ETTORE MARIA MAZZOLA

ARCHITETTO

 

tratto da:

DELLA RINASCITA ARCHITETTONICA

Pensieri e osservazioni perchè ciò sia possibile

 

"chi può tornare subito a contemplare la natura e ritrovarvi e rileggervi ciò che quegli artisti vi avevano trovato e più o meno esattamente imitato, sente il suo spirito allargarsi, purificarsi e assurgere all'idea più completa e concreta del rapporto fra natura e arte. E non voglio aver pace finché nulla rimanga in me allo stato di semplice parola o di tradizione, ma tutto acquisti la vitalità dell'idea. Fin da giovane non ho sentito altro stimolo e altro assillo; ora che è prossima l'età matura voglio almeno raggiungere il raggiungibile e fare il fattibile, dopo aver tanto subito, meritatamente o no, la sorte di Sisifo e di Tantalo"

(da viaggio in Italia di J. W. Goethe)

 

1 - PREFAZIONE

L'architettura contemporanea italiana è sempre più lontana dai fasti che la videro protagonista sulla scena internazionale per secoli, un'architettura che, insieme a quella greca, veniva studiata in tutto il mondo come espressione di perfezione.

Gli artisti di tutta Europa si affannavano a rappresentar e i nostri paesaggi naturali e costruiti, contribuendo col loro operato alla creazione di nuove architetture e giardini, basti ricordare per esempio le vedute della campagna romana di Lorraine e Poussin che originarono, con il loro diverso modo interpreta tivo, il giardino inglese e francese.

La meta più ambita da questi artisti era partecipare al Grand Tour, lo scopo guardare per apprendere, disegnare, costruire, ... l'arte era in fermento, l'occhio appagato, le realtà urbane si arricchivano di nuovi "gioielli" destinati a lasciare per sempre la loro immagine.

Ebbene siamo stati in grado di cancellare questo scenario di popoli assetati di cultura in soli quattro decenni, sì, fino a poco più di quarant'anni fa l'architettura era ancora attenta ai particolari, alle decorazioni, all'equilibrio delle proporzioni, poi, spacciandosi per razionalismo o modernismo, il brutto ha preso il sopravvento, appoggiato da chi, per evidenti motivi economico-speculativi, ha ritenuto, giustamente per il suo portafoglio, che cost ruire un edificio in un anno anziché in quattro, costruirlo privo di qualsiasi ornamento anziché ricco di cornici, archi e colonne, abusando con cemento, vetro e materiali sintetici anziché utilizzare mattoni, materiali locali e marmi, veniva a costare molto meno e risultava "più pratico", (anche se poi, grazie alle mazzette, i costi degli obbrobri spesso superano quelli che si raggiungerebbero se si costruisse come si dovrebbe).

La cosa più grave però è che questi costruttori, spesso senza alcun titolo di studio, siano stati appoggiati da chi avrebbe dovuto stroncarne sul nascere le mire, così nelle università si sono rivolti gli studi su materiali, tecniche costruttive e forme che nulla avevano a che fare con il glorioso passato e che a lungo andare si son o dimostrate un fallimento, e oggi si cantano ancora le lodi di chi, con il proprio modo di fare architettura, ha devastato le nostre città, organizzando manifestazioni commemorative che non fanno altro che alimentare il pericolo di perdita definitiva di ciò che si sa ancora fare.

Una delle principali conseguenze che si può constatare è che, nel settore del restauro, le capacità manuali e quelle tecniche sono sempre più difficili e costose a trovarsi, così facendo stiamo rischiando di perdere per sempre quelle capacità che fecero della nostra nazione il Tempio dell'Arte.

Mi piace quindi citare dei passi su cui riflettere, nella speranza di una resurrezione della nostra architettura.

