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volume 2
Baronie
Contami unu Contu. Vol II - Baronie

6. Sa pana
Il fantasma della puerpera
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13. Su bechinu 'e Ortullè
Il becchino di Urzulei
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Siniscola 1974. Narratrice: Veronica Apile Cabras, nata a Siniscola l'8.11.1908, mugnaia, analfabeta, residente a Torpè. Fonte: raccolta MANCA, n.43. Credenza leggendaria, non classificata.

Sa pana
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Una die est andata custa emina a li narre' si andaiti assu riu a un'attera cumpanza.
E l'a nattu custa cumpanza: «Emmo, comare, ia 'enzo assu riu». E in cussu, cando sun andatas assu riu, andan a inie, acattana una emina lavande; comente acattan custa emina lavande, a nattu: «Inoche sezzisi?» Custa emina non b'a rispostu. Itt'a fattu custa emina? Cuminzat a boccare ossoso, a boccare ossoso, a boccare ossoso, e cuddas poverittasa, isprasumattasa, sicche sun devitar fuire.
E cuddasa l'ana siguitu ifattu, gai, a las cherre' mazzare, cudda pana. Itt'ana fattu issasa? ben' o male, canta su puddu (ca cando canta su puddu nara chi s'ora mala sicc'andata), a cantau trer bortar su puddu e cudda pana sicch'est andata. E cuddas si sono, meschinas, troppu assucconatasa.

Il fantasma della puerpera

Un giorno è andata questa donna da un'altra compagna a dirle se andava al fiume. E le ha detto la compagna: «Si, comare, già vengo al fiume». E così, quando sono andate al fiume, vanno lì, trovano una donna che lavava e come la trovano, questa donna che lavava, dicono: «Siete qui?» Quella donna non ha risposto. Cosa ha fatto quella donna? Comincia a togliere ossa, a togliere ossa, a togliere ossa; e quelle poverette, spaventate, se ne son dovute scappare. E quella le ha inseguite, voleva bastonarle, quella pana. Cosa hanno fatto loro? Bene o male, canta il gallo (quando canta il gallo si dice che se ne va la malora), ha cantato tre volte il gallo e quella pana se ne è andata. E quelle, poverette, si sono spaventate troppo.

Dorgali 1971. Narratrice: Maria Pintore di anni 46, casalinga, scolarità elementare. Fonte: raccolta SCHINTU, n.10. Classificazione: storielle di uomini, AT 1711*, Un boscaiolo non ha paura della morte.

Su bechinu 'e Ortullè
Brano in Real Audio

Una orta nachi aian postu unu bechinu macu in Ortullè e tottusu lu pigana in ziru. Disinnana una die a che ponnere unu omine biu ind'una bara e chelu zuhene anie. Cantu este istau unu pacu a bistu ca sa bara, ca intendiasonos; aperi sa bara e che agatada unu omine ch'i galu iu; si piga su picu e commenzada a corfor de picu e l'a mortu. Tando este andau and'è su sindigu e lis a narau, nara: «Apompiai sos mortos, battemichelor mortos ca oze minchende air battiu unu iu e mich'es tocau a mie a che lu morrere.»
Custu l'aian fattu un' ischerzu. Dae sa die no ane ischerzadu prus cun custu macu; an narau: «Custu atere che....atere che macu è, c'a mortu unu a beru.»

Il becchino di Urzulei

Una volta dice che avevano messo un becchino matto a Urzulei e tutti lo prendevano in giro. Decidono un giorno di mettere un uomo vivo in una bara e di portarlo lì. Quando è stato un poco ha visto che dalla bara si sentivano rumori: apre la bara e trova un uomo che era ancora vivo. Si prende il picco e comincia a colpi di picco e lo uccide.
Allora è andato dal sindaco e ha detto loro, dice: «Badate, i morti portatemeli morti perché oggi me ne avete portato uno vivo ed è toccato a me ucciderlo.«
A questo avevano fatto uno scherzo; dal giorno non hanno scherzato più con questo matto. Hanno detto: "Questo altro che... altro che matto è, ha ammazzato uno davvero".

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