AREA MARINA PROTETTA DEL GOLFO DI TRIESTE E MIRAMARE

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Ente Gestore: WWF Italia, Sezione di Trieste.

Sede: Viale Miramare, 349 - 34136 Trieste

Tel: 040/224147     Fax: 040/224396

Provincia: Trieste.

Comuni interessati: Trieste.

Superficie: 127,34 ha, di cui 121 ha a mare.

Istituzione: D.M. 12/11/86 (G.U. n° 77 del 02/04/87). E' stata la prima Area Protetta Marina, assieme a quella dell'Isola di Ustica, istituita in Italia.

Posizione geografica:  45° 42' lat. N - 13°43' long. E.

Cartografia

Carta n. 3 in scala 1:25.000 dell’Istituto Idrografico della Marina.

Tavoletta 40a II SO della Carta Topografica d'Italia alla scala 1:25.000 dell'Istituto Geografico Militare Italiano.

  Mappa

Vincoli

Vincoli automatici dovuti alla legge n. 431/85 riguardanti una zona di rispetto tutto attorno all’area costiera, per un’ampiezza di 300 metri dalla linea di costa.

Area istituita a Parco Marino nel 1973 da una zona presa in concessione demaniale.

Vietata la navigazione a motore (ad esclusione del battelli addetti al trasporto turistico del Parco) e la pesca, sia tradizionale che sportiva.

Proposte di tutela

Riserva Marina (legge n. 979/82) istituita con D.M. 12/11/86.

Area prevista dalla legge quadro sulle aree protette n. 510/91.

Storia dell'area protetta

fotomiram.jpg (4141 byte)Nel 1973, mentre in altri Paesi del Mediterraneo già si stavano avviando le prime riserve marine, in Italia, nel Golfo di Trieste, nasceva il Parco Marino di Miramare, creato su base privata da Mario Bussani, appassionato naturalista triestino, insieme al WWF, basandosi sulle concessioni demaniali previste dal Codice della Navigazione. Si può ritenere che quanto sperimentato a Trieste negli anni Settanta abbia, in qualche modo, contribuito alla stesura della legge n. 979/82 (Disposizioni per la difesa del mare) e, in particolare, all'individuazione delle prime venti Aree Protette Marine italiane da proteggere, tra le quali era stata inserita anche Miramare, definita con il nome generico di Golfo di Trieste. La delimitazione che si intendeva era, però, quella dell'originaria concessione demaniale del 1973, di circa 30 ettari attorno al promontorio calcareo su cui sorge il Castello di Miramare. Ed è questa stessa zona di mare che il 12 novembre 1986 veniva ufficialmente dichiarata Riserva Naturale Marina di Miramare, con un Decreto congiunto del Ministero dell'Ambiente e della Marina Mercantile, che ne affidava la gestione al WWF. Per il concreto avvio della riserva ci vollero, però, ancora tre anni e, solo alla fine del 1989, con l'arrivo dei primi contributi ministeriali, è iniziato l'allestimento delle strutture di visita e l'attivazione dei servizi necessari per la gestione di una moderna riserva marina.

La riserva è suddivisa in due zone, a diverso grado di tutela. La zona di Riserva Integrale si estende attorno al Castello di Miramare, fino ad una distanza di 200 metri dalla costa. E' una zonadi particolare pregio, dove l'ambiente marino deve essere conservato nella sua integrità, ed è, pertanto, il settore dell'area protetta con la normativa più rigida e con i maggiori divieti. Al suo interno sono vietate l'asportazione ed il danneggiamento delle formazioni rocciose, dei minerali, della flora e della fauna, la navigazione, l'accesso e la sosta delle imbarcazioni, nonché la balneazione. Sono, inoltre, vietate la pesca, sia professionale che sportiva, l'alterazione dell'ambiente geofisico, delle caratteristiche biochimiche dell'acqua, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e qualunque attività che possa arrecare danno o turbativa alle finalità della riserva marina. L'Area Protetta Marina è delimitata da gavitelli biconici e boe luminose gialle.

