(Studi preliminari) (AMP in Italia)  


Perché le Aree Marine Protette ?

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Per l’Italia, situata al centro del Mediterraneo e con più di 8.000 chilometri di sviluppo costiero, il mare è una risorsa inestimabile, data la ricchezza e la varietà delle specie animali e vegetali, la straordinaria presenza di testimonianze archeologiche, storiche e architettoniche, le peculiarità paesaggistiche, la diffusa influenza sugli usi e costumi  della sua popolazione.

Questo immenso patrimonio nell’ultimo secolo è stato aggredito dall’inquinamento, dalla speculazione edilizia, da numerose attività economiche ed industriali. La repentina crescita della pressione demografica, l’industrializzazione, l’agricoltura intensiva hanno fortemente influito sugli scarichi che arrivano direttamente o indirettamente sulla fascia costiera. Inoltre, la diffusione di impianti chimici, le raffinerie, le metropoli costiere, il boom dei traffici marittimi pericolosi, lo sfruttamento a fini energetici dei fondali marini, la pesca incontrollata, l’uso dissennato e la cementificazione della fascia costiera hanno assai appesantito le condizioni qualitative del nostro mare e, tutto, in un bacino semichiuso quale è il Mediterraneo, con cadenze secolari per il ricambio delle acque.

A fronte di tale degrado, non sono stati messi in atto sforzi per la salvaguardia del patrimonio marino e costiero altrettanto decisi ed imponenti di quelli praticati, invece, nelle aree terrestri. Basti pensare che oggi abbiamo oltre 500 aree protette, pari a 2.300.000 ettari, di cui soltanto 160.000 di mare, nonostante si fosse partiti con largo anticipo nella produzione normativa in ambito marino.

Tanta precarietà e trascuratezza nei confronti del mare e delle coste non poteva che riflettersi in una mancata esperienza pianificatoria e gestionale, oltre che di comunicazione e relazione con le comunità locali, testimoniata anche dallo scarso consenso che, normalmente, le Aree Marine Protette (A.M.P.) riscuotono nel nostro Paese a differenza di ciò che avviene in altre realtà europee.

L’assenza di precise e celeri azioni istitutive per dette aree ha fatto in modo che non si giungesse alla definizione di una puntuale ed uniforme metodologia de seguire, attraverso criteri standard, per la loro creazione. Questa mancanza procedurale, soprattutto in fase di zonazione, è la causa principale del frequente fallimento nel raggiungimento di quelle finalità, sia conservazionistiche, che di rilancio dello sviluppo, che giustificano l’istituzione dei parchi marini.

A conferma di quanto detto è possibile osservare che i pochi studi del genere finora condotti in Italia mostrano un’assoluta disomogeneità, non solo nei contenuti, bensì anche nei metodi e nelle procedure seguite. In particolare molti mancano di una fase progettuale, momento fondamentale nell’iter istitutivo, nel quale si dovrebbero individuare i diversi livelli di protezione in cui suddividere l’area ed i possibili settori di sviluppo compatibile.

Un altro elemento di debolezza di questi lavori è la settorialità nelle competenze, dal momento che vengono spesso affidati ad una o poche persone con esperienza nel medesimo settore (generalmente biologi), anziché ad un team di esperti (biologo, geologo, architetto, ingegnere ambientale, ecc.) che lavorino sinergicamente, così da considerare tutte le complesse interazioni esistenti tra i diversi ambiti presenti in un’area marina protetta.

Vi è, inoltre, un problema di raccolta e divulgazione dei dati relativi alla realtà dei parchi marini italiani; infatti, sebbene esistano molte opere, queste non sono raccolte e descritte in maniera organica, ma si trovano distribuite in una gran quantità di pubblicazioni.

Considerata questa situazione abbiamo ritenuto utile realizzare delle linee guida generali applicabili nell’esecuzione degli studi preliminari all’istituzione di un’area marina protetta in Italia. In tal modo non si intende definire uno schema rigido da seguire in ogni caso, vista l’estrema varietà nella tipologia e nell’estensione delle zone da proteggere (isola, costa antropizzata, arcipelago, ecc.), bensì offrire una visione innovativa e completa dell’approccio ottimale per condurre tali studi.

Per questo motivo non ci si è limitati a compilare un lungo elenco di tematismi da considerare, ma si è tentato di mostrarne l’importanza e la funzione, nonché le reciproche interrelazioni, fondamentali per la definizione di una corretta proposta di zonazione.

anemon.jpg (37928 byte)Si è così tentato di operare una sistematica organizzazione di tutte quelle conoscenze relative ai parchi naturali marini, utili per poter descrivere queste realtà molto complesse ed articolate e, di conseguenza, per poterle gestire in modo ottimale.

 


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