Gli aspetti naturalistici che devono essere presi in considerazione sono:
Per prima cosa bisogna fornire una descrizione generale dell'area in esame, evidenziando punti e zone caratteristiche, nonché le strutturazioni morfologiche notevoli.
Conoscere le caratteristiche climatiche dell'area è molto importante poiché il mesoclima influenza la presenza di determinate associazioni biologiche, oltre ad avere ripercussioni sul turismo e sugli aspetti ricreativi, mentre il riconoscimento di particolari microclimi può essere utile per segnalare la presenza di eventuali specie endemiche o nicchie ecologiche.
Allo scopo della raccolta di dati climatici, si devono prendere in considerazione tutte le stazioni meteo che ottemperano contemporaneamente le seguenti condizioni:
serie continue di osservazioni per una durata di almeno 30 anni, inclusi nel periodo di riferimento ("normale");
immobilità della stazione stessa durante il periodo "normale";
ubicazione sul territorio del parco oppure in aree limitrofe.
Per ciascuna stazione meteo devono essere indicate sia la posizione geografica (latitudine e longitudine), sia l'altitudine.
Nello specifico andranno effettuate una raccolta ed esposizione analitica dei dati riguardanti:
temperatura
pressione atmosferica
umidità relativa
ventosità
eliofania
udometria
nebulosità
piovosità
copertura del cielo
radiazione solare
stato del mare
classificazione climatica
indici di aridità
classificazione bioclimatica
Lo studio climatico deve concludersi con la rappresentazione cartografica e la relativa descrizione dei tipi climatici individuati, sempre in relazione con la geomorfologia e la vegetazione naturale. In questo senso, è molto rilevante evidenziare delle soglie fitoclimatiche e i rapporti con la carta fitosociologica della vegetazione potenziale.
Le conoscenze geomorfologiche dell'ambiente costiero, emerso e sommerso, possono fornire utili indicazioni sulla varietà degli ambienti e quindi delle biocenosi , mentre gli studi geologici sono importanti non solo per conoscere la presenza di eventuali emergenze, ma anche perché dalla natura delle rocce dipende la qualità dei sedimenti che giungono in mare.
L'inquadramento geomorfologico dell'area riguarderà essenzialmente l'evoluzione del rilievo per effetto dei fattori tettonici e climatici, l'influenza dell'assetto litostrutturale sulla morfogenesi, le forme ricorrenti (tettoniche, vulcaniche, di erosione, di accumulo) ed i processi morfogenetici recenti in atto. Più in particolare si prenderanno in considerazione i seguenti aspetti:
inquadramento regionale
caratterizzazione geologica locale
presenza di coni vulcanici
fenomeni carsici
situazione morfologia generale
conformazione dei rilievi
acclività e stabilità dei versanti
erosione naturale ed accelerata
fenomeni franosi potenziali ed in atto
morfologia della linea di costa e della piattaforma continentale
stabilità della linea di costa
batimetria
Successivamente si dovrà provvedere alla realizzazione di una carta geologica, corredata di profili e diagrammi, nonché di una descrizione accurata della successione stratigrafica. La carta geologica ha lo scopo di individuare e rappresentare i corpi rocciosi e i loro reciproci rapporti; essa costituisce la base per le operazioni di utilizzo pratico, cioè per la derivazione di carte tematiche, come la carta litotecnica e la carta idrogeologica; serve, inoltre, per la evidenziazione e l'analisi dei fenomeni scientifici salienti e per l'individuazione delle emergenze.
Dovrà anche essere prodotta una carta geomorfologica, con annessi profili e diagrammi a blocco che illustri in modo sintetico le forme del rilievo terrestre ed i depositi ad esse associati. Nella fase di progettazione del parco può risultare di grande utilità un'analisi del territorio basata sulla scomposizione in gruppi di unità omogenee sotto l'aspetto geomorfologico, così da poterne valutare l'incidenza relativa, le particolari vocazioni e le limitazioni d'uso del suolo ad esse associate. Tale passaggio è indispensabile anche per l'individuazione delle unità di paesaggio.
La conoscenza delle caratteristiche chimico-fisiche del suolo è importante nell'ambito della pianificazione di un'Area Marina Protetta, perché fornisce indicazioni correlabili con la geomorfologia, con il clima, con il tipo di vegetazione spontanea e permette di valutare le introduzioni più adeguate di specie vegetali da effettuare ai fini sia di rimboschimento, sia di coltivazione. Il ruolo esercitato dal terreno è, inoltre, ben noto anche per quanto riguarda il contenimento di fenomeni franosi e l'immagazzinamento di masse d'acqua con conseguente regolazione idrica. Gli studi sedimentologici, invece, permettono di caratterizzare meglio le biocenosi.
