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Premessa
Restauro sonoro
I Racconti
Samples

La fiaba è una composizione con contenuti universali nel vero senso della parola. Non solo è in grado di accogliere, sublimandolo, qualsivoglia elemento, ma rispecchia anche veramente tutte le componenti essenziali dell'esistenza umana. Già la singola fiaba contiene in genere sia il piccolo che il grande mondo, avvenimenti privati e pubblici, relazioni terrene e soprannaturali. Se poi consideriamo quattro o cinque narrazioni (quasi ogni vero narratore di fiabe ne conosce tante), allora innanzi a noi si schiude la pienezza delle possibilità umane.

Max Lüthi, La Fiaba popolare europea

Contami unu Contu. Vol II - Baronie

volume 2
Baronie

una produzione di Archivi del Sud
in collaborazione con la
Cattedra di Storia delle Tradizioni Popolari dell'Università di Cagliari
con il contributo della
Regione Autonoma della Sardegna
Assessorato della Pubblica Istruzione

Responsabili del progetto:
Consulenza scientifica: Enrica Delitala e Chiarella Addari Rapallo - Università di Cagliari
Restauro sonoro: Enzo Favata - Archivi del Sud
Coordinamento generale: Enedina Sanna - Archivi del Sud

Hanno collaborato inoltre:
Candido Manca, Anna Maria Schintu, Anna Maria Vardeu, Antonella Sanna, Anna Cabizza (trascrizione), Giorgio Ghiglieri (editing sonoro)


Premessa

Con questo compact dedicato alle Baronie prosegue la collana Contami unu Contu. Racconti Popolari della Sardegna edita da Archivi del Sud ed inaugurata nel 1996 con un disco di testi in logudorese. I brani inseriti nella collana provengono tutti dal corpus di racconti tradizionali sardi registrati nell'ambito delle campagne di rilevazione promosse dalla Cattedra di Storia delle Tradizioni Popolari dell'Università di Cagliari; tali registrazioni sono alla base di un progetto di archivio sonoro messo a punto e portato avanti congiuntamente dai docenti della citata Cattedra (in particolare Chiarella Addari Rapallo ed Enrica Delitala) e dai ricercatori dell'Associazione Archivi del Sud di Alghero (in particolare Enedina Sanna ed Enzo Favata). Nell'arco di un triennio si conta di ripulire e riversare su supporti digitali tutti i materiali registrati inerenti l'arte del raccontare inseriti nel citato archivio universitario e di produrre tre o più compact esemplificativi.

Questo secondo disco prende le mosse dal recupero delle registrazioni relative alla provincia di Nuoro; la presenza di più raccolte provenienti da un'area geograficamente continua pur nelle differenze ci ha indotto a privilegiare le Baronie rispetto ad altre regioni della provincia meno ben rappresentate nel corpus di testi e di registrazioni sonore disponibili. Per l'area prescelta è stato possibile operare una selezione su circa venti ore di registrazione e su una base di 129 testi narrativi; è palese che i 16 brani inseriti nel compact sono niente più che un esempio del repertorio di narrativa tradizionale della zona; i limiti di tempo concessi dall'estensione del disco ci hanno permesso di documentare solo alcune forme di racconto (fiabe di magia, leggende locali e religiose, aneddoti, ecc.) relative ad 8 località (Torpè Siniscola, Irgoli, Lòculi, Onifai, Galtellì, Orosei e Dorgali) ed a 10 narratori. Dunque è ben poco rispetto al grande patrimonio narrativo della cultura popolare sarda e baroniese, ma ci piace ricordare che con questa collana per la prima volta si offrono all'ascolto registrazioni genuine di fiabe e racconti popolari, e ci piace sperare che dalla nostra iniziativa possano prendere le mosse ulteriori ricerche e pubblicazioni scientificamente curate.
Donna di Orgosolo - Disegno di Gennaro Vallifuoco Le registrazioni utilizzate sono state fatte nel 1971 e nel 1974: è un dato importante perché da allora sono profondamente mutati sia l'ambiente socio-culturale nel suo complesso, sia la funzione del racconto, sia lo stesso uso del sardo. Questo valore storico dei brani è dunque uno degli elementi sui cui riflettere nell'ascolto e nella utilizzazione didattica del compact. Negli anni in cui furono fatte le indagini, anche se il grande cambiamento della nostra società stava avanzando, il mondo tradizionale conservava molti dei suoi lineamenti caratterizzanti (ivi compreso l'uso generalizzato del dialetto locale) e la cultura rurale era nettamente distinta da quella urbana che, pure, aveva poco a che vedere con i modi di vita odierni. Torpè, Siniscola, Irgoli, Galtellì Loculi, Onifai, Orosei e Dorgali anche se cominciavano ad essere toccati dall'imprenditoria turistica e dallo sviluppo industriale, mantenevano per lo più le tradizionali vocazioni agropastorali e artigianali ed i ritmi vitali che queste comportavano. In tale contesto persistevano le condizioni perché riunioni di gruppi familiari o di vicinato o di amici o di compagni di lavoro sfociassero in una spontanea ed informale sessione narrativa; la mancanza di radio e di televisione favoriva la conversazione e, tra un punto d'ago o un bicchiere di vino, i silenzi potevano essere interrotti da un pettegolezzo, una confidenza, una memoria di vita vissuta, un racconto di incontri con fantasmi, una storia religiosa, una fiaba fantastica. Certo il fenomeno s'era già attenuato negli anni '70, ma chi faceva le inchieste non aveva difficoltà a reperire narratori e narratrici dotati e disposti a far memoria e a raccontare davanti al registratore le storie altre volte narrate ed attraverso le quali si trasmettevano di generazione in generazione le vicende della comunità, le credenze e quell'insieme di saperi che comprendevano la capacità di mantenere viva l'attenzione, di far ridere o di commuovere, di allungare, abbreviare o modificare il racconto secondo le occasioni e le necessità.