"in nessun'altra parte della Terra l'anima è tanto presa dalla malinconia quanto ai piedi dell'antica Roma, che tra le rovine dei secoli sorge bella e triste, nemesi mutilata della storia, stringendo nella mano il volume su cui sono descritti i destini dei popoli" (Ferdinando Gregorovius)

"Nicola, dice Guglielmo da Baskerville, spiegò che nella parte posteriore della fucina si soffiava anche vetro, mentre in quella anteriore dove stavano i fabbri, si fissavano i vetri ai piombi di riunione per farne vetrate. Ma ... aggiunse ... la grande opera vetraria che abbelliva la chiesa e l'edificio, era già stata compiuta almeno due secoli addietro. Ora ci si limitava a lavori minori, o alla riparazione dei guasti del tempo. E con gran fatica, perché non si riesce più a trovare i colori di un tempo, specie il blu che potete ancora ammirare nel coro ... I vetri della parte occidentale della navata, rifatti non molto tempo fa, non sono della stessa qualità, e lo si vede nei giorni estivi. E' inutile, non abbiamo più la saggezza degli antichi, è finita l'epoca dei giganti! Siamo dei nani ... ammise Guglielmo ... ma dei nani che stanno sulle spalle di quei giganti, e nella nostra pochezza riusciamo talora a vedere più lontano di loro sull'orizzonte" (da "Il nome della Rosa" di U. Eco)

"Chi si collochi nel punto più alto, occupato un tempo dagli spettatori, non può fare a meno di confessare che forse mai il pubblico di un teatro ha avuto innanzi a sè uno spettacolo simile. A destra, sopra rupi elevate, sorgono fortilizi; laggiù in basso la città ... lo sguardo abbraccia inoltre tutta la schiena montuosa dell'Etna, a sinistra la spiaggia fino a Catania, anzi fino a Siracusa. L'enorme vulcano fumante conchiude il quadro sterminato ... non potemmo staccarci da questo luogo prima del tramonto. Osservare come questa regione, in tutti i particolari interessante, si sprofondava a poco a poco nelle tenebre, è stato uno spettacolo di bellezza indicibile ..." (Giovanni Volfango Goethe)

Che si tratti di brani di fantasia come per il "Il nome della rosa", o di descrizioni romantiche della realtà come negli altri due casi, possono tranquillamente prendersi ad esempio per esprimere la situazione contingente, anzi, nel caso della poetica e commossa descrizione che Goethe dava del teatro di Taormina nel 1787, dicendo di trovarsi di fronte ad un panorama "dove l'arte è venuta in aiuto alla natura" , possiamo ammettere con vergogna che sia molto difficile che un viaggiatore tra diversi secoli possa lasciarci descrizioni così struggenti dei paesaggi e delle architetture di oggi, sempre ammesso che siano sopravvissute al trascorrere del tempo, ancor più difficile è che un individuo decida di intraprendere un viaggio, con le motivazioni e nelle condizioni in cui l'aveva intrapreso Goethe, per venire in Italia a visitare il Corviale di Roma o lo ZEN di Palermo.

E' quindi scavando nel nostro glorioso passato che dobbiamo trovare gli spunti per un nuovo rinascimento dell'architettura; così come nel 1414 il ritrovamento del testo vitruviano nell'Abbazia di Montecassino fu un grande impulso per il Rinascimento, sarebbe di grande aiuto per l'architettura di oggi una sua riscoperta ed una sua profonda e saggia lettura.

Vorrei quindi con questo saggio poter contribuire alla "nuova rinascita" dell'architettura, sperando di trovare il consenso di chi mai leggerà quanto ho avuto modo di scrivere.

 


Nello stesso testo seguono i capitoli:

  1. L'Architetto secondo Vitruvio ... perchè non si dimentichi!

  2. I fondamenti dell'architettura ... sempre secondo Vitruvio

  3. Breve storia della letteratura architettonica sviluppatasi intorno a Vitruvio e dell'influenza che essa ha avuto sull'Ars Aedificatoria

  4. Riflessioni sulla situazione odierna

  5. Osservazioni per un tentativo di miglioramento

5.1 Il paesaggio

5.2 La storia

5.3 Le proporzioni

5.4 Il disegno e la decorazione

5.5 La grammatica e la musica

5.6 L'impatto sociale

5.7 I materiali

5.8 Il riconoscimento tipologico

5.9 Il carattere autoctono

5.10 Il verde e l'arredo urbano

5.11 L'insegnamento

5.12 La legislazione

6. Conclusioni

 



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