Ai fini della zonazione di un parco, lo studio pedologico del territorio mira all'acquisizione di dati relativi alla descrizione dei tipi di suolo e alla relativa cartografia, alla potenzialità bioproduttiva (fertilità) dei suoli, alla predisposizione degli stessi ai processi naturali di degradazione (erosione pluviale o eolica, salinizzazione, impaludamento, ecc.) e alle emergenze meritevoli di protezione speciale.
Le emergenze pedologiche derivano generalmente dalla rarità (relativa alla regione geografica circoscritta) e dall'età di alcuni tipi di suolo.
Il primo caso riguarda la comparsa di suoli extrazonali, cioè formatisi sotto l'influenza di mesoclimi (topoclimi) extrazonali; questi suoli sostengono generalmente una vegetazione extrazonale di notevole interesse fitogeografico. Anche la comparsa sporadica di alcuni suoli azonali, come i suoli idromorfi, alomorfi, organici oppure i planosuoli, possono costituire delle emergenze, in quanto formano degli habitat particolari ospitanti biocenosi di notevole pregio naturalistico.
Il secondo caso si riferisce ai paleosuoli, cioè suoli relitti che si sono formati in tempi geologici con condizioni climatiche diverse da quelle presenti.
La raccolta di dati pedologici si esegue mediante un campionamento dei suoli lungo transetti da percorrere nel campo, secondo il metodo del circuito o delle traverse parallele. Il primo metodo è utilizzato nelle zone montane e collinari, affinché i transetti possano intersecare tutte le forme di rilievo, tutti i substrati litologici e tutte le categorie di uso del suolo. Il secondo metodo è applicato nelle pianure, altipiani, e sui fondali marini e consiste nella disposizione dei transetti in una rete regolare. Lungo questi percorsi si stabiliscono i punti di prelievo di campioni di suolo, in modo tale da sorprendere tutta la diversità pedologica esistente e, comunque, la densità minima di tali punti si stabilisce a seconda della scala cartografica adottata, della complessità geomorfologica e della diversità di uso del suolo.
Assieme al prelievo di campioni da ciascun orizzonte pedogenetico di un dato profilo, si iscrivono anche alcuni dati direttamente rilevabili sul campo, quali la cliviometria (pendenza), l'esposizione, l'altitudine, la forma di microrilievo, la profondità del suolo, lo spessore di ciascun orizzonte pedogenetico, la proporzione di scheletro, ecc.
In sintesi andranno fornite indicazioni riguardanti:
la caratterizzazione fisico-chimica dei suoli;
la classificazione dei suoli;
la granulometria dei sedimenti;
i processi sedimentari;
il trasporto dei sedimenti.
Lo studio pedologico deve fornire come documento finale la carta dei tipi di suolo oppure la carta delle serie di suoli (complessi di unità tipologiche affini di suoli).
La situazione idrica superficiale e quella sotterranea sono importanti per l'influenza sulle comunità biologiche costiere. In particolare, lo studio del reticolo idrografico presente nella regione costituisce particolare motivo di interesse a causa degli apporti di acque dolci e di sospensioni, in grado di pesare non solo sulle componenti biotiche degli ambienti sommersi, ma anche sulle possibilità di sviluppo di talune attività turistiche, quali quelle subacquee, per via dell'intorbidimento provocato dagli apporti terrigeni dei fiumi in determinati periodi.
L'analisi idrogeologica dell'area destinata a parco dovrà prevedere un esame dettagliato dell'intero sistema idrografico superficiale e di tutti i punti di emergenza delle acque sotterranee (sorgenti e pozzi).
Specificatamente si devono considerare i seguenti fattori:
struttura del reticolo idrografico;
localizzazione e lunghezza degli acquiferi;
ampiezza del bacino;
costituzione geo-pedologica del bacino;
dislocazione spaziale ed entità delle sorgenti;
intensità delle piogge;
bilancio idrologico;
uso delle acque;
lavori di irregimentazione delle acque;
copertura vegetale;
fenomeni di degrado ed anomalie di origine naturale;
presenza di coni salini;
carsismo;
trasporto torbido;
qualità delle acque.
La carta idrogeologica costituisce la rappresentazione della distribuzione dei tipi e gradi di permeabilità delle rocce ed è strettamente connessa con le carte litologiche, strutturali e gemorfologiche, dal momento che la litologia, la tettonica e la morfologia influenzano la circolazione idrica sotterranea. Nella carta idrogeologica è importante evidenziare le zone di ricarica, le direzioni di flusso e le emergenze.