I narratori (4 uomini e 6 donne, per lo più anziani e con istruzione elementare), scelti tra i migliori delle tre raccolte, hanno tutti senso del ritmo, capacità di comunicare, di adattare la voce ed i toni al singolo racconto ed ai momenti focali, di essere creativi e personali pur nel rispetto dell'intreccio e dello stile narrativo codificati dalla tradizione.
I 16 racconti rinviano alle fondamentali categorie del racconto popolare europeo e ad intrecci o motivi diffusi internazionalmente; difatti la maggior parte dei testi sono ampiamente documentati in ambito europeo e trovano riscontro nell'indice internazionale del racconto popolare concepito e redatto da Anti Aarne e Stith Thompson nell'ambito delle teorie diffusionistiche della scuola finnica. La categorizzazione delle fiabe a fini prevalentemente comparativistici impegnoò a lungo gli studiosi di fine '800 e degli inizi del '900, fino alla svolta formalista che, con lo studioso sovietico Vladimir Propp, fondò su basi scientifiche la classificazione, incentrando l'indagine sulle fiabe cosiddette di magia o fiabe meravigliose, di cui descrisse la struttura.
Di fiabe di magia, vale a dire di quelle che nell'indice internazionale sono registrate ai numeri 300-749, per l'appunto, si compone prevalentemente questo compact (Il pastorello e Il serpente dalle sette teste, AT 300; Braballianu, AT 425; Uno che andava sempre in chiesa, AT 460; Le due sorellastre, AT 480; La storia di Nicola Safatta, AT 516; San Vincenzo apprendista, AT 753; Il servo di Salomone, At 910) che contiene inoltre alcuni scherzi e aneddoti compresi tra i numeri 1200 e 1999 dell'indice citato (Mussin Gallone, AT 1288 e 1250; Tre fratelli, due savi e uno sciocco, AT 1535; Riffi-raffa, AT 1562; Il becchino di Urzulei, AT 1711) e quattro testi di leggende locali riguardanti morti, tesori, pietrificazione, fondazione (Il fantasma della puerpera, Il tesoro, La schiera dei turchi, La castellana del Carmelo) che non trovano riscontro nell'AArne-Thompson.

