato e recuperato in località Santa Lucia, un lembo di necropoli databile ad età romano-imperiale.

05/01/04 RITROVATO A POMPEI DAI CARABINIERI REPERTO ROMANO RUBATO

I carabinieri hanno recuperato un reperto romano che potrebbe essere la vera da pozzo trafugata dalla Casa dei Ceii, all'interno degli scavi di Pompei nella notte tra il 26 e il 27 ottobre scorsi. Il rinvenimento è avvenuto in via Civita Giuliana, una strada secondaria della cittadina vesuviana. Il reperto, leggermente danneggiato, era avvolto in un involucro di cellophane ed adagiato sul margine della strada.

05/01/04 PARTE IL PROGETTO PER RISISTEMARE L'ANTICA STRADA FRA CASOLA E POMPEI

Rivive la strada che circa duemila anni fa collegava Casola di Napoli con Pompei, un sito archeologico che, nelle intenzioni dell’Amministrazione comunale della cittadina dei Monti Lattari e della Sovrintendenza ai beni archeologici di Pompei, dovrà diventare un attrattore turistico per l’intero comprensorio. L'obiettivo primario è avviare nel minor tempo possibile un'opera di bonifica per togliere dalla piccola arteria che conduce a Pompei le erbacce e i rifiuti accumulati e, in un secondo momento, sistemare uno strato di sale lungo i cinquanta metri del percorso in modo da conservare in condizioni ottimali il sito. L’obiettivo dell’operazione pianificata da Sovrintendenza e Amministrazione comunale, infatti, è anche conservare sul posto la presenza di almeno una parte dei reperti collegati direttamente alla storia locale. Da qui l’idea di promuovere anche la realizzazione di un centro di documentazione in cui concentrare la ricostruzione e l'esposizione dei reperti più significativi ritrovati sull’area dei Lattari.  

05/01/04 TORNA NEL COSTITUENDO MUSEO ARCHEOLOGICO DI SARNO LA TOMBA DEL GUERRIERO

Sarà inaugurato in autunno il nuovo Museo Archeologico della Valle del Sarno, anche se per completare l'intero allestimento occorreranno circa tre anni di lavoro. Pezzo forte dell'esposizione sarà il sarcofago detto "Tomba del Guerriero", trovato alla periferia di Sarno nel settembre 2002 e le cui lastre della cassa raccontano le gesta di un capo guerriero del IV secolo a.C. Il reperto è stato interamente restaurato dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino e Benevento. Sui lastroni di pietra calcarea, il pittore ha raccontato la vicenda di un capo guerriero che torna dalla battaglia portando come trofei il vessillo e uno schiniere (proteggeva la gamba) del nemico sconfitto. Il guerriero precede una donna seduta su un carro trainato da una copia di cavalli e guidato da due giovani. Ancora, sulle altre lastre, una ghirlanda e un cavaliere giovane, su una cavalcatura dalla criniera gialla, seguito da una figura femminile. Il colore di base è il bianco, ottenuto usando calce spenta; i volti sono stati dipinti con un colore bruno; mentre le vesti e le criniere dei cavalli sono evidenziate con rosso acceso e giallo vivo. Durante lo scavo, la sepoltura restituì anche un cinturone, del materiale ceramico, la punta di una lancia e un coltello

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