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Il Decameron

La struttura dell'opera

Il titolo

Il libro chiamato Decameron, cognominato Prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in dieci dì dette da sette donne e da tre giovani uomini.

Il Proemio

Il libro si apre con un Proemio, in cui l'autore indica i motivi per cui scrive il Decameron e il pubblico a cui è rivolto, le donne "che amano" (un pubblico composto non da letterati di professione, ma di gusti raffinati ed elevata condizione sociale).

La cornice

La novelle sono collegate tra loro da una cornice nella quale viene descritta la vita della brigata che si rifugia in campagna per trovare scampo alla peste.
Nell'introduzione a ciascuna giornata i dieci giovani eleggono un re e iniziano a raccontare una novella ciascuno, in base al tema scelto, inserendo tra un racconto e l'altro dei commenti. Nella conclusione di ciascuna giornata a turno uno dei giovani canta una ballata.

I temi

La vita e la morte

Nella descrizione terrificante e nello stesso tempo lucida e distaccata della peste - vista non solo come fenomeno di corruzione fisica ma di disgregazione morale e sociale - e nella evasione dei dieci giovani che lasciano alle spalle Firenze ritrovando la loro gioia di vivere in armonia, può forse trovarsi il senso più riposto dell'arte del Boccaccio: l'affermazione della vita sulla morte. Leggi: Introd. alla I e alla IX giornata.

La fortuna

Nelle mani della fortuna stanno tutte le cose che "noi scioccamente nostre chiamiamo" e che essa muta senza posa in un ordine a noi sconosciuto. Il caso ha una parte importante nella vita umana e l'uomo deve imparare a non farsi travolgere e a continuare ad agire finchè esso stesso, nella sua mutevolezza, non riproponga l'occasione favorevole per la ripresa. Manca a questo concetto di fortuna ogni riferimento al trascendente. Leggi: II, 4 e II, 5

L'amore

L'altra forza che governa il mondo, accanto alla fortuna è la natura, intesa come forza vitale interna all'uomo e che si manifesta nell'amore. Esso è rappresentato attraverso una ricca gamma di mediazioni: dall'appagamento degli istinti naturali alla forma sublime dell'amor cortese. Leggi: IV,5 IV,8

L'intelligenza

E' una dote peculiare dell'uomo.Si manifesta come avvedutezza, sagacità, astuzia, arguzia e permette ad egli di difendersi da pericoli e inganni o dominare il mutevole divenire delle cose. L'arte dell'inganno si colloca però ad un livello inferiore e pone i due opposti, il furbo e lo sciocco, in un mondo più rozzo, basso e grossolano, pur senza apporvi il marchio di un giudizio morale.Leggi: VI,10 - ...

Il potere della parola

L'uomo esercita la sua intelligenza anche servendosi della parola riuscendo con essa ad agire meglio che con i fatti dimostrando abilità, opportunità ed efficacia ...

Cortesia e magnificenza

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