Gli aspetti che devono essere presi in considerazione sono:
temperatura dell'acqua;
trasparenza;
salinità;
contenuto di zolfo (S);
ossigeno disciolto (O2);
pH;
Eh nel sedimento;
nitrati (N-NO3, N-NO2, N-NH);
fosfati (P-PO4, P totale);
BOD5;
COD;
caratterizzazione dei corpi idrici;
correntometria;
circolazione regionale e locale;
colimetrie.
1. Ambiente terrestre
Con il termine "flora" si intende l'insieme di specie vegetali che vivono in un determinato territorio, mentre "vegetazione" indica l'insieme dei raggruppamenti che i vari individui vegetali formano in un luogo a causa delle condizioni ambientali che vi si riscontrano. Esse sono, da una parte, buoni indicatori generali dello stato dellambiente e, quindi, lapproccio geobotanico si rileva utile nelle indagini per la pianificazione delle Aree Protette; d'altra parte, sono proprio le specie e le associazioni vegetali che costituiscono il principale oggetto di protezione nei parchi naturali. Inoltre, lo studio geobotanico si rende necessario in quanto le fitocenosi sono determinanti per la struttura delle zoocenosi e hanno, nello stesso tempo, un'influenza su alcune proprietà del suolo (qualità dell'humus, l'intensità della pedogenesi, ecc.).
Ai fini della zonazione di un parco, lindagine geobotanica si rende indispensabile in quanto fornisce dati riguardanti le emergenze floristiche e vegetazionali di interesse naturalistico e fitogeografico, le cenosi vegetali con importanti funzioni ecoprotettive, la ricostituzione delle fitocenosi climax, il recupero e la riqualificazione del paesaggio vegetale antropizzato.
Gli aspetti da prendere in considerazione sono:
tipologie fisionomiche (garighe, praterie naturali e seminaturali, cespuglieti, macchie, boschi, foreste);
fisionomia dei vari tipi individuati (strato erbaceo, arbustivo, arboreo);
associazioni vegetali.
Le emergenze floristiche e vegetazionali importanti ai fini della zonazione sono le seguenti:
le specie rare ed endemiche;
gli alberi monumentali o legati ad eventi storico-culturali;
le fitocenosi appartenenti ad associazioni vegetali rare, endemiche oppure molto ridotte e in via di scomparsa;
le fitocenosi sviluppate in ambienti caratterizzati da fattori ecologici estremi per ciò che riguarda acqua, sali, calore, ecc., come torbiere, lagune salmastre, aree steppiche, stazioni rupestri, ecc., che ospitano specie fortemente specializzate;
le fitocenosi ad alta diversità specifica, tassonomica, ecc.
La raccolta di dati floristici e vegetazionali si esegue mediante unindagine da svolgere sul terreno, durante la quale si procede allesecuzione di osservazioni sulla flora e di rilevamenti fitosociologici e cartografici. La scelta dei punti ove effettuare i rilievi fitosociologici si fa adottando il metodo di campionamento per zone, che sono dedotte dallincrocio di più carte tematiche. Gli itinerari di rilevamento cartografico da percorrere sul terreno si stabiliscono con il metodo delle traverse parallele, costituite in gran parte da tratti perpendicolari alle curve di livello.
I dati acquisiti sulla flora e sulla vegetazione possono essere sintetizzati suggestivamente nelle carte floristiche e vegetazionali.
Le carte floristiche vengono generalmente elaborate per le specie rare, endemiche, di interesse fitogeografico e minacciate di estinzione, che necessitano di una particolare attenzione per la loro conservazione.
La carta fitosociologica della vegetazione reale acquista il significato di censimento delle associazioni vegetali e, pertanto, costituisce il primo gradino di qualsiasi indagine successiva.
La carta fitosociologica della vegetazione potenziale si presta in modo particolare alla separazione dei tipi fitoclimatici, alla valutazione delle destinazioni duso e ad indirizzare correttamente le azioni di ripristino della vegetazione.
La carta fitosociologica integrata costituisce un primo livello di integrazione alla fitosociologia paesaggistica e, quindi, consentono la rappresentazione della copertura vegetale attuale nella sua prospettiva di sviluppo e la valutazione dellantropizzazione del territorio studiato.
