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ETTORE MARIA MAZZOLA

ARCHITETTO

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Riflettendo in merito alla mania di modernità, facilmente ci si rende conto che in questo secolo sono nati più movimenti artistici che in tutta la storia dell' arte precedente, ma il loro sogno di modernià non è sempre stato accompagnato dalla qualità. Dunque non è necessario ricercare sfrenatamente l'innovazione per essere moderni, ovvero è possibile farlo ma solo imparando dal passato, poichè ogni movimento artistico che si rispetti (Romanico, Gotico, Rinascimento, Barocco, Neoclassicismo), fece tesoro degli insegnamenti dettati dalla storia, riuscendo ad essere moderno ugualmente. Solo gli architetti moderni hanno fatto tabula rasa del patrimonio trasmessogli; questo grazie alle teorizzazioni di Walter Gropius prima, e Bruno Zevi poi, che hanno asserito che l' insegnamento della storia preclude le possibilità artistiche dell' architetto moderno. Il risultato è sotto gli occhi di tutti!

Ogni regione ha gradualmente formato un suo carattere architettonico, carattere dettato dalle esigenze dell'uomo locale e dall'esperienza delle maestranze che si sono, nel tempo, andate sempre più perfezionando nell'utilizzazione dei materiali che il luogo offriva loro, e sono così nati i nostri tanto invidiati centri storici.

Oggi tutto ciò sembra volersi dimenticare, un' immensa colata di cemento, vetro, plastica e alluminio, uguale in ogni angolo del pianeta, sta avvolgendo l'intera crosta terrestre cancellando i caratteri autoctoni e appiattendo lo spirito. Bisogna riallacciare quel filo che teneva legati artisti, artigiani e architetti, quel filo che è stato tessuto con maestria, dando origine ad un tappeto fatto di tanti colori, di tanti caratteri, di tanti episodi; oggi questo tappeto è sfibrato, il colore sempre più sbiadito e tendente al grigio del cemento, sempre meno ricco di carattere, sempre più svogliato di raccontare qualcosa.

L'architettura del domani, per poter riscoprire la sua classificazione di arte, dovrà fondarsi sulla tradizione e reinterpretarla, riconoscendo l'ispirazione delle forme naturali e l'abilità degli artigiani tradizionali della pietra, del mattone, del legno e del ferro, dando loro la possibilità di esprimersi e dimostrare la propria arte. L'architetto non dovrà intimorirsi al pensiero di essere deriso mettendo in pratica ciò, perchè chi lo deriderà, sarà solo colui che ha perso l'occasione che gli si era presentata all\rquote indomani della seconda guerra mondiale, colui che in nome di un modernismo a tutti i costi, ha portato allo sfacelo dello scenario in cui siamo costretti a muoverci da quarant'anni a oggi, o colui il quale, ha subito passivamente l' insegnamento di questi, forse per paura di sbagliare.

Edmund Burke ha scritto che "una civiltà sana è quella che mantiene intatti i rapporti col presente, col futuro e col passato. Quando il passato alimenta e sostiene il presente e il futuro, si ha una società evoluta!"

Solo noi del XX secolo abbiamo osato cercare di mettere in discussione la saggezza dei nostri avi, il XXI secolo è alle porte, scendiamo dal ridicolo piedistallo su cui siamo saliti e, riflettendo su tutti gli errori fatti, affrontiamo umilmente la progettazione, sono certo che così creeremo una nuova architettura, degna del nome che porta e dei nostri antenati, non ostiniamoci a voler essere moderni a tutti i costi, la collaborazione delle nostre tecnologie con forme ed insegnamenti del passato, ci porterà alla modernità senza accorgercene, ed essa sarà vera modernità, non quella forzata dalla presunzione!

Eliminiamo le gelosie professionali, tra storici, urbanisti, progettisti, artigiani, artisti e sociologi, e ricordiamo l'identikit dell'architetto lasciatoci da Vitruvio, lasciamo che l'architettura sia dettata da se stessa, non dai politici o dagli speculatori.

Finché ciò non sarà appreso, continueremo a brancolare nel buio, la nostra vista sarà sempre più debole, e la gente sarà costretta a vivere in ambientazioni lontanissime anche dallo standard minimo del piacere dell'individuo medio.

 

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