La leggenda, nel corpus narrativo sardo, occupa una posizione di grande rilievo e rappresenta l'aspetto più strettamente locale della narrativa tradizionale sarda, legata come è a luoghi, fatti, persone della vita di ogni giorno, collegati ad un empireo di esseri fantastici che ne popolano in maniera caratterizzante l'immaginazione, tanto da potersene parlare, seppure con grande cautela, in termini di specifico etnico. Le leggende sarde in generale, così come le quattro qui proposte, si snodano infatti attraverso una serie di motivi ampiamente attestati nella narrativa universale, organizzati tuttavia in modo affatto peculiare in sequenze strettamente legate alla realtà locale.
La leggenda de Il fantasma della puerpera, dove la donna morta di parto torna a lavare i panni del suo travaglio, e diventa malevola se interrotta nel suo lavoro (Mf E 279.6), realizza il motivo della tomba senza pace (Mf E 410) e illustra uno dei luoghi privilegiati delle apparizioni: i corsi d'acqua. Molto diffuso è anche il motivo dei tesori nascosti, custoditi da esseri fantastici o mostri (Mf H 335.3.4) che si dissolvono se si infrange il tabù del silenzio (Mf C 401). È quanto si racconta nella leggenda Il tesoro, dove il ritrovamento è reso possibile dalla lettura dei testi sacri ad opera del prete del paese. La castellana del Carmelo è una leggenda di fondazione che illustra l'origine del paese di Dorgali; realizza i motivi della distruzione per diluvio (Mf A 1011) e del salvamento di una coppia di sposi timorata di Dio che, riconoscente, fonderà il villaggio (Mf A 991). In La schiera dei turchi, infine, il motivo della pietrificazione punitiva viene impiegato per illustrare il profilo delle montagne che circondano Torpè (Mf A 977.5): si narra che la Vergine - cui gli abitanti del luogo, che ne avevano rinvenuto il simulacro sulla riva del mare, avevano dedicato un santuario - avesse in tal modo punito i "Turchi" che minacciavano di invadere il territorio.
La leggenda con i suoi contenuti didattico-edificanti organizza, entro una trama di riferimenti, la vita della comunità regolandone in qualche modo i comportamenti. Assai più libera, tersa, disancorata dall'esperienza della realtà presente, appare invece, sotto questo profilo, la fiaba di magia.

I testi che qui si propongono godono di una grande popolarità nazionale e internazionale e, in Sardegna, sono presenti in numerose versioni. Ciò che particolarmente colpisce nei testi sardi è lo stile narrativo asciutto, stringato, tutto concentrato sul contenuto, senza concessioni alla meraviglia ed al sentimento. Ciò si rileva in testi di particolare impatto emotivo quali Braballianu e Nicola Safatta, nei quali si realizzano episodi, quali il sacrificio dei teneri figli o la punizione della sorella infedele, senza che il narratore tradisca alcuna personale partecipazione emotiva al fatto narrato.
Dove invece lo spirito arguto e sornione del sardo si manifesta con divertita e compiaciuta partecipazione è nella categoria di racconti definiti nella categorizzazione di Aarne e Thompson "scherzi e aneddoti": Il becchino di Urzulei, Tre fratelli, due savi e uno sciocco, Riffi-Raffa, sono un esempio efficace della soddisfazione che il narratore esprime per il trionfo dell'astuzia sulla presunzione tronfia e pedante di chi crede di detenere in modo esclusivo il potere e l'intelligenza. Allo stesso modo in cui, in racconti come Mussin Gallone, emerge il gusto di illustrare con vicende esilaranti i blasoni popolari con i quali si consacrano, tramandandoli alla posterità i caratteri dequalificanti delle popolazioni circostanti.