2. Ambiente marino
fitobenthos e distribuzione delle macrofite, con particolare riguardo alle Fanerogame marine (Cymodocea nodosa, Posidonia oceanica, Zoostera);
fitoplancton;
analisi floristiche (endemismi, specie rare, specie minacciate ed in via d'estinzione, emergenze floristiche e vegetazionali).
1. Ambiente terrestre
L'elevato numero di specie animali presenti, spesso nell'ordine delle decine di migliaia anche in un territorio di limitate dimensioni come un parco, fa sì che le indagini faunistiche siano limitate generalmente ai Vertebrati. I ritmi stagionali e annuali di tali specie animali e la loro mobilità rendono piuttosto difficili gli studi faunistici, però la necessità di compierli è messa in evidenza dai complessi rapporti trofici tra i fitofagi e la vegetazione e, non per l'ultimo, dal grande valore economico, ludico, estetico e naturalistico della fauna. Pertanto, ai fini della zonizzazione di un'Area Protetta, lo studio faunistico si propone di acquisire dati sulla diversità specifica, sulla distribuzione e grandezza delle popolazioni e sulle emergenze di elevato interesse naturalistico e zoogeografico.
L'individuazione delle emergenze faunistiche è orientata soprattutto verso le specie rare, endemiche oppure minacciate di estinzione.
La protezione delle specie selvatiche e l'incremento delle popolazioni fortemente ridotte nei loro effettivi dipende anche dagli ampi collegamenti tra ambienti ben preservati, mediante i cosiddetti corridoi biotici. Perciò, una delle esigenze fondamentali per realizzare una tutela faunistica efficiente è ripristinare tale continuità ambientale, soprattutto nei territori fortemente interessati dalla trasformazione agricola.
La fonte principale di dati faunistici è data dai censimenti, che permettono di fare una valutazione numerica delle dimensioni delle popolazioni animali. Numerose sono le metodologie utilizzate relative sia a censimenti completi, che a censimenti campione: conteggio semplice di animali o tracce, conteggi al canto, in battuta, con fotografia, con registrazioni o stimolazioni delle vocalizzazioni (playback), ecc. Un'altra categoria è rappresentata dai censimenti per indici (conteggi o rapporti relativi al numero totale di animali in una determinata popolazione), tra i quali i più usati sono gli Indici Puntiformi (I.P.A.), gli Indici Chilometrici (I.C.A.) e gli Indici Temporali (I.T.A.), che fanno riferimento ai seguenti elementi faunistici:
mammiferi
uccelli
rettili
anfibi
pesci d'acqua dolce
coleotteri
lepidotteri
aracnidi
Oltre ad altri elaborati, lo studio faunistico si propone di sintetizzare i risultati sotto forma di carte faunistiche:
Carte corologiche |
Su tali mappe, la distribuzione delle singole specie viene rappresentata mediante una o più curve chiuse di "limite assoluto", oppure mediante una simbologia adatta ai reticoli convenzionali usati per suddividere il territorio del parco.
Carte delle vocazioni faunistiche |
Su queste carte vengono delimitate zone faunistiche omogenee, cioè porzioni del territorio che offrono uguale potenzialità di sopravvivenza alla selvaggina, in base a criteri di produttività teorica e capacità portante. A tali zone faunistiche omogenee si assegnano punteggi di vocazione per ogni singola specie, considerando le esigenze ecologiche di ognuna di esse, la compatibilità con le attività umane, le relazioni interspecifiche ed il loro valore naturalistico.
2. Ambiente marino
Per quanto riguarda l'ambiente marino, gli elementi faunistici da prendere in considerazione sono:
il plancton, che pur non rivestendo una particolare importanza ai fini dell'istituzione di un'Area Marina Protetta e delle proposte di zonazione e gestione, può fornire utili indicazioni sulla qualità delle acque costiere, sia in base al tipo di distribuzione ed all'abbondanza delle specie, sia dall'esame di eventuali contaminanti metabolizzati dagli organismi planctonici. Sostanze inquinanti possono essere, infatti, assorbite da specie planctoniche ed accumulate lungo le catene trofiche per giungere fino all'uomo;
lo zooplancton (Sifonofori, Cladoceri, ecc.);
lo zoobenthos;
il necton, con particolare riguardo alla valutazione della consistenza e delle dinamiche delle popolazioni ittiche, nonché agli aspetti relativi a tartarughe e mammiferi marini;
gli uccelli marini.
Le analisi faunistiche si concentreranno su endemismi, specie rare, minacciate ed in via d'estinzione e specie indicatrici.
Indagini integrative ambiente naturale |
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Carte bionomiche e metodi di rilevamento |