La zona di Riserva Parziale si estende attorno alla zona di Riserva Integrale per un'ampiezza di 400 metri. In quest'area le attività umane sono condotte secondo i criteri dello sfruttamento compatibile con la tutela delle risorse naturali. Vige, pertanto, il divieto di qualsiasi forma di pesca, navigazione e prelievo. 

La riserva è, ormai, una realtà culturale, educativa, scientifica di primo piano, che collabora con altre istituzioni quali il Museo di Storia Naturale di Trieste, l'Acquario Civico, il Laboratorio di Biologia Marina di Aurisina, diversi Istituti del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Trieste, il Centro di Fisica di Miramare, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Camera di Commercio di Trieste. Ben conosciuta nell'intero bacino del Mediterraneo, sia a livello nazionale che internazionale, Miramare è riuscita ad avviare un'intensa attività di formazione ed educazione rivolta alla gestione di Aree Protette Marine e costiere condotta in collaborazione con diversi organismi internazionali di conservazione della natura (MedPan, RAC SPA, WWF International), che ha portato alla creazione di una Scuola per gestori di aree protette marine e costiere.

CARATTERISTICHE ANTROPICO-INSEDIATIVE

Il territorio comunale in cui ricade l'area presa in esame è quello di Trieste, la cui popolazione ha avuto negli anni un andamento demografico piuttosto anomalo, a causa delle diverse situazioni politiche ed economiche alle quali si è dovuta adeguare. All'incremento demografico del dopoguerra ha fatto riscontro, negli ultimi 20 anni, una progressiva decrescita della popolazione di Trieste, che è passata dai 272.723 abitanti del 1971 ai 233.047 dell'ultimo censimento (1991).

Attività produttive

Nel settore agricolo 28 sono le imprese, che impiegano complessivamente 184 addetti; la superficie agricola utilizzata è di 916,92 ettari.

Le aziende con allevamenti sono complessivamente 439.

Gli addetti nel secondario sono 19.612, occupati principalmente nelle industrie manifatturiere e in quelle legate all'edilizia.

Per l'intero Comune di Trieste gli addetti nei tre rami di attività economica del terziario sono 90.646, di cui 70.850 (78%) è dedito alle attività legate ai servizi.

Ricettività turistica

Le attrrezzature turistiche sono costituite da 56 alberghi a Trieste, con 2.345 posti letto, un albergo a Grignano, con 174 posti letto e 2 campeggi in località Villa Opicina, con una capienza massima di 1.060 persone.

CARATTERISTICHE AMBIENTALI

Ambiente terrestre

Trieste si estende sul golfo omonimo, ai piedi dell'altopiano carsico, sull'estremo lembo sud-orientale della regione, in prossimità del confine con la Slovenia. Situata in una posizione nodale per le comunicazioni fra l'Italia e la Penisola Balcanica e fra l'Europa centrale ed il Mediterraneo, la città adriatica si è sviluppata nell'età moderna con i traffici del suo porto, divenendo un vivace centro commerciale e industriale, crogiolo di genti e di culture, da cui è derivata la sua peculiare identità di città italiana diversa.

Il promontorio di Miramare dista 8 km dalla città e interrompe a metà circa la costa del Golfo triestino. Arrivando da Trieste spicca immediatamente il castello a picco sul mare. Costruito su progetto dell'architetto Carlo Iunker, tra il 1856 e il 1860, il castello rappresenta uno dei più completi esempi di residenza principesca del 1800. Il parco attorno alla costruzione è uno stupendo ed ampio giardino all'italiana (22 ha), realizzato secondo le indicazioni di Massimiliano d'Asburgo e su consiglio di Nicolò Bottacin, esperto botanico. La sua variopinta scenografia è costituita da una grande varietà di alberi (lecci, abeti, cedri, cipressi, sequoie, ecc.) provenienti dal Messico, dall'Africa, dal Libano; parecchie anche le piante, fra cui notevoli i glicini cinesi, alcuni anche rari.

Le rocce a strapiombo sul mare sono la caratteristica geologica dell'area compresa tra Duino e le sorgenti dell'Aurisina. In questo tratto le spiagge naturali, per lo più costituite da ciottoli, sono quasi inesistenti.