Chiarella Addari Rapallo
Enrica Delitala

Annotazioni sul restauro sonoro

Le tecniche professionali di ripresa del suono degli anni '60-'70 avevano la caratteristica piattezza sonora, cioè non lasciavano molto alla possibilità di un ambiente e ciò che si chiama oggi "tridimensionalità sonora" era impossibile da ottenere con normali apparecchiature, tanto meno in situazioni non professionali come quelle in cui furono registrati i documenti che siamo andati a recuperare.
Al loro stato iniziale la maggior parte dei documenti trattati presentavano difetti dovuti a smagnetizzazione, perdita della presenza del segnale audio e conseguente difficoltà di ascolto.
La prima tentazione fu quella di ricostruire le tessere mancanti del segnale sonoro e di dare splendore e presenza a quelle voci, eliminando totalmente tutti i fruscii e rumori di vario genere, insomma rinnovare, secondo il nostro odierno gusto dell'ascolto sonoro, quei documenti che risultavano, ad un primo ascolto, così "piatti" e disturbati.
Il procedimento di restauro, con i mezzi software ed hardware a nostra disposizione, non avrebbe creato grosse difficoltà, ma al momento di partire con il lavoro, un episodio singolare mi ha suggerito un'altra strada: come tutti gli appassionati di musica ed i musicisti della mia generazione, sono in possesso di una notevole quantità di dischi in vinile che per anni ho ascoltato ed ai quali sono legati tanti ricordi e la mia formazione artistica; agli albori del CD li abbandonai attratto dalla perfezione sonora del nuovo mezzo, abbandono favorito anche dal guasto al vecchio giradischi, logorato dal lungo lavoro a cui era stato sottoposto. Fu dunque un distacco totale, per lunghissimo tempo, da quel mondo sonoro.
A distanza di oltre dieci anni, per ragioni di studio, ho dovuto andare a riascoltare delle musiche su quei vecchi long playing: riparato il giradischi, iniziai l'ascolto e fu una sorpresa: il suono, rimasto fermo e dimenticato per così tanto tempo, aveva mantenuto quel caratteristico colore, quell'imperfezione acustica, quel suono scuro e caldo, e il familiare rumore di fondo dato dal consumo della puntina dentro i solchi, i graffi che facevano saltare la puntina... quelle musiche erano belle così, su quei supporti imperfetti ed intaccati dal tempo, anzi erano la loro forza.
Questo episodio mi indusse a meditare meglio l'intervento di restauro sui racconti popolari, inoltre, nel frattempo, entrai in possesso della carta del restauro del 1972 inerente al restauro ed alla salvaguardia di monumenti ed opere d'arte, di cui riporto qui di seguito un estratto:

In relazione ai fini ai quali devono corrispondere le operazioni di salvaguardia e restauro, sono proibiti indistintamente per tutte le opere d'arte:
1) Completamenti in stile o analogici, anche in forme semplificate e pur se vi siano documenti grafici o plastici che possano indicare quale fosse stato o dovesse apparire l'aspetto dell'opera finita.
2) Rimozioni o demolizioni che cancellino il passaggio dell'opera attraverso il tempo, a meno che non si tratti di limitate alterazioni deturpanti o incongrue rispetto ai valori storici dell'opera o di completamento in stile che falsifichino l'opera stessa.
3) Alterazione e rimozione della patina dovuta al tempo.

Tutto ciò mi orientò su scelte diverse da quelle iniziali: i documenti dovevano rimanere intatti con la loro originaria caratteristica timbrica; l'intervento di 'restauro' avrebbe garantito esclusivamente il mantenimento del segnale audio, in relazione alla sua leggibilità e in relazione al nuovo tipo di supporto, quello digitale.
Dopo la realizzazione di due CD della collana Contami unu Contu ed aver riversato circa 100 ore di registrazioni, la scelta si è rivelata quella più ragionevole, condivisa peraltro da altri centri di ricerca e fonoteche, con i quali confrontiamo le diverse esperienze in un terreno ancora nuovo e perciò carico di insidie.
In fondo una delle caratteristiche della nostra memoria è quella di ricordare in modo vago ed impreciso, senza riuscire sempre a mettere a fuoco gli episodi lontani nel tempo: perchè dunque modificare questa affascinante perdita di informazioni? Pazienza: il ricordo è un po' come un vecchio disco che gracchia, bisognerà far più attenzione nell'ascoltarlo e nel custodirlo.

Enzo Favata
Archivi del Sud

I Racconti

Racconti delle Baronie

1. Sa ria dessos turcos (2.01)
2. Braballianu (11.44)
3. Sa 'e Nigola Safatta (8.47)
4. Mussin Gallone (3.20)
5. Su teraccu 'e Solomone (4.34)
6. Sa pana (0.54)
7. Tres frates, duos savios e unu macu (5.27)
8. Unu chi andaiti sempere a cresia (4.30)
9. Sa serpente de sette concas (6.42)
10. S'iscusoriu (2.40)
11. Riffi-raffa (3.42)
12. Santu Vissente dischente (2.46)
13. Su bechinu 'e Ortullè (0.42)
14. Su contu de sa castellana 'e su Carmelo (2.07)
15. Su contu de duas sorellastras (2.42)
16. Su pastoreddu (3.54)

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