AMBIENTE MARINO

Morfobatimetria

Immediatamente sotto al castello si possono avere anche 10 metri di profondità e ai confini della Riserva, in prossimità delle boe gialle, si raggiungono i 18 metri. La profondità, sommata alla particolare conformazione ed esposizione del promontorio, fa sì che ci siano notevoli movimenti di masse d'acqua e, quindi, un forte ricambio idrico, importante per la riserva, data la vicinanza con la città di Trieste e con il suo porto. Una corrente di fondamentale importanza è quella legata alle piene del fiume Isonzo: enormi masse di acqua si incuneano in mare, a pochi chilometri dall'Area Protetta, e questo porta a movimenti locali, a volte impetuosi come fiumi di acque costiere, spesso con direzioni opposte a quella della corrente in uscita. 

Biocenosi bentoniche

La porzione nord-occidentale del Golfo di Trieste gode di condizioni idrologiche e biologiche uniche in tutto il Mediterraneo. Le oscillazioni di marea, che raggiungono i 2 metri di altezza per la particolare forma chiusa dell'Adriatico, unita alla bassa salinità determinata dall'imponente afflusso fluviale e la temperatura piuttosto bassa dell'acqua (7°C in febbraio, 26°C in agosto), determinano l'insediamento di biocenosi molto particolari, estremamente affini a quelle dell'Atlantico settentrionale, tra le quali si annovera quella a Mytilus galloprovincialis, Catanella repens e Fucus virsoides del piano mesolitorale.

Data la forte escursione di marea i popolamenti dei piani sopra e mesolitorale di substrato duro presentano, in questa zona, delle cinture caratteristiche ben evidenti: nell'orizzonte superiore del sopralitorale è evidente una fascia continua a Littorina neritoides e Ligia italica, contenute da una distribuzione a Chthamalus stellatus ed Enteromorpha. Il substrato sottostante è popolato dalla biocenosi Mytilus, Patella, Fucus virsoides, caratteristica dei biotopi a forte escursione di marea. In associazione si rinvengono altre alghe quali Hildebrandia prototipus e diverse cianoficee epilitiche. Ai limiti inferiori del piano infralitorale le specie presenti hanno una distribuzione variabile. Tra queste si annoverano Actinia equina e Actinia zonata, i molluschi Monodonta turbinata e Chiton olivaceus. Sui fondi rocciosi infralitorali si segnala la presenza della facies a Cystoseira barbata, a cui si assiciano la spugne Tethya aurantia, Chondrosia reniformis ed il tunicato Microcosmus vulgaris. In superficie, fino ad un metro e mezzo di profondità, è stata osservata Scystosiphon lomentaria, un'alga bruna filamentosa, indicatore di temperatura dell'acqua inferiore ai 10°C. E' evidente che vicino alla superficie l'ambiente marino risentirà maggiormente della temperatura esterna: a febbraio l'acqua appare cristallina, ma il paesaggio subacqueo è privo completamente di pesci. Infatti alcuni si rintanano negli anfratti in una specie di letargo, altri compiono piccoli spostamenti laddove l'acqua, pur fredda, non raggiunge le temperature gelide della riserva. All'aumentare della temperatura e con le prime mareggiate di marzo-aprile, la copertura algale viene strappata dal fondale, in montagna inizia a sciogliersi la neve ed i fiumi trasportano il detrito: da un'acqua limpida e fredda si arriva, dunque, lentamente ad un'acqua torbida e calda. E' il periodo di riproduzione dei Nudibranchi ed è facile osservare le loro ovature. Verso maggio si può osservare l'attività dei pesci, comparendo i Blennidi e i Gobidi, con la presenza, anche, dei cavallucci marini, fino ai tordi fasciati e ai tordi neri. Al largo vengono osservati giovani del genere Diplodus ed esemplari maestosi tra le corvine, che possono essere considerate tra le specie più caratteristiche della Riserva, in quanto presenti in banchi molto grandi. D'estate iniziano a comparire gruppi di saraghi nei pressi della scogliera, dove rimarranno per tutta